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Comune di Sciacca

La lunga notte del sindaco Termine che da giorni marca visita

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Da lunedì scorso va avanti la crisi del governo Termine. A sancirla il documento che i tre assessori e cinque consiglieri hanno presentato in aula nel corso dell’ultima seduta del consiglio comunale alla fine di settimane di riunioni di maggioranza che non avevano prodotto quel “cambio di passo” che era stato richiesto.

Da cinque giorni il sindaco si è chiuso in silenzio, ufficialmente per un malanno di stagione che lo ha tenuto lontano dall’aula consiliare lunedì e trattenuto a casa anche oggi mentre con una cerimonia alla presenza dell’assessore regionale si sanciva il ritorno a casa del Melqart. Al Fazello sia i fedelissimi di Termine, come Dimino e Patti, che assessori e consiglieri adesso distanti da Termine come Gulotta e Modica.

Al momento, si parla di un Fabio Termine in cerca di una quadra per la crisi della sua giunta che lo sta mettendo in grosse difficoltà con davanti alcune prospettive possibili che, a quanto pare, il sindaco non ha ancora maturato.

L’ipotesi è quella dell’azzeramento dell’intera giunta per una ripartenza, ipotesi che Termine avrebbe vagliato nelle scorse ore quando ha sondato il terreno con una serie di contatti con una serie di professionisti vicini alla sua area di riferimento: dagli ultimi “ex mizzichini” rimasti accanto fino alla vecchia guardia di quel Pd che lo ha appoggiato nella campagna al tesseramento dello scorso Capodanno.

E poi c’è la strada verso il ricompattamento nonostante il sindaco abbia vissuto lo strappo come un tradimento che metterebbe in discussione il rapporto fiduciario alla base dell’incarico assessoriale. Ironia della sorta, portavoce del Pd in questa fase è l’ex Mizzichino Modica, per lungo tempo vicinissimo a Termine. L’una o l’altra ipotesi non sarebbe immune da effetti e conseguenze sul mandato del sindaco. L’azzeramento significherebbe intanto uno stop più lungo per la composizione del nuovo esecutivo che rallenterebbere di fatto l’azione amministrativa mentre la possibilità di proseguire sedendosi al tavolo del confronto lo porterebbe perfino a perdere una quota consistente di assessori di suo riferimento perché Termine i numeri in aula non li ha mai avuti e oggi li ha perfino peggiorati. L’applicazione del cosiddetto “manuale Cencelli” lo penalizzerebbe rischiando di perdere non solo Agnese Sinagra, ma anche qualche altro tra Francesco Dimino o Salvino Patti.

Insomma, un vero rompicapo per il primo cittadino. Nei giorni scorsi Termine aveva ricercato la risoluzione rimandando ai vertici del Pd la questione, ma il capogruppo all’Ars, Michele Catanzaro, che dei fatti di Sciacca non parla, ha riportato la vicenda ad una dimensione locale, nata in città e da dirimersi tra le mura cittadine come un problema di coalizione e non di partito.

Le malelingue, in realtà, descrivono l’operazione dei “catanzariani” come una precisa mossa da “scacco al re” dopo quel celato e mal digerito passaggio nel Pd dello scorso fine anno. Fatto sta che Termine non aveva mai attraversato e conosciuto dall’inizio della sua sindacatura un momento di empasse come questo. I beninformati sostengono che Termine potrebbe affidare nella giornata di domani a poche righe di un comunicato stampa il suo intendimento, nella speranza che la notte porti il giusto consiglio.

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