25.4 C
Comune di Sciacca
Home Blog Page 3095

Commenti. “Sciacca Città per parti”. 2. “Spazi di Risulta” e “Aree Residuali”. Possibilità di rigenerazione. A cura dell’arch. Paolo Ferrara

Continua la disamina sugli “spazi di risulta” e le “aree residuali”, iniziata con la prima parte dell’intervento pubblicata su Risoluto.it lo scorso 20 maggio.
Seconda parte. 
Piazza Don Luigi Sturzo/Belvedere (Porta Palermo) – Area residuale. Si tratta di un luogo identificato quale “piazza” ma che, in realtà, è uno “slargo” veicolare con annesso parcheggio, un luogo il cui contesto è il caos. Parliamo di una zona residenziale/commerciale di primaria importanza, nodo d’interconnessione tra il Nucleo Antico e gli ambiti di Via Kronio/Via Mazzini e Via Cappuccini, ma che, nelle condizioni in cui versa, non è però organo fisiologico e funzionale al “sistema-città”.
Per questi motivi, non è azzardato ascriverla nella categoria urbana delle “aree residuali”, ponendosi quale altro esempio della mancanza di consapevolezza da parte degli amministratori di ciò che significa gestire le potenzialità della città. Lo dimostrano anche gli avvenimenti del 2010, quando la causa del suo status negativo fu identificata esclusivamente nell’ex stazione di servizio dell’Agip (poi Tamoil), costruita negli anni ’60 del XX sec. Il risultato ne fu l’abbattimento, con la convinzione dei suoi detrattori che ciò sarebbe bastato (così come ebbe a dire più di un politico) per «riqualificare la piazza, che è molto bella, sostituendo la stazione di servizio con panchine e fioriere». Allo stato dei fatti, la “piazza” brutta era e tale è rimasta, e di panchine e fioriere neanche a parlarne. Tutto ciò denota quanto, spesso, l’approccio al concetto di “riqualificazione” sia superficiale, connotando l’idea assolutamente distorta che se ne ha: la s’intende quale atto fisico finalizzato a conferire pregio a un determinato luogo urbano (o a un immobile), ma si attua senza programmare la necessaria futura e proficua utilizzazione dello stesso. Ne è esempio la Chiesa della Raccomandata: è stata fisicamente “restaurata” ma non è mai stata assegnata a chi (Italia Nostra di Sciacca, presieduta dall’arch. Calogero Segreto), profondendo impegno e competenza, avrebbe tutti i requisiti per conferirle una funzione d’uso che rendesse possibile un’ulteriore “riqualificazione” dei valori culturali della città.
Il motivo dell’impossibilità d’assegnazione è stupefacente: non si può abilitarla all’uso poiché, così come accadde nel 2003 per l’albergo sul Monte Kronio appena ristrutturato (con soldi pubblici), è mancante dell’adduzione allo scarico fognario. Entrambi i fatti dovrebbero essere pane per la magistratura.
Ma torniamo alla piazza Sturzo/Belvedere. La stazione di servizio era un importante simbolo sociale e architettonico. Faceva parte della tipologia di quelle costruite negli anni ’50 e ’60 in tutta Italia (da Aosta a Sciacca), progettate dall’arch. Mario Bacciocchi su commessa dell’Agip di Enrico Mattei, fondatore dell’Eni e imprenditore/dirigente pubblico che più di ogni altro ha incarnato gli anni del “miracolo economico italiano”. Essendo elementi funzionali al mezzo di trasporto meccanico su gomma, divennero testo architettonico di quella precisa epoca, assurgendo a uno dei simboli del cambiamento in atto nella struttura sociale, che faceva della “modernità” il proprio credo, ben rappresentato dall’automobile, dalla motocicletta, dalla Vespa e dalla Lambretta. Anche a Sciacca, quel testo architettonico messo lì, a Porta Palermo, era perfettamente contestualizzato per rappresentare quella fase di cambiamento della città. Bisogna ricordare che, prima, tra e dopo le guerre mondiali, storicamente in quel luogo convergeva chi, all’alba di ogni giorno, a piedi o al massimo in groppa all’asino, andava a cercare lavoro. Era un’area fisiologica al “sistema-città” poiché lo serviva rispetto le esigenze del tempo, luogo di primaria importanza per l’economia della città poiché punto di ritrovo della manodopera (non solo agricola). Fu dagli anni ’50 che iniziò a riempirsi anche di mezzi di trasporto meccanici, frutto dell’innovazione tecnologica che accelerava l’evoluzione del lavoro e l’innovazione della società.
Chiaro, allora, che per ciò che rappresentava, nessun luogo era più adatto a ospitare la stazione di servizio, che identificava il nuovo contesto sociale. Abbattendola si è perso un “testo” che raccontava una fase storica della società, un simbolo che in altre parti d’Italia è addirittura finito sotto tutela della Soprintendenza (Milano); è stato oggetto di proteste della cittadinanza per evitarne la distruzione (Massa) e d’inserimento nel Piano di Tutela (Pisa); è riutilizzato convertendone la funzione d’uso (decine di esempi). Di fatto, a Sciacca non sono nate neanche le panchine e le fioriere promesse in sua sostituzione, ma vi è stato posto quell’inverecondo gabbiotto, in ferro e vetro, sempre lercio, in stile falso antico (parleremo di questo aberrante aspetto occupandoci del significato di “arredo urbano” in un prossimo intervento). Anche quest’area residuale può certamente essere trasformata in un luogo che sia “organo vitale del sistema-città”, soprattutto a vantaggio dei residenti, dando loro la possibilità di usufruire di una piazza che tale sia. L’operazione non sarebbe per nulla complicata e la piazza potrebbe essere realizzata senza creare alcun problema al traffico veicolare nonostante ci si trovi in uno dei nodi stradali più eterogenei della città, che potrebbe essere così razionalizzato. Con piccole modifiche al primo tratto di Via Kronio sarebbe molto semplice riorganizzare la viabilità, gestendo i flussi per mezzo di semafori. Rendere pedonale l’area oggi del parcheggio significherebbe creare una piazza che, in ottica di una città (anche) turistica, sarebbe molto più consona alle attività commerciali che su essa affaccerebbero. Il PRG