Più di centomila euro tra contanti e gioielli, scoperto il prezioso bottino dei “topi d’appartamento”

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Quando hanno scoperto il “tesoro” che i tre romeni custodivano nelle loro case, tra gioielli e banconote, anche i Carabinieri ed i Poliziotti stentavano a crederci. In manette, sono finiti così tre romeni sorpresi con un bottino di gioielli e soldi contanti. Nel territorio di Ribera  e Cattolica Eraclea, effettivamente i furti all’interno di abitazioni negli ultimi giorni, si erano intensificati. Ed infatti, sia i Carabinieri della Tenenza di Ribera e della Stazione di Cattolica Eraclea, sia la Polizia di Stato del Commissariato di Sciacca, erano stati aumentati, nelle ultime ore, i posti di blocco sul territorio. Nel corso di questi controlli, è stata fermata un’auto con a bordo 3 romeni, beccati in possesso di una collana ed alcune posate di argento. A quel punto, in sinergia, Poliziotti e Carabinieri hanno fatto scattare d’iniziativa delle perquisizioni presso le abitazioni dei tre stranieri, durante le quali è stato rinvenuto, nascosto all’interno di un vaso contente del terriccio, un involucro sigillato con la somma di 40.000 euro in banconote ed un contenitore pieno zeppo di gioielli d’oro. Da un frigorifero sono poi saltati fuori altri gioielli ed infine dietro un quadro appeso ad una parete, vi erano ben sigillati con del nastro adesivo altri 25.000 euro in contanti. In tutto, sono stati recuperati e sequestrati 68.000 euro in contanti e numerosi gioielli del valore complessivo di circa 40.000 euro. Sono stati così arrestati con l’accusa di “ricettazione”, M.A.F., di 32 anni, N. T. D, di 18 e P. G. M., 26 enne. I cittadini, vittime di furto, potranno ora recarsi presso la Tenenza Carabinieri di Ribera e sapere se tra la refurtiva rinvenuta vi possano essere oggetti personali.

Terme, M5S: “Il Comune di Sciacca interrompa il silenzio di Musumeci che è uguale a quello di Crocetta”

Il Movimento Cinque Stelle interviene oggi con una nota sul caso Terme di Sciacca. “Il sindaco Francesca Valenti – scrivono i pentastellati – parla di “silenzio assordante da parte della Regione”. Ma è lo stesso che noi saccensi avevamo percepito durante il governo regionale PD-Crocetta che, silenziosamente appunto, quasi tre anni fa, decideva di chiudere le nostre Terme. Tutti ricordiamo il “rumore da campagna elettorale” prodotto nel mese di ottobre dello scorso anno, quando, a ridosso delle elezioni regionali, l’amministrazione Valenti aveva festeggiato il successo (mai raggiunto) del trasferimento dei beni termali dalla Regione al Comune. E il recente sollecito della prima cittadina saccense rivolto alla Regione per concludere il passaggio (mai avvenuto) è la conferma che era stata tutta un’operazione elettorale. Tanta era la fretta di “festeggiare” che avevano lasciato per strada il pezzo più pregiato: le stufe di San Calogero. Così oggi ci ritroviamo, nel “silenzio”, senza le stufe, senza il resto dei beni e senza neppure l’idea di un bando di affidamento”. Il Movimento Cinque Stelle si interroga su quanto in attesa della mossa del governo Musumeci, stia facendo il governo della città per farsi trovare pronta al vero trasferimento del patrimonio termale “A che punto – si chiedono –  è la stesura del bando di affidamento?”  

De Caprio rinuncia al titolo di Cavaliere della Repubblica

Il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio ha rinunciato al titolo di Cavaliere della Repubblica. L’ufficiale, che il 15 gennaio 1993 arrestò il boss Salvatore Riina, era stato nominato “Cavaliere della Repubblica” con decreto del 2 giugno 2017, ma a distanza di pochi mesi ha rinunciato. Il capitano “Ultimo”, così chiamato dal suo vecchio nome in codice, ha deciso di rinunciare al titolo ed a renderlo noto è stato il Quirinale specificando che si tratta di una “rinuncia da parte dell’interessato”.

Tre tunisini sbarcati a Lampedusa da un mese rubavano in una villetta, arrestati dai carabinieri

In manette tre tunisini ospiti presso l’ Hot Spot di Lampedusa. Approfittando del buio, i tre magrebini erano riusciti ad entrare in un’abitazione dopo aver forzato una finestra, approfittando dell’assenza del proprietario, rovistando e mettendo a soqquadro tutta le stanze, arraffando ogni cosa. Ai topi d’appartamento, che stavano operando indisturbati, è stato fatale, però, aver acceso la luce di una stanza. Infatti, in quel momento stava rincasando un vicino che si è subito insospettito ed ha telefonato immediatamente al “112”. In un lampo sono accorse due pattuglie dei carabinieri già impegnate in vari posti di blocco sul territorio, che dopo aver circondato la villetta, hanno fatto irruzione all’interno, sorprendendo i tre tunisini ancora con le mani nel sacco. Dai loro giubbotti, durante le perquisizioni, sono saltati fuori gioielli ed oggetti di ogni genere, subito sequestrati. E così, grazie alla preziosa telefonata ricevuta da un cittadino, con l’accusa di “Furto in abitazione”, i carabinieri della stazione di Lampedusa hanno fatto scattare le manette ai polsi dei tre tunisini, un ventenne e due trentenni giunti sull’isola da circa un mese, mettendoli a disposizione della Procura della Repubblica di Agrigento. Tutta la refurtiva è stata recuperata e restituita al proprietario dell’abitazione.

