Danno fuoco ad una gioielleria per noia: riconosciute dalle videocamere di sorveglianza

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Sette ragazze, tra i 16 e i 17 anni, hanno appiccato il fuoco alla finestra di una gioielleria del centro storico di Gela, la “Agea gioielli”. Il danneggiamento è stato interamente ripreso dalle videocamere di sicurezza dello stesso negozio.

Hanno appiccato il fuoco, per noia, nella vetrina di una nota gioielleria di Gela, ma grazie alle videocamere di sorveglianza alcune di loro sono state riconosciute. Si tratta di sette ragazze, di età compresa fra i 16 e i 17 anni, che sabato sera, non avendo nulla di interessante da fare, si sono date a questo gesto “indegno” così come definito dalla proprietaria della gioielleria che ora, dunque, sporgerà denuncia.

L’operazione Passepartout a Sciacca con 5 fermi, i dettagli

Militari della Guardia di Finanza di Palermo e Sciacca e Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Agrigento, alle prime ore dell’alba, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo – Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di 5 soggetti, ritenuti appartenenti o comunque contigui alla famiglia mafiosa di Sciacca. Sono Accursio Dimino, Antonino Nicosia, Paolo e Luigi Ciaccio e Massimiliano Mandracchia.

Sono altresì in corso decine di perquisizioni su tutto il territorio di Sciacca, che vedono impiegati oltre 100 finanzieri e Carabinieri, supportati da mezzi aerei e unità cinofile, che riguardano abitazioni, uffici, aziende e negozi nella disponibilità degli indagati.

In particolare è emersa la figura carismatica di Accursio Dimino, detto “Matiseddu”, già condannato per associazione mafiosa – da ultimo nel 2010 – per il suo ruolo espresso in Cosa Nostra.

Dimino, negli anni ’90, per conto della famiglia di Sciacca, avrebbe avuto un ruolo centrale nello sviluppo di dinamiche associative ultra-provinciali, mantenendo contatti e veicolando “pizzini” con i corleonesi, in particolare con Salvatore Riina e Giovanni Brusc.   

In quegli anni, le attività investigative avrebbero, inoltre, accertato i contatti con il latitante mafioso Matteo Messina Denaro.

A partire dalla sua scarcerazione, sarebbero stati documentati i rapporti intrattenuti da Dimino con soggetti mafiosi operanti nel territorio di Sciacca, di Castellammare del Golfo e con taluni personaggi ritenuti contigui alla famiglia mafiosa Gambino di New York.

Con riferimento a quest’ultima articolazione di Cosa Nostra,  si sarebbe in particolare relazionato con un soggetto con cui aveva pianificato un’attività criminale che successivamente non è stata portata a compimento a causa dell’improvviso omicidio – avvenuto a New York lo scorso 13 marzo – di Frank Calì (alias FrankieBoy), esponente di spicco della famiglia mafiosa italo-americana, evento questo immediatamente comunicato in Sicilia dagli Stati Uniti.

Fra i fatti contestati a Dimino nel provvedimento emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Palermo vi sono le pressioni su imprenditori locali per consentire a imprese riconducibili a propri sodali di ottenere appalti, l’attività di recupero crediti a beneficio di soggetti legati a uomini d’onore, propositi di danneggiamenti e altre attività criminali nei confronti di diversi soggetti per finalità estorsive.

Nell’ambito delle investigazioni è emersa la figura di Antonino Nicosia, detto Antonello, esponente di rilievo dei Radicali Italiani, pure lui destinatario del provvedimento di fermo in quanto ritenuto organico alla famiglia mafiosa saccense.

Gli approfondimenti investigativi effettuati nei confronti di Nicosia avrebbero consentito di documentare “il pieno inserimento nel contesto mafioso saccense, emerso con evidenza anche dalle conversazioni intercorse tra l’indagato e l’uomo d’onore Dimino Accursio”.

Per gli inquirenti si evincerebbero: “La richiesta finalizzata alla consumazione di eventi delittuosi cruenti in danno di proprio debitore rivolta da Nicosia a un soggetto gravitante nel panorama mafioso saccense che prontamente la accoglieva limitandosi a volerne decidere le modalità e i tempi di attuazione;

una riservata riunione effettuata a febbraio del 2019 a Porto Empedocle tra Nicosia e due pregiudicati per partecipazione ad associazione mafiosa di cui uno fidato sodale del latitante Matteo Messina Denaro, nel corso del quale i tre affrontavano alcuni argomenti di rilevante interesse investigativo, chiamando in causa direttamente il citato latitante al quale doveva essere destinata una somma di denaro che gli interlocutori si stavano prodigando a recuperare;

l’uso strumentale del rapporto di collaborazione instaurato da Nicosia con una Parlamentare della Repubblica Italiana, rapporto questo utilizzato per un periodo dall’indagato per accedere all’interno di diverse carceri del territorio nazionale ed avere contatti anche con altri esponenti reclusi di cosa nostra”;