individua in “E.6” (verde privato destinato a orti, giardini e attrezzature di pertinenza di privati) lo spazio aperto racchiuso tra i condomini di Via Maglienti, Via Campanella e Via Madonna della Rocca, tralasciando del tutto l’idea che vi si potrebbe inserire un piccolo parcheggio multipiano atto ad attutire la sosta selvaggia che oggi devasta l’area fuori Porta Palermo. Basterebbero due livelli interrati e altrettanti fuori terra, con capienza di circa 160 posti, di cui una parte riservata ai residenti della zona. L’accesso pedonale sarebbe garantito dal varco esistente tra gli edifici posti all’angolo di Via Maglienti con Piazza Belvedere, potendo così scendere da quest’ultima sino all’area del parcheggio; quello carrabile, invece, da Via Campanella. L’edificio del parcheggio non dovrà essere concepito quale oggetto amorfo e denunciante la sua funzione; a parte i due piani interrati, quelli fuori terra dovranno essere pensati in struttura metallica modulare (dunque smontabile), separati dagli edifici circostanti da una cortina di alberi posta intorno al perimetro, creando una barriera naturale e inglobando il parcheggio in un’area a verde usufruibile quale piccolo giardino. Tra l’altro, muterebbe anche la valenza dei prospetti degli edifici che affacciano su quest’area con quello che è considerato il “prospetto secondario”). La funzione di destinazione prevista dal PRG potrebbe essere collocata sulla sua copertura, creando un giardino/orto urbano accessibile dal citato varco di passaggio, ponendolo in continuità con la nuova piazza Sturzo.  Così facendo, si avrebbe un sistema di connessione che, sulla direttrice Piazza Belvedere – giardino/parcheggio – Via Campanella, connetterebbe pedonalmente l’area di Porta Palermo con quella dell’ipotetico parco urbano del Cansalamone (n.d.a. – di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente, prima parte dell’argomento trattato). La possibilità di rigenerare un luogo qual è l’attale Piazza Sturzo/Belvedere coinvolgerebbe così altre aree organiche al “sistema-città”.
Via Eleonora d’Aragona (Piazza Scandaliato / Via Stazione) – Area residuale. Posta “sotto” la Piazza Scandaliato, è identificata quale “area verde del centro” ma, invero, nulla ha per fregiarsi di tale denominazione.
Per lo stato di fatto in cui si trova, anche in questo caso è possibile parlare di “area residuale” poiché non ha alcuna destinazione d’uso ed è in stato di abbandono. Una situazione non rispondente alle istanze contemporanee, che la connotano diversamente rispetto al passato, quando era secondaria e marginale rispetto alla Piazza  ed era semplicemente  identificata con ciò che le stava “sotto”. La Piazza era il fulcro della città, punto d’arrivo della confluenza da ogni parte della stessa, il suo centro civico, luogo principale di ritrovo e di relazione sociale. Era elemento urbano primario definito fisicamente dalla ringhiera verso mare, che determinava un vero e proprio limite oltre il quale si poteva andare solo con la vista e, come detto, tutto ciò che le stava “sotto” non aveva particolare valenza. Un ruolo che, per una serie di motivi, la Piazza ha oramai perso, vivendo un forte calo di popolarità. Per tornare a essere elemento urbano primario abbisogna dell’immissione di funzioni che non siano semplicemente il “passeggio”, la sfilata carnevalesca o brevi usi per festival vari. L’imperativo dovrebbe essere quello di connettere la Piazza a ciò che le sta “sotto” e, da qui, connetterla sino al porto e al Borgo dello Stazzone: parliamo di Via Eleonora d’Aragona, “area residuale” che si porrebbe così quale elemento urbano rigenerativo della connettività, senza soluzione di continuità, tra altri elementi urbani. Vero, esiste già la scalinata che dalla Piazza scende sino a Via della Stazione, ma è anacronistica poiché, la sua tipologia (percorso rigido, dal punto A al punto B) tende a escludere la fruizione organica delle aree su cui insiste. Le previsioni del PRG si limitano a retinare l’area in oggetto con la destinazione “(E.3) agricola boscata”, inserendovi un “collegamento meccanizzato tra parcheggi”, che andrebbe da Piazza M. Rossi all’area posta oltre quella dell’ex stazione, dove lo stesso PRG prevede la costruzione ex novo del molo portuale (destinazione commerciale/turistica). E’ un modus operandi paesaggisticamente banale e riduttivo, che collega i due parcheggi limitandosi a tracciare un percorso che va dal punto A (nuovo molo) al punto B (piazza Rossi); si esclude così a priori la possibilità di vivere, senza soluzione di continuità, il percorso che potrebbe collegare il Borgo dello Stazzone a San Michele, lungo il quale collocare funzioni eterogenee e fisiologiche al “sistema-città”, in questo caso prioritariamente in accezione turistica. Tra l’altro, il collegamento “A-B” meccanizzato, prima d’inerpicarsi per il pendio con (presumibilmente) le scale mobili, passerebbe nell’area dell’ex stazione, individuata con D.1.5 (destinata a commercio e residenza), conferendogli -ancora di più- un’ottima “rendita di posizione”, a discapito del Borgo dello Stazzone (n.d.a. – di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente, prima parte dell’argomento qui  trattato). Proviamo, in alternativa, a creare un percorso che interconnetta, senza soluzione di continuità, i citati elementi urbani.
