Alto funzionario della Regione scrive post su FB: “Popolo incivile e ignorante”. Poi lo rimuove. Ma è bufera. Catanzaro: “Fatto grave, va sollevato dall’incarico”

“Un fatto che esprime tutta la inciviltà e l’ignoranza di un popolo e di suoi degni amministratori indifferenti o distratti”. L’autore di questa considerazione non è un “leone da tastiera” o un hater di Facebook. No, a sostenere questa tesi è l’ing. Salvatore Cocina, che non è uno qualunque, ma un alto funzionario della Regione Siciliana, ex capo della Protezione civile, da poco incaricato dal Governatore Musumeci del delicato ruolo di Dirigente Generale del Dipartimento acque e rifiuti. Le considerazioni di Cocina sono finite in un post pubblicato ieri sera sul social network, all’interno di una sua addolorata riflessione relativamente alla strage di cani a Muciare. Una dichiarazione che ha generato interventi di saccensi indignati, che hanno anche messo in evidenza che un dirigente della Regione può fare molto più che indignarsi e, addirittura, additare un territorio connotato di storia, cultura e dignità come “incivile e ignorante”. Una vicenda che ha indignato anche il deputato regionale Michele Catanzaro (Pd): “Accuse sconcertanti”, scrive il parlamentare. Il quale poi si domanda come possa un uomo delle istituzioni pensare e scrivere parole così indegne, offendendo quel popolo che, attraverso il pagamento delle tasse, gli assicura mensilmente lo stipendio. Per Catanzaro con questa dichiarazione Cocina rischia di istigare all’odio, come hanno dimostrato le minacce di morte nei confronti della Sindaca e della sua famiglia, cavalcando un comprensibile sentimento di amarezza e rabbia. “Ritengo – conclude Catanzaro – che alla luce di quanto accaduto il Presidente della Regione Nello Musumeci debba al più presto sollevare l’ing. Cocina dall’incarico di Dirigente Generale del Dipartimento acque e rifiuti a lui assegnato appena qualche mese fa”.

Nuovo guasto al quadro elettrico del Carboj, disagi idrici in vista a Sciacca

Non si conosce ancora l’entità effettiva del danno, ma stanotte si è verificato un nuovo guasto al quadro elettrico del pozzo Carboj, lo stesso che aveva provocato per diverse settimane una grave crisi idrica nello scorso mese di novembre. I tecnici di Girgenti Acque hanno già avvisato l’assessore Gioacchino Settecasi che nelle prossime ore verificherà quanto accaduto ad uno dei pozzi che alimenta la città. I disagi all’erogazione idrica dipenderanno dal tempo necessario al ripristino del guasto. Intanto, le vasche di contenimento se si dovesse svolgere in fretta la riparazione potrebbero frenare lo slittamento della turnazione nella distribuzione. Intanto, in alcune zone di Sciacca, le stesse servite proprio dal Carboj, già accusano qualche disservizio come nella zona di via Cappuccini e traverse limitrofe dove alcuni residenti lamentano già la mancanza d’acqua.

Associazione animalista denuncia il sindaco: “È responsabile del benessere dei randagi”

Nella bolgia delle polemiche e delle considerazioni di natura perfino antropologica nei confronti della città di Sciacca (i cui abitanti sarebbero tutti “assassini” di cani randagi), si inserisce oggi la denuncia all’autorità giudiziaria presentata da Lorenzo Croce, presidente dell’associazione animalista AIDAA (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente), nei confronti di Francesca Valenti, accusata di avere violato la norma che assegna al sindaco la responsabilità per il benessere dei randagi presenti sul territorio comunale e della loro salute ed incolumità. Per Per l’AIDAA il capo dell’amministrazione avrebbe ritardato volutamente l’emissione dell’ordinanza comunale che avvisava della presenza dei bocconcini avvelenati e avendo quindi commesso abuso d’ufficio.  Inoltre al sindaco di Sciacca Croce imputa la violazione dell’articolo 544 ter del codice penale per aver :”con il suo comportamento omertoso omesso di segnalare la presenza del veleno non allertando i competenti servizi territoriali di controllo favorendo cosi la morte per avvelenamento di decine di cani randagi di cui è responsabile”, infine per aver :”violato gli articoli 50 del decreto legge 18 agosto 2000 numero 267 che conferisce al sindaco il potere di ordinanza in materia di tutela della incolumità pubblica e della salute dei cittadini, in quanto con il suo comportamento il sindaco Valenti ha di fatto messo a repentaglio la salute dei cittadini del suo comune non avvisandoli della presenza dei bocconi avvelenati in parti cospicue del territorio comunale”.

