È terminato con un colpo di scena giudiziario il lungo processo milanese che indagava sull’attivazione non richiesta di servizi a pagamento su milioni di utenze mobili italiane. A decretarne la fine, non un’assoluzione nel merito, ma la sentenza di “non luogo a procedere per improcedibilità” pronunciata dal giudice monocratico del Tribunale di Milano, Ilaria Freddi, che ha accolto la tesi emersa nel corso del dibattimento: senza querela di parte, il processo non poteva neanche iniziare.
Decisiva è stata la consulenza tecnica dell’ingegnere informatico forense Antonio Roberto Consalvi, figura nota in ambito giudiziario per la sua attività ultraventennale al servizio di numerose procure italiane. Assieme ai colleghi Fabio Zito e Marco Zonaro, anch’essi consulenti di parte, Consalvi ha chiarito che “nel caso in oggetto non si è verificato alcun furto di identità digitale”, elemento che costituiva l’aggravante su cui si fondava l’iniziativa della Procura.
L’inchiesta, coordinata dal pm Francesco Cajani e dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco, era partita nel 2018 e aveva portato a 33 rinvii a giudizio, con sequestri complessivi per decine di milioni di euro, tra cui 21 milioni solo alla compagnia WindTre. Sul banco degli imputati, oltre a WindTre, anche altre società tecnologiche e di contenuti digitali, ritenute responsabili della diffusione massiva di servizi aggiuntivi attivati senza consenso, attraverso banner pubblicitari ingannevoli e meccanismi di “zero click”.
Durante l’udienza del 20 maggio scorso, i consulenti hanno spiegato come il numero di telefono di un utente non possa essere considerato “identità digitale” in senso giuridico, in quanto non consente di identificare con certezza una persona fisica (si pensi, ad esempio, al numero di telefono intestato ad un genitore che lo da in uso al figlio minorenne, ndr). Senza questa qualificazione, è venuta meno la configurabilità del furto di identità digitale, con la conseguente decadenza dell’aggravante prevista dall’articolo 640 ter del codice penale. E con essa, anche la possibilità di procedere d’ufficio per frode informatica: nessuna querela era mai stata presentata dai consumatori.
Così, all’udienza successiva del 3 giugno, a sorpresa, la giudice Freddi ha convocato le parti sul nodo della procedibilità e ha dichiarato l’improcedibilità del processo, disponendo la restituzione dei fondi sequestrati e l’assoluzione di tutti gli imputati, tra cui Luigi Saccà (WindTre), Alessandro Lavezzari, Angelo Salvetti (Pure Bros), Luca Tomassini e Alessandro Prili (Vetrya). Con la stessa logica giuridica, anche il parallelo procedimento contro Tim, dove sono stati sequestrati fino a 250 milioni di euro, potrebbe ora vedere compromessa la tenuta dell’accusa, sebbene lì alcune querele di parte siano pervenute.
Un risultato professionale di primo piano per l’ingegnere Roberto Consalvi, che ha avuto un ruolo determinante nel chiarire i contorni tecnico-informatici del caso. Consalvi, iscritto all’albo dei Ctu del tribunale di Patti, ha alle spalle una lunga carriera di consulente per procure e tribunali in casi complessi e mediatici, tra cui quelli dell’omicidio-suicidio di Viviana e Gioele e della madre e figlia di Santo Stefano di Camastra e del caso di Larimar Annaloro.
Nel 2024, Consalvi è stato insignito del titolo di eccellenza italiana nella Digital e Mobile Forensics durante la sesta edizione del “Forensics Awards” a Milano, e ha ricevuto la certificazione “Grand Fathering” ad honorem nel settore.
Sul piano normativo, l’intera vicenda non è stata vana. Già nel 2021, proprio a seguito dell’indagine penale milanese, l’Agcom ha modificato le regole dei servizi a sovrapprezzo (VAS), imponendo la necessità del consenso esplicito dell’utente. Da allora, la pratica di attivazione automatica di giochini, oroscopi, meteo e simili, è stata abbandonata.