Montevago

Via Crucis alla Calcestruzzi Belice, il parroco: “Solleviamo tutti insieme la croce, è meno pesante”

Le quattordici tappe della Via Crucis sono disseminate all’interno di quella che, fino a quattro mesi fa, era una cava, un ambiente di lavoro animato da operai e camion che si avvicendavano per caricare il materiale.

Un’azienda chiusa e undici lavoratori licenziati a seguito della dichiarazione di fallimento della azienda per un debito di trenta mila euro. Tutto questo accadeva a fine anno. Da allora, gli ex lavoratori che attendono la pronuncia della Corte di Appello di Palermo su ricorso presentato dagli amministratori della Calcestruzzi sottoposta alla gestione controllata dell’Agenzia Nazionale dei beni confiscati alla mafia, non hanno mai abbandonato il loro posto di lavoro chiedendo che lo Stato intervenisse per porre rimedio e salvaguardare i dipendenti. La decisione è attesa per il 14 aprile prossimo.

Familiari e amici, ma anche tanti cittadini comuni  e i parroci di Sambuca, Santa Margherita, Menfi, Partanna, sono arrivati nella sede dell’azienda per prender parte alla Via Crucis organizzata e voluta dall’arciprete di Montevago, Emanuele Casola. Un momento di preghiera e solidarietà per questi lavoratori proprio in quel luogo simbolo della vicenda, la sede che un tempo era anche tra le attività più floride nel patrimonio milionario dei fratelli Cascio, successivamente confiscata per le vicende giudiziarie per mafia degli stessi titolari.

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