Bono e Milioti attaccano la Valenti: “Anche su temi importanti come Alice nel paese delle meraviglie”

“Il caso del presunto impianto a biometano da realizzare presso l’ex stabilimento Kronion rischia di scoppiare in faccia al sindaco Francesca Valenti e alla sua amministrazione”. Cosi’ i consiglieri Giuseppe Milioti e Calogero Bono intervengono sul caso dell’impianto Moncada.

“Notiamo- si legge nella nota –  a ancora una volta, pressappochismo, indecisione e scarsa competenza nell’affrontare tale problematica. Cosa sta accadendo veramente? Qualcuno ha intenzione di dare risposte certe e significative alla città? Sono vere o non sono vere le accuse dell’imprenditore Salvatore Moncada quando parla della presenza di un altro progetto in capo ad una società partecipata del Comune che intende proporre un centro per bruciare e smaltire rifiuti? E se è vero, quando il sindaco Valenti ha intenzione di comunicarne l’esistenza alla città e al consiglio comunale?”.

I due consiglieri di opposizione riferiscono di assistere indignati ed increduli alla poca chiarezza che regna sovrana all’interno di una squadra di governo con a capo la professoressa Valenti che dimostra di non aver mai impugnato il timone di una nave che continua ad andare alla deriva.

“È incomprensibile ed inverosimile che un sindaco non sia mai al corrente delle cose più serie ed importanti che accadono nella nostra città. Come può un sindaco non essere mai a conoscenza di progetti che riguardano impianti che potrebbero rivoluzionare il nostro territorio e dichiararsi sempre all’oscuro di tutto? C’è interlocuzione tra l’amministrazione in carica e gli uffici? Oppure dobbiamo credere che si finge di non sapere?”

Bono e Milioti continuano a scrivere che :”i passaggi della lettera che Moncada invia al Sindaco, e che noi consiglieri apprendiamo solo dalla stampa e non da chi avrebbe l’obbligo di portarla a conoscenza, sottolinea alcune novità relative ad una progettazione in corso da parte di una partecipata, che prevederebbe la costruzione di un altro biodigestore con la bruciatura di rifiuti che, a dire di Moncada, sarebbe ben diverso e più inquinante rispetto al suo progetto, che anche da legambiente viene definito non dannoso. Cosa sta accadendo? Di quale partecipata si tratta? Esiste davvero quest’altro progetto?”

Noi, al netto delle querelle che sicuramente non aiutano a capire in maniera chiara quello che sta succedendo oltre a sposare la causa dei nostri concittadini a prescindere dai tecnicismi, diciamo un NO a caratteri cubitali a qualsiasi tipo di insediamento sia della Moncada sia di qualsiasi altra iniziativa di questo tipo. Nulla contro qualsiasi tipo di attività imprenditoriale, ma continuiamo a dire che il nostro è un territorio che deve conoscere lo sviluppo grazie alle sue risorse naturali e non con l’insediamento di impianti che potrebbero danneggiarlo e inquinarlo.

Il Comune, quale ente esponenziale della collettività stanziata sul proprio territorio e portatore in via continuativa degli interessi diffusi radicati sul medesimo, ha comunque la legittimazione a impugnare atti che ivi autorizzano lo svolgimento di questo tipo di attività: mi stranisce che il Sindaco, al netto di riunioni e nomine, non l’abbia ancora fatto.

Restiamo sbigottiti di fronte al comportamento superficiale di un Sindaco che non può cadere dalle nuvole di fronte a situazioni di questo tipo in quanto era tenuta a formulare i propri rilievi e le opposizioni al progetto all’interno di una conferenza di servizi. Un sindaco che continua a sbagliare come quando nel momento della riunione in aula consiliare, aperta ai residenti di contrada Scunchipani, non ha invitato a presenziare il Libero Consorzio di Agrigento, tramite cui sono passate diverse autorizzazioni.

Attendiamo che si faccia chiarezza. Concretamente e subito ed eviti di saltare dalla sedia perché un Sindaco che non sa equivale ad un Sindaco che non si occupa attentamente della città.

Il caso del presunto impianto a biometano da realizzare presso l’ex stabilimento Kronion rischia di scoppiare in faccia al sindaco Francesca Valenti e alla sua amministrazione.

