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“Re Minore”, il film di Giuseppe Ferlito selezionato al Festival Internazionale del Cinema di Salerno

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Il film del regista siciliano Giuseppe Ferlito “Re Minore” è stato selezionato al Festival Internazionale del Cinema di Salerno.

Sarà possibile registrarsi, votare e vedere il film gratuitamente fino al 12 dicembre, in streaming sulla piattaforma del festival https://festivaldelcinemadisalerno.teyuto.com. La registrazione, gratuita, sulla piattaforma è necessaria per votare e aiutare “Re minore” a concorrere al Festival.

Giuseppe Ferlito, originario di Burgio, è un regista siciliano che vanta già la regia di diversi film e dirige, oggi, la Scuola di “Cinema Immagina” a Firenze. “Re minore” è un genere grottesco, poetico e drammatico ambientato in Sicilia.Con ‘Re minore’ La Sicilia torna a essere set cinematografico. Un film non convenzionale girato in diversi paesi della provincia di Agrigento: Burgio, Caltabellotta, Sciacca, Chiusa Sclafani, San Carlo e tante altre città limitrofe e con un cast di attori di talento, tra cui molti siciliani come Gabriele Ferrantelli, Letizia Toni,Vincenzo Catanzaro, Nicola Puleo, Santo D’Aleo e Barbara Capucci.

Il film e’ stato proiettato per diversi giorni, prima dello stop per il Covid, nella multisala Badia Grande a Sciacca.

Le prime scene lasciano intravedere una trama familiare, quasi confortevole per chi guarda: Mimì, un giovane musicista siciliano, decide di tornare a casa dopo un periodo trascorso all’estero. Allora vengono in mente tutte le connessioni letterarie tra il Mediterraneo e l’idea del ritorno, da Omero in avanti. Ma il protagonista non torna per nostalgia, né per compiere una missione eroica: torna semplicemente per questioni pratiche, di natura economica. Si è trovato più che bene a Londra, è in una relazione appagante, ha semplicemente bisogno di un posto dove poter continuare a lavorare in condizioni meno precarie di quelle in cui si trova al momento. La Sicilia, vista con gli occhi del protagonista, inaspettatamente e violentemente, non è più madre né focolare domestico, bensì luogo di conflitti esterni ed interni ai personaggi. Mimì sfugge alle tensioni che lo circondano vagando per le vie del suo paese e per le campagne vicine alla ricerca di suoni ambientali da registrare per le sue composizioni. In questa ricerca si può leggere uno dei messaggi più interessanti del film: con il suo microfono Mimì cattura suoni che sfuggono ai più, riuscendo a trovare la bellezza lì dove nessuno ne avrebbe mai sospettato neanche l’esistenza e ci riesce perché cerca con strumenti nuovi, più coerenti con i tempi che viviamo. E lo fa circondato dalla bellezza dei luoghi e dei paesaggi che conosciamo bene. Mimì è costretto inoltre ad affrontare il tradimento e la miseria umana di figure paterne, ennesimo tòpos tradizionale lucidamente stravolto dalla sceneggiatura, come il maestro Corona, il suo primo insegnante di musica, l’elemento narrativo più dirompente dell’intero film, e lo stesso padre, apparentemente incapace di sostenerlo, infinitamente distante sia emotivamente che culturalmente. Lo tradisce perfino la sua compagna, incapace di ambientarsi in un contesto che, distante anni luce dallo stereotipo della proverbiale ospitalità dei siciliani, si sente soffocata da un clima di ostilità e diffidenza. Nella parte finale l’ultimo tradimento è quello della stessa trama, che si svela per quella che è con un coup de théâtre che ribalta la prospettiva del protagonista rispetto all’intera vicenda, per l’ennesima volta, conducendolo all’angosciante sequenza finale, efficace citazione del Vertigo di Hitchcock. Tutto l’impianto è retto da una regia solida, mai banale e ricca di citazioni, da una fotografia intensa e drammatica, e da interpretazioni capaci di coinvolgere emotivamente lo spettatore, tra tutte quelle di Mimì (Gabriele Ferrantelli) e di Corona (Vincenzo Catanzaro). Così, si arriva alla fine disorientati, dopo avere assistito alla sistematica demolizione dei principali luoghi comuni sulla Sicilia, ma soddisfatti dalla possibilità di una narrazione nuova dell’Isola, più coerente con le reali tensioni che animano i nostri tempi, sempre più difficili, e capace di farci riconsiderare il concetto stesso di identità, liberandolo da comodi ma superati stereotipi e proiettandolo verso un’analisi tanto acuta quanto lacerante, in grado di mostrarci, senza alcuna pietà, che la fragilità di quella bellezza di cui spesso andiamo fieri, purtroppo, è soprattutto la nostra.

Veronica Gallo
Veronica Gallohttp://www.risoluto.it/
Digital Marketing Manager e Web Content Editor. Laureata in Scienze della Comunicazione Pubblica, d'impresa e Pubblicità e specializzata in Digital Marketing attualmente lavora a Milano come Digital Marketing Manager. Nel 2016 entra nella squadra della Blue Owl Agency collaborando come Social Media Manager e dal 2017 scrive articoli per Risoluto.it collaborando come Web Content Editor.

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