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Il coraggio: la dote intera di Totò Allegro

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La grandezza di Totò sta tutta in una frase che mi scrisse il 31 maggio dello scorso anno. Era ad Ostia, per motivi legati alla salute. Ci sentivamo quasi quotidianamente. Non gli piaceva essere compatito, e non l’ho mai fatto, soprattutto perché ho sempre pensato che non ci sia niente di peggio che fare sentire “sfortunato” chi, seppure a dispetto dei fatti, “sfortunato” non si sente. Quella frase era la risposta alla mia banale domanda “Totò caro, come va?”, che gli scrivevo a tarda sera in quei giorni in cui non ci eravamo ancora sentiti. Una risposta che lo rappresenta appieno: “Sto meglio, sono con il morale alto anche perché da due giorni mi mettono in carrozzina”.

Aveva il morale alto semplicemente perché, finalmente, dopo mesi era passato dal letto alla carrozzina, ben sapendo, da quasi cinquant’anni, che non sarebbe andato oltre quello stadio. Essere con il morale alto sapendo di riprendere a stare seduti su una carrozzina è uno schiaffo morale indiretto a chiunque vive la vita credendo che essa debba essere sempre e solo “volere” sempre di più, “apparire” sempre di più, “vantarsi” sempre di più. 

Non sono certo io a fare conoscere Totò ai saccensi, anzi, potrei ben imparare molte cose di lui dai racconti di chi gli è stato vicino, da sempre. Ed allora, chiedo ai saccensi che lo hanno conosciuto e apprezzato, come me e meglio di me, di adoperarsi affinché chi, che per questioni anagrafiche non ne ha vissuto la grandezza, possa leggerne il nome sulla targa di una via o di un qualsiasi luogo, così da chiedere a chi lo ha conosciuto chi fosse Totò Allegro. Lo chiedessero a me risponderei semplicemente che è stato un uomo che ha amato “qualcuno” e non “qualcosa”. Una volta ci trovammo a parlare dell’umiltà, sostantivo ampiamente abusato da tutti, e spesso frainteso. Ne abusiamo perché vogliamo apparire modesti e buoni agli occhi degli altri, ma spesso non lo siamo. Cercammo insieme la più calzante azione che l’uomo possa relazionare all’umiltà. Totò non escluse che l’umiltà consistesse nel fare tutto il possibile per rendere proficue le proprie capacità, ma sempre e comunque al servizio degli altri. Ecco la sua grande, immensa umiltà.

Ciao Totò. In un mondo che, per lo più, ci educa a lamentarci di tutto, tu eri felice semplicemente perché eri passato dallo stare in un letto a stare sulla carrozzina. Tanto basta per potere dire, senza retorica, che sei un gigante. Davvero mi auguro che Sciacca abbia l’onore di onorare la tua storia, e non la tua memoria. La memoria passa, la storia resta. Tra le non poche vie che hanno anonime denominazioni di piante, fiori, arbusti e, anche, di qualche personaggio che per la gente di Sciacca non ha fatto poi così tanto, il tuo nome sarà tra i più meritati per ciò che sei stato in grado di fare concretamente con i fatti. Ed è agendo senza remore che hai insegnato a molti boriosi egocentrici che “il coraggio è una dote intera; a metà è solo falso eroismo”.   Lettera firmata

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