Sono Totò Cuffaro, Roberto Colletti e Antonio Iacono i tre indagati per i quali il Gip ha disposto gli arresti domiciliari. Per Mauro Marchese, Marco Dammone e Vito Raso è stato invece stabilito l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. A Colletti e Iacono è stata inoltre applicata una misura interdittiva: per un anno non potranno svolgere attività d’impresa.
Nessuna misura cautelare per Saverio Romano e Carmelo Pace
La Procura – il procuratore Maurizio de Lucia insieme ai sostituti Claudio Camilleri, Giulia Falchi e Andrea Zoppi – aveva inizialmente richiesto i domiciliari per 18 persone, poi scese a 17 dopo una serie di interrogatori. Il giudice ha però rigettato la richiesta nei confronti di Saverio Romano, deputato nazionale di Noi Moderati, che resta quindi indagato ma senza restrizioni.
Sarà la lettura dell’ordinanza a chiarire se il diniego derivi dall’assenza dei gravi indizi di colpevolezza o dalla mancanza delle esigenze cautelari ritenute necessarie dall’accusa.
Romano è coinvolto nella vicenda dell’appalto milionario affidato all’azienda Dussmann dall’Asp di Siracusa: per lui l’ipotesi investigativa è quella di traffico di influenze, non di corruzione. I magistrati gli contestano di essersi attivato per agevolare un imprenditore.
Nessuna misura nei confronti del parlamentare regionale riberese Carmelo Pace, difeso dagli avvocati Lillo Fiorello e Sara Giacomazzo, che a seguito dell’indagine si era autosospeso dalla Commissione antimafia all’Ars della quale faceva parte.
Il capitolo sul concorso a Villa Sofia
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Cuffaro, Colletti, Iacono e Raso avrebbero avuto un ruolo nel presunto pilotaggio del concorso per operatori socio-sanitari dell’ospedale Villa Sofia.
Colletti, all’epoca direttore generale dell’azienda ospedaliera, avrebbe scelto Antonio Iacono – allora responsabile del Trauma center – come presidente della commissione esaminatrice. Iacono, stando all’accusa, avrebbe passato in anticipo i testi delle prove a Raso, il quale li avrebbe poi fatti arrivare a Cuffaro. Quest’ultimo, infine, li avrebbe consegnati a una candidata che si era recata a casa sua.
In cambio, Colletti avrebbe beneficiato dell’appoggio politico di Cuffaro nelle dinamiche legate alle nomine dei manager della sanità.
Domiciliari senza braccialetto, ma con divieto assoluto di comunicazione
Per Cuffaro, Iacono e Colletti il giudice ha ritenuto i domiciliari una misura sufficiente per prevenire possibili interferenze con l’indagine. Non è stato disposto il braccialetto elettronico, poiché non sono state rilevate esigenze di controllo continuo.
È stato però imposto un rigidissimo divieto di comunicazione: i tre non potranno avere contatti con gli altri indagati né con persone legate alla pubblica amministrazione o al mondo imprenditoriale, per evitare qualsiasi possibilità di inquinamento probatorio o influenza sull’iter investigativo.
L’inchiesta, che coinvolge nomi di primo piano della politica e della sanità siciliana, prosegue con tutti gli indagati ancora sotto esame da parte della magistratura.