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Concorso in associazione mafiosa, annullata terza sentenza di condanna per un imprenditore e il processo dura da 12 anni

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La seconda sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato anche la terza sentenza di condanna d’appello dell’ex imprenditore, oggi quasi novantenne, Rosario Cascio, di Santa Margherita Belice, residente a Partanna, in seguito ai ricorsi degli avvocati Giovanni Vaccaro e Baldassare Lauria.

Si tratta dell’ultima tranche del processo Scacco Matto e dell’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa avanzata nei confronti di Cascio. L’imprenditore è stato assolto dal Tribunale di Sciacca, nel 2011, da tutti i reati rubricati. Accogliendo parzialmente l’appello del pubblico ministero, la sesta sezione della Corte di Appello palermitana ha condannato Cascio, nel 2012, solo per partecipazione ad associazione mafiosa, confermando invece l’assoluzione per le estorsioni consumate e tentate. In seguito al primo ricorso dell’avvocato Vaccaro, la prima sezione della Corte di Cassazione, nel 2014, ha annullato la condanna, escludendo la partecipazione a Cosa Nostra del Cascio e disponendo il rinvio, per verificare la sussistenza o meno di un concorso in associazione mafiosa. Il secondo processo d’appello, davanti alla prima sezione palermitana, si è concluso, nel 2018, con una seconda sentenza di condanna, stavolta per concorso in associazione mafiosa, ma senza la rinnovazione del dibattimento, indispensabile stante l’assoluzione saccense di primo grado.

Con il secondo ricorso dell’avvocato Vaccaro è stata sollevata, tra le altre, l’eccezione del mancato rinnovo del dibattimento ed ottenuta quindi la cassazione della seconda condanna, nel 2019, da parte della sesta sezione della Suprema Corte. Il terzo processo, davanti alla terza sezione penale di Palermo, è stato caratterizzato, a parere della difesa, da altre irritualità. E’ stato, inoltre, dedotto, anche con separato ricorso dell’avvocato Lauria, che non avrebbe potuto essere pronunziata di nuovo una condanna per 416 bis, essendo stata esclusa la partecipazione del Cascio dalla Cassazione, fin dal 2014.

Fissata l’udienza dell’1 dicembre scorso, il procuratore generale aveva chiesto per iscritto la declaratoria di inammissibilità dei due ricorsi, ma è stata presentata una memoria difensiva dallo studio Vaccaro, per confutare tale affermazione. E’ stata pronunziata la terza sentenza di legittimità, con ulteriore annullamento della pronunzia della Corte territoriale di Palermo e con rinvio nella capitale siciliana, per un quarto processo d’appello. “Un caso più unico che raro”, commenta l’avvocato Vaccaro.

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