Ribera, lutto cittadino il giorno dei funerali di Guddemi

Sarà lutto cittadino a Ribera il giorno dei funerali di Giuseppe Guddemi.

Lo ha deciso il sindaco, Matteo Ruvolo. La salma si trova ancora nella camera mortuaria del cimitero di Sciacca, in attesa delle decisioni dell’autorità giudiziaria.

E’ probabile, pertanto, che il rito funebre possa slittare alla prossima settimana. Guddemi, di 47 anni, è morto in un’incidente stradale all’incrocio tra via Circonvallazione e corso Regina Margherita, alla periferia di Ribera. Il riberese, sposato e padre di tre figli, assieme al fratello gestiva una ditta che opera nel campo dell’edilizia. Viaggiava su uno scooter che, all’incrocio tra via Circonvallazione e corso Regina Margherita, si è scontrato con una Fiat 600.

Il conducente dell’auto è pure riberese. L’impatto è stato tremendo e nonostante indossasse il casco per Guddemi non c’è stato niente da fare.

Lunedì la presentazione del libro nato dall’esperienza nell’Oncologia di Sciacca

Si terrà lunedì 4 agosto alle 19,30, presso la Lega Navale, la presentazione ufficiale del libro “Il Cibo che Cura. Guida pratica alla nutrizione e alle terapie di supporto durante la malattia oncologica”, realizzato dall’Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Oncologia di Sciacca, diretta da Domenico Santangelo.

Il volume nasce dall’esperienza dell’ambulatorio di Nutrizione clinica oncologica attivo nella struttura diretta da Matteo Pillitteri e rappresenta il frutto di un lavoro multidisciplinare che ha coinvolto oncologi, nutrizionisti e volontari, con l’obiettivo di fornire un sostegno concreto ai pazienti durante il percorso di cura.

Il libro sarà distribuito al prezzo simbolico di 15 euro: parte del ricavato sarà destinata alla FNOB – Federazione Nazionale Ordini dei Biologi per sostenere i giovani professionisti impegnati in questo ambito.

Alla serata interverranno, tra gli altri, il direttore regionale di Coldiretti, Calogero Fasulo, il docente dell’Università di Palermo, esperto in Scienze Gastronomiche, Filippo Sgroi.

L’iniziativa intende lanciare un messaggio chiaro: agricoltura, nutrizione e medicina devono dialogare per costruire un modello di cura che metta al centro la persona e valorizzi il territorio.

Lavoratore, offendere il capo in pubblico può costarti il licenziamento anche al primo episodio: la nuova sentenza della Cassazione

Una sola offesa al proprio superiore, se pronunciata in pubblico e in modo gratuito, può giustificare il licenziamento immediato per giusta causa. A ribadirlo è la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 21103 del 24 luglio 2025, che ha confermato il licenziamento di una dipendente per aver insultato il proprio capo davanti a una collega.


Il caso: un insulto durante una discussione sulle ferie

L’episodio riguarda una psicologa impiegata in una struttura per l’assistenza a persone con disabilità. Durante una discussione legata alla modifica del piano ferie, la lavoratrice ha rivolto al proprio responsabile l’epiteto “leccaculo” di fronte a una collega presente nella stanza.

Secondo la Cassazione, non si è trattato di una semplice espressione di cattivo gusto, ma di un comportamento che ha minato in modo irreparabile il rapporto fiduciario con il datore di lavoro. La presenza di testimoni ha aggravato ulteriormente la gravità dell’offesa, trasformandola in una umiliazione pubblica.


Il valore giuridico: l’insulto come atto di insubordinazione

La Corte ha sottolineato che il linguaggio offensivo verso un superiore, soprattutto in risposta a un ordine gerarchico o a una decisione organizzativa, costituisce una chiara forma di insubordinazione.

Il licenziamento è stato ritenuto proporzionato anche perché la lavoratrice aveva precedenti disciplinari per comportamenti simili, elemento che ha contribuito a definire un atteggiamento “inclinato all’ingiuria” secondo i giudici.

La Corte d’Appello, già in secondo grado, aveva corretto la decisione del Tribunale che inizialmente aveva considerato la sanzione eccessiva, riconoscendo invece la gravità della condotta.


Basta un solo episodio per la giusta causa

La sentenza ribadisce un principio importante: per applicare l’art. 2119 c.c. sul licenziamento per giusta causa non serve la reiterazione del comportamento. Anche un solo episodio, se di particolare gravità, può interrompere immediatamente il rapporto di lavoro senza preavviso.

Il contesto in cui avviene l’offesa è determinante. Nel caso specifico, il fatto che l’insulto fosse collegato a una decisione aziendale ha reso evidente la rottura delle gerarchie e del rispetto dovuto, elementi centrali nel rapporto tra datore e dipendente.


