Revoca dei tre assessori “dissidenti” del Pd. E’ questa la decisione di Fabio Termine che tra pochi minuti dopo una settimana di silenzio ha deciso di revocare i tre assessori che insieme a 5 consiglieri comunali avevano formato il documento politico che dall’ultima seduta del consiglio comunale ha aperto la crisi dell’esecutivo. Ha affidato ad una breve nota stampa la comunicazione.
“Comunico – ha scritto Termine – che a seguito della sottoscrizione del documento presentato in Consiglio Comunale nella seduta del 3 novembre, con dispiacere per il legame personale instaurato, ho deciso a causa del venir meno del rapporto fiduciario, di procedere alla revoca degli Assessori Valeria Gulotta, Simone Di Paola e Alessandro Curreri che ringrazio per l’attività svolta”. Le indiscrezioni delle ultime ore sono state dunque, confermate. Valeria Gulotta che aveva anche la delega di vice sindaco, si era dimessa dal consiglio comunale in precedenza e pertanto, non rivestirà più alcun ruolo.
Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy conferma: il bonus elettrodomestici si potrà usare anche per gli acquisti online, fino a 200 euro di sconto per i redditi più bassi. Tutte le regole e i requisiti.
Buone notizie per chi deve sostituire gli elettrodomestici di casa: il Bonus Elettrodomestici 2026 sarà valido anche per gli acquisti online, con uno sconto diretto fino a 200 euro sul prezzo di vendita. La novità è stata ufficializzata dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), che ha definito le modalità operative della misura e chiarito che anche gli e-commerce aderenti potranno applicare il contributo ai clienti.
L’obiettivo dell’incentivo è duplice: favorire il risparmio energetico e sostenere le famiglie nella sostituzione dei vecchi apparecchi con modelli a maggiore efficienza.
🛒 Come funziona il bonus elettrodomestici 2026
Il contributo sarà riconosciuto sotto forma di voucher digitale, utilizzabile sia nei negozi fisici sia online, esclusivamente presso i rivenditori aderenti all’iniziativa. Ogni esercente dovrà registrarsi sulla piattaforma PagoPA dedicata al programma, indicando i propri punti vendita (fisici o virtuali).
Solo i negozi inclusi nell’elenco ufficiale dei partecipanti, che sarà pubblicato sul portale del Ministero, potranno accettare i voucher. La misura garantisce così trasparenza, tracciabilità e controllo fiscale dell’intero processo.
L’avvio delle domande per i cittadini è previsto a metà novembre, ma la fase di adesione dei rivenditori è già in corso.
💳 Come richiedere il voucher
La domanda per il bonus potrà essere presentata esclusivamente online, attraverso:
Una volta approvata la richiesta, il beneficiario riceverà un voucher digitale valido 15 giorni dalla data di emissione. Il buono sarà utilizzabile per l’acquisto di un solo elettrodomestico di grandi dimensioni, scelto tra quelli ammessi all’incentivo.
Gli importi previsti sono:
fino a 100 euro di sconto per i richiedenti con ISEE superiore a 25.000 euro;
fino a 200 euro per i nuclei familiari con ISEE fino a 25.000 euro.
Lo sconto verrà applicato direttamente al momento del pagamento, riducendo il prezzo finale del prodotto.
🌍 Acquisti online: come funziona lo sconto sugli e-commerce
Anche gli acquisti online potranno beneficiare del bonus, ma solo sui siti accreditati alla piattaforma PagoPA. Ogni e-commerce dovrà predisporre una sezione dedicata ai prodotti ammessi, separata dal catalogo generale, per consentire agli utenti di individuare facilmente gli articoli acquistabili con il voucher.
Durante il pagamento, il cliente dovrà inserire:
il proprio codice fiscale;
il codice del voucher ricevuto tramite App IO o scaricato dal sito ufficiale.
Il sistema calcolerà automaticamente lo sconto spettante (30% del prezzo), fino al tetto massimo previsto. Al termine dell’acquisto, l’utente riceverà regolare fattura con l’importo ridotto.
⚙️ Elettrodomestici ammessi e classi energetiche richieste
Il bonus copre sette categorie di elettrodomestici, tutti prodotti in stabilimenti situati nell’Unione Europea e con determinate classi di efficienza energetica:
Categoria
Classe energetica minima
Lavatrici e lavasciuga
A
Forni
A
Cappe da cucina
B
Lavastoviglie e asciugabiancheria
C
Frigoriferi e congelatori
D
Piani cottura
secondo il Regolamento UE 2019/2016
Restano esclusi i piccoli elettrodomestici come asciugacapelli, ferri da stiro, condizionatori portatili e aspirapolvere. Ogni famiglia potrà sostituire un solo apparecchio per volta e non potrà cumulare il bonus con altre agevolazioni fiscali riferite alla stessa spesa.
