Dopo i controlli dei carabinieri che hanno portato a rintracciare 14 lavoratori stranieri a Ribera, la Flai Cgil di Agrigento interviene con un appello deciso: serve una riforma vera per contrastare il caporalato e restituire dignità al lavoro agricolo.
L’operazione, svolta dal Reparto Territoriale di Sciacca insieme ai reparti di Agrigento, Licata, Canicattì e Cammarata, ha messo in luce una condizione di grave precarietà abitativa e lavorativa, con 10 stranieri risultati irregolari sul territorio nazionale.
Il segretario generale della Flai Cgil di Agrigento, Giuseppe Di Franco, ha espresso ringraziamento alle forze dell’ordine per l’impegno nel contrasto al caporalato a Ribera, ma ha anche sottolineato come questi episodi rivelino una realtà ormai cronica: mancano strumenti normativi, infrastrutture e percorsi di regolarizzazione che permettano ai lavoratori stranieri di vivere e lavorare in modo dignitoso e alle imprese agricole di assumere regolarmente.
Secondo la Flai Cgil, il sistema attuale — regolato ancora dalla legge Bossi-Fini — rappresenta un ostacolo concreto alla regolarizzazione di chi lavora onestamente nei campi siciliani.
“È tempo di superare definitivamente la legge Bossi-Fini – afferma Di Franco – e di costruire un percorso chiaro, trasparente e umano che consenta alle aziende agricole di reperire lavoratori extracomunitari legalmente, superando l’ipocrisia di un sistema che parla di sicurezza ma tollera lo sfruttamento”.
Per la Flai Cgil Agrigento, occorre un nuovo modello di incontro tra domanda e offerta di lavoro, che avvenga in luoghi pubblici e trasparenti, potenziando gli uffici di collocamento agricolo e restituendo così ordine e dignità al settore.
Nella provincia di Agrigento — e in particolare nelle aree interne colpite dallo spopolamento — la manodopera straniera rappresenta ormai una risorsa indispensabile. Le attuali campagne di raccolta delle olive e delle arance lo dimostrano chiaramente: senza l’apporto dei lavoratori stranieri, interi comparti produttivi rischierebbero il collasso.
Tuttavia, la precarietà e le condizioni di vita spesso indegne alimentano diffidenza e paura, ostacolando l’integrazione e il rispetto reciproco.
La legge sul caporalato, pur avendo introdotto strumenti di contrasto efficaci, non basta da sola.
Per la Flai Cgil, è necessario affiancare alla repressione una vera politica di inclusione e legalità che riconosca diritti e dignità a chi lavora nei campi, “a prescindere dal colore della pelle o dalla nazionalità”.
Solo attraverso percorsi regolari, strutture di accoglienza dignitose e un sistema trasparente di incontro tra lavoratori e imprese sarà possibile combattere davvero il caporalato a Ribera, non solo a parole ma con azioni concrete.