Notiamo, ancora una volta, pressappochismo, indecisione e scarsa competenza nell’affrontare tale problematica. Cosa sta accadendo veramente? Qualcuno ha intenzione di dare risposte certe e significative alla città? Sono vere o non sono vere le accuse dell’imprenditore Salvatore Moncada quando parla della presenza di un altro progetto in capo ad una società partecipata del Comune che intende proporre un centro per bruciare e smaltire rifiuti?

E se è vero, quando il sindaco Valenti ha intenzione di comunicarne l’esistenza alla città e al consiglio comunale?Assistiamo, pertanto, indignati ed increduli alla poca chiarezza che regna sovrana all’interno di una squadra di governo con a capo la professoressa Valenti che dimostra di non aver mai impugnato il timone di una nave che continua ad andare alla deriva. È incomprensibile ed inverosimile che un sindaco non sia mai al corrente delle cose più serie ed importanti che accadono nella nostra città. Come può un sindaco non essere mai a conoscenza di progetti che riguardano impianti che potrebbero rivoluzionare il nostro territorio e dichiararsi sempre all’oscuro di tutto? C’è interlocuzione tra l’amministrazione in carica e gli uffici? Oppure dobbiamo credere che si finge di non sapere? I passaggi della lettera che Moncada invia al Sindaco, e che noi consiglieri apprendiamo solo dalla stampa e non da chi avrebbe l’obbligo di portarla a conoscenza, sottolinea alcune novità relative ad una progettazione in corso da parte di una partecipata, che prevederebbe la costruzione di un altro biodigestore con la bruciatura di rifiuti che, a dire di Moncada, sarebbe ben diverso e più inquinante rispetto al suo progetto, che anche da legambiente viene definito non dannoso. Cosa sta accadendo? Di quale partecipata si tratta? Esiste davvero quest’altro progetto?”.

I due consiglieri rafforzano poi la loro posizione: “Noi, al netto delle querelle che sicuramente non aiutano a capire in maniera chiara quello che sta succedendo – dicono – oltre a sposare la causa dei nostri concittadini a prescindere dai tecnicismi, diciamo un NO a caratteri cubitali a qualsiasi tipo di insediamento sia della Moncada sia di qualsiasi altra iniziativa di questo tipo. Nulla contro qualsiasi tipo di attività imprenditoriale, ma continuiamo a dire che il nostro è un territorio che deve conoscere lo sviluppo grazie alle sue risorse naturali e non con l’insediamento di impianti che potrebbero danneggiarlo e inquinarlo.Il Comune, quale ente esponenziale della collettività stanziata sul proprio territorio e portatore in via continuativa degli interessi diffusi radicati sul medesimo, ha comunque la legittimazione a impugnare atti che ivi autorizzano lo svolgimento di questo tipo di attività: mi stranisce che il Sindaco, al netto di riunioni e nomine, non l’abbia ancora fatto.

Restiamo sbigottiti di fronte al comportamento superficiale di un Sindaco che non può cadere dalle nuvole di fronte a situazioni di questo tipo in quanto era tenuta a formulare i propri rilievi e le opposizioni al progetto all’interno di una conferenza di servizi. Un sindaco che continua a sbagliare come quando nel momento della riunione in aula consiliare, aperta ai residenti di contrada Scunchipani, non ha invitato a presenziare il Libero Consorzio di Agrigento, tramite cui sono passate diverse autorizzazioni. Attendiamo – concludono – che si faccia chiarezza. Concretamente e subito ed eviti di saltare dalla sedia perché un Sindaco che non sa equivale ad un Sindaco che non si occupa attentamente della città”.

Rischia di morire a sei anni davanti scuola per una crisi epilettica, salvata dal papà del compagno

