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Covid, i medici di famiglia: “Pronti a proclamare lo stato di agitazione”

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“Continuano le difficoltà in Italia per i medici di famiglia, che subiscono forti pressioni e ritmi di lavori inumani”. Lo afferma Pina Onotri, Segretario Generale del SMI (Sindacato Medici Italiani).

“Le condizione di lavoro sono difficilissime anche a causa delle politiche di questi anni che hanno determinato mancanze strutturali per la categoria, a partire dalla indisponibilità dei sostituti di assistenza primaria, medici di continuità assistenziale e 118. Carenze che stanno diventando drammatiche” aggiunge Onotri.

“Siamo dinnanzi a medici contagiati dal Covid e ammalati che hanno dovuto chiudere gli studi e rimanere comunque reperibili telefonicamente per smistare le urgenze o visite improcrastinabili ai colleghi di studio, già oberati di lavoro, fino ai casi estremi di donne medico in gravidanza che meditano di dimettersi perché non c’è nessuno che le possa sostituire”.

“A tutto questo – sottolinea il sindacato dei medici – si aggiunge il macigno della burocrazia collegata al Covid. I medici di famiglia, ricevono centinaia di telefonate, messaggi, mail, accessi a studio con un aumento vertiginoso in queste ultime settimane. Occorre liberare i medici di famiglia dalla gestione degli aspetti amministrativi e burocratici correlati al covid, in modo che si possano dedicare esclusivamente all’assistenza dei pazienti ammalati non solo di covid”.

“Gli aspetti amministrativi e gestionali della questione, dovrebbero essere garantiti dalla gestione automatizzata con il sistema informatizzato della tessera sanitaria e dal servizio igiene e sanità pubblica,ancora drammaticamente carenti a due anni dalla pandemia. I medici di medicina generale non sono autorità sanitarie che possono disporre isolamenti e quarantene, così come deliberato dalle regioni, perché in contrasto con norme legislative nazionali”.

“Respingiamo, quindi, la tesi – conclude Pina Onotri – sostenuta con superficialità, che i medici di medicina generale non rispondono alle chiamate dei pazienti. I medici si sono prodigati, nonostante tutto e nonostante i morti ancora in attesa di riconoscimento, per essere il primo presidio sanitario di contrasto alla pandemia. È ingeneroso addossare a loro carenze che sono generate dal caos organizzativo e dall’ inefficienza dei sistemi sanitari regionali e non è possibile pretendere che assumano funzioni vicarianti per tutte le falle di programmazione che ci sono state. La Segreteria Nazionale del SMI ha deciso che in mancanza di correttivi alla situazione, sarà costretta a dichiarare lo stato di agitazione”.

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