L’associazione “A Cuore Aperto” a Roma per prestare assistenza sanitaria gratuita ad anziane bisognose

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Portare assistenza sanitaria a chi non accede facilmente alle cure specialistiche. Ha preso così il via a Roma, uno dei progetti di prevenzione delle malattie cardiovascolari, portati avanti dall’associazione “A Cuore Aperto”. I medici agrigentini, Linda Pisano e Giovanni Ruvolo, entrambi volontari dell’associazione, hanno effettuato una ventina di visite presso l’Ipab, Casa di Riposo Opera Pia “Nicola Calestrini” di Roma. Da anni l’associazione porta avanti iniziative per la promozione della salute e la prevenzione delle malattie cardiovascolari, progetti promossi nell’Agrigentino e in Tanzania. Adesso, il nuovo progetto portato avanti dall’equipe medica dell’associazione nella Capitale.

Tre scosse di terremoto in Sicilia nella notte, la piu’ forte alle Eolie

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Tre scosse di terremoto nella notte in Sicilia. La piu’ forte e’ stata registrata alle isole Eolie. La scossa e’ stata registrata attorno alle ore 2.14 della notte e l’Istituto Nazionale di vulcanologia ha registrato magnitudo 3.4. L’ipocentro e’ stato localizzato a 18 km di profondità mentre l’epicentro a Leni, in provincia di Messina. Altre due scosse, di intensita’ inferiore sono state registrate a Resuttano in provincia di Caltanissetta, mentre l’altra a Blufi sulle Madonie

Violenza e razzismo: ecco come alcuni “animalisti” insultano Sciacca su Facebook

Commenti in ordine sparso tra le centinaia che abbiamo potuto leggere in queste ore: “La civiltà non abita in Sicilia”; “Maledetti, non verrò mai nel vostro paese di merda, andrete all’inferno”; “Boicottiamo Sciacca. Chi ha programmato un viaggio in Sicilia eviti questo paese”. È questo il tenore del tristissimo catalogo di ingiurie indirizzate alla città dove sono stati avvelenati i randagi di Muciare. Sulla gravità del fatto siamo tutti d’accordo, non vi indugeremo ulteriormente. Quella che sta venendo fuori, soprattutto sui social network, dagli insulti al sindaco in poi, è un’analisi che pretende di dare a questo territorio quasi un’identità antropologica, per mezzo però di luoghi comuni che sostituiscono qualsiasi parvenza di dibattito. E così si scopre che non solo i responsabili degli avvelenamenti dei cani, ma l’intera città di Sciacca deve essere punita. Sì, come se ogni saccense, la mattina appena sveglio, prima di andare a lavorare andasse ad avvelenare un po’ di cuccioli. Si dirà che si perde solo tempo a discutere con chi imposta una discussione sulla base di preconcetti che non stanno né in cielo né in terra. Francesca Valenti è preoccupata che questa vicenda stia danneggiando pesantemente l’immagine di Sciacca. È difficile, tuttavia, immaginare che il prestigio di una città che, non va dimenticato, possiede storia e dignità, possa essere inficiata da avvelenatori (ora ci vuole!) di cultura. Come dire che l’ignobile gesto di qualcuno non può di certo far finire nel tritacarne un’intera popolazione. Ma così è, e il “Forza Etna” su cui si negli anni si costruì una certa balorda idea suprematista “padana”, quella che fece anche la fortuna della Lega di Bossi (altri tempi, oggi Salvini viene applaudito perfino a Palermo) è uno slogan tornato prepotente a giganteggiare, nel segno di un’idea “animalista” da cui le stesse associazioni dovrebbero prendere le distanze. Perché non si può e non si deve commettere lo stesso errore, ossia quello di inciampare sui luoghi comuni. No, non tutti gli “animalisti” sono convinti che a Sciacca ci siano oltre quarantamila potenziali uccisori di cani. Anzi: chi spera che il sindaco e i suoi figli muoiano, come contrappasso della triste sorte toccata ai cani “assassinati”, non va certo annoverato tra gli “animalisti”, ma piuttosto in un’altra categoria: quella degli odiatori seriali, persone infelici tra gli infelici ai quali Facebook ha dato il permesso di esistere, con tanto di foto, di nome e cognome e di libertà di esprimere il proprio delirio ora fatto di razzismo, ora di sessismo. Generalizzare quello che è accaduto a Muciare, come stanno facendo molte persone sedicenti “perbene” che amano gli animali ma che, al tempo stesso, sperano che gli esseri umani di Sciacca crepino tutti di cancro, è un metodo di discussione nel quale nessuna persona di buonsenso può infilarsi. È la solita stupidaggine a cui ricorrono in tanti, ossia che tutti i migranti vengono in Europa per delinquere. O quelle di chi opina che i napoletani sono tutti scippatori, i siciliani tutti mafiosi, i milanesi tutti tangentari. “Terra omertosa verso gli esseri umani, figuriamoci verso quelli che considerano solo cani”, scrive una “gentile” utente di Facebook. Altri commenti: “Non frequenterò postacci del genere per le mie vacanze”. “Siete da cancellare dalla carta geografica”. “Sciacca devi bruciare da migliaia di fucilate, gente di merda, sindaco assassino”. “Sciacca sei una merda, sei corrotta e assassina, devi sprofondare con un terremoto mortale”. Per finire: “Maledetti siciliani, mi fate schifo, mai più in Sicilia, paese di ignoranti e bifolchi e pure assassini bastardi”. Ed è inquietante l’attacco di un sedicente “Animal Liberation Front”: “La strage dei cani di Sciacca sarà vendicata con ogni mezzo e modalità, e colpiremo senza pietà in tutto il territorio siciliano”. Questa vicenda, insomma, ha fatto riemergere tutta quella sottocultura del Belpaese che sembrava ormai essere stata archiviata. Il più triste dei messaggi però è quello che proviene da chi scrive: “Sono di Sciacca e mi vergogno di esserci nata”. Tranquilla: anche noi ci vergogniamo di averti avuta come concittadina.