Rispetto e linguaggio: obblighi non negoziabili

Questa sentenza rappresenta un monito per tutti i lavoratori: il rispetto verso il superiore non è solo una questione di educazione, ma un obbligo contrattuale. Un linguaggio offensivo in pubblico, anche se isolato, può essere sufficiente per rompere definitivamente il vincolo fiduciario e portare al licenziamento immediato.

Caravaggio a Sciacca, la società coproduttrice dell’evento: “Una mostra come questa può fare 30 mila presenze” (Video)

Il portfolio della Navigare srl e’ di tutto rispetto. Una società di spicco nell’ambito della realizzazione di eventi culturali in Italia e all’estero. Ma pochi sanno che dietro alla società coproduttrice insieme a Mediterranea della mostra “Caravaggio – L’ oscurità e la luce”, vi è l’agrigentino Salvatore Lacagnina.

La Navigare unisce competenze in produzione, entertainment e creatività progettando e realizzando iniziative culturali nei luoghi storici e curando comunicazione e promozione con impatto sul territorio.

Da Frida Kahlo a Roma, Lautrec a Parma, Picasso a Napoli e perfino Andy Warhol a Dubai hanno tutti la mano organizzativa di Salvatore Lacagnina la cui famiglia vive a Ribera.

L’approdo di Caravaggio a Sciacca e in Sicilia e’ anche un po’ merito suo e oggi con lui abbiamo parlato del Samona’ e della sua possibilità di essere centro museale e ancora dei numeri che una mostra come quella inaugurata oggi a Sciacca può realizzare.

Termine: “Con la mostra su Caravaggio Sciacca al centro dell’offerta culturale della Sicilia” (Video)

Taglio del nastro e primo tour per la mostra “Caravaggio – Tra l’oscurità e la luce” inaugurata questa mattina al Teatro Popolare Samona’ di Sciacca. L’evento culturale, tanto atteso che oggi ha preso il via alla presenza di giornalisti, amministratori e autorità civili e militari.

Un momento del quale l’amministrazione Termine e’ andata particolarmente orgogliosa perché coincide con la riapertura del teatro, ora pensato non solo come luogo per spettacoli, ma che amplia verso il turismo congressuale e come centro espositivo. Termine stamane ha chiaramente detto che Sciacca e questa mostra al Samona’ e’ al centro dell’offerta culturale della Sicilia.

Per il primo speciale tour di stamattina, riservato a circa un centinaio di persone, c’era anche il curatore della mostra Denis Depaoli che ha spiegato l’importanza dell’esposizione non solo per la presenza del dipinto del Caravaggio, ma anche per le altre opere da Giovanni Baglione a Bartolomeo Manfredi ed Orazio Gentileschi.

Cuffaro: “Lavoriamo a un parcheggio pluripiano nell’ex ospedale per le Terme di Sciacca” (Video)

Accanto al sindaco Fabio Termine a tagliare il nastro del teatro Samona’ stamane vi era il dirigente generale del Dipartimento Finanze e Credito della Regione Siciliana, Silvio Cuffaro. E’ lui il funzionario regionale con il quale l’amministrazione comunale si è interfacciata in questi mesi per permettere la riapertura del teatro.

Cuffaro ha risposto ad alcune domande sulla riapertura delle Terme dove la tempistica dipenderà dal progetto che si aggiudicherà i lavori.

Ha poi risposto a domanda sul problema parcheggi nell’area termale confermando che si sta lavorando all’ipotesi di un parcheggio multipiano nell’ex ospedale e infine, sul parco termale ha prospettato un piano di sicurezza per evitare le vandalizzazioni.

Maxi operazione antimafia ad Agrigento: 14 misure cautelari per traffico di droga e metodo mafioso

Nuovo colpo alla criminalità organizzata agrigentina. All’alba di oggi, giovedì 1° agosto, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Agrigento, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 14 persone, già tutte destinatarie del provvedimento di fermo emesso lo scorso luglio.

Per 13 di loro si sono aperte le porte del carcere, dove in realtà erano già detenuti, mentre uno è finito agli arresti domiciliari. L’indagine – avviata nel dicembre 2024, ha permesso di ricostruire l’operatività di una fitta rete criminale che avrebbe gestito un vasto traffico di droga, con l’aggravante del metodo mafioso e l’obiettivo di rafforzare il potere di “Cosa nostra” sul territorio.

Figura chiave dell’inchiesta è James Burgio, ritenuto al vertice dell’associazione nonostante fosse già detenuto nel carcere di Augusta. Proprio dallo smartphone sequestrato a Burgio, analizzato grazie a una copia forense, è partita la ricostruzione dell’organizzazione: una struttura capillare, attiva nel traffico di cocaina e hashish, in stretto contatto con esponenti mafiosi come Pietro Capraro e Gaetano Licata, considerati rispettivamente capo e braccio destro della famiglia mafiosa di Agrigento-Villaseta.

