Il sindaco di Sciacca, Fabio Termine, continua a mantenere il silenzio nel quale si è trincerato dallo scorso lunedì. La motivazione ufficiale della sua assenza dal Comune è legata a ragioni personali per un malanno di stagione, ma secondo indiscrezioni il primo cittadino starebbe lavorando febbrilmente dietro le quinte per cercare una via d’uscita alla crisi politica esplosa nei giorni scorsi.
La rottura si è consumata con la presentazione di un documento politico firmato da tre assessori e cinque consiglieri comunali, poi usciti dall’aula consiliare. Da quel momento l’equilibrio della maggioranza è saltato. Termine avrebbe concentrato i suoi tentativi di mediazione all’interno dei vertici provinciali e regionali del Partito Democratico, alla ricerca di una possibile ricomposizione. Più volte, secondo quanto trapela, avrebbe cercato un confronto con il parlamentare regionale Michele Catanzaro, che però avrebbe declinato l’invito al dialogo, ritenendo che la discussione debba avvenire direttamente con i consiglieri e gli assessori che hanno aperto la crisi.
A complicare ulteriormente il quadro c’è il fatto che tra i firmatari del documento figurano anche l’assessore–consigliere Alessandro Curreri e la rappresentante dei Verdi, Daniela Campione. Un chiarimento interno ai dem, da solo, non sarebbe dunque sufficiente a ricomporre la frattura.
Gli scenari al momento appaiono estremi. C’è chi auspica un azzeramento dell’intera giunta e chi di una sorta di “governo di salute pubblica” con forze fuori dalla coalizione per arrivare alla fine del mandato.
Mentre l’assessore Francesco Dimino tenta di raffreddare il clima parlando di una “mera questione politica” destinata a risolversi, all’interno dell’amministrazione c’è chi descrive una lacerazione assai più profonda. Metà della giunta si è di fatto ammutinata e, alla conferenza stampa di questa mattina per presentare una nuova app cittadina, erano presenti solo gli assessori più vicini al sindaco — Fabio Leonte, Francesco Dimino e Agnese Sinagra. Quest’ultima, coinvolta nella vicenda, si è astenuta da qualunque commento.
Nel frattempo, l’opposizione è tornata a prendere posizione con una nota dai toni severi:
«La deflagrazione dell’esperienza amministrativa di Fabio Termine è sotto gli occhi di tutti», scrivono i consiglieri. Secondo le minoranze, la crisi sarebbe il risultato dell’incapacità del sindaco di mantenere rapporti stabili prima con la sua stessa maggioranza e poi con l’opposizione. «Mai avremmo immaginato — aggiungono — che la presunzione e la convinzione di essere il migliore potessero portare anche figure di esperienza ad abbandonarlo, lasciandolo solo in balia delle onde».
L’opposizione si dice «preoccupata e amareggiata» per la situazione in cui versa la città e invita apertamente Termine a dimettersi:
«Ha dimostrato incapacità di ascolto, di relazione e di innovazione. Gli riconosciamo di essere stato un buon oppositore, ma amministrare è un’altra cosa. Sciacca ha bisogno di una guida sicura e responsabile. Restituire la parola ai cittadini è oggi un atto doveroso».
La città resta, dunque in attesa delle prossime mosse del sindaco, il cui rientro potrebbe segnare l’inizio di una fase decisiva per il futuro dell’amministrazione.