🔄 Rottamazione obbligatoria: consegna del vecchio apparecchio
Per ottenere il contributo, è obbligatoria la rottamazione del vecchio elettrodomestico. Durante la consegna del nuovo prodotto, l’acquirente dovrà consegnare al corriere o al rivenditore l’apparecchio da sostituire, che sarà poi smaltito in modo conforme alle normative ambientali.
Senza la prova di rottamazione, il bonus decade automaticamente e l’incentivo potrà essere revocato.
💡 Un incentivo per l’ambiente e per i consumatori
Il Bonus Elettrodomestici 2026 si conferma una misura di sostegno economico e ambientale. Da un lato aiuta le famiglie a ridurre i costi di acquisto di nuovi apparecchi più efficienti, dall’altro incentiva la sostenibilità energetica e la transizione digitale, grazie all’estensione agli e-commerce.
Un passo avanti che unisce risparmio, innovazione e tutela dell’ambiente.
Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha messo fuori dalla giunta gli assessori della Nuova Dc. Lasciano il governo regionale sia Nuccia Albano che Andrea Messina. Schifani ha firmato i decreti di revoca degli incarichi dei due assessori. «Alla luce del quadro delle indagini che sta emergendo, riguardanti l’ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro, ritengo doveroso riaffermare la necessità che il governo regionale operi nel segno della massima trasparenza, del rigore e della correttezza istituzionale, principi che rappresentano il fondamento stesso della buona amministrazione. In questa prospettiva, e fino a quando il quadro giudiziario non sarà pienamente chiarito, ritengo non sussistano le condizioni affinché gli assessori regionali espressione della Nuova Democrazia Cristiana possano continuare a svolgere il proprio incarico all’interno della Giunta regionale». Lo afferma il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.
«La nostra – prosegue il presidente – vuole essere una decisione improntata al senso di responsabilità, alla tutela della credibilità dell’istituzione e al rispetto dei siciliani, che confidano in un’amministrazione trasparente e coerente con i valori di correttezza e rigore che devono sempre ispirare l’azione pubblica. Questi valori costituiscono il cardine etico e politico su cui si regge il fondamento della mia azione politica per rappresentare l’interesse collettivo con autorevolezza e trasparenza».
«Non si tratta – aggiunge Schifani – di una decisione di parte, né di un giudizio sulle persone, alle quali va il mio personale ringraziamento per l’impegno, la dedizione e il contributo offerto finora, ma di un atto di responsabilità politica e morale. In momenti come questo, chi ha l’onore e la responsabilità di rappresentare i cittadini deve saper anteporre il bene collettivo e la credibilità delle istituzioni a ogni altra considerazione».
«Ringrazio i parlamentari della Nuova Democrazia Cristiana per la loro consolidata lealtà politica e parlamentare – conclude – ed auspico che essi continuino a sostenere i provvedimenti dell’esecutivo regionale, nell’interesse superiore della Sicilia e dei cittadini che rappresentiamo, nella convinzione che la responsabilità e la coesione istituzionale debbano prevalere su ogni altra considerazione. Solo così sarà possibile proseguire nel lavoro di governo con la necessaria serenità, chiarezza e coerenza rispetto ai valori di legalità e buon governo che tutti siamo chiamati a difendere». Le funzioni degli assessorati della Famiglia e della Funzione pubblica sono state assunte ad interim direttamente dal presidente Schifani.
Non avrebbe accettato il rifiuto trasformando il suo corteggiamento in un incubo. Un 27enne è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Sciacca per stalking e minacce ai danni di una ragazza di 19 anni.
Secondo quanto accertato dai carabinieri, l’indagato, per quattro lunghi mesi avrebbe perseguitato la vittima con pedinamenti, messaggi insistenti e atteggiamenti ossessivi, dopo che lei aveva chiaramente espresso di non volere alcuna relazione.
Il rifiuto e le molestie
Tutto nasce dal rifiuto della giovane, che nonostante le ripetute attenzioni del ventisettenne, ha scelto di non assecondare le sue avance. Il corteggiamento, inizialmente insistente ma apparentemente “innocuo”, si è trasformato presto in una vera e propria persecuzione.