Pioggia di messaggi di solidarietà bipartisan a Francesca Valenti

Giunge la solidarietà bipartisan a Francesca Valenti dopo gli incredibili insulti via Facebook contenenti il singolare augurio, a lei e ai suoi congiunti, a fare la stessa fine dei cani avvelenati.

Si dice sconcertata dall’aggressività del linguaggio usato verso il sindaco di Sciacca il parlamentare regionale Margherita La Rocca Ruvolo, che parla di “modalità inaccettabile e violenta, uguale se non peggiore di chi ha avvelenato i 30 cani colpevoli di avere avuto infedeli padroni”.

Condanna per le dure parola contro la Valenti giungono anche dai Gruppi consiliari di maggioranza, che nel definire “spietati assassini” i responsabili di questa vicenda dichiarano anche che non è sopportabile né che Sciacca venga dipinta come una città che non ama gli animali, né l’aggressione riservata agli amministratori ed ai loro familiari.

Per il parlamentare regionale del Pd Michele Catanzaro, che definisce gravissimi gli insulti al sindaco, si è perso il senso della misura, quando un’emergenza come quella del randagismo dovrebbe far emergere un profondo senso della comunità, e non certo l’ennesima sterile contrapposizione tra amministratori e amministrati.

Solidarietà a Francesca Valenti anche dal Movimento 5 Stelle, che definendo la strage di cani un gesto ignobile dettato da inciviltà e ignoranza, invita a non renderlo il pretesto per alimentare odio e veleno.

Inaccettabili e inauditi gli insulti alla Valenti e all’assessore Mandracchia anche secondo Giuseppe Milioti, consigliere comunale di opposizione, che prende di mira Facebook, social network diventato per qualcuno un modo come un altro per dire qualsiasi cosa dietro una tastiera, in assenza di coraggio a dire certe cose in faccia.

“Chi professa l’amore per gli animali non può disprezzare un sindaco che quotidianamente si spende con amore per rendere la sua città più civile ed accogliente”. Questo il messaggio di Maria Iacono, parlamentare nazionale uscente del Pd.

Solidarietà al sindaco e all’assessore Mandracchia per gli attacchi ai loro danni anche da Cittadinanza Attiva e associazione l’Altra Sciacca.

