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Cuffaro e Pace oggi davanti al Gip di Palermo, l’ex governatore si avvale della facoltà di non rispondere

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Totò Cuffaro comparirà davanti al Giudice per le indagini preliminari di Palermo, ma ha già fatto sapere che non risponderà alle domande, limitandosi a una dichiarazione spontanea. Stamattina e’ arrivato al Tribunale di Palermo accompagnato da una ressa di cronisti ai quali ha detto di essere fiducioso “nel corretto funzionamento della giustizia”. Poco prima era arrivato anche il capogruppo all’Ars della DC, Carmelo Pace, anche lui indagato nell’inchiesta e interrogato stamane dal Gip.

L’ex presidente della Regione Sicilia è sotto inchiesta per corruzione, turbativa d’asta e associazione per delinquere nell’ambito di un’indagine che ipotizza l’esistenza di un comitato d’affari capace di orientare importanti appalti pubblici.
Il gip dovrà ora decidere se accogliere la richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla Procura. Prima di entrare negli uffici giudiziari, Cuffaro ha detto ai cronisti di confidare “nel corretto funzionamento della giustizia”.

Nel fascicolo dell’accusa è confluita una relazione del Ros che riporta ciò che l’ex governatore avrebbe riferito ai militari il giorno delle perquisizioni, durante le quali furono trovati 80 mila euro in contanti nelle sue abitazioni. Cuffaro avrebbe ammesso di essersi attivato per favorire Mauro Marchese, all’epoca rappresentante della Dussmann srl, nella gara per l’appalto bandito dall’Asp di Siracusa. Secondo la sua versione, Marchese sosteneva di essere penalizzato da contrasti avuti in passato con l’ex direttore generale dell’ente e gli aveva chiesto un sostegno.

Per questo – ha spiegato ai carabinieri – si sarebbe rivolto al dirigente generale Alessandro Maria Caltagirone, che però non avrebbe dato seguito alle sue sollecitazioni. A suo dire, Caltagirone era vicino a Forza Italia. L’ex presidente ha poi sostenuto che la procedura sarebbe realmente accelerata solo dopo l’intervento del deputato Romano. Sempre tramite Romano, Cuffaro avrebbe inoltre inoltrato a Marchese la richiesta di aumentare le ore lavorative di due dipendenti in difficoltà economiche. Per tutti e tre – Marchese, Caltagirone e Romano – la Procura ha chiesto i domiciliari.

Sul secondo filone investigativo, relativo al presunto pilotaggio del concorso per 15 operatori sanitari alla Villa Sofia di Palermo, Cuffaro avrebbe detto agli investigatori di aver commesso “una sciocchezza” spinto soltanto dal desiderio di favorire una giovane candidata.

Riguardo invece alla pressione esercitata per la nomina di Roberto Colletti ai vertici dell’Asp, l’ex governatore ha spiegato di essersi mosso perché Colletti era un amico di vecchia data con seri problemi di salute.

Infine, sulla presunta fuga di notizie che riguarda il colonnello Stefano Palminteri, Cuffaro avrebbe dichiarato che il militare lo avrebbe cercato sostenendo – a suo dire senza fondamento – di essere a conoscenza di accertamenti su di lui, chiedendo in cambio un sostegno per ottenere la direzione generale della Gesap, la società che gestisce l’aeroporto di Palermo.

L’ex presidente avrebbe anche espresso apprezzamento ai carabinieri per come è stata condotta l’indagine, definita “attenta e indipendente”, sottolineando come a suo avviso ciò non fosse accaduto nella vicenda che anni fa lo portò in carcere.

La Procura, che ha depositato la relazione del Ros, ritiene che le affermazioni rese da Cuffaro possano essere utilizzate nel procedimento.

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