Nonostante la pandemia sembra essere in una fase di alleggerimento, nei due più grandi ospedali della provincia, il San Giovanni di Dio di Agrigento e il Giovanni Paolo II di Sciacca, da circa una settimana e’ in vigore una nuova disposizione interna, un protocollo ancora più stringente per la sicurezza legata alla possibilità di diffusione del contagio in ambito ospedaliero.
Così da sette giorni, sulla base di una disposizione interna introdotta dal direttore sanitario di entrambi i nosocomi, Gaetano Migliazzo e vagliata dalla direzione strategica dell’Asp di Agrigento, gli utenti per poter accedere ad una prestazione sanitaria devono esibire l’esito di un tampone rapido negativo. Il test Covid può essere eseguito anche in farmacia e in qualsiasi altro laboratorio e occorre anche per una semplice visita ambulatoriale. Il costo del tampone e’ a carico dell’utente. In determinati casi, di condizioni economiche particolarmente disagiate, puo’ essere eseguito nel reparto di riferimento e a carico dell’Asp. I tamponi sia molecolari che rapidi non sono garantiti dal Sistema Sanitario in quanto non rientrano nei Lea, cosiddetti livelli essenziali di assistenza.
Finora l’esibizione del tampone per l’ingresso e la relativa prestazione ospedaliera era prevista soltanto per l’accesso in regime di day Hospital o per la degenza ordinaria, mentre a tutti gli altri veniva garantito l’accesso tramite gli ordinari protocolli di triage con il rilevamento della temperatura.
Secondo il direttore sanitario, il protocollo sarebbe a maggiore garanzia e sicurezza dell’utenza e dello stesso personale sanitario.
