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La parabola di Roberto Di Mauro come quella dei casinò di Las Vegas, dove il banco vince sempre

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L’ultima medaglia da lui conquistata è stata la prestigiosa elezione a vicepresidente di Sala d’Ercole. Certo, non ha fatto il rumore di quella a presidente di Gianfranco Miccichè, ma a lui sta bene così. Non è che ami molto i riflettori, giusto il minimo indispensabile, ma se potesse preferirebbe rimanere nell’ombra. Eppure, Giovanni Di Mauro (detto Roberto) continua ad essere un protagonista assoluto delle stanze dei bottoni. Magari non un protagonista di primissimo piano, ma sicuramente colui del quale le star hanno bisogno. Perché conosce equilibri e strategie, e perché ha dimostrato di riuscire ad attraversare i temporali rimanendo regolarmente asciutto.

Politico navigato, con un grosso fiuto per il potere, Roberto Di Mauro ha sette vite come i gatti. Lo dimostra lo stesso risultato delle ultime regionali. Il suo competitor nella lista Idea Sicilia Popolari e Autonomisti Carmelo Pullara ha preso quasi duemila voti più di lui, soffiandogli così lo scranno dell’Ars, a lui che era parlamentare uscente. Ma Di Mauro il pericolo l’aveva fiutato. Eccome se l’aveva fiutato. E così, non potendo varcare la porta, aveva già preparato il ritorno in aula entrando dalla finestra. Ha lavorato per mesi, forse per anni, pur di riuscire a farsi mettere nel listino del candidato presidente del centrodestra Nello Musumeci. Confermando che a lui le porte del potere si aprono sempre. Risultato: ha vinto ancora una volta. Come quando al casinò, il giocatore che si illude di aver battuto il banco scopre improvvisamente che il banco ha un punto in più di lui. Perché, si sa, il banco vince sempre.

D’altronde Roberto Di Mauro è uno dei pochi politici in Italia ad essere riuscito ad attraversare, con aplomb apparentemente britannico, il fiume che separava la prima dalla seconda repubblica. Ma negli anni ha perso un ber po’ di luogotenenti sul territorio. Nel 2009 esercitò un ruolo importante nella vittoria elettorale di Vito Bono. Tutti sanno come Sciacca gli fornisse regolarmente un bel pacchetto di voti. Le stesse Terme, non è un mistero, sono state un bacino elettorale per lui tutt’altro che trascurabile. Ma nel frattempo da Di Mauro si sono via via avvicinate e allontanate diverse personalità politiche: da Carmelo Brunetto a Michele Ferrara. A fargli campagna elettorale per le ultime regionali è stato solo Lorenzo Maglienti. E forse Sciacca non ha risposto per come sperava. Facendolo arrivare secondo.

Eppure Roberto Di Mauro è ancora centrale nella politica agrigentina e in quella regionale. Un riposizionamento invidiabile, giunto perfino dopo la tempesta della condanna (in primo grado) del suo leader Raffaele Lombardo per concorso esterno in associazione mafiosa (l’ex governatore sarà poi assolto in appello da quell’accusa e condannato a 2 anni per voto di scambio).E ora che ha confermato di essere lui il vero politico potente della politica agrigentina, Roberto Di Mauro è pronto a far pentire chi, per un motivo o per un altro, non ha più voluto credere in lui. Hanno sbagliato a dimenticare la regola d’oro: il banco vince sempre.

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