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Via D’Amelio 25 anni dopo: per non dimenticare Paolo Borsellino e la battaglia della Sicilia contro la mafia

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Via D’Amelio 25 anni dopo. Ricorre domani l’anniversario della strage in cui persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e i suoi agenti di scorta: Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina. Due mesi dopo la tragedia di Capaci, Cosa nostra proseguì nel suo attacco frontale a chi, attraverso quel pool antimafia tanto osteggiato anche ai piani alti delle stesse istituzioni, combatté una delle più straordinarie battaglie contro la mafia, culminata nel maxiprocesso di Palermo. Dopo la morte del suo amico fraterno Giovanni Falcone, Borsellino accusò una forte solitudine, che lo vide sofferente nei confronti di uno Stato che sentì sempre più lontano. Secondo le recenti ipotesi della Procura di Palermo in merito alla presunta trattativa Stato-mafia, utile a porre fine alla strategia stragista messa in atto dalla mafia, Paolo Borsellino avrebbe assunto una posizione particolarmente rigida, pagando con la vita la sua inflessibilità. Una tragedia, quella di via D’Amelio, da sempre circondata da un alone di mistero, a partire dall’agenda rossa che il magistrato conservava all’interno della sua borsa da lavoro, scomparsa pochi istanti dopo l’esplosione della Fiat 126 parcheggiata davanti l’abitazione della mamma. A Palermo ma anche in diversi altri comuni si stanno organizzando delle iniziative di commemorazione doverosa, in memoria di un evento che ha rappresentato uno dei tanti spartiacque della storia siciliana.

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