Trapani: Fazio e D’Alì non si ritirano. Si annuncia una campagna elettorale a dir poco surreale

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Il deputato regionale Girolamo Fazio è agli arresti domiciliari per corruzione, eppure non intende ritirarsi dalla corsa elettorale per diventare sindaco di Trapani. La decisione ieri pomeriggio. Tutti i candidati delle liste che lo sostengono hanno deciso di andare avanti. Addirittura con più forza di prima. E prima che, eventualmente, possa farlo la magistratura, è il suo stesso comitato elettorale ad assolverlo: ”Siamo convinti della assoluta correttezza ed onestà di Fazio, già dimostrata in oltre dieci anni di amministrazione della nostra città nella gestione di ingenti finanziamenti e senza che sia mai stata avanzata nei suoi confronti alcuna contestazione”. Ma la campagna elettorale a Trapani sarà a dir poco surreale. Anche l’altro candidato, Antonio D’Alì, costretto all’obbligo di dimora nel comune di residenza in quanto ritenuto “socialmente pericoloso”, ha fatto  sapere che non intende ritirarsi. Ha scritto una lettera aperta per ribadire di “voler mantenere la mia candidatura a sindaco, che in questi giorni ho percepito con emozione essere fortemente condivisa da tantissimi di voi, anche non addetti ai lavori, che mi hanno fatto pervenire la propria incondizionata solidarietà e l’apprezzamento per il programma ambizioso, forte, concreto e rivoluzionario che ho ufficialmente depositato in Comune, e del quale ho già avuto modo di discutere e illustrare i punti salienti in diversi momenti di incontro e di comunicazione”.

Tappeti di escrementi sui davanzali delle finestre dell’ospedale di Sciacca: nessuno pulisce

Sono degli autentici tappeti di escrementi di uccelli quelli che coprono alcuni dei davanzali delle finestre dell’ospedale di Sciacca. A segnalare il caso: il familiare di un paziente, che ha anche inviato delle fotografie, rivolgendosi allo stesso Tribunale dei Diritti del Malato. Immagini eloquenti, ennesimo simbolo del degrado e dell’abbandono del Giovanni Paolo II. Come dimostra anche la foto che immortala una finestra tutta schizzata dei residui di deiezioni di colombi. Evidentemente nessuno pulisce. E certo non da qualche giorno. Spesso, a fronte delle denunce dei problemi, tipo quelli riguardanti gli ascensori, i vertici