La ragazza, decisa a far rispettare la propria volontà, ha iniziato a subire comportamenti sempre più invadenti: appostamenti sotto casa, messaggi minatori, e continui tentativi di contatto.
Il caso conferma ancora una volta quanto spesso il rifiuto femminile venga trasformato, da alcuni uomini, in motivo di rabbia o vendetta.
L’intervento dei carabinieri
Di fronte a una situazione divenuta insostenibile, la 19enne si è rivolta ai carabinieri di Sciacca, raccontando mesi di paura e tensione. Le indagini, condotte in tempi rapidi, hanno permesso di ricostruire il quadro delle condotte persecutorie e di accertare la fondatezza della denuncia.
Gli investigatori hanno raccolto elementi utili a dimostrare l’esistenza di stalking a Sciacca, denunciando così il ventisettenne alla Procura della Repubblica per atti persecutori e minacce.
Un fenomeno purtroppo diffuso
Il caso non rappresenta un episodio isolato, ma si inserisce nel quadro più ampio di una degenerazione dei rapporti personali e sentimentali, dove il “no” di una donna non viene accettato.
Ancora una volta, la vicenda riporta al centro dell’attenzione la necessità di riconoscere il diritto alla libertà personale e affettiva, e di denunciare subito qualsiasi forma di persecuzione.
La deputata di Forza Italia all’Ars, Margherita La Rocca Ruvolo, interviene con forza dopo la diffusione delle intercettazioni relative all’inchiesta della Procura di Palermo che vede coinvolto l’ormai ex segretario della Dc, Totò Cuffaro. Parole e toni che la parlamentare definisce «inaccettabili», soprattutto per il linguaggio utilizzato nei suoi confronti in più passaggi delle conversazioni finite agli atti.
«Respingo con fermezza la terminologia maschilista e arrogante usata contro di me – dichiara La Rocca Ruvolo in una nota – un linguaggio indegno nei confronti di una donna che svolge il proprio ruolo istituzionale con impegno e dedizione. Purtroppo, quando si attacca una donna, l’insulto sessista diventa normale, quasi un intercalare. Siamo abituati a queste volgarità da postribolo, ma ciò non significa che debbano essere tollerate».
La parlamentare sottolinea come certe parole, «che non possono essere declinate al maschile», vengano utilizzate da chi «non è capace di confrontarsi sui contenuti» e pensa di poter «svilire una donna nella sua dignità» ricorrendo a epiteti offensivi. «La politica – aggiunge – non può e non deve accettare simili toni, né in pubblico né in privato. Non hanno nulla a che vedere con il confronto democratico».
Il riferimento al marito e le critiche al “tavolo ristretto”
La Rocca Ruvolo giudica «grave e fuori luogo» anche il riferimento, emerso nelle intercettazioni, a suo marito, medico con oltre quarant’anni di esperienza nella sanità pubblica. «Un professionista serio che non ha mai cercato incarichi – precisa la deputata – molto diverso da come operavano i protagonisti di questa indagine che, al di là dell’iter giudiziario e nel pieno rispetto della presunzione di innocenza, mostra un quadro di interessi opaco, una lobby affaristica distante dall’interesse pubblico».
La parlamentare ricorda inoltre il contesto richiamato nelle conversazioni, ovvero il suo intervento critico nei confronti del deputato Carmelo Pace quando, in un’intervista, parlò di un presunto «tavolo ristretto» che decideva sulla sanità regionale. «Già allora – spiega – quelle parole mi sembravano rivelare manovre poco trasparenti, mentre si discuteva delle nomine dei manager e della riorganizzazione sanitaria. Il mio disappunto nasceva dal rispetto che dobbiamo alle istituzioni e dalla necessità di garantire chiarezza in un settore che riguarda la vita e la salute di tutti».
Secondo La Rocca Ruvolo, i fatti emersi dall’inchiesta confermerebbero la fondatezza dei dubbi espressi mesi fa: «Oggi, ancora di più, sono convinta della correttezza delle mie posizioni, di allora e di oggi».
Nessun comportamento vessatorio è stato accertato a carico del Comune di Calamonaci nei confronti di un proprio dipendente. È quanto stabilito dalla Corte d’Appello di Palermo, sezione controversie di lavoro, previdenza e assistenza, che ha rigettato il ricorso presentato dalla lavoratrice contro l’ente comunale, rappresentato e difeso dagli avvocati Michele Dinghile e Giuseppe Lo Gioco.
