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Totò Riina e il suo capodanno da latitante a Torre Macauda ad applaudire il suo idolo Rocky Roberts

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La morte “di vecchiaia” del boss mafioso Totò Riina, il sanguinario organizzatore dell’avvicendamento corleonese al vertice di Cosa nostra a colpi di pallottole e autobombe, richiama alla memoria fatti che riguardano anche lo stesso nostro territorio. Si sa per certo, anche per essere stato acclarato a livello processuale, che durante gli anni della sua lunga latitanza “Totò ‘u curtu” più volte fu ospite dell’Hotel Torre Macauda, il cui patron allora era l’imprenditore sambucese Giuseppe Montalbano. Sì, proprio lui: il proprietario dell’ultimo alloggio conosciuto di Riina prima dell’arresto, la villa di via Bernini, poi confiscata e poi affidata all’Ordine dei giornalisti. Figlio di un deputato comunista, il soprannome di Montalbano era “l’ingegnere rosso”. Fu lo stesso Tribunale di Sciacca ad approvare le rivelazioni di alcuni pentiti, a partire da quelle di Angelo Siino, il celebre “Ministro dei lavori pubblici” della mafia. Pare che a Torre Macauda si svolgessero gli incontri tra i boss: dal saccense Salvatore Di Gangi a Giovanni Brusca, da Riina a a Matteo Messina Denaro. Destò curiosità il particolare riguardante un veglione di capodanno proprio a Torre Macauda. Riina era tra il pubblico ad applaudire il concerto di Rocky Roberts, quello di “Stasera mi butto”, di cui il boss era un grande ammiratore.

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