Ha rischiato di morire soffocata da un attacco epilettico davanti a scuola mentre il padre la stava accompagnando in classe. L’intervento di un altro genitore è stato provvidenziale. E’ successo a Santa Margherita, ad un bimba di sei anni, lo scorso lunedì mattina, all’ora del suono della campanella della primaria “Don Bosco” dell’Istituto Comprensivo Giuseppe Tomasi di Lampedusa.  A salvare la piccola, Gaspare Ciaccio, titolare di un negozio di abbigliamento e conosciuto in paese per la sua interpretazione di Cristo nella drammatizzazione della passione vivente che si svolge ogni anno a Santa Margherita durante i riti della Pasqua. In questo caso, la calma e la determinazione di Gaspare sono stati fondamentali per scongiurare il peggio. . “Ho visto subito il volto della bambina paonazza – racconta Ciaccio – con evidenti difficoltà di vedendo il padre della piccola in stato confusionale, non riuscendo a dare un aiuto concreto alla figlia, mi sono avvicinato cercando in tutti i modi di riuscire ad aprire la bocca della ragazzina. Ho compreso che la lingua della piccola per un attacco compulsivo aveva bloccato le vie respiratorie. Dopo uno sforzo non indifferente sono riuscito ad aprire la bocca e con le dita a drizzare la lingua che bloccava il respiro”. Dalle mani di Gaspare, la bimba è stata poi soccorsa dal 118 e trasportata all’ospedale “Giovanni paolo II” di Sciacca dove è stata felicemente dimessa nella giornata di giovedì pomeriggio. “Sono spesso casi di crisi convulsive. Non sono casi rari. Spesso sono di natura ereditaria, possono anche essere accidentali dovute a febbre alta, o ad episodi traumatici” spiega un medico di famiglia di Santa Margherita. (Servizio di Francesco Graffeo) (Nella foto, Gaspare Ciaccio)

Fiaccolata ad Alessandria della Rocca per dire “Mai più” dopo l’accoltellamento di Vincenzo Giuseppe Busciglio (Video)

Alessandria della Rocca, con le fiaccole accese, ha detto “Mai più” ieri sera in una fiaccolata  che si è svolta qualche giorno dopo l’omicidio di Vincenzo Giuseppe Busciglio, il ventitreenne accoltellato. La tragedia di martedì sera, quella che ha drammaticamente interrotto la vita del ventitreenne, non dovrà ripetersi “mai più!”. A lanciare un accorato appello è stato il parroco di Alessandria della Rocca, don Salvatore Centinaro. Intanto, è iniziata ieri, ma dovrà essere completata, nelle prossime ore, nella camera mortuaria dell’ospedale di Ribera, l’autopsia sul corpo di Busciglio, di 23 anni. Viene eseguita di Alessandria della Rocca, morto a seguito delle ferite da arma da taglio riportate. L’esame autoptico viene eseguito dal medico legale Elvira Ventura Spagnolo, dell’istituto di Medicina legale di Palermo. Si attende la decisione del Gip del Tribunale di Sciacca, Rosario Di Gioia, sulla richiesta di convalida del fermo di Pietro Leto, di 19 anni, sospettato d’aver accoltellato ed ucciso Busciglio.  
 

Due riberesi arrestati per sequestro di persona

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I carabinieri hanno fatto luce su un grave episodio criminoso accaduto nel centro di Ribera, operando due arresti per sequestro di persona. Arrestati LF.V., di 34 anni, e T.G., di 27, al termine di una singolare vicenda è scaturita da un furto subito da due braccianti agricoli, in particolare di due paia di forbici elettriche da potatura, del valore di alcune centinaia di euro. Gli stessi, ritenendo responsabile del furto un 30 enne  romeno, domiciliato a Ribera, si sarebbero recati presso l’abitazione dello straniero e dopo averlo malmenato e minacciato con un coltello, lo avrebbero prelevato con la forza, costringendolo a salire a bordo di un’autovettura, con l’intento di farsi restituire il maltolto.

 

