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DOPO TRE GIORNI, RIAPRE LA DISCARICA DI SICULIANA
Dopo tre giorni di chiusura, ha ripreso la sua attività la discarica di Siculiana. La decisione è stata assunta dopo il confronto con i tecnici della Regione Sicilia con i quali sono stati valutati e approfonditi gli esiti degli autocontrolli relativi al trattamento dei rifiuti all’interno dell’impianto provvisorio di biostabilizzazione.
Una volta accertata la sussistenza di tutte le condizioni atte a garantire gli elevati standard dell’impianto ed i massimi livelli di sicurezza, è stato deciso di riprendere il conferimento dei rifiuti nella discarica.
Rientrato, dunque, l’allarme che aveva destato la notizia della chiusura con degli effetti negativi anche per la discarica Saraceno-Salinella di Sciacca, possibile destinataria dei rifiuti di quei comuni che conferiscono normalmente nell’altra discarica agrigentina.
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Reclutate con contratto a progetto lavoravano come subordinate tribunale da ragione a 6 operatrici call center
Assunte con contratto a progetto, in realtà erano lavoratrici subordinate a tutti gli effetti. È questa la storia di 6 operatrici del call center della società Sicom Srl, che fino al 2014 ha operato in contrada Ferraro. Il Tribunale di Sciacca ha accolto il ricorso presentato dalle donne, disponendo il loro reintegro e il riconoscimento delle differenze retributive, somme oscillanti a occhio e croce tra i 13 e i 18 mila euro a testa.
Il contratto di lavoro a progetto è una tipologia che non esiste più, soppiantata nel 2015 al jobs act. Si trattava di “una forma di collaborazione coordinata e continuativa svolta in modo prevalentemente personale e senza vincolo di subordinazione per la realizzazione di uno o più progetti specifici determinati dal committente”. Formula utilizzata a suo tempo dalla Sicom Srl per reclutare i lavoratori. Le 6 ricorrenti, però, contestarono la legittimità di questo tipo di accordo, sostenendo in sede giurisdizionale la sussistenza di un rapporto subordinato. Lo hanno fatto riferendo “di aver percepito una retribuzione di 3 euro e 50 per ogni ora di lavoro, di aver svolto attività lavorativa sotto il potere direttivo e gerarchico della parte datoriale, di aver lavorato cinque ore al giorno per sei giorni la settimana, osservando gli ordini impartiti dai coach in assenza di qualsivoglia autonomia”.
A rappresentare le operatrici è stato l’avvocato Luigi Licari, del foro di Sciacca. Il loro ricorso è stato accolto dal Giudice del lavoro Anna Guidone, che pur dichiarando formalmente legittimi i contratti stipulati tra le parti, ha eccepito i caratteri propri della subordinazione nelle modalità in cui questi contratti si sono esplicati. In tale direzione il giudice ha richiamato alcune sentenze della Suprema Corte. Verdetti che individuano la differenza tra il rapporto di lavoro subordinato e quello autonomo “nell’assoggettamento del lavoratore al potere direttivo, disciplinare e di controllo del datore di lavoro ed il conseguente inserimento del lavoratore in modo stabile ed esclusivo nell’organizzazione aziendale”.
Il Giudice, inoltre, ha valutato sia singolarmente, sia complessivamente, quelli che nel dispositivo della sentenza si definiscono “indici secondari sintomatici della subordinazione”, ossia: l’assenza del rischio d’impresa, la continuità della prestazione, l’obbligo di osservare un orario di lavoro, la cadenza e la forma della retribuzione, l’utilizzazione di strumenti di lavoro e lo svolgimento della prestazione in ambienti messi a disposizione dal datore di lavoro.
Nel procedimento giudiziario è emerso che i coach del call center indicavano i numeri dei contratti da concludere e le modalità con cui dovevano svolgersi le telefonate e che spesso, nel corso dell’orario di lavoro, le dipendenti venivano invitate a dare spiegazioni in merito alla scarsa produttività giornaliera.
