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Comune di Sciacca

Il parroco del Carmine: “Sciacca oggi è Sedotta e abbandonata”. Poi duro attacco al leghismo: “Prima gli italiani? No, prima viene l’uomo”

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«Quel film girato molti anni fa è come se avesse segnato questa città. Come dire che Sciacca è stata Sedotta e abbandonata». Sono state queste, ieri sera, le dure parole di don Stefano Nastasi, da lui pronunciate sul sagrato della Chiesa del Carmine al termine della processione del simulacro di Maria Santissima del Carmelo, nella celebrazione della festa della Madonna che cade proprio oggi 16 luglio. Un monito, quello di don Stefano, che si è trasformato in un appello accorato ai giovani e agli adulti: «Abbiamo bisogno di recuperare, e non vale solo per chi ha responsabilità, ma per ogni cittadino. Dobbiamo recuperare la bellezza, custodire ciò che abbiamo, proiettare nel futuro quella bellezza dell’ambiente, dei volti e delle storie della città di Sciacca». Per don Stefano tutti i cristiani hanno il dovere di testimoniare la propria professione di fede attraverso comportamenti nuovi, volti al recupero e alla valorizzazione dell’umanità. Ed è stato in questo ambito che don Stefano, che fu parroco di Lampedusa e che Papa Francesco convocò in udienza manifestando pubblicamente il proprio apprezzamento per la sua opera pastorale in favore dei migranti, ieri sera non ha tralasciato un commento. «Dobbiamo salvaguardare la carne degli uomini deboli e fragili, non solo quella di quei migranti provenienti dalle miserie, dalle povertà e dalle emarginazioni, ma anche quella dei nostri stessi concittadini e connazionali che hanno bisogno». Durissimo, poi, l’attacco al leader leghista Matteo Salvini, ancorché da lui non citato: “Non esiste alcuna invocazione che si possa definire prima gli italiani. Esiste l’uomo, e non si deve guardare al colore della pelle, alla nazionalità o alla lingua parlata, perché sappiamo che il dovere del Vangelo è di parlare la lingua del cuore, che è una lingua universale Bisogna aiutare “l’altro”: chi viene a bussare –  ha concluso don Stefano – deve avere sempre la porta aperta, per quanto possibile e per quanto è nelle nostre forze. Abbiamo necessità di recuperare l’umanità che abbiamo perduto».

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