Ma la drammatica situazione non è passata inosservata. Infatti, alcuni passanti si sono resi conto che stava accadendo qualcosa di anomalo ed hanno subito telefonato al “112”, descrivendo quanto percepito. Nel giro di un paio di minuti, sono accorse in zona due pattuglie dei carabinieri della tenenza di Ribera, che dopo aver setacciato l’intero quartiere sono riuscite ad intercettare e bloccare, dopo un breve inseguimento, l’auto su cui viaggiavano i due, con il cittadino romeno a bordo. A quel punto, i militari hanno condotto i tre soggetti in caserma, ove sono stati subito ascoltati i vari testimoni. Gli elementi di prova così raccolti, hanno dunque permesso, in brevissimo tempo, di chiudere il cerchio delle indagini e di fare pienamente luce sul grave fatto criminoso. Sono state effettuate anche delle perquisizioni, che hanno consentito di trovare e sequestrare il coltello utilizzato per le minacce mentre, a casa del romeno, di scovare un paio delle forbici elettriche in questione. Al termine degli accertamenti, per il romeno vittima del sequestro è stata formalizzata una denuncia per “ricettazione” delle forbici, mentre per i due braccianti agricoli riberesi, F.V. 34 enne e T.G. 27 enne, sono subito scattate le manette ai polsi con l’accusa di sequestro di persona, venendo ristretti agli arresti domiciliari, su disposizione dell’autorità giudiziaria. Ancora una volta, per il buon esito delle indagini, si è rivelato fondamentale e prezioso il contributo di alcuni cittadini, sia per la tempestiva telefonata al “112”, sia per le testimonianze fornite nell’immediatezza agli investigatori dell’Arma.

Omicidio-suicidio a Castelvetrano, marito e moglie trovati morti in casa

Sono stati trovati morti nella loro abitazione a Castelvetrano, Rosalia La Gumina, casalinga di 48 anni, e il marito Luigi Damiani, idraulico di 60 anni. Si tratta di un caso di omicidio-suicidio. Secondo una ricostruzione dei fatti svolta dai carabinieri del nucleo investigativo di trapani e dal medico legale, infatti, la donna sarebbe stata strangolata dal marito che si è poi tolto la vita con un coltello. Pare che la coppia fosse in fase di separazione. Lasciano due figli maggiorenni.

Fridays For Future anche a Sciacca, i partecipanti: “Siamo qui perchè il pianeta si salva con l’azione”

Sull’onda delle battaglie portate avanti dalla giovanissima attivista svedese sedicenne Greta Thunberg, in tutto il mondo oggi appuntamenti e manifestazioni per sensibilizzare governi e istituzioni sulle politiche ambientali. Coinvolte quasi 1700 città sparse in 200 Paesi tra cui anche l’Italia dove i cortei si sono svolti in 182 piazze, tra queste anche piazza Saverio Friscia a Sciacca. Un sit-in quello organizzato a Sciacca alla quale hanno aderito grandi e piccoli e rappresentati del mondo dell’associazionismo cittadino.  

Era accusato di estorsione al Verdura Golf Resort di Sciacca, assolto l’imprenditore riberese Tavormina

Il giudice del Tribunale di Sciacca Alberto Davico ha assolto, questa sera, Ignazio Tavormina, di 52 anni, imprenditore di Ribera, che era accusato di estorsione e di tentata estorsione al Verdura Golf Resort di Sciacca. Il pm aveva chiesto la sua condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione. Il processo è stato celebrato con il rito abbreviato. L’assoluzione era stata chiesta dai difensori di Tavormina, gli avvocati Accursio Piro e Nicola Puma, i quali hanno sostenuto l’estraneità di Tavormina ai fatti contestati.  Tavormina era accusato di avere minacciato dirigenti e dipendenti del “Verdura” e compiuto atti di sabotaggio su mezzi appartenenti alla struttura. E questo, secondo la ricostruzione dell’accusa, quando l’imprenditore sarebbe venuto a conoscenza che l’allora direttore del complesso avrebbe avuto intenzione di non rinnovare alla scadenza i contratti d’appalto. Il riberese è titolare di una ditta di vivai appaltatrice per la gestione delle aree verdi ornamentali e agricole. La vicenda riguardava un periodo compreso tra il 2009 e il 2016. Tavormina è stato assolto perchè il fatto non sussiste ai sensi del 530 secondo comma: non è stata raggiunta la prova.

Il giurato Barsalona torna sulla classifica del Carnevale: “Sono l’unico a non esser rimasto stupito del risultato”

Ha suscitato tanto clamore l’intervista che il giurato Giuseppe Barsalona ha deciso di rilasciare sabato scorso dopo le polemiche sollevate dalla classifica finale dell’ultima edizione del Carnevale di Sciacca. Il ballerino professionista che è stato chiamato quest’anno a giudicare le coreografie dei gruppi mascherati, ha deciso di chiarire meglio le sue affermazioni e di replicare in particolare, al presidente dell’associazione “La Nuova Isola” che in un’intervista rilasciata all’emittente televisiva Rmk, ha accusato Barsalona di aver patteggiato per il carro dell’associazione “E ora li Femmi tu”. Barsalona svela anche gli insulti ricevuti in seguito alle dichiarazioni pubbliche e dice la sua riguardo la proposta avanzata dall’assessore allo spettacolo, Mario Tulone di voler introdurre una giuria di carristi.