Dalle indagini sono emersi collegamenti tra mafia e traffico di droga, ma anche numerosi episodi intimidatori nel territorio agrigentino: spari contro abitazioni e negozi, incendi di auto, estorsioni. In diversi casi, i colpi sono stati esplosi con armi da guerra, come il mitragliatore AK-47, Kalashnikov.

Tra i vari episodi documentati:

spari contro l’abitazione di un imprenditore a Porto Empedocle (settembre 2024);

incendio della sua auto (ottobre 2024) per costringerlo a pagare;

altri colpi contro negozi, veicoli e abitazioni a Raffadali, Agrigento e Porto Empedocle, tutti legati a debiti di droga o “permessi” per spacciare.

Nel corso dell’operazione del 10 luglio scorso – a cui l’odierna esecuzione cautelare fa seguito – sono stati sequestrati un fucile mitragliatore Kalashnikov con due caricatori, 16 panetti di hashish, un giubbotto antiproiettile e migliaia di munizioni.

Nonostante i colpi inferti negli anni, l’inchiesta dimostra che la mafia agrigentina è ancora operativa, radicata e dotata di mezzi e risorse, in grado di esercitare il controllo del territorio anche attraverso i suoi uomini in carcere, che continuano a impartire ordini all’esterno.

Aumenti in busta paga 2025: perché il Fisco riduce il netto nonostante il lordo più alto. L’effetto del drenaggio fiscale e dell’Irpef

Gli aumenti in busta paga previsti dai contratti collettivi nel 2025 potrebbero non tradursi in un reale incremento dello stipendio netto. Il fenomeno è legato al cosiddetto drenaggio fiscale (o fiscal drag), un meccanismo che, combinato alla progressività dell’Irpef e alla mancata indicizzazione delle detrazioni all’inflazione, rischia di vanificare gli adeguamenti salariali al costo della vita.


Cos’è il drenaggio fiscale e perché incide sugli stipendi

Secondo quanto evidenziato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb) nel Rapporto sulla politica di bilancio 2025, il drenaggio fiscale si verifica quando, a fronte di aumenti nominali degli stipendi, i lavoratori finiscono per pagare più tasse a causa del passaggio a scaglioni Irpef più alti e della riduzione dei benefici fiscali.

Il problema si amplifica in periodi di inflazione elevata. Gli adeguamenti contrattuali, pensati per compensare l’aumento dei prezzi, incrementano il reddito lordo ma non il potere d’acquisto. L’imposta, infatti, cresce in modo progressivo: anche piccoli aumenti di reddito possono far scattare aliquote più alte, erodendo gran parte del beneficio.


Lordo più alto, netto quasi invariato: come funziona l’effetto Irpef

L’Irpef è strutturata su aliquote a scaglioni. Quando lo stipendio cresce, anche solo per adeguamento al carovita, la parte di reddito aggiuntivo viene tassata con percentuali più elevate.

A questo si aggiunge la mancata indicizzazione all’inflazione delle detrazioni fiscali e dei parametri di calcolo: mentre i prezzi aumentano, le detrazioni restano fisse, riducendo ulteriormente il netto in busta.

Un altro effetto collaterale riguarda benefici come il Trattamento Integrativo (TIR) e il bonus per il taglio del cuneo fiscale: entrambi sono decrescenti al crescere del reddito e possono ridursi sensibilmente proprio in presenza di aumenti contrattuali, annullando di fatto la crescita del salario reale.


Perché il drenaggio fiscale penalizza i redditi medio-bassi

In teoria, la progressività dell’Irpef serve a garantire equità. Tuttavia, senza un adeguamento automatico degli scaglioni all’inflazione, il sistema rischia di penalizzare i redditi medio-bassi, che sono proprio quelli destinatari degli aumenti contrattuali per compensare il carovita.

Il risultato è un paradosso: sale lo stipendio lordo, ma il netto cresce poco o resta invariato, mentre il potere d’acquisto continua a diminuire.


Le soluzioni proposte: rivedere aliquote e detrazioni

L’Upb ha suggerito interventi mirati per limitare il drenaggio fiscale:

  • Indicizzazione periodica di scaglioni Irpef e detrazioni all’inflazione;
  • Revisione delle aliquote per evitare salti troppo bruschi tra gli scaglioni;
  • Introduzione di crediti d’imposta compensativi per proteggere i redditi da lavoro.

Senza una riforma strutturale, gli aumenti salariali rischiano di rimanere solo nominali, senza alcun impatto reale sul tenore di vita dei lavoratori.

