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Sigilli alla discarica di Siculiana gestita dalla “Catanzaro Costruzioni”

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Il comando dei carabinieri per la Tutela dell’ambiente e il nucleo operativo ecologico di Palermo con il supporto del comando provinciale di Agrigento, ha eseguito il decreto di sequestro preventivo, emesso dal gip su richiesta della procura, dell’area occupata dalla discarica di rifiuti non pericolosi sita in contrada Matarano di Siculiana e attualmente in gestione alla Catanzaro Costruzioni, e dell’impianto stesso.

“Il provvedimento – si legge in una nota diffusa dal procuratore Giovanni Di Leo – chiude una prima fase di indagini, compiute sin dall’anno 2018 dai carabinieri del nucleo operativo ecologico di Palermo, dirette dalla stessa Procura, circa le irregolarità tecnico-amministrative dell’impianto e le conseguenti ricadute delle stesse sul territorio, in termini di contaminazione del suolo e delle acque e di pregiudizio per l’ambiente e per la salute pubblica”.

L’indagine, originata dalla raccolta e dall’ascolto “delle plurime segnalazioni provenienti da privati, enti e istituzioni, pubbliche e private, ha visto, nell’anno 2019, la esecuzione di una complessa attività di acquisizione documentale, svoltasi parallelamente al conferimento di un incarico di consulenza tecnica collegiale finalizzata al vaglio dello stato, materiale e giuridico dell’impianto, della conformità degli impianti e delle relative autorizzazioni e concessioni, alla normativa tecnica in materia e degli effetti che si fossero eventualmente determinati o che potessero determinarsi sull’ambiente”.

La Procura evidenzia che “la relazione tecnica che ne è emersa ha consegnato un quadro preoccupante sotto i profili, tanto della regolarità amministrativa degli impianti, della loro effettiva conformità alla normativa tecnica che ne regola la gestione, quanto sotto il profilo dell’impatto di operatività sul territorio in cui la discarica insiste, con limiti di contaminazione regolarmente superati, con emissioni laterali di biogas provenienti dalle vasche post – operative, con l’emersione di indici di “potenziale contaminazione” delle acque sotterranee, senza l’attivazione delle dovute procedure di rientro”.

Nel 2020 era stato emesso un precedente provvedimento, poi annullato per un vizio procedurale dal tribunale del riesame.

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