L’economia siciliana continua a correre, ma il sistema bancario arretra. È il paradosso che emerge dall’ultimo aggiornamento dell’ITER, l’Indicatore trimestrale dell’economia della Banca d’Italia, pubblicato l’11 novembre e relativo ai dati aggiornati al 22 ottobre.
Pil in crescita oltre la media nazionale
Secondo Bankitalia, il Pil regionale cresce dell’1,1% su base annua, un ritmo superiore sia alla media italiana che a quella dell’intero Mezzogiorno. Positivo anche l’andamento del risparmio privato, che sale del 2,9%, mentre i prestiti alle famiglie aumentano del 2,5%.
In salita anche i mutui per l’acquisto della casa: +1,4% con un miliardo di euro di capitale erogato. Per le imprese, la domanda di credito continua a essere trainata dagli investimenti, come conferma l’indagine RBLS di Bankitalia.
L’unica nota negativa riguarda il costo del denaro: in Sicilia il TAEG resta 0,7 punti percentuali sopra la media nazionale, mentre il TAE per le imprese, pur sceso dal 7,2 al 6,5%, rimane 1,3 punti più alto rispetto al resto del Paese.
Economia in salute, banche in ritirata
Nonostante l’aumento di occupazione, reddito e fatturato, gli istituti di credito continuano a chiudere sportelli, lasciando intere aree senza presidi bancari.
“È una strozzatura per famiglie e imprese – denuncia Leonardo La Piana, segretario generale della Cisl Sicilia –. I cittadini subiscono disagi quotidiani e gli imprenditori trovano sempre più difficoltà a finanziare i propri investimenti. Le istituzioni devono intervenire, non restare a guardare. Al governo Schifani ribadiamo la proposta di istituire un Osservatorio regionale sull’attività bancaria”.
First Cisl: “Filiali chiuse a ritmo impressionante”
A rilanciare l’allarme è anche Fabio Sidoti, segretario generale della First Cisl Sicilia: “Il ritmo con cui le filiali cessano di operare è impressionante. In molte zone la banca rappresenta un presidio di legalità e un sostegno essenziale all’economia locale”.
Sidoti punta il dito contro il rischio di nuove fusioni, citando l’ipotesi di aggregazione tra Credit Agricole Italia e Banco Bpm, che insieme contano 120 sportelli nell’Isola, molti dei quali presenti sulle stesse piazze.
“Operazioni straordinarie di questo tipo – avverte – rischiano di produrre ulteriore desertificazione bancaria, con ricadute sul personale e sulle strategie commerciali. E con un mercato sempre più concentrato, quali effetti avrà tutto ciò sul costo del denaro, che in Sicilia è già il più alto d’Italia?”
La proposta: monitorare desertificazione e tassi
Per il sindacato, l’Osservatorio regionale avrebbe un duplice ruolo: monitorare la progressiva chiusura degli sportelli e vigilare sugli effetti che la crescente concentrazione bancaria potrebbe avere sui tassi applicati a famiglie e imprese.