Allarme organico dei magistrati alla procura di Sciacca, Maligno: “I veri problemi della giustizia”

La procuratrice della Repubblica di Sciacca, Maria Teresa Maligno, oggi, venerdì 1 agosto, sul Giornale di Sicilia, lancia l’allarme su una grave criticità del suo ufficio che, da settembre a dicembre 2025, rischia di rimanere con un solo magistrato.

L’ufficio che negli ultimi mesi ha coordinato e concluso con arresti delicate indagini su un omicidio, su fatti di droga e su risse con accoltellamento tra un mese perderà, per trasferimento, tutti i sostituti attualmente in servizio ed i nuovi già assegnati arriveranno soltanto il 18 dicembre 2025. Rimarrà soltanto la procuratrice Maligno.

In pratica, se non arriverà l’applicazione di altri sostituti la procuratrice rischia di doversi occupare di ogni attività, organizzazione dell’ufficio, coordinamento delle indagini, turno h24 e presenza alle udienze. Il tutto in un territorio di ben 20 comuni, a cavallo tra le province di Agrigento e Trapani, per un totale di 140 mila abitanti.

La procuratrice ha avanzato richiesta di posticipato possesso per due sostituti e anche di applicazione, distrettuale e infradistrettuale, per fare in modo che si possa coprire un periodo che è troppo lungo per essere retto da un solo magistrato. Si rivolgerà anche al ministro della Giustizia che può chiedere l’applicazione infradistrettuale. Sciacca ha dei flussi che sono superiori anche ad altre procure del distretto, ma un organico sottodimensionato.

“Non si può rimanere con un solo magistrato – dice la procuratrice nell’articolo a firma di Giuseppe Pantano – in un territorio che ha una grande densità criminale come dimostrano i fatti, anche i più recenti, dei quali con grande sforzo ci stiamo occupando. A settembre da sola non potrò portare avanti tutto e per questo sto avanzando tutte le richieste necessarie. Tutte le procure scontano una vacanza di organico in questo momento, ma solo quella di Sciacca rimarrà con un solo magistrato. Avanzerò a breve anche una richiesta di aumento di organico visto che i nostri numeri sono in linea con chi dispone di un maggior numero di magistrati. Al momento si parla tanto dei temi che riguardano la giustizia, a cominciare dalla separazione delle carriere, ma bisogna parlare anche di questi problemi, delle carenze di organico dei magistrati e con un personale amministrativo ridotto all’osso”.

Dopo quasi 15 anni tra poche settimane lascerà l’ufficio di Sciacca il sostituto Michele Marrone con destinazione procura della Repubblica di Palermo. Dopo cinque anni di permanenza a Sciacca lasciano anche i sostituti Albero Gaiatto e Brunella Fava che andranno alla procura di Trapani. I magistrati che arriveranno a dicembre sono Simone Billante, Valeria Pomara, Simona Lombardo e Carlotta Buzzi. Superare quattro mesi con un solo magistrato, però, è praticamente impossibile ed è per questo che l’ufficio attende risposte a tutte le iniziative avviate dalla procuratrice Maria Teresa Maligno.

Discarica lungo il sentiero per l’ex Fornace a Sciacca, allarme sul degrado nella zona (Video)

Rifiuti sparsi ovunque, materiali ingombranti abbandonati, plastica, resti di edilizia e un senso diffuso di abbandono. È la scena che si presenta a chi percorre il tratto che conduce alla spiaggia della ex Fornace, uno degli angoli più belli e suggestivi del litorale saccense, oggi trasformato in una discarica a cielo aperto.

A denunciare la situazione è Francesco Vella, responsabile del WWF per il territorio saccense, autore di un video che documenta il degrado: «Le immagini – scrive Vella – non rendono nemmeno lontanamente l’idea della gravità del problema. È un percorso che dovrebbe condurre a uno dei nostri arenili più belli, e invece sembra una zona dimenticata da tutti».

La zona in questione non è nuova a episodi di incuria. Proprio lì, anni fa, era esploso il caso del randagismo a Sciacca che aveva generato apprensione e acceso un dibattito sulle condizioni generali dell’area. Oggi, alla questione del randagismo, si aggiunge quella del degrado ambientale.

«Speriamo che questa ennesima segnalazione – afferma il referente del WWF – serva da stimolo per un intervento concreto e risolutivo”.

È fondamentale che si intervenga, sia da parte del pubblico che dei privati, per evitare che simili scempi continuino a deturpare il territorio.

La richiesta è chiara: bonificare subito l’area, istituire controlli più serrati e lavorare per restituire dignità a una parte di costa che ha enormi potenzialità turistiche e ambientali, ma che continua a essere soffocata da incuria e abbandono.