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Curiosità: l’uso della cannabis nell’Antica Roma

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Oggi siamo abituati a ritenere l’interesse nei confronti della cannabis come un qualcosa di relativamente recente. D’altronde solo da qualche tempo in Italia è possibile acquistare articoli ottenuti a partire da questa pianta, specificando, però, che sono legali solo quelli che provengono da materie prime appartenenti al novero della canapa light, ovvero con un bassissimo contenuto di THC, come i prodotti di Justbob, e-commerce specializzato in tutto ciò che rientra nell’universo del CBD.

In realtà, però, la cannabis è una sostanza conosciuta all’uomo da millenni e, strano ma vero, veniva utilizzata perfino nell’Antica Roma.

Nel seguente articolo approfondiremo questo tema discutendo degli usi che ne facevano nell’Impero che ha segnato la storia umana.

Cannabis terapeutica: la conoscevano anche i romani?

Nell’Antica Roma la cannabis aveva già iniziato a farsi strada nell’ars medica dell’epoca. Tra i personaggi chiave che hanno contribuito a questa integrazione, spicca la figura di Dioscoride Pedanio, un medico e botanico di origine greca che prestò servizio nell’esercito romano.

La sua opera più nota, “De Materia Medica”, scritta tra il 50 e il 70 d.C., rappresenta una delle migliori fonti storiche sulla medicina antica sia greca che romana. All’interno di questa farmacopea, Dioscoride dedica attenzione alla cannabis, denominata “Kannabis”, soffermandosi principalmente sul valore delle sue fibre per la realizzazione di cordami.

Tuttavia, il discorso sulla cannabis non si esaurisce nell’ambito industriale.

Dioscoride menziona anche l’uso dei semi della pianta, attribuendo loro proprietà come la riduzione del desiderio sessuale e il trattamento di condizioni come i vermi nell’orecchio. Sebbene queste applicazioni possano sembrare limitate, ci offrono uno spaccato significativo sulla percezione della cannabis come strumento terapeutico nell’antichità.

Un altro protagonista di rilievo nel contesto della medicina romana è Galeno, medico e chirurgo di origine greca il cui laboratorio, peraltro, è stato scoperto in tempi relativamente recenti proprio a Roma.

Le sue osservazioni sulla cannabis sono particolarmente interessanti: descrive l’uso dei fiori di canapa in occasione di eventi sociali, dove erano condivisi per favorire allegria e riso. Questo uso sociale e ricreativo della pianta, pur non essendo strettamente medico, riflette la consapevolezza dei suoi effetti euforizzanti.

Il ruolo della cannabis nella società dell’Antica Roma

Nel tessuto sociale dell’Antica Roma, la cannabis non si limitava a essere un mero strumento terapeutico o una risorsa agricola. Piuttosto, emerge come un elemento di rilievo nel panorama culturale e nelle dinamiche sociali di questo periodo storico.

Il già citato Galeno offre una testimonianza illuminante in questo contesto. Attraverso i suoi scritti, apprendiamo che i fiori di canapa venivano spesso condivisi durante gli eventi sociali, fungendo da catalizzatore per l’allegria e il riso. Questo uso della cannabis, benché non avesse dirette implicazioni terapeutiche, svela un aspetto interessante del suo impatto sociale: era un mezzo per facilitare l’interazione e l’intrattenimento in un contesto conviviale.

Oltre a Galeno, anche il poeta Ovidio, figura di spicco nella letteratura romana, contribuisce a dipingere il quadro dell’uso della cannabis nella cultura romana. In una delle sue opere narra la storia di Glauco, un uomo che consuma erbe verdi da una pianta con foglie a forma di palma, esperienza che si traduce in allegria, euforia, e un accentuato appetito. Sebbene non vi sia una menzione esplicita del nome, le descrizioni fornite fanno supporre un chiaro riferimento alla pianta.

L’apice dell’integrazione culturale della cannabis si manifesta forse nelle celebrazioni in onore della dea Flora, una divinità del pantheon romano legata ai fiori e alla primavera. Le festività in suo onore, che si svolgevano dal 27 aprile al 3 maggio, erano caratterizzate da un’atmosfera vivace e carnevalesca, con abiti colorati, decorazioni floreali, e una varietà di intrattenimenti che spaziavano dalle esibizioni teatrali ai banchetti. È ragionevole ipotizzare che in queste occasioni di festa, la cannabis fosse consumata per intensificare l’esperienza ricreativa e sociale, un elemento che enfatizza il suo ruolo nella cultura e nelle pratiche sociali di Roma.

Edibles nell’Antica Roma? In un certo senso sì

La gastronomia dell’Antica Roma, nota per la sua ricchezza e varietà, includeva anche la cannabis tra i suoi ingredienti, seppur in un contesto molto diverso da quello moderno. L’uso della cannabis in cucina, secondo le testimonianze storiche, si distingueva per la sua creatività e per l’approccio innovativo nell’impiego di questa pianta. Un esempio significativo di questo utilizzo culinario ci viene tramandato attraverso ricette che combinavano noci, spezie, mandorle e pistacchi con la cannabis. Questi ingredienti venivano bolliti insieme al latte, un metodo efficace per estrarre il THC (Tetraidrocannabinolo), il principio attivo della cannabis noto per le sue proprietà psicoattive.

Questa pratica culinaria, oltre a rivelare una conoscenza precoce delle proprietà psicoattive della pianta, testimonia anche di un’abilità nell’antica cucina romana di sperimentare e incorporare ingredienti diversi per creare piatti unici. Il latte, grazie al suo contenuto di grassi, serviva da veicolo per l’estrazione e l’assorbimento del THC, permettendo di sfruttare gli effetti della cannabis in un modo che si integra armoniosamente con l’arte culinaria romana.

Importante è sottolineare che, sebbene oggi la cannabis sia spesso associata a scopi ricreativi o terapeutici, nel contesto romano il suo impiego in cucina non era necessariamente legato a una ricerca di effetti psicoattivi. Piuttosto, si inseriva in un quadro più ampio di esplorazione gastronomica e di utilizzo di ingredienti naturali per arricchire l’esperienza del gusto.

In conclusione

Nel ripercorrere il ruolo e l’importanza della cannabis nell’Antica Roma, emerge un quadro complesso e sfaccettato. Questa pianta, nota oggi principalmente per i suoi usi ricreativi e terapeutici, aveva una presenza significativa in diversi aspetti della vita romana, dalla medicina alla cultura, dalla società alle pratiche culinarie. Le testimonianze di figure storiche come Dioscoride, Galeno e Ovidio non solo confermano l’uso della cannabis, ma rivelano anche una comprensione avanzata delle sue proprietà e potenzialità.

Nella medicina, la cannabis veniva impiegata in modi che riflettono un’innovativa applicazione delle conoscenze botaniche dell’epoca, mentre nella sfera sociale e culturale, la sua presenza in eventi e festività denota un’importanza ben radicata nella vita quotidiana romana. In ambito culinario, l’uso della cannabis come ingrediente nelle preparazioni gastronomiche testimonia dell’eclettismo e della creatività dei cuochi romani.

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