“Ahimè ormai non dipende piu solo da chi si mette nel Cda, oggi anche Marchionne faticherebbe”. Si affida al paradosso Andrea Di Paola, il brillante manager saccense, vice presidente della Essity, azienda leader nei settori dell’igiene e della salute da 36.000 dipendenti, presente in 150 paesi nel mondo e con un fatturato netto da 13 miliardi di euro, per esprimere la sua opinione sul futuro di Aica.
Mentre i sindaci della provincia si preparano al voto di mercoledì undici quando dovranno decidere che cosa fare di Aica, l’opinione espressa con un post dal manager internazionale, appare assai interessante nel “mare magnum social” dei giustificati commenti di indignazione dei cittadini.
“Aica – aggiunge Di Paola – è nata per superare una gestione privata fallimentare, ma la politica deve aggiungere non togliere. Cosa significa aggiungere? Non certo far parte del Cda ma supportare politicamente la verifica dei requisiti necessari al riconoscimento delle gestioni in salvaguardia degli 8 comuni facenti parte dell’ambito, per i quali la crisi idrica praticamente non esiste”.
Il manager ha le idee ben chiare su quale sarebbe la strada da seguire. Lontana, quindi da quella di quei sindaci come Fabio Termine e Alfonso Provvidenza che ieri durante il dibattito in Assemblea, hanno proposto la sostituzione dell’attuale Cda con uno nuovo fatto da primi cittadini.
Chi finora ha alzato i toni chiedendo di fare uscire la politica dal management della Consortile, vorrebbe adesso rimettere tutto nelle mani di chi indossa una fascia tricolore e inevitabilmente, anche tessere di partito. Spazzare dalla porta, insomma per fare rientrare dalla finestra.
“Bisogna essere onesti e trasparenti – ha concluso la sua riflessione Di Paola – oggi Aica non è un’azienda sostenibile, anzi…. non lo è mai stata fin da quando è nata, al di là di slogan. I numeri sono numeri e difficilmente 2+2 fa 5”.