I due consiglieri comunali Raimondo Brucculeri e Maurizio Blò, soci fondatori dell’associazione “Uniti e Liberi per Sciacca”, hanno avanzato con una lettera indirizzata al sindaco Fabio Termine e al presidente del consiglio Ignazio Messina, la candidatura di Sciacca come nuova
provincia.
“Una iniziativa – scrivono i due – se supportata da un’adeguata analisi e da un coinvolgimento delle
istituzioni e della comunità, potrebbe rappresentare un’opportunità storica per il nostro comprensorio”.
Le ragioni della proposta, secondo i due, sono dettate da omogeneità del territorio.
“Il territorio – scrivono i due – che fa capo a Sciacca, comprendente i comuni del distretto di competenza del tribunale di Sciacca e altri comuni limitrofi,
presenta una forte omogeneità storica, culturale ed economica. Al contrario, i comuni
attualmente inclusi nella provincia di Agrigento non condividono questa coesione”.
” Sciacca, invece per i due, rappresenta un polo
naturale di riferimento per un’area vasta e coesa, che merita di essere valorizzata attraverso una governance autonoma.
- Poi elencano una serie di vantaggi socio-economici: “Sciacca – aggiungono vanta una consolidata vocazione termale, che
attira visitatori da tutta Italia e dall’estero, e un artigianato di eccellenza, in particolare
nella lavorazione della ceramica. Questi settori, insieme al turismo balneare e
culturale, costituiscono un potenziale economico significativo che potrebbe essere
ulteriormente sviluppato con una gestione provinciale più vicina alle esigenze del
territorio. Inoltre, l’istituzione di una nuova provincia favorirebbe una migliore allocazione delle
risorse, una pianificazione territoriale più efficace e un maggiore coinvolgimento delle
comunità locali nei processi decisionali”.
- Infine, secondo i due, la creazione di una nuova
provincia comporterebbe investimenti in infrastrutture, trasporti e servizi, con
ricadute positive sull’occupazione e sulla qualità della vita dei cittadini. Oltre al fatto che una provincia autonoma potrebbe attrarre maggiori fondi regionali, nazionali ed europei, destinati a progetti di sviluppo sostenibile.
“Per supportare questa proposta, concludono i due consiglieri – è necessario avviare un’analisi socio-economica dettagliata, che evidenzi:
Il potenziale economico dei settori trainanti (terme, artigianato, turismo, agricoltura).
I benefici derivanti da una gestione autonoma delle risorse e dei servizi.
La riduzione delle disparità tra i comuni del territorio, garantendo uno sviluppo più equilibrato e sostenibile”.