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Comune di Sciacca

Assolta in appello una donna di Cianciana dall’accusa di omicidio colposo

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La Seconda Sezione Penale della Corte d’Appello di Palermo, procedendo con il giudizio ordinario, ha riformato la sentenza di condanna del Tribunale di Sciacca, del 17 aprile 2018, assolvendo per non aver commesso il fatto Maria Concetta Grassadonia, di 69 anni, di Cianciana, difesa dall’avvocato Giovanni Vaccaro. Nello stesso tempo, la Corte ha revocato le statuizioni civili in favore dell’Inail, costituita parte civile.

La Procura di Sciacca, nel 2013, aveva chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio sia della Grassadonia, sia del genero Perzia Vincenzo, con l’accusa di aver commesso, in cooperazione colposa e con violazione della normativa antinfortunistica, l’omicidio colposo di Giuseppe Setticasi, imprenditore ciancianese. Quest’ultimo l’11 novembre del 2009 era caduto da un ponteggio dallo stesso realizzato, per lavori di rifacimento di un prospetto; in seguito alle lesioni riportate era poi deceduto a Palermo il 30 novembre dello stesso anno.

Nel corso del lungo processo di merito a Sciacca sono stati sentiti vari testi di accusa e difesa; in sede di discussione, il pm aveva chiesto la condanna di entrambi e la parte civile aveva chiesto la condanna al risarcimento del danno. Il giudice monocratico aveva condannato la Grassadonia alla pena di due anni di reclusione, nonché al rimborso dei danni procurati all’Inail (che aveva liquidato la rendita vitalizia agli eredi della vittima). Ed invece il giudice aveva assolto per non aver commesso il fatto Vincenzo Perzia, difeso dagli avvocati Sergio Vaccaro e Michele Monteleone.

Impugnata la sentenza, con atto di appello dell’ottobre del 2018, nel corso del processo davanti alla Corte, il difensore ha depositato ulteriori documenti e una memoria difensiva.

Nel corso della discussione, il Procuratore Generale aveva chiesto la conferma della condanna e il legale dell’Inail la conferma del risarcimento del danno; l’avvocato Giovanni Vaccaro invece, confutando le tesi accusatorie, ha insistito nel chiedere l’assoluzione, pronunziata poi dalla Corte con la formula “per non aver commesso il fatto”. Ed in effetti la Grassadonia, dopo aver commissionato l’opera allo stesso imprenditore, era partita per svolgere in Emilia attività lavorativa, disinteressandosi totalmente del prosieguo dei lavori.   Così ha sottolineato la difesa. Nella foto, l’avvocato Giovanni Vaccaro

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