Una vicenda che non può non richiamare alla memoria la trama del film “Tutta la vita davanti”, di Paolo Virzì, con Sabrina Ferilli. Un film che fa emergere proprio la fragilità dei diritti dei lavoratori di un immaginario call center.
Una vicenda che a suo tempo divise anche gli stessi operatori. Nel 2014, a margine della chiusura della sede saccense della Sicom Srl, un gruppo di loro prese posizione sostenendo con una lettera aperta che le condizioni contrattuali pattuite erano chiare sin dall’inizio, e che gli addetti si erano impegnati a rispettarle.
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OMAGGIO A GIUSEPPE PALMINTERI, IL MAGGIORE DELL’ AERONAUTICA INNAMORATO DI SCIACCA
“Il 5 Febbraio ricorre anche il 39esimo compleanno del Maggiore Palminteri, e noi di Acquario siamo stati presenti per onorare la sua morte, ma soprattutto per onorare la sua vita, breve ma di grande ed indiscusso valore.
È un atto più che dovuto da parte della nostra città, perché Sciacca, anche se i saccensi non lo sanno, ha avuto da Giuseppe un rispetto, un attaccamento, un amore viscerale, intenso, forte e sicuro, mai messo in discussione, segno di appartenenza e di un legame tra un uomo ed una terra che sancisce un patto per la vita ed anche oltre la vita.
Vogliamo rendere onore al Maggiore Palminteri che aveva fatto della sua Patria e del difendere la sua Patria un istinto di vita. Ma ancor di più vogliamo raccontarvi di un uomo dal grande cuore, dagli occhi luminosi, di quella luce che solo le anime nobili possono avere.
Giuseppe amava Sciacca, ne amava il mare, l’aria calda d’estate che conservava dentro di se e che nelle sere d’estate riscaldava ogni sua parola…amava i tramonti sfumati visti dal mare, e che arricchivano di tenera malinconia il suo sguardo arguto.
La prendeva scherzosamente in giro la nostra, la Sua Sciacca! Lui che da Palermo aveva troppo presto “volato” il mondo, ma che a Sciacca sempre tornava per riprendersi un po’ di quell’area e di quel calore che aveva condiviso per trent’anni con i suoi più cari amici.
Amico leale e sincero fino a far male, sicuro delle sue ragioni, diretto e motivato a raggiungere e perseguire il giusto, sempre…
Sapeva chiedere e sapeva desiderare, ma più di tutto sapeva voler bene e sapeva amare, in tutte le forme ed i modi in cui è possibile amare.
Uomo di regole e rispetto, riconosceva il momento in cui occorreva scuotere gli animi, così come il momento di tacere ed il suo era un silenzio sempre efficace, che serviva a lasciare a lui e agli altri lo spazio per meditare, per fermarsi, riordinare e ricominciare.
Giuseppe era poi un uomo di Speranza, il valore più arduo da mantenere in se, quando la vita non ti ha ancora dato tutto ciò che ti spetta e che meriti.. la speranza che lui amava sfidare e a cui chiedeva di fargli compagnia, perché lui era così, un giovane uomo cresciuto con la fermezza, la certezza e la speranza che avrebbe raggiunto la vetta più alta.
Giuseppe l’ha raggiunta la sua vetta più alta, quella di essere storia nella vita di chi lo ha amato.
Vissuto non abbastanza per segnare altri cuori, ma così tanto da rendersi indimenticabile per noi che con lui abbiamo condiviso risate e pianti, sconforto e conforto, abbracci e calore.
Sciacca è stata e resterà il luogo delle gioie e dei legami per lui, ed anche qui, oltre che nei nostri cuori, a Sciacca, noi continueremo a sentire la sua presenza.
Il Maggiore Palminteri ha lasciato la terra per continuare a Volare con le sue ali, ma Il nostro Giuseppe non morirà mai, perché chi lascia un segno d’amore nella vita di qualcuno, si è conquistato il diritto di restare vivo per sempre”.