Il Consiglio di Giustizia
Amministrativa per la Regione Siciliana ha messo la parola fine alla
pluriennale vicenda del palazzo Lombardo che era sito nella centralissima via
Abruzzo di Santa Margherita di Belìce. I lavori di costruzione dell’immobile, demolito
nel 2018, erano stati avviati dall’impresa Lombardo e furono interrotti a causa
del sisma del 1968.
La vicenda trae origine
nel 2003, quando il Consiglio Comunale di Santa Margherita decideva di
provvedere alla ristrutturazione del palazzo Lombardo dando incarico
all’amministrazione di avviare le procedure al fine di destinare l’edificio a
sede del palazzo municipale.
Tuttavia, il progetto
esecutivo non risultava essere stato redatto, mentre il progetto preliminare,
poi, sarebbe stato stralciato dal programma triennale delle opere pubbliche;
inoltre, l’originario progetto di ristrutturazione non rientrava più tra gli
obiettivi della nuova amministrazione che, frattanto, grazie ad una puntuale
relazione tecnica, prendeva atto dell’aggravarsi della situazione di pericolo
per l’incolumità pubblica causata dall’immobile.
Pertanto, nel marzo 2015
il consiglio comunale di Santa Margherita revocava la precedente deliberazione
del 2003, e forniva un nuovo indirizzo all’amministrazione comunale: ricercare
soluzioni idonee a salvaguardare il contesto urbano in cui è posto il palazzo,
prevedendone anche l’ipotesi della sua demolizione parziale o totale e di
attivare nelle more tutte le procedure per la sua messa in sicurezza.
Avverso tale
deliberazione insorgeva la ex proprietà, proponendo un ricorso innanzi al Tar
Palermo, deducendo diverse censure di illegittimità della deliberazione
consiliare e chiedendo un risarcimento calcolato in 706.950 euro per i danni
asseritamente patiti dal procedimento amministrativo seguito dal Comune, sia a
titolo di perdita di chance riferita alla mancata vendita dell’immobile, sia a
titolo di danno esistenziale.
Il Tar Sicilia Palermo,
accogliendo le eccezioni formulate dalla difesa del Comune di Santa Margherita,
difeso in primo grado dall’avvocato Santo Botta, ha dichiarato inammissibile il
ricorso proposto e, nel merito, avuto riguardo all’adeguatezza dell’istruttoria
espletata dall’amministrazione comunale ed alla congruità della motivazione addotta,
ha ritenuto pienamente legittima la deliberazione consiliare numero 8 del 2015.
Successivamente è stato proposto
appello innanzi al Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione
Siciliana per chiedere l’annullamento della sentenza del Tar da parte della ex
proprietà.
Anche nel giudizio di
appello, si costituiva il Comune di Santa Margherita, rappresentato e difeso
dall’avvocato Maria Beatrice Miceli, il quale ha sostenuto l’infondatezza dei
motivi di appello e, conseguentemente, la legittimità della sentenza di primo
grado.
All’esito del giudizio di
secondo grado, l’appello proposto dalle ex proprietarie è stato rigettato anche
con riferimento alla domanda risarcitoria che è stata ritenuta infondata.