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Stipendi d’oro all’Ars, marcia indietro di Micciché: “Mai detto di non volerli tagliare”. I grillini lo attaccano: “Mente”

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“Gli stipendi di questa Ars sono pazzeschi, sono vergognosi. Ma io non ci posso fare niente. Abbiamo appena formalizzato di mettere di nuovo il tetto di 240mila euro, ma non abbiamo una legge nazionale e non so se avremo successo”. Così il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, parlando a ‘L’aria che tira’ su La7. Una evidente marcia indietro, quella dell’ex viceministro, che poco dopo l’elezione a capo dell’Ars aveva dichiarato ben altro, accendendo le polveri al primo caso politico della giunta Musumeci, ossia le dimissioni dell’assessore Figuccia. Eppure Micciché ha negato di aver mai detto di non volere tagliare gli stipendi. “Questa frase è una falsità assoluta e in una terra in cui c’è una povertà assoluta quando qualcuno dice che io non voglio tagliare gli stipendi, io rischio la vita. Stipendi alti? E’ una vergogna, ma è una situazione che ho trovato. Noi possiamo solo cercare di migliorare il migliorabile. Gli stipendi vecchi non si possono toccare, possiamo solo lavorare sui nuovi”.  Miccichè ha poi ricordato di avere già avviato “una trattativa con i sindacati” per ripristinare il tetto di 240mila euro. “Ma – ha aggiunto – se non c’è una legge nazionale che ci supporta in tal senso, non avremo grandi successi”.
Giancarlo Cancelleri dei 5 stelle replica a Miccichè. “Le parole di Miccichè durante la trasmissione ‘L’aria che tira” a La7 sono lo specchio della scarsa qualità di chi sta amministrando la nostra terra. Dichiarare di non aver mai detto di voler togliere il tetto dei 240mila euro per ripristinare una spesa folle, significa mentire”.

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