Oro e denaro sequestrati a Ribera, tre romeni sottoposti a fermo

Denaro e oro sequestrati e tre persone sottoposte a fermo dai carabinieri e dalla polizia. E’ in corso a Ribera una vasta attività delle forze dell’ordine. Al momento sono filtrati pochissimi particolari. I tre sottoposti a fermo sono romeni e nelle prossime ore si terrà, nel carcere di Sciacca, l’udienza di convalida. L’ipotesi di reato a loro carico è di ricettazione. Le forze dell’ordine sarebbero arrivate ad effettuare i sequestri indagando su una serie di furti operati nel territorio riberese. I tre romeni sono difesi dagli avvocati Giovanni Forte e Giuseppe Tramuta.

Insegnante di sostegno a un alunno di Sciacca, il Tribunale obbliga l’amministrazione scolastica ad intervenire

Un alunno disabile che frequenta una scuola di Sciacca avrà un numero di ore di sostegno adeguato alle sue necessità. Lo ha stabilito il Tribunale di Sciacca che, accogliendo il ricorso presentato dagli avvocati Giuseppe Livio e Giuseppe Impiduglia,   ha stabilito che  l’attribuzione un numero di ore di sostegno scolastico inferiore rispetto a quello ritenuto necessario dal competente organo collegiale  costituisce  “un atto lesivo del diritto allo studio e all’integrazione scolastica da riconoscersi in capo allo studente, che integra una condotta discriminatoria”. Il giudice Valentina Stabile ha accolto la richiesta di risarcimento formulata dagli avvocati e condannato l’amministrazione scolastica al risarcimento del danno subito dallo studente disabile quantificato in mille euro per ogni mese di mancanza dell’insegnante di sostegno per un numero adeguato di ore “dalla data di notificazione del ricorso sino all’effettiva assegnazione”.

Premio alla solidarietà Capurro al papà coraggio che si licenzia per stare accanto al suo bimbo malato

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“Quando non sai quanto tempo hai a disposizione, allora cerchi di sfruttarlo al meglio”: è la considerazione di Giancarlo Passerini, il papà di un bimbo gravemente malato di Menfi che stasera ha ricevuto nella chiesa Beata Maria Vergine di Loreto, a Sciacca, il premio alla solidarietà Orazio Capurro. Un assegno in denaro, del valore di 1000 euro che l’associazione di volontariato assegna a ogni anno a chi si è distinto nella cura verso l’ammalato. Giancarlo Passerini quando ha saputo che a causa della grave malattia degenerativa,  l’aspettativa di vita per il suo piccolo non da, purtroppo, grandi speranze, ha deciso di compiere una scelta radicale lasciando il suo lavoro da camionista che lo portava  sempre lontano da casa e di assistere giorno per giorno il suo bambino. Stasera, inoltre è stato assegnato anche nell’ambito della cerimonia che celebrava il decennale dalla scomparsa del giovane Capurro anche la figura sanitaria che si è più distinta nella cura verso il paziente. La targa è stata assegnata dal direttivo dell’associazione ex aequo, al medico di base Nino Sandullo e all’urologo Salvatore Panarisi.

Domani la nuova protesta degli ex residenti di Largo Martiri di via Fani. Verifica tecnica chiusa, ma ora lo Iacp non ha più l’ufficio contratti

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“Il mio lavoro è sostanzialmente concluso, tra un paio di giorni consegnerò le carte allo Iacp”. È quanto ha riferito stasera, a Risoluto.it, l’ingegnere Accursio Pippo Oliveri, incaricato dall’Istituto di effettuare la verifica tecnica sul progetto riguardante la demolizione e ricostruzione delle case popolari di Largo dei Martiri di via Fani. È questa la notizia di oggi, che giunge proprio alla vigilia della ennesima manifestazione di protesta dalle sessanta famiglie che da 6 anni hanno dovuto lasciare i loro alloggi, a suo tempo dichiarati pericolanti dopo la scoperta che erano stati costruiti con cemento depotenziato. Protesta, quella degli ex residenti, che potrebbe culminare con il rogo delle schede elettorali. Questo, almeno, il loro annuncio. Il completamento delle verifiche tecniche da parte dell’ingegnere Oliveri potrebbe essere la svolta tanto attesa per il via ai lavori. Ma, stando a quanto si apprende, non è così. Dopo la riforma annunciata dal presidente della Regione Musumeci, che nelle settimane scorse ha parlato di imminente soppressione degli Iacp siciliani, l’Istituto agrigentino non dispone più dell’ufficio contratti. Questo rischia di complicare l’affidamento formale dei lavori di demolizione e ricostruzione degli alloggi. Opere per le quali un’impresa edile di Catania si era già aggiudicata i lavori. Vicenda che la dice lunga sulla deriva della burocrazia. Probabilmente sarà necessario nominare un commissario ad acta per adempiere a questa necessità. E questo rischia di richiedere altro tempo.