I cinque destinatari del fermo sono:

DIMINO Accursio, nato a Sciacca il 14/10/1958;

NICOSIA Antonino (detto Antonello), nato a Sciacca il 26/07/1971;

CIACCIO Paolo, nato a Sciacca il 07/05/1986;

CIACCIO Luigi, nato a Sciacca il 07/05/1986;

MANDRACCHIA Massimiliano, nato a Sciacca il 06/01/1973.

Operazione Passepartout, cinque fermi disposti a Sciacca dalla Dda di Palermo

Militari della Guardia di Finanza di Palermo e Sciacca e Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Agrigento, alle prime ore dell’alba, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo – Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di 5 soggetti, ritenuti appartenenti o comunque contigui alla famiglia mafiosa di Sciacca.

Sono altresì in corso decine di perquisizioni su tutto il territorio di Sciacca, che vedono impiegati oltre 100 finanzieri e Carabinieri, supportati da mezzi aerei e unità cinofile, che riguardano abitazioni, uffici, aziende e negozi nella disponibilità degli indagati.

Domani a Ribera i funerali del medico Liborio Gambino

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Saranno celebrati domani, alle 16,30, nella chiesa Madre di Ribera, i funerali di Liborio Gambino, il medico di 82 anni trovato privo di vita ieri pomeriggio in località Scirinda, tra Ribera e Calamonaci.

La morte potrebbe essere stata determinata da un malore o a causa del trauma che ha subito perchè la sua auto è finita in un dirupo a un’altezza di circa 8 metri.

Il medico si trovata fuori dalla vettura. Dopo l’ispezione cadaverica la salma è stata consegnata ai familiari. Il medico era uscito da casa giovedì mattina per prendere un caffè e non era più rientrato. Per due giorni forze dell’ordine e volontari lo hanno cercato e sono stati impiegati anche elicotteri.

Nella foto, l’auto di Liborio Gambino

Lo Sciacca gioca bene e batte al Gurrera il Castedaccia

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Un gol per tempo, diverse occasioni non concretizzate. Uno Sciacca vittorioso e convincente oggi pomeriggio al Gurrera. La partita si è conclusa con il risultato di 2-0 per i verdenero che avrebbero potuto realizzare anche altre reti.

A segno dopo 14 minuti di gioco Galluzzo e nella ripresa, al 60′, Coco. In occasione della rete di Galluzzo bel lancio di Ciancimino con l’attaccante pronto alla conclusione dal limite dell’area. Coco, invece, harealizzato con un diagonale dal limite dell’area.

Una prova convincente per lo Sciacca davanti a a una bella cornice di pubblico.

Si reca al cimitero nel giorno dei defunti: muore nella cappella di famiglia

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La tragedia si è consumata a Palermo, al cimitero dei Rotoli. Inutili i soccorsi per cercare di rianimare l’uomo di 77 anni che, proprio nella cappella di famiglia, ha perso la vita.

Era andato al cimitero per salutare i propri cari nel giorno dei defunti, ieri 2 novembre. Ma l’uomo, di 77 anni, ha aperto la cappella gentilizia di famiglia ed è stato colto da malore, forse un infarto. Inutili i tentativi dei sanitari per cercare di rianimarlo.

Un anno fa la morte del pediatra Giuseppe Liotta: un “Albero della memoria” per ricordarlo

Proprio il 3 novembre dello scorso anno, un’alluvione colpì ferocemente il palermitano e tutta la Sicilia. Il giovane medico è morto sommerso dal fango, mentre si stava recando in ospedale per assistere i suoi piccoli pazienti.

In ospedale Giuseppe Liotta, medico pediatra di 40 anni, non è mai arrivato perchè travolto dal fango e dalla furia dell’acqua a causa dell’alluvione che, proprio lo scorso 3 novembre, colpì la Sicilia ed in particolare il palermitano. Oggi i suoi colleghi hanno voluto ricordare il sacrificio del giovane medico che non ha esitato un attimo, nonostante le previsioni meteo avverse, a mettersi in strada per raggiungere l’ospedale dei Bianchi di Corleone e portare conforto ai suoi piccoli pazienti. Lo hanno fatto questa mattina, organizzando un cammino per “Non dimenticare” quest’uomo coraggioso e pieno di vita. Sul luogo in cui fu ritrovata la sua auto, adesso c’è un albero di ulivo. Stamane, con partenza da piazza Falcone e Borsellino, a Corleone, hanno raggiunto l’ulivo che è stato benedetto dopo una messa in ricordo del medico. “Ci teniamo molto a ricordare il dottor Liotta e il suo sacrificio per raggiungere il luogo di lavoro – ha evidenziato Marcus Salemi uno dei promotori – ma purtroppo dobbiamo constatare che a distanza di un anno, nulla è stato fatto per migliorare le condizioni delle strade che portano al paese. Se si dovessero verificare altre piogge copiose e abbondanti, come quelle che lo scorso anno hanno pesantemente flagellato l’intero territorio, la zona diventerà nuovamente ad alto rischio”.


