Una bara bianca colma di fiori e una folla immensa, raccolta dentro e fuori la Chiesa Madre di Santa Margherita di Belìce, ha dato l’ultimo saluto oggi pomeriggio a Carlo Pendola, il sedicenne del paese belicino morto a Montevago sabato sera a causa di un incidente autonomo mentre era a bordo della sua moto.
Un’intera comunità, scossa e addolorata, si è stretta attorno alla famiglia per condividere un dolore che ha attraversato tutto il Belìce.
La cerimonia, celebrata da don Michele Termine, è stata carica di emozione. «Carlo è in paradiso, in mezzo agli angeli», ha detto il sacerdote rivolgendosi ai presenti. Poi un pensiero speciale ai genitori: «In questo momento così difficile, affidatevi al Signore Gesù».
Toccante il ricordo della sorella Greta, che con parole semplici e profonde ha ripercorso l’amore per il fratello e la mancanza che lascia nella loro famiglia.
Numerosi anche gli interventi spontanei degli amici, arrivati da ogni parte con delle magliette in suo ricordo e il numero 95, il numero della sua moto, per stringersi in un abbraccio collettivo Alcuni di loro hanno voluto omaggiarlo con il rombo dei motori, un gesto simbolico che ha riecheggiato in paese come un tributo alla sua grande passione.



