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Indagine su Cuffaro, dagli atti l’ipotesi di un ritorno alla presidenza della Sicilia

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Secondo quanto emerge dagli atti dell’inchiesta della Procura di Palermo, che ha chiesto l’arresto di Totò Cuffaro, l’ex governatore della Sicilia avrebbe manifestato al suo collaboratore più fidato, Vito Raso, l’intenzione di tornare a candidarsi alla presidenza della Regione entro tre anni.

Lo rivelano le intercettazioni e i documenti investigativi depositati nell’ambito dell’indagine che coinvolge in totale 19 persone, tra cui l’ex ministro Saverio Romano, oggi dirigente di “Noi moderati”.

Cuffaro — indagato per corruzione, associazione a delinquere e turbata libertà degli incanti — avrebbe confidato a Raso, anche lui sotto inchiesta, le proprie aspirazioni politiche future. Gli inquirenti sottolineano come Raso fosse «quasi esclusivamente a conoscenza delle vere intenzioni dell’ex governatore», elemento che per gli investigatori costituirebbe un ulteriore segnale della loro stretta vicinanza.

Nella ricostruzione della Procura viene inoltre evidenziato un presunto sistema di accorgimenti adottati da Cuffaro per evitare eventuali attività di intercettazione. Secondo i magistrati, l’ex governatore avrebbe talvolta utilizzato utenze telefoniche intestate alla moglie e a un altro collaboratore, Antonio Abbonato.

«Nell’adozione di tali accorgimenti, assurti a vero e proprio metodo — scrivono i pm — Abbonato e Raso hanno assunto un comportamento proattivo finalizzato ad assicurare a Cuffaro una sorta di schermo protettivo».

L’indagine è tuttora in corso e le posizioni degli indagati restano da accertare nelle sedi giudiziarie competenti.

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