Immaginiamo la creazione di una terrazza al di “sotto” della Piazza, posta sulla copertura di un piccolo parcheggio multipiano assemblato “a ponte” su Via Eleonora d’Aragona, elevato in corrispondenza dell’attuale parcheggio a raso ma lasciando il passaggio delle automobili verso Via Porta di Mare. Una terrazza che sia direttamente accessibile da Piazza Scandaliato e che, scendendo al livello di Via Eleonora d’Aragona, si connetta e connetta anche la Piazza ai vicoli Consiglio, alla Salita Scandaliato (convergenti in Via Caricatore) e alla Via Vespucci (convergente in Vicolo Galleria e, da qui, in Via Stazione). Si creerebbero più percorsi paesaggistici, in continuità sino all’area portuale e, da questa, al Borgo dello Stazzone o, se mai fosse realizzato quello del Fondaco Bernardo, alle Terme, passando da Rocca Regina. La stessa Piazza Scandaliato ne trarrebbe vantaggio: manterrebbe la sua originaria funzione (passeggio/aggregazione e affaccio panoramico) e diverrebbe il fulcro della connessione di uno dei percorsi possibili “Borgo dello Stazzone – Porto – San Michele” (la straordinaria conformazione del tessuto urbano di Sciacca ne permette molteplici: ad esempio, scendere da San Michele sino al Borgo dello Stazzone passando dalla Villa Comunale – Terme – Rocca Regina; oppure passando dalla Chiazza – Piazza Duomo – discesa Campidoglio).
La nuova tipologia della Piazza dovrà essere supportata dall’immissione di funzioni commerciali di ristoro (strutture amovibili), poste direttamente su di essa e sulla terrazza su Via Eleonora d’Aragona. La realizzazione del parcheggio (massimo di due piani) sarebbe semplice se si utilizzasse il sistema reversibile metallico/ modulare (li troviamo negli aeroporti, vedi Palermo), tecnica che non comporterebbe alcuna “cementificazione” o danni ai terrazzamenti esistenti che, anzi, sarebbero luoghi da sfruttare creandovi aree di sosta nel verde, connesse direttamente con l’area sottostante alla Via Eleonora d’Aragona, riprogettata quale parco urbano, da cui proseguire per l’area portuale. Siamo in zona tutelata dal Piano Paesaggistico ma interventi di questo genere non creerebbero alcun danno né mutazione dei luoghi o irreversibilità. Altra necessaria operazione sarebbe la pedonalizzazione di Piazza Rossi, che diventerebbe un’area altrettanto importante per il “sistema-citta”, soprattutto se dovesse essere realizzato il parcheggio interrato posto nell’area sottostante, digradante sino Via F.lli Argento/Via Stazione (la qualcosa, ovviamente, sarebbe auspicabile ed eviterebbe di pensare quello -molto meno capiente- su Via Eleonora d’Aragona, di cui si è parlato). Dobbiamo mettere da parte tutti i pregiudizi sui parcheggi interrati: ne troviamo in tutte le città che hanno un nucleo antico di pregio (Perugia, Belluno, etc.), compresa Assisi dove è situato a ridosso di Piazza San Francesco (al cui lato ovest stanno le Basiliche Inferiore e Superiore), risolvendo così il problema dell’afflusso veicolare. Con tutto il rispetto per Sciacca, Assisi ha altra storia artistica e turistica, ma lì si è comunque andati al passo con i tempi, innovandosi anche nelle infrastrutture, assolutamente fisiologiche alle esigenze (anche turistiche) contemporanee.
La Villa Comunale – Area residuale. Si tratta di fondamentale elemento urbano connotato dai valori di antichità e di storicità, di cui Sciacca non potrebbe fare a meno poiché rappresenta una precisa fase della sua storia.
La Villa è antica poiché realizzata nel 1880, mentre storica lo è per più motivi.
Sorta quale elemento urbano pianificato, rappresentò un mutamento epocale nell’innovazione della struttura urbana, che con essa si estese oltre la cinta muraria, iniziando a porre in relazione diretta il Nucleo Antico con l’area edificata della Marina, prima di allora nucleo a sé stante poiché posto al di fuori della cinta muraria. Inoltre, si concretizzava la possibilità che le aree a verde della città, sino a quel momento ad appannaggio esclusivo della elitè delle classi sociali (giardini privati), fossero fruibili da tutti i cittadini.  E’ soprattutto per questi due valori di storicità che, all’atto della sua realizzazione, svolgendo una funzione centrale nel “sistema-città” (che coinvolge appieno l’aspetto socio-economico), la Villa ne fu, subito, organo fisiologico. Oggi, a causa della sua estraneità alle dinamiche -non sempre positive- che la città contemporanea sottintende, non è più in relazione con essa, anche se ciò non ne giustifica l’assoluta mancanza di manutenzione e le avventate destinazioni d’uso di attività commerciali che vi sono state inserite (sia quelle mai realizzate all’interno, sia quelle attive poste lungo il lato d’ingresso) che ne hanno inficiato la bellezza. Difendere l’integrità tipologica, botanica e d’uso della Villa Comunale è legittimo e condivisibile; non si deve però precludere la possibilità di potenziarne le funzioni.  Pur senza il bisogno d’inserirvi attività commerciali, la Villa deve essere rigenerata per poi, nel suo ruolo di elemento nodale per la continuità dei percorsi paesaggistici, essere organica alla città. In poche parole, avere una concezione “moderna” della Villa Comunale non significa certo cementificarla; “modernità” è «trasformare la crisi in valore (Jean Baudrillard)» ed è indubbio che essa viva una profonda crisi, che non può risolversi se non rendendola parte del “sistema-città”. Fermo restando che la sua funzione originaria non debba essere sovvertita ma, piuttosto, rivalutata, va però potenziata in sinergia con altre che siano atte a renderla elemento connettore tra il Nucleo antico e l’area delle Terme e, attraverso il Fondaco Bernardo, sino al molo di Rocca Regina (dunque all’area portuale). Allo stesso tempo, potrebbe essere il “foyer all’aperto” del Teatro Popolare tramite il collegamento con l’area a questo antistante, divenendo luogo in cui intrattenersi prima e dopo lo spettacolo. Un foyer atipico, ma certamente esclusivo. Se la discesa alle Terme o alla Rocca Regina e l’accesso al teatro avvenissero passando dalla Villa, va da sé che se ne vivrebbe costantemente la bellezza. Il PRG, nella versione adottata dal Comune di Sciacca nel 2015, presenta una scala tra la Villa e l’area antistante al Teatro Popolare. Se con tale soluzione si afferma la possibilità di attuare quanto sopra detto, nella sostanza l’errore è grossolano poiché esclude a priori quello che è il vero elemento chiave necessario alla continuità “Nucleo antico/mare”: la pedonalizzazione dell’area laterale e di quella antistante l’edifico delle Terme, così da creare un vero “piazzale” chiuso al traffico davanti all’edificio termale. Errata anche la scelta della scala quale elemento tipologico/architettonico per unire le due aree; si tratta di percorso lineare e mono-prospettico/direzionale, assolutamente statico, che esclude la continuità dinamica spazio-temporale (percorrere lo spazio cambiando continuamente punto di vista) imponendo esclusivamente la funzione di congiungere il punto A con il punto B. Piuttosto, considerando la loro intensità di bellezza, nella discesa verso le Terme (e viceversa, dalle Terme alla Villa) la molteplicità dei punti di vista paesaggistici dovrebbe essere colta seguendo più direzioni.
