Articolo publiredazionale realizzato in collaborazione con la Dottoressa Katia Scorsone, psicologa
Negli ultimi anni i disturbi d’ansia hanno registrato un aumento costante, tanto da essere considerati una delle condizioni psicologiche più diffuse nella popolazione. Non si tratta soltanto di un generico stato di agitazione o di una normale preoccupazione: per chi ne soffre, l’ansia diventa un ostacolo concreto alle attività di ogni giorno.
Molti raccontano di notti passate in bianco, di pensieri ricorrenti che non lasciano tregua, di improvvisi attacchi di panico che simulano veri e propri infarti. Non di rado, infatti, i pazienti si presentano al pronto soccorso convinti di avere un problema cardiaco, per poi scoprire che si tratta “soltanto” di ansia. Ma per chi la vive, quel “soltanto” significa paura, isolamento e una sensazione costante di non riuscire più a vivere come prima.
L’esperienza clinica mostra come le persone colpite da disturbi d’ansia esprimano preoccupazioni ricorrenti, quasi sovrapponibili:
Queste frasi, spesso pronunciate con un misto di vergogna e rassegnazione, dimostrano come l’ansia non sia solo un insieme di sintomi fisici o psichici, ma anche un peso sociale ed emotivo.
La sintomatologia ansiosa varia da persona a persona, ma i segnali più frequenti includono:
Il corpo parla, e spesso lo fa prima della mente. È attraverso questi segnali che l’ansia si manifesta, chiedendo di essere riconosciuta e compresa.
Uno dei principali ostacoli alla cura dei disturbi d’ansia è rappresentato dai pregiudizi e dalle convinzioni errate. Molte persone credono di non poter mai più tornare quelle di prima o di non riuscire a guarire.
A questo si aggiungono altri timori molto comuni:
Infine, resta diffuso il pregiudizio legato alla terapia farmacologica: si pensa che senza farmaci non ci sia via d’uscita. In realtà, la psicologia clinica mostra che esistono percorsi psicologici mirati ed efficaci che permettono di ridurre i sintomi e di ritrovare benessere, in molti casi senza la necessità di ricorrere a una terapia farmacologica.
Intervenire tempestivamente è la chiave per evitare che l’ansia diventi cronica. Prima si riconoscono i segnali, più semplice sarà affrontarli. Rivolgersi a un professionista consente di intraprendere un percorso che combina comprensione dei sintomi, tecniche di rilassamento, strategie cognitive e lavoro sull’accettazione delle emozioni.
L’obiettivo non è “eliminare” l’ansia, ma imparare a gestirla. Come sottolinea la psicologia clinica, l’ansia ha una funzione adattiva: segnala un disagio, un bisogno di attenzione. Imparare a interpretarla è il primo passo verso il recupero del benessere.
Vivere con l’ansia non deve diventare una condanna. Ritrovare la capacità di frequentare amici, studiare, lavorare e persino dormire serenamente è possibile. Serve, però, il coraggio di chiedere aiuto e di intraprendere un percorso di cura personalizzato.
La Dottoressa Katia Scorsone, psicologa specializzata in area clinica e di comunità, dal 2010 si occupa del trattamento dei disturbi d’ansia e di problematiche legate al benessere psicologico.
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