La Corte, composta dai magistrati Cinzia Alcamo (presidente), Caterina Greco (consigliere relatore) e Claudio Antonelli (consigliere), ha confermato integralmente la sentenza emessa in primo grado dal Tribunale di Sciacca, che aveva già respinto tutte le domande del dipendente.
Nel pronunciamento, i giudici hanno ribadito che non sussistono elementi idonei a configurare una condotta di mobbing da parte dell’amministrazione comunale. Il dipendente è stato inoltre condannato a rifondere al Comune di Calamonaci le spese processuali e a versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.
A Mazara del Vallo, un uomo di 41 anni è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia locale dopo aver tentato la fuga per sottrarsi all’arresto, ferendo un militare. L’episodio si è verificato durante l’esecuzione di un’ordinanza di espiazione pena emessa dalla Procura della Repubblica di Marsala.
Il provvedimento riguardava Pietro Cannavò, già condannato in via definitiva alla pena residua di due anni di reclusione per furto aggravato in concorso, commesso nel 2019. Quando i militari hanno raggiunto la sua abitazione per notificargli l’ordinanza, l’uomo ha reagito con violenza e tentato la fuga, colpendo uno dei carabinieri intervenuti.
La fuga e l’arresto
Durante il tentativo di fuga, Cannavò ha ferito lievemente un carabiniere, che tuttavia è riuscito a bloccarlo dopo un breve inseguimento. L’uomo è stato quindi tratto in arresto non solo per il reato già oggetto dell’ordinanza di espiazione pena, ma anche per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’arrestato avrebbe cercato di opporsi con forza alla cattura, tentando di dileguarsi tra le vie del centro cittadino. L’intervento tempestivo dei militari ha però evitato che riuscisse nel suo intento, consentendo di riportare la situazione sotto controllo in pochi minuti.
Condanna e conseguenze
Dopo il fermo, l’uomo è stato condotto in caserma per gli adempimenti di rito e successivamente trasferito presso la casa circondariale competente, dove sconterà la pena residua. L’episodio ha destato forte attenzione a Mazara del Vallo, città già teatro di vari episodi legati a reati contro il patrimonio.
Tensioni sempre più evidenti all’interno del Partito Democratico di Sciacca. A intervenire nel dibattito interno è la deputata Giovanna Iacono che lancia un appello al senso di responsabilità.
“A Sciacca il Partito Democratico si ritrova ostaggio delle contraddizioni interne – dichiara Iacono -. Una parte del Pd locale, invece di sostenere e rafforzare l’amministrazione guidata dal sindaco Fabio Termine, ha scelto la strada del conflitto interno, arrivando a minare la stabilità dell’azione amministrativa. La richiesta di azzerare e ridistribuire le deleghe assessoriali, accompagnata dal ricatto di non presentarsi in consiglio comunale, rappresenta un atto di sfiducia non verso un avversario politico, ma verso il proprio sindaco, il proprio partito e la comunità che ha dato pieno mandato al centrosinistra per governare la città”.
Parole pesanti che mettono in luce una frattura ormai profonda tra le diverse anime del Pd saccense. La deputata sottolinea come “risulti ancor più grave che assessori nominati dal sindaco, e dunque investiti di un incarico fiduciario, oltre che espressione del Pd saccense, scelgano di mettere in discussione l’amministrazione di cui fanno ancora parte. È inaccettabile, inoltre, che la vicenda venga trattata come una semplice questione istituzionale, tenuta fuori dagli organismi dirigenti del Pd locale, quasi come se alcune figure fossero svincolate dal partito che le ha delegate”.
Secondo Iacono, le tensioni sarebbero il risultato di una fase di rinnovamento che avrebbe generato resistenze interne. “L’ingresso di nuovi volti e nuove energie nel Pd, che superando vecchi schemi e logiche di corrente, ha generato fastidi e resistenze. Piuttosto che valorizzare questo percorso di rinnovamento, si è preferito ostacolarlo per calcoli personali e interessi di potere”.
La parlamentare del Partito Democratico punta il dito contro chi, a suo dire, antepone i propri interessi a quelli della collettività: “Chi tenta di indebolire il Pd, a Sciacca come altrove, illudendosi di trarne un vantaggio personale o politico, finisce per danneggiare sé stesso e l’intera comunità democratica”.
Infine, Iacono richiama tutti alla responsabilità e alla coesione: “Il Partito Democratico ha il dovere di governare Sciacca con responsabilità e coesione, non di consumarsi in contrasti interni che nulla hanno a che fare con le esigenze concrete della città. Le emergenze quotidiane dei cittadini non possono essere sacrificate alle rivalse interne o ai giochi di posizione”.