Rigenerare la Villa Comunale produrrà effetti positivi per la stessa e per le aree della città che essa metterà in diretta relazione (si veda la possibilità del percorso San Michele – Castello Luna – Santa Caterina – Giummare – Villa – Terme – Fondaco Bernardo – Rocca Regina – Porto – Borgo dello Stazzone); a questo proposito, in prima battuta, sarebbe necessario eliminare la barriera della recinzione esistente (tra l’altro di nessun valore) affinché la permeabilità nell’area sia in continuità con la città.
Vero è che la recinzione è elemento che ha connotato la Villa sin dalla sua nascita, ma ha poco senso continuare a farne un “giardino chiuso” nella città contemporanea, soprattutto se, come descritto, dovesse diventare elemento connettivo. Ovviamente, rigenerarla impone anche che sia liberata dalle strutture da “cibo da strada” che sono poste ai lati del cancello d’ingresso, tra l’altro su area carrabile creando così un’assurda congestione causata dalle auto degli avventori, ferme in carreggiata e, non raramente, addirittura proprio sull’ingresso alla Villa. Sono funzioni che, preservando il diritto al lavoro dei licenziatari, andrebbero spostate su Piazza Saverio Friscia, in apposite strutture progettate ad hoc, che non abbiano parvenza di baracconi da luna park quali ora sono.
Area tra Via Lido e Via Allende – Spazio di risulta. Ci si riferisce a quell’area in pendio posta tra il versante sud della Perriera e la Via Lido/Tonnara, anch’essa -come quella del Cansalamone- risultante dallo sviluppo del nuovo quartiere. Allo stato attuale, dal punto di vista squisitamente paesaggistico/estetico è derelitta (sterpaglie), mentre è dannosa da quello materiale poiché da essa provengono i detriti e la fanghiglia che, a ogni violenta pioggia, si depositano contro le recinzioni delle abitazioni del tratto centrale di Via Lido. E’ la più semplice da rigenerare. Il Piano Paesaggistico la pone sotto “Tutela 2”, determinandone la “conservazione del patrimonio naturale attraverso interventi di manutenzione e rinaturalizzazione delle formazioni vegetali, al fine del potenziamento della biodiversità”. Allo stato dei fatti, l’unico “patrimonio naturale” di cui dispone è quello delle sterpaglie, dunque la strada da seguire è quella della “rinaturalizzazione delle forme vegetali”.
L’adottato PRG destina la zona in “(E.2) agricola non edificabile”, che ben si sposa con la possibilità sopra esposta. La metodologia operativa dovrà essere quella delle tecniche dell’ingegneria naturalistica, demandando così alla vegetazione l’azione di “rigenerazione” di questo “spazio di risulta”.
Si valuti l’azione anti erosiva e di contenimento del dilavamento (tutto quella terra che poi si riversa su Via Lido) che ne deriverebbe, considerando altresì che si escluderebbe qualsiasi opera in cemento armato. Vero è che, a causa di alcuni fattori naturali, i tempi di entrata a pieno regime di questo sistema sarebbero più lunghi rispetto alle artificiali opere invasive ma, per una corretta pianificazione che sia poi giovamento definitivo, il gioco varrebbe la candela. Potrebbe essere l’occasione per ricreare ciò che sparì con l’edificazione del quartiere Perriera, cioè la distesa di uliveti esistente sino alla prima metà degli anni ’70 del XX sec., che caratterizzavano quella parte di campagna del territorio. Considerando che quest’area non è più “campagna”, si dovrebbe però farlo in termini contemporanei creando un “giardino/uliveto” in cui, oltre alla scala di collegamento diretto (già inserita nel programma triennale delle opere pubbliche 2016-2018; non conosco il dettaglio del progetto, ma mi auguro sia, appunto, pensato secondo i criteri dell’ingegneria naturalistica), sia prevista anche una serie organica di percorsi connettivi tra la zona costiera e il quartiere Perriera, con aree di breve sosta. Percorsi che partano da più punti (si sta parlando di un fronte che su Via Allende si sviluppa per circa 800 metri), composti di semplicissimi sentieri in terra battuta (al massimo in selciato reversibile) e da una pista ciclabile che s’innesti a quella che dovrebbe nascere lungo il sedime della ex linea ferroviaria di Via Lido.
L’obiettivo sarà duplice: rigenerare l’intera area dal punto di vista naturalistico e, al contempo, renderla organica al “sistema-città” conferendogli una precisa funzione connettiva tra le “parti” Perriera e litorale-mare di Via Lido, connettendosi all’auspicato “lungomare” pedonale/pista ciclabile.
I casi esaminati sono parziali rispetto a tutti quelli che andrebbero presi in carico, ma l’obiettivo degli interventi è semplicemente quello di evidenziare la necessità di prendere atto delle criticità della città.
Nei prossimi interventi si toccheranno i temi della rigenerazione delle periferie, dei beni storico-artistici, dell’arredo urbano.
N.B.
Le ipotesi di progetto riportate nelle immagini devono essere intese quale mera esemplificazione. Si ribadisce l’auspicio che l’amministrazione comunale possa programmare l’affidamento dello studio delle criticità della città a professionisti riuniti in gruppo, in prima battuta certamente a titolo gratuito quale contributo alla città. 