A rischio la Statale 640 Porto Empedocle – Agrigento: 15 chilometri di erosione costiera

Lunedì prossimo, 18 marzo, il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, ha convocato d’urgenza un Tavolo tecnico per individuare le contromisure da adottare. Oltre alla Struttura commissariale ne faranno parte il dipartimento regionale dell’Ambiente, l’Anas, la Protezione civile regionale, il Genio civile, la Prefettura e i Comuni di Agrigento e Porto Empedocle. “La frana tra Porto Empedocle e Agrigento è l’esempio evidente di come chi dovrebbe vigilare sulle strade statali non lo sa fare. Il Governo nazionale se ne faccia una ragione”. Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci non risparmia critiche a Roma per il rischio di stabilità di un’arteria viaria importantissima come la ‘640’, a seguito di un gravissimo fenomeno di erosione costiera lungo quindici chilometri. Nonostante la competenza sia di altri enti, la Regione è pronta a intervenire per trovare una soluzione. A documentare l’attuale situazione di pericolo è stata l’associazione MareAmico che, attraverso un drone, ha effettuato le riprese aeree nella zona. “ E’ evidente – precisa Musumeci – che c’è stata una scarsa attenzione da parte di chi sul territorio è direttamente coinvolto. Adesso – continua il presidente della Regione – bisognerà valutare attentamente se esiste un pericolo imminente e, comunque, pianificare una strategia d’intervento per contrastare i gravi fenomeni che sono in corso. Quella dell’agrigentino, tra l’altro, è una fascia costiera per la quale, attraverso l’Ufficio contro il dissesto idrogeologico, abbiamo già programmato l’elaborazione di un nuovo “Contratto di Costa” per un intervento organico e omogeneo di recupero e di messa in sicurezza».

Zammuto di Intercopa: “il comune di Bivona presenti istanza all’Ati se intende gestire l’acqua in proprio, invece di ribellarsi”

Il coordinatore del comitato “Intercopa”, per l’acqua pubblica, replica alle dichiarazioni dell’ex sindaco di Bivona, Giovanni Panepinto, secondo il quale il suo Comune sarebbe punto di riferimento per tutta la Sicilia nella battaglia contro la privatizzazione del servizio idrico. “A chi oggi si vanta di essere stato punto di riferimento per tutta la Sicilia nella battaglia per l’acqua pubblica contro la privatizzazione del servizio idrico, e orgogliosamente sostiene l’azione dei 16 non consegnatari delle reti idriche al gestore Girgenti Acque nonostante le intimazioni di consegna, si potrebbe rispondere che tale azione sarebbe stata più pregnante e di esempio se la loro azione avesse consentito ai 27 comuni non consegnatari di ottenere lo stesso risultato. Purtroppo così non è stato”. Così il coordinatore di” Intercopa”, Franco Zammuto, commenta quanto affermato da Giovanni Panepinto, ex sindaco di Bivona ed ex deputato regionale. “Se un referendum comunale risolvesse il problema sulla scelta pubblica/privata, – evidenzia Zammuto – credo che i cittadini dei ventisette comuni consegnatari darebbero il 100 per cento dei voti per l’acqua pubblica, superando il risultato ottenuto da Bivona. Oggi non esiste la possibilità di uscire dall’ATI perché così è disposto dalle leggi, che qui non cito perché oramai tutti le conoscono e sono stanchi di sentirle ripetere. La via di uscita esiste ed è semplice: i comuni come Bivona che vogliono gestire l’acqua e le reti in proprio, e con esso solo pochissimi altri, non certamente i sedici “ribelli”, presentino l’istanza all’ATI e così, una volta esaminati gli atti e verificati i requisiti, potranno ottenere quanto è di loro spettanza senza ricorrere alla ribellione.  Per tutti gli altri la via d’uscita è segnata. Stare tutti uniti e realizzare l’azienda speciale consortile”.