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Comune di Sciacca

La vera paura di Francesca Valenti? Che, alla fine, la montagna partorisca il topolino. Ecco come vuole evitarlo

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Pare difficile, malgrado le indiscrezioni degli ultimi giorni, che la verifica politica di Francesca Valenti possa concludersi proprio domani, ovvero in concomitanza con la prima giornata dell’attesa anteprima del Carnevale. Tutto, dunque, dovrebbe slittare alla prossima settimana. Di certo c’è che a margine dell’attività amministrativa il sindaco di Sciacca abbia trascorso giornate piuttosto intense sul piano delle consultazioni politiche che, stando a quanto si apprende, potrebbero generare più di qualche sorpresa. La Valenti, infatti, sarebbe intenzionata a rimescolare le carte, perfino a stupire con gli effetti speciali, per parafrasare un celebre slogan di alcuni anni fa. Il senso di questa considerazione riguarda l’ipotesi che il primo cittadino, dopo l’azzeramento, nel nominare i nuovi assessori possa anche non escludere di coinvolgere, all’interno dell’amministrazione, personalità completamente esterne all’agone politico.

La sensazione prevalente è che Francesca Valenti stia tentando a tutti i costi di scongiurare il rischio, a conclusione del suo percorso, che qualcuno possa dire che la montagna abbia partorito il topolino. Una metafora che verrebbe probabilmente associata sia al semplice rimpasto di deleghe, sia all’ipotesi di un paio di sostituzioni più o meno dolorose, sia ad un azzeramento al quale corrispondano incarichi assessoriali che facciano fede esclusivamente ad una spartizione da manuale Cencelli. No, Francesca Valenti sembra essersi messa in testa di voler dare un segnale completamente diverso e di discontinuità, come a voler dire che dal momento in cui varerà la nuova giunta inizierà un cammino completamente nuovo, perfino a costo di andare oltre lo stesso schieramento di centrosinistra, malgrado Catanzaro e Cusumano continuino a ribadire fiducia e sostegno nei confronti delle scelte del sindaco.

Va da sé che potrebbe aprirsi una fase che possa anche coinvolgere lo stesso raggruppamento di Mizzica, nell’ottica di una ricomposizione a sinistra che, però, appare oggettivamente lontana. Ma pare anche che il sindaco abbia avuto interlocuzioni importanti con il mondo delle professioni, alla ricerca di personalità di spicco che possano affiancarla e sostenere un progetto che, a questo punto, tende ad apparire come una cosa completamente nuova. Addirittura si è parlato, recentemente, di un’ipotesi di discussione perfino con autorevoli esponenti del centrodestra, a cui la Valenti è legata da antiche relazioni professionali, tipo il professor Roberto Lagalla, ad avvalorare l’ipotesi che riguarda il tentativo di stravolgere tutto, quasi come a voler ambire ad una sorta di governo di salute pubblica, come si chiamavano una volta le amministrazioni che cercavano, di fronte all’emergenza, di oltrepassare i confini. Certo, ragionevolmente appare difficile immaginare scenari che prevedano, soprattutto in una città come quella di Sciacca, di archiviare una stagione politica fatta anche di veleni, oltre che di polemiche. Ma è anche vero che lo stesso Calogero Bono, prima di candidarsi, si era appellato al centrosinistra a fare un progetto con tutti dentro, ottenendo però un diniego sulla base di rapporti che erano ormai compromessi. Oggi sembra peggio di prima.

Ma il punto è che Francesca Valenti non intende trascorrere altri quattro anni a bagnomaria in balia degli attacchi di una città profondamente scontenta di come stanno andando le cose. Il suo tentativo, dunque, pare davvero quello di apportare quella annunciata terapia d’urto per cercare di cambiare le cose. Non è un tentativo facile. Se le riuscirà potremo provare a raccontare un’altra storia. Se non le riuscirà allora vorrà dire che la montagna avrà partorito il topolino.

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