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Comune di Sciacca

Mozione di sfiducia, gli otto firmatari del centrodestra chiedono immediata convocazione del consiglio comunale di Sciacca

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La vicenda della mozione di sfiducia al sindaco di Sciacca pare non essere archiviata e oggi registra l’atto di significazione formale ed invito alla immediata convocazione del consiglio comunale a firma dei dieci firmatari della proposta di mozione stessa che sembrava arenata dopo l’ultima celebrazione del consiglio comunale tra le polemiche.

Sì e’ ancora in attesa di conoscere – scrivono nella nota indirizzata al presidente del consiglio comunale e al segretario generale – le determinazioni del Presidente del Consiglio Comunale, in ordine alla riconvocazione del Consiglio e si apprende da notizie di stampa che si starebbero effettuando approfondimenti da parte degli uffici circa le determinazioni da assumere, anche alla luce di un parere emesso dal Ministero degli Interni, su richiesta di un Comune italiano, in data 11 gennaio 2004.
Ciò posto e fatta salva ogni valutazione circa l’applicabilità di tale parere agli Enti Locali siciliani e la sua automatica riconducibilità, in fatto ed in diritto, a quanto accaduto in Consiglio Comunale, si significa quanto segue:
la suddetta seduta prevedeva all’ordine del giorno n. 17 punti, il primo dei quali la “mozione di sfiducia al Sindaco ex art. 10 L.35/97 e ss.mm.ii.”.
Ad inizio dell’adunanza il Consigliere Calogero Filippo Bono ha chiesto la parola per mozione d’ordine, al fine di proporre al Consiglio il rinvio del punto, stante l’assenza giustificata di alcuni Consiglieri, prerogativa che gli è stata più volte negata da parte del Presidente del Consiglio.
Così come è stato negato all’intero Consiglio di esprimersi su tale proposta.
Preso atto di quanto sopra tutti i Consiglieri firmatari della mozione, unitamente ai Consiglieri Mandracchia Paolo e Guardino Gianluca abbandonavano l’aula, facendo venir meno il numero legale.
Chiaro segnale di protesta nei confronti di un comportamento illegittimo ed ingiustificato da parte del Presidente.
Questi infatti motivava il suo diniego facendo esplicito riferimento all’art. 88 del regolamento consiliare che disciplina le “adunanze di trattazione di argomenti aventi contenuto politico specifico” e che, come ogni altra norma che disciplina le modalità di svolgimento del Consiglio nell’esame di altra tipologia di atti, non prevede, né avrebbe potuto prevedere, ipotesi di differimento del punto.
E ciò in quanto, come può agevolmente rilevarsi dalla complessiva lettura del regolamento consiliare, tutte le ipotesi di differimento, rinvio o sospensione per qualunque causa dei punti iscritti all’ordine del giorno sono previsti, come regolamentazione generale, negli articoli precedenti che, con evidenza, valgono in tutti i casi nei quali non ne sia esplicitamente esclusa l’applicabilità.
Ci si riferisce in particolare agli artt. 68 che al comma 2° prevede il diritto del Consigliere di proporre la modifica dell’ordine della trattazione degli argomenti iscritti all’ordine del giorno, ovvero all’art. 82 che disciplina la mozione d’ordine, la quale può essere presentata in qualsiasi momento e soprattutto, in quanto ipotesi ancora più calzante al caso di specie, all’art. 84 che regolamenta le questioni pregiudiziali o sospensive, queste ultime finalizzate proprio al rinvio del punto, su cui a maggioranza si pronuncia il Consiglio, indicando anche la durata della sospensione.
In ogni caso, le norme sopra richiamate militano nel senso della possibilità per il consigliere, anche dopo l’apertura del punto, di chiedere ed ottenere la parola per svolgere questioni di natura incidentale, anche al fine di sospenderne la trattazione ed approvarne il rinvio, previo voto a maggioranza del Consiglio.
Quanto sopra è costante indirizzo normativo e giurisprudenziale nella disciplina dei lavori dei Consigli Comunali degli Enti locali ed è comunque stata sempre prassi costante presso il Comune di Sciacca.
D’altronde la disciplina dell’art. 88, che per economia non si riporta integralmente, ma che con il presente atto si richiama in ogni sua parte, non riguarda soltanto la mozione di sfiducia ma altri argomenti aventi contenuto politico specifico, come a titolo meramente esemplificativo, le comunicazioni del Sindaco in ordine alla composizione della Giunta, la relazione annuale del Sindaco o ancora la situazione politico amministrativa presso l’Ente che, nella storia di questo Consiglio Comunale, hanno sempre subito, quando ciò si è reso necessario ed opportuno, un rinvio.
E mai sulla richiesta di un consigliere, circa la relativa proposta, è stata negata la parola. A riprova di ciò si richiama la seduta di consiglio comunale del 09/12/2019 che aveva all’ordine del giorno il punto “dibattito politico”, disciplinato anch’esso dall’art. 88, ebbene in quella occasione in apertura di seduta è stata concessa parola al Consigliere Maglienti sull’ordine dei lavori (mozione d’ordine) e addirittura concesso anche successivamente un prelievo di altro punto all’ordine del giorno. Tutto ciò dunque a riprova del comportamento del Presidente Montalbano, in occasione della seduta del 03/02/2020, altamente lesivo delle prerogative del Consigliere Calogero Filippo Bono che a nome della opposizione aveva chiesto parola sull’ordine del lavori negata dal Presidente.
Dunque la seduta non è andata deserta, avendo i Consiglieri comunali abbandonato l’aula per protesta, ma è viziata da un atto illegittimo ed arbitrario del Presidente del Consiglio, già oltretutto formalmente comunicato all’Assessorato Regionale alle Autonomie Locali”.

I dieci inoltre, si riservano ogni iniziativa legale in caso di riserva di pronunciamenti che non tengano conto delle osservazioni, anche giuridiche, e a tutela del funzionamento democratico e rispettoso delle regole del Consiglio Comunale.

Pertanto, invitano il Presidente del Consiglio alla immediata convocazione del Consiglio Comunale, previa convocazione della conferenza dei capigruppo.


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