L’acquedotto Favara di Burgio finisce al centro di una interrogazione urgente presentata all’Assemblea regionale siciliana dal deputato Ismaele La Vardera. Nel mirino la fatturazione dell’acqua prelevata dai pozzi dell’acquedotto da parte di Siciliacque, ritenuta illegittima dall’Aica, gestore del servizio idrico integrato dell’Ambito Territoriale Ottimale di Agrigento .
Secondo quanto ricostruito nell’atto parlamentare, l’infrastruttura idrica di Favara di Burgio sarebbe alimentata esclusivamente da pozzi ubicati nel territorio agrigentino e destinata unicamente a soddisfare il fabbisogno idrico dei Comuni dell’Ato di Agrigento. Una circostanza che, se confermata, escluderebbe la natura “sovrambito” dell’acquedotto e rimetterebbe in discussione la legittimità della fatturazione operata da Siciliacque.
La questione non è solo tecnica, ma anche economica. La Vardera evidenzia come i costi addebitati ad Aica si riflettano direttamente sui bilanci comunali e, in ultima istanza, sulle bollette dei cittadini, già alle prese con disservizi e criticità strutturali del servizio idrico. Un aggravio che, secondo il deputato, rischia di colpire ulteriormente un territorio storicamente penalizzato sul piano dell’approvvigionamento idrico.
Nel documento si richiama anche l’articolo 147 del decreto legislativo 152 del 2006, che impone l’organizzazione del servizio idrico nel rispetto dei confini degli ambiti territoriali ottimali. Da qui la richiesta alla Regione Siciliana di chiarire formalmente se l’Acquedotto Favara di Burgio rientri nella competenza esclusiva dell’Ato di Agrigento e di intervenire per sospendere o rivedere la fatturazione contestata.
Tra le proposte avanzate figura anche la stipula immediata di una convenzione tra Regione, Siciliacque e Aica, in grado di disciplinare in modo trasparente il prelievo e l’utilizzo della risorsa idrica, garantendone l’impiego esclusivo a favore dei cittadini agrigentini e senza ulteriori aggravi di costo. Non manca infine la richiesta di valutare meccanismi di restituzione o compensazione delle somme eventualmente già versate.
L’interrogazione, presentata con carattere d’urgenza, chiama il governo regionale a un intervento risolutivo per tutelare l’interesse pubblico e riaffermare il principio dell’acqua come bene comune, sottratto a logiche che rischiano di tradursi in un danno economico per i cittadini della provincia di Agrigento .