Ubriaco al volante sulla statale 115, fermato dal commissariato di polizia di Sciacca

Gli agenti del commissariato di polizia di Sciacca hanno fermato e denunciato per guida in stato di ebbrezza un romeno di 50 anni che era al volante di una Fiat 147 con un tasso alcolemico dell’1,20.  I poliziotti hanno notato che l’auto, all’altezza del viadotto Belice, a pochi chilometri da Menfi, sbandava e hanno proceduto al controllo. Sull’auto hanno trovato bottiglie di birra vuote e altre piene. E’ durante il controllo per verificare il tasso alcolemico dell’autista che è emerso quell’1,20, ben maggiore rispetto allo 0,80 che è il massimo consentito. Per il romeno denuncia per guida in stato di ebbrezza, ritiro della patente di guida e decurtazione di  27 punti sulla patente.  Ma si è rischiato tanto in una strada ad altissima intensità di traffico.

Consultabile sul web l’elenco dei seggi elettorali prive di barriere architettoniche

Pubblicato sul sito internet del Comune di Sciacca l’elenco delle scuole sede di seggio elettorale prive di barriere architettoniche. L’elenco è consultabile nell’apposito spazio – al link “Elezioni amministrative 11 giugno 2017” – gestito dall’Ufficio Elettorale dove è possibile trovare utili informazioni per i cittadini elettori e anche dati statistici come il numero degli elettori chiamati al voto (totale 35.889, di cui 17.513 uomini e 18.376 donne).

Cittadini elettori diversamente abili o con difficoltà di deambulazione, impossibilitati a votare in una sezione con barriere architettoniche, possono presentarsi in qualsiasi altro seggio. Nell’elenco pubblicato sul sito del Comune, è riportato il numero della sezione elettorale, il nome dell’edificio scolastico ospitante, l’indirizzo e l’indicazione sulla presenza o meno di barriere architettoniche con  la specificazione anche di alcune note.

L’elettore diversamente abile per votare in un altro seggio rispetto a quello  assegnato nella propria scheda elettorale – specifica l’Ufficio –, deve esibire un’attestazione medica con cui si autorizza a cambiare sede. Anche gli elettori fisicamente impediti che necessitano di un accompagnatore fin dentro il seggio, debbono essere autorizzati da medici funzionari dell’Asp.

Il Distretto Sanitario di Base, a questo proposito, ha diramato il prospetto della sede e degli orari in cui saranno presenti i funzionari medici per il rilascio delle certificazioni agli elettori disabili o non deambulanti che necessitano di un accompagnatore per esercitare il diritto di voto. Il servizio sarà espletato domenica 11 giugno 2017, dalle ore 7 alle ore 23 nei locali del presidio sanitario della guardia medica, dai dottori Ignazio Tavormina e Giuseppa Castagno.

L’Ufficio Elettorale del Comune di Sciacca ricorda ancora il trasferimento temporaneo di cinque seggi elettorali, ospitati in scuole interessate da lavori di manutenzione.

Le sezioni elettorali 16 e  36: dalla scuola materna dell’istituto comprensivo “Dante Alighieri” di Viale Leonardo Sciascia, sono state trasferite all’Istituto Comprensivo Mariano Rossi di Via E. De Nicola. Le sezioni elettorali 5, 6 e 28: dalla scuola elementare del primo circolo “Fazello” di Via Catusi sono state trasferite alla scuola media statale “A. Inveges”, di Via A. De Gasperi. Nelle scuole Dante Alighieri di via Sciascia e “Fazello” di via Catusi saranno affissi degli avvisi del trasferimento.

Si vota domenica 11 giugno, dalle ore 7 alle ore 23, nelle 42 sezioni distribuite in 15 plessi scolastici e presso l’ospedale. L’Ufficio Elettorale sarà operativo in modo continuativo con il proprio personale impegnato a seguire ogni operazione e sempre a disposizione dei cittadini per il rilascio della tessera elettorale a chi l’avesse smarrita o a chi, residente in zone non servite da servizio postale, non avesse ricevuto la tessera riportante la nuova sezione.

Niente apparentamenti per Mizzica, ma Franco Zammuto non la pensa così…

0

Domani a mezzogiorno scadrà il termine ultimo previsto dalla legge per ratificare apparentamenti tra quelle forze che in campo al primo turno divise hanno poi deciso di proseguire insieme condividendo il programma elettorale.

Lo scenario politico saccense venuto fuori dall’undici giugno scorso non ha dato grandi margini di manovra a quello che è un accordo formale tra forze divise che si mettono insieme per governare: da un lato, il Movimento Cinque Stelle di Mistretta, fuori dai giochi e dalle logiche di possibili convergenze così come previsto da statuto, dall’altro Stefano Scaduto che dopo la masochistica corsa in solitaria e il magrissimo bottino elettorale non ha rappresentato nulla di elettoralmente appetibile: non rimaneva come unica manovra possibile quella del “ritorno a casa”, invocato anche da qualche esponente del Pd, del progetto civico di Mizzica che al primo turno ha superato il 20% dei consensi pur non riuscendo a centrare il ballottaggio.

L’apparentamento è tecnicamente il necessario completamento del sistema a “doppio turno” introdotto dopo il 1993 a seguito del terremoto di “mani pulite”, per ridurre il potere locale dei partiti istituendo l’elezione diretta del sindaco, attribuendogli maggiori poteri rispetto al consiglio comunale e dandogli maggiore stabilità attraverso un “premio di maggioranza”.

In realtà, pare che neanche la fase di  “approccio” sia stata consumata tra Francesca Valenti, candidata del centrosinistra e Fabio Termine, il candidato sindaco di Mizzica rimasto fuori dalla corsa a sindaco, ma entrato prepotentemente in sala Falcone Borsellino al suono di oltre 800 voti.

D’altronde le dichiarazioni immediate di Termine subito dopo il voto non hanno lasciato spazio ad alcun tipo d’intendimento contrario: niente apparentamenti e nessuna convergenza programmatica, elettorato dunque lasciato libero di votare secondo propria coscienza.

Mizzica dopo la “sbornia” elettorale, ha rimesso all’ordine del giorno dell’assemblea la sua decisione sul da farsi, assemblea che a maggioranza ha deciso di proseguire con l’incarico che l’elettorato ha voluto consegnargli: quell’unico posto in consiglio che Fabio Termine ha dichiarato di voler ricoprire rifiutando anche le proposte bipartisan di presiedere l’organo consiliare.

Intanto, entrambi i candidati che si sfideranno al ballottaggio, hanno fatto proprio parte di quel programma elettorale che Mizzica in queste settimane ha spiegato ai suoi elettori. Sia Calogero Bono che Francesca Valenti hanno assorbito tra le proprie disposizioni programmatiche, parte di quei punti che Mizzica intendeva portare avanti.

La linea  “dura e pura” che Mizzica ha scelto di proseguire con il due di picche ad ogni possibile forma di accordo con la coalizione del centrosinistra, sebbene maggioritaria ha trovato però anche qualche voce di segno opposto e minoritaria al proprio interno, come quella di Franco Zammuto, il segretario della Cgil di Sciacca, annoverato insieme a Carmelo Burgio, Mariolina Bono e Ignazio Cucchiara tra gli “spin doctor vecchia guardia” di Mizzica.

Zammuto che al momento, si rifiuta di concedere interviste a mezzo stampa, ha affidato però ad un post su Facebook che ha scatenato un vivace dibattito sul web, le sue considerazioni: “Innanzitutto – scrive il segretario – è giusto dire che la quasi totalità dei partecipanti all’assemblea di Mizzica è stata per il non apparentamento. La mia scommessa fondava le proprie ragioni sulla valutazione dello scenario politico nazionale e internazionale, e soprattutto quello europeo, sia dal punto di vista geopolitico che economico. E a proposito di Europa ricordo ai più che fra cinque anni i fondi europei non saranno più disponibili. Salvo improbabili miracoli di la da venire. A questo qualcuno ci ha pensato? Come troveremo la città fra cinque anni?

“Saremo capaci – si interroga Zammuto –  di sfruttare l’entusiasmo che siamo stati capaci di creare in questa tornata elettorale? E in ultimo, se anche saremo noi con Mizzica a governare questa città , cosa ci rimarrà da governare senza soldi e senza i fondi europei?”.

Insomma, le considerazioni del segretario andavano nel verso opposto rispetto quanto poi abbracciato dalla corrente maggioritaria di Mizzica di totale chiusura all’apparentamento, proponendo l’adozione del programma elettorale di Mizzica da parte della Valenti: “Oltretutto la mia proposta ha concluso il segretario –  che certamente non avrebbero accettato, non tanto per per la Valenti quanto per i suoi accoliti non era a perdere, ma chiedeva alla Valenti di rinunciare al loro programma per abbracciare quello di Mizzica. E questo sarebbe stato possibile solo se avessero acconsentito di dare una forte impronta in giunta di Mizzica con il vicesindaco, un assessore e concedendoci anche la Presidenza del consiglio”.