Un appello che si estende anche ai livelli superiori del partito: “Chi nel Pd ricopre ruoli istituzionali e di responsabilità nelle assise parlamentari, deve abbandonare definitivamente le logiche di paese, sostenendo il percorso avviato dalla segreteria regionale, che punta a riportare la discussione nella sede naturale e deputata a farlo: quella del Partito. Percorso finora ignorato e boicottato”.
“È indispensabile – conclude Iacono – ritrovare quanto prima, a Sciacca e altrove, il senso di responsabilità e la maturità politica da parte di chi si pregia di definirsi dirigente del nostro Partito. Per il bene di Sciacca, della provincia di Agrigento e della Sicilia tutta”.
Resta vuota la stanza del sindaco al secondo piano di palazzo di città. Anche stamattina il primo cittadino Fabio Termine non si è recato al Comune. Al lavoro stamattina in ufficio i suoi assessori: Fabio Leonte, Salvino Patti e Francesco Dimino.
Fabio Termine e’ atteso nel pomeriggio a palazzo di città quando alle 19 e’ previsto l’inizio dei lavori del consiglio comunale. Tra le altre cose, e’ prevista la cerimonia di inaugurazione per il ritorno in sala Falcone Borsellino dopo i lavori di restyling partiti l’estate scorsa.
Nessun contatto tra il primo cittadino e i tre assessori e cinque consiglieri che hanno firmato il documento politico che ha aperto la crisi politica lunedì scorso.
Al momento, ci sono solo indiscrezioni. Fatto sta che Termine parlerà e scioglierà la situazione in consiglio laddove tutto è partito. All’ordine del giorno del consiglio comunale vi e’ intanto, il bilancio consolidato 2024 e relazione annuale 2023/2024. Tema quest’ ultimo caldo vista la sanzione che ha interessato il Comune di Sciacca per il mancato adempimento dell’atto sindacale.
Voci delle ultime ore vorrebbero Termine sul punto di un azzeramento dei tre assessori Pd “ribelli”. Una questione legata al rapporto fiduciario venuto meno per il dissenso espresso. Indiscrezioni che devono ancora trovare conferma. Tutto e’ ancora aperto e soltanto quando Termine entrerà in aula si capirà il futuro della giunta.
Il gruppo consiliare Fratelli d’Italia del Comune di Sciacca rilancia il tema del futuro del complesso monumentale di San Domenico, da anni al centro di un dibattito irrisolto e ancora oggi privo di una destinazione funzionale. Per i consiglieri Calogero Bono e Gaetano Cognata è arrivato il momento di avviare un percorso concreto di valorizzazione che trasformi l’ex convento da struttura inutilizzata a volano produttivo, culturale ed economico per la città.
Il complesso, considerato un patrimonio architettonico di grande pregio, versa da decenni in uno stato di abbandono. La proprietà dell’immobile è frammentata: il piano terra appartiene al Comune di Sciacca, mentre gran parte del primo piano è di proprietà della Provincia di Agrigento; una piccola porzione, invece, è del Demanio dello Stato, oggetto nei mesi scorsi di un bando per l’utilizzo temporaneo.
Fratelli d’Italia ritiene “non più rinviabile” un intervento di riconversione strutturale capace di conciliare tutela del patrimonio e sviluppo economico. La proposta del gruppo consiliare punta alla creazione di una struttura ricettiva all’interno del complesso, un utilizzo considerato compatibile e potenzialmente in grado di generare indotto e occupazione.
In quest’ottica, i consiglieri chiedono all’amministrazione comunale di promuovere un tavolo di concertazione con tutti gli enti proprietari, così da definire un progetto condiviso e avviare la ricerca di un partner privato disposto a investire nella riqualificazione.
FdI critica inoltre l’atteggiamento dell’attuale amministrazione guidata dal sindaco Fabio Termine, accusandola di concentrarsi su “litigi interni” anziché su iniziative strategiche per il futuro della città. Secondo Bono e Cognata, i contrasti registrati negli ultimi giorni non riguarderebbero solo la maggioranza locale, ma anche i rapporti con gli alleati, come i Verdi di Daniela Campione e il Movimento 5 Stelle rappresentato da Alessandro Curreri.
Il gruppo annuncia infine che chiederà formalmente la discussione della proposta nelle sedi consiliari competenti, con il coinvolgimento di tecnici e specialisti. “Sciacca deve poter condividere una visione chiara e concreta del proprio futuro”, concludono.