 

Sopralluogo dei carabinieri e del sostituto procuratore Michele Marrone questa mattina in contrada Muciare dove sono stati rinvenuti altri cani avvelenati

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Il bilancio dei cani avvelenati in contrada Muciare, a Sciacca, aumenta di ora in ora. Sono più di venti le carcasse di animali morti rinvenute, ma altri cani dopo avere mangiato quelle esche contenenti il veleno potrebbero essersi spinti in altre zone. Questa mattina, a Muciare, sono arrivati i carabinieri della compagnia di Sciacca ed il sostituto procuratore Michele Marrone che hanno effettuato un sopralluogo. La Procura della Repubblica di Sciacca ha aperto un fascicolo per uccisione di animali. Indagano i carabinieri. All’individuazione dei cani morti collaborano anche diversi animalisti e tra questi Annamaria Friscia, responsabile dell’Anta a Sciacca. Alcuni cani e tra questi sei cuccioli sono stati salvati grazie al tempestivo intervento dei veterinari del Distretto di Sciacca e in particolare di una equipe guidata dal veterinario Gino Raso.

Riciclava gasolio dalla Tunisia, condannato egiziano residente a Menfi

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Su un gommone con due potenti motori da 135 cavalli raggiungeva la Tunisia e poi tornava indietro con un carico di benzina fino a 325 litri, distribuiti in 13 taniche di plastica da 25 litri ciascuno trasportandolo una volta giunto sulla terraferma, con un camion privato delle relative targhe, rendendo così illeggibile il numero del telaio dello stesso. Il gommone, inoltre, è risultato anche rubato. L’uomo, un egiziano, residente da tempo a Menfi, Bakri Farag Abdelhafiz Abdelrahman, è stato condannato dal Tribunale di Sciacca per riciclaggio. Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza. Mentre l’egiziano è stato difeso dai legali Maurizio Gaudio e Francesco Dimino. L’uomo si trova agli arresti domiciliari.

Il processo per la morte di un giovane a Palermo, la difesa del cardiologo assolto spiega la linea seguita

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Il giudice monocratico di Palermo, Riccardo Corleo, ha condannato a otto mesi ciascuno, con la sospensione condizionale della pena, tre medici dell’ospedale Ingrassia di Palermo accusati di omicidio colposo per la morte di un giovane.   Rosanna Giaramidaro, Rosalba Tantillo e Florinda Bascone sono i medici condannati, mentre è stato assolto Sebastiano Scalzo, cardiologo. L’inchiesta fu aperta nel 2009 dopo la morte di Emilio Reforgiato, un istruttore di palestra di 28 anni, in seguito a un’embolia polmonare che non gli sarebbe stata diagnosticata per un errore. I familiari del ragazzo si sono costituiti parte civile e il giudice ha riconosciuto una provvisionale di 20 mila euro ciascuno. Il ragazzo morì  il 23 novembre del 2009, cinque giorni dopo essere andato al pronto soccorso dell’ospedale Ingrassia per un forte dolore al torace e alla spalla. La difesa del cardiologo Scalzo, assolto per non avere commesso il fatto, oggi spiega la linea portata avanti nel processo. Scalzo è stato difeso dal professore Antonino Agnello di Palermo e dall’avvocato Luigi La Placa di Menfi. “In buona sostanza il Tribunale ha accolto una delle tesi difensive prospettata dalla difesa del dottore Scalzo, nel senso che, ove provato che in data 18 novembre 2009, quando Reforgiato fu preso in carico dal pronto soccorso dell’ospedale Ingrassia, fosse stata presente una microembolia, nessuna responsabilità a titolo di concorso poteva essere addebitata a Scalzo Sebastiano, il quale era stato investito dal medico del pronto soccorso per una consulenza cardiologica e quindi per accertare se il dolore al torace, mentre tra l’altro erano in corso gli esami di laboratorio disposti dal medico del pronto soccorso fosse di origine cardiaca o meno. I vari consulenti escussi nel corso del dibattimento hanno concordato nel ritenere immune da negligenza o imperizia gli accertamenti posti in essere da Scalzo  nell’escludere che il dolore toracico fosse di origine cardiologica. Tra l’altro il dottore Scalzo, dopo la visita cardiologica, non vide più il Reforgiato che fu dimesso dai medici del pronto soccorso dopo circa 12 ore dalla consulenza cardiologica. In buona sostanza, la difesa ha evidenziato che la richiesta specialistica avanzata dal pronto soccorso non determina una presa in carico del paziente per le determinazioni consequenziali, che, fino al momento dell’assegnazione del paziente al reparto, rimangono di competenza esclusiva del responsabile del pronto soccorso”. Nella foto, gli avvocati La Placa e Agnello