Secondo i bene informati, la proposta di Zammuto non è neanche stata recapitata al destinatario e ha preso vita solo sul social neetwork non trovando alcun riscontro tra i componenti dell’associazione politica.

Intanto, tra sette giorni le urne richiameranno al voto i saccensi deputati a scegliere tra Francesca Valenti e Calogero Bono e questa volta senza se e senza ma, uno dei due in uno stretto “aut aut” siederà a Palazzo di Città.

 

 

 

Stop alla Northern Petroleum Ltd., duro scontro tra Giuseppe Marinello e Mario Di Giovanna

La recente decisione della Northern Petroleum Ltd. di ritirare la sua istanza per prospezioni petrolifere nel Canale di Sicilia, nell’area del mare di Sciacca, si è trasformata in uno scontro. Nei giorni scorsi uno dei promotori del Comitato Stoppa la piattaforma, Mario Di Giovanna, ha esultato a fronte della notizia, evidenziando come le battaglie del territorio, condotte anche dalle associazioni civiche, abbiano prodotto un risultato straordinario, considerando anche che sono già tredici (su quattordici) le concessioni per trivellazioni in mare negate dal Ministero dell’Ambiente. Non ci sta però Giuseppe Marinello, senatore di Alternativa Popolare, che sul suo blog ha accusato apertamente Mario Di Giovanna (pur non facendone il nome), ritenendo necessario fare delle precisazioni per chi, in questi giorni di campagna elettorale, avrebbe tentato di ascriversi, per guadagnare gratuito consenso, la battaglia fatta in favore della tutela dei nostri mari, delle nostre coste, di chi le vive e di chi ci lavora. Marinello elenca così tutte le sue iniziative, assunte sia come siciliano, sia come presidente della Commissione Ambiente del Senato. Cita, così, indagini conoscitive, audizioni, risoluzioni e ordini del giorno finalizzate alla sospensione entro le 12 miglia dalla costa per le estrazioni di idrocarburi liquidi e il ruolo determinante nel processo di autorizzazione degli istituti di ricerca pubblici ISPRA, CNR e INGV. Non è mancata la controreplica di Mario Di Giovanna, che ironicamente sulla sua pagina Facebook ha ritirato tutti i ringraziamenti fatti al Comitato Stoppa la Piattaforma, agli ambientalisti saccensi, regionali e nazionali a Greenpeace e sopratutto alla popolazione di Sciacca per il merito di avere scoperto e combattuto senza sosta le trivelle nel canale di Sicilia. “Non è stato merito nostro ma, come dice nel suo Blog, è merito del senatore Marinello”, scrive l’ingegnere. Il quale accusa Marinello di “scarso acume politico, che lo spinge, in un difficile ballottaggio, ad ingraziarsi tutti gli attivisti che hanno combattuto questa battaglia e ad attaccare una persona mai candidata, che per questa causa da 7 anni sacrifica con piacere lavoro e famiglia e la cui parte politica per cui prova simpatia (M5S e Mizzica) è fuori dai giochi ed infine determinante nella scelta del prossimo Sindaco”.

Morta la donna più longeva di Sciacca

E’ morta ieri a Sciacca Diana Barbera che, con i suoi 108 anni, era la più longeva della città e della provincia di Agrigento.

L’anziana era stata inserita da una rivista specializzata tra i più longevi d’Italia. Aveva festeggiato 108 anni il giorno prima di morire. I funerali saranno celebrati questa mattina, alle 11, nella Basilica della Madonna del Soccorso di Sciacca.

Primo confronto tra Bono-Valenti su Risoluto.it: si punzecchiano i due candidati in corsa al ballottaggio

Il confronto tra Francesca Valenti e Calogero Bono su Risoluto.it ha aperto, di fatto, l’ultima settimana che separa dal voto del 25 giugno. I due pretendenti freschi di nomine assessoriali si sono misurati rispondendo alle domande della redazione giornalistica che ha ospitato in diretta live il dibattito, particolarmente seguito sia sui social che sul web.

Confronto che si è aperto con le considerazioni e valutazioni politiche sugli esecutivi che oggi i due hanno espresso. Il candidato del centrodestra, Calogero Bono ha accusato la Valenti di aver designato una Giunta che in continuità con quella di Vito Bono, esperienza politica terminata prematuramente nel 2012, mentre Francesca Valenti ha criticato le scelte effettuate da Bono, a suo dire,  in  netta continuità con l’amministrazione uscente.

Si è anche parlato di Terme, bilancio e viabilità. Un raffronto tra i due diversi progetti politici  che ha visto anche qualche scambio di reciproche accuse  tra i due candidati.