Analisi del pudore di chi non ha il coraggio di approvare (ora che si può) il cambiamento del nome di Sciacca in Sciacca Terme

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C’è molto pudore, ormai è chiaro, attorno alla possibilità, garantita da una norma recentemente approvata dall’ARS, di aggiungere “Terme” al toponimo “Sciacca”. Montevago, come è noto, ne ha già approfittato, sfruttando la legge che, dunque, autorizza i consigli comunali ad apportare la modifica senza più alcuna necessità di fare ricorso ad un referendum. È di tutta evidenza che i consiglieri comunali di Sciacca temano di venire risucchiati nel vortice delle polemiche, posto che da tre anni ormai le Terme sono chiuse, e che le prospettive attuali sono assolutamente incerte. Questione che, naturalmente, è ancora al centro del dibattito pubblico, visto che dopo la sottoscrizione (pochi giorni prima delle elezioni regionali) in Sala Blasco tra l’ex assessore all’Economia Baccei e il sindaco Valenti, le Terme non sono più né della Regione, né (tanto meno) del Comune. È sufficiente questa amara contingenza storica a rimandare ancora ciò che è dovuto alla storia e ad una tradizione termale ultrasecolare di Sciacca? Non scherziamo. Le Terme sono nate prima che nascesse Sciacca, figurarsi i saccensi. Il riconoscimento di Sciacca Terme sarebbe un simbolo, certo. Un simbolo che, tuttavia, suggellerebbe la dignità storica di questo comune, intriso di così tanta cultura che è triste che i suoi stessi cittadini non vogliano riconoscerla. Rinunciare a chiamarsi Sciacca Terme “perché tanto le Terme sono chiuse” asseconderebbe solo un sentimento disfattista, simbolo di un’ottusa visione della storia, mesta deriva di accidia e disincanto di un popolo che continua a non volersi fare comunità, autoimmolandosi drammaticamente sull’altare dell’apatia e dell’indifferenza. Si continua a non capire che la battaglia per far tornare a funzionare le Terme è un percorso che non si può assimilare al rispetto della storia, che chiede solo la conferma definitiva di un’identità. Se la politica di Sciacca non ha il coraggio di sfidare l’eventuale dissenso della comunità, allora dimostrerà di esserne solo un riflesso malinconicamente condizionato.

Danneggiamento al Samonà, il secondo dopo poche settimane

Danneggiata una delle porte d’ingresso del Teatro Popolare di Sciacca. Un danneggiamento che arriva dopo un precedente avvenuto qualche settima fa e rilevato dalla polizia municipale di Sciacca. Ad essere danneggiata stavolta parte del portone d’ingresso dello stabile. Un danneggiamento dal quale il consigliere comunale Salvatore Monte ha tratto spunto per una nota di critica diretta all’amministrazione comunale che secondo lui “avrebbe totalmente eliminato dai suoi programmi l’utilizzo del teatro e la sua relativa valorizzazione”. L’ex assessore, inoltre ricorda che proprio oggi scadrebbe la convenzione tra il Comune di Sciacca e la Regione che nel 2015 consegnò al Comune la custodia del teatro. “Da fonti certe – scrive Monte – sembrerebbe che qualche giorno prima delle festività natalizie la Regione Sicilia avesse rinnovato fino ad oggi, 28 febbraio 2018, la convenzione per l’utilizzo, da parte del Comune di Sciacca, del Teatro Popolare. Peccato però che la struttura non sia stata utilizzata. Peccato che, ad oggi, non ci sia stata l’opportunità di assistere ad un solo evento.  Il Teatro, in quanto struttura, è stato snobbato dall’Amministrazione comunale. Triste ed amara verità”. In realtà, la convenzione tra Comune Regione risulta scaduta dal maggio 2017. Nonostante la possibilità di una proroga del termine della concessione di custodia all’ente comunale in via straordinaria da parte della Regione accordata poco prima di Natale.  La convenzione non è stata riattivata negli ultimi nove mesi per mancanza di disponibilità finanziarie per il rinnovo della convenzione che avrebbe comunque comportato un costo per il Comune di Sciacca sebbene avesse avuto la disponibilità del bene solo per pochi mesi. Dopo le nuove critiche di Salvatore Monte, ora l’amministrazione comunale preannuncia una sorte di “operazione verità” sulla vicenda teatro. “Faremo sapere – afferma il vicesindaco Bellanca – quanto sono costati gli spettacoli che si sono svolti finora al Samonà. E’ giusto che i cittadini siano messi a conoscenza”.