Ritrovato l’anziano di Racalmuto, era scivolato con la sua auto in una scarpata

E’ stato ritrovato Giuseppe Puma, l’ottanduenne di Racalmuto che si era allontanato da un terreno in contrada Comete per portare le olive raccolte al frantoio, ma di cui si erano perse le tracce nella giornata di ieri.

Adesso, dopo quasi un intero giorno di pattugliamento del territorio da parte dei carabinieri l’uomo è stato ritrovato. A dare l’allarme è stato il giovane proprietario terriero del terreno in cui si trovava l’autovettura dell’uomo scomparso, una Fiat Punto grigia, che è finita fuori strada, forse per la terra resa viscida dalla pioggia dei giorni scorsi. 

L’uomo e’ stato trasferito all’ospedale di Canicattì e le sue condizioni non destano preoccupazione.

Una vicenda finita nel migliore dei modi dopo l’epilogo drammatico dell’anziano medico riberese, Liborio Gambino, scomparso e poi ritrovato in un burrone privo di vita qualche giorno fa.

Cuccioli di cane abbandonati per strada: salvati in extremis dalla polizia

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Quattro cuccioli sono stati lasciati sul ciglio della strada, lungo lo scorrimento veloce Agrigento-Caltanissetta. Tempestivo l’intervento della Squadra Mobile di Agrigento che li ha salvati da una morte sicura.

Avrebbero avuto poche ore di vita. E invece, per i quattro cuccioli abbandonati lungo la Statale 640, la Agrigento-Caltanissetta, il destino è stato benevolo. Gli animali, infatti, sono stati prontamente soccorsi dagli agenti della Squadra Mobile di Agrigento. Uno di loro, il più fortunato, è stato anche adottato da un poliziotto. Mentre ieri percorrevano la Statale, gli agenti della polizia stradale di Agrigento hanno subito individuato la presenza dei cuccioli sul bordo della strada. Per scongiurare la tragedia, dato che l’arteria stradale è molto trafficata e percorsa da numerosi mezzi pesanti, i poliziotti sono immediatamente intervenuti recuperandoli e affidandoli alle cure del comune di Agrigento, che li ha destinati al canile gestito dalla società “Sigma” a Siculiana.

Oggi l’Arcivescovo Montenegro a Santa Margherita Belice con il nuovo parroco

Oggi, alle 18, l’Arcivescovo di Agrigento, il cardinale Francesco Montenegro, incontrerà la comunità parrocchiale, celebrando l’Eucaristia nella Chiesa Madre di Santa Margherita Belice. Lo ha comunicato don Massimo Musso, il nuovo prete arrivato nella cittadina belicina poco meno di un mese fa, dopo le rotazioni previste dalla curia vescovile.

C’è fermento in vista dell’autorevole visita della guida spirituale della Chiesa agrigentina. Il Cardinale Montenegro è impegnato in prima linea nel difficile compito di gestire con umanità e spirito cristiano le emergenze legate agli sbarchi di rifugiati e migranti sulle coste siciliane. La presenza oggi a Santa Margherita assume un importante significato anche per via del recente arrivo in chiesa Madre di don Massimo che dal suo insediamento ha dato testimonianza di una Chiesa accogliente e solidale. Don Massimo Musso, originario di Ribera, classe 1971,è prete dal 2000. È docente di Teologia all’Università Cattolica di Piacenza e alla Scuola di Teologia per laici. “Sarà una gioia per tutta la Comunità Margheritese partecipare alla Celebrazione Eucaristica e ascoltare la parola di due ministri illuminati che testimoniano accoglienza perdono e misericordia. Grazie di cuore al nostro Arcivescovo Montenegro Don Franco e al nostro parroco Don Massimo”  dice la responsabile del gruppo Apostolato mondiale di Fatima Erina Montalbano che ritiene “la presenza di don Massimo un dono per tutta la comunità”.

Nella foto, don Massimo Musso