 

 

Detenzione di due panetti di hashish e condanna a tre anni di reclusione per un quarantenne menfitano

Condannato a tre anni di reclusione Giuseppe Sanzone, di 40 anni, di Menfi, accusato di detenzione al fine di spaccio di due panetti di hashish, del peso complessivo di 196,5 grammi e di 1,6 grammi di cocaina. La vicenda si riferisce ad agosto del 2016 quando i carabinieri della stazione di Menfi, durante un controllo sulla statale 624, hanno fermato Sanzone che prima avrebbe cercato di disfarsi della droga lanciandola dal finestrino di un’auto. All’altezza del bivio Misilbesi, in territorio belicino, Sanzone, a bordo di una Renault, alla vista della pattuglia del Nucleo Operativo e Radiomobile dei carabinieri di Sciacca che stava svolgendo un posto di controllo, avrebbe improvvisamente tentato di disfarsi della sostanza stupefacente. Poi i carabinieri sono riusciti a recuperare, sottoponendoli a sequestro, i due panetti di hashish e una bustina contenente 1,6 grammi di cocaina. Sanzone ha sempre negato i fatti e anche al processo il suo difensore, l’avvocato Accursio Gagliano, ha sostenuto che dall’auto del menfitano non è stato lanciato nulla e che tra la vettura dei carabinieri e quella di Sanzone c’erano altre auto. La pena alla quale è stato condannato Sanzone dal giudice monocratico del Tribunale di Sciacca, Antonino Cucinella, è stata superiore rispetto ai 2 anni e 8 mesi che erano stati chiesti dal pubblico ministero, Carlo Boranga.

Aggiornamento e formazione per i veterinari agrigentini

Si è tenuto oggi nella sala Blasco del Comune di Sciacca un momento formativo per i medici veterinari della provincia di Agrigento. Non solo un corso di aggiornamento per i professionisti della provincia, ma anche un modo per confrontarsi su nuove tecniche per il controllo degli animali.

“Scrapie: nuovo piano di selezione genetica e probabile ampliamento alla specie caprina”, questo il titolo della giornata di formazione odierna che ha permesso ai medici confrontarsi sul tema di una malattia meno nota rispetto quella della “mucca pazza”, ma che colpisce ugualmente il bestiame.

Lo scrapie non è trasmissibile all’uomo, ma fa ammalare l’animale.

Saccense in coma per un mix di droga e alcol in occasione della scorsa edizione del Carnevale di Sciacca

Il consumo di droga è dilagante anche nell’Agrigentino ed a Sciacca, in occasione della scorsa edizione del Carnevale, un uomo è finito in coma per un mix di stupefacenti e alcol. Lo ha rivelato il direttore del Sert di Sciacca, Paolo Li Bassi, aggiungendo che si è trattato di un cinquantenne trasferito all’ospedale di Caltanissetta. “Molti ritengono che gli spinelli non facciano male, ma hanno un effetto dannoso sulla rarefazione della corteccia celebrale”, dice Li Bassi in un’intervista a Risoluto.it.

Dopo la scelta degli assessori i candidati a sindaco all’inseguimento della “pietra verde”

0

La “pietra verde” inseguita sia da Calogero Bono, sia da Francesca Valenti, è l’elettorato che al primo turno ha scelto Mizzica ma anche lo stesso Movimento 5 Stelle. Lo dimostra l’integrazione al programma elettorale collegata alla nomina degli assessori mancanti. Una superiore apertura alle politiche giovanili e all’associazionismo, nel tentativo di attrarre i diffidenti, chi al primo turno ha fatto una scelta diversa. Nel dettaglio delle scelte, Calogero Bono non ha certamente avuto vita facile nel convincere gli alleati che bisognava imprimere una svolta politica nelle decisioni da assumere in vista del ballottaggio. L’orientamento di designazioni di assessori tecnici non è stato accettato solo da Forza Italia, mentre i partiti collegati ad Alternativa Popolare (che è poi il partito dello stesso Bono) hanno accolto, sebbene a denti stretti, l’invocazione ad un segnale diverso. Da qui le scelte, un po’ a sorpresa, va detto, sia dell’architetto Toni Bilello (professionista, autore del progetto di riqualificazione dello Stazzone), sia dell’avvocato Maurizio Gaudio (penalista che con Fabrizio Di Paola condivide trent’anni di professione forense, fu uno dei consiglieri comunali che sfiduciarono Ignazio Messina). Nel tentativo di individuare una quota rosa, è stato necessario che Vittorio Di Natale facesse un passo indietro, per fare spazio ad Angela Casciaro. Rimasti in sella Lorenzo Maglienti e Rino Dulcimascolo. Non è stato facile per Bono calmare gli appetiti dei suoi amici di partito. Che, probabilmente, dovranno attendere altri momenti per potere, per così dire, tornare all’attacco. Apparentemente meno difficile per Francesca Valenti la quadratura del cerchio, ma anche dalle parti del centrosinistra non è stato facile chiudere le designazioni. Le scelte di Bellanca e Buscarnera vanno incontro al riconoscimento nei confronti di due delle liste che l’hanno sostenuta (le altre due, con Mandracchia e Settecasi, erano già state soddisfatte). Annalisa Alongi è un assessore di fiducia della candidata a sindaco. Bono ha cercato di differenziare la sua proposta caratterizzandola di più sul piano tecnico, la Valenti ha confermato la natura politica, pur designando assessori che puntano sulla competenza.

Zanzare all’ospedale, al via da domani una campagna di disinfestazione straordinaria

Qualche giorno fa il manager dell’Asp Salvatore Lucio Ficarra aveva detto che il problema delle zanzare, che dopo un periodo di riposo sono tornate a proliferare all’ospedale Giovanni Paolo II, rendendo impossibile la vita di operatori sanitari e pazienti, potrà essere definitivamente debellato nell’ambito dei lavori di ristrutturazione, quelli per i quali è disponibile un finanziamento da 6 milioni di euro. Naturalmente non si può pensare di attendere i tempi della burocrazia necessari per il via ai predetti lavori. La novità, dunque, è che si procederà sin da subito ad un corposo intervento di disinfestazione straordinaria. Si comincia domani, a partire dalle 8. Il primo edificio interessato sarà il numero 3. Gli uffici rimarranno chiusi. Nei prossimi giorni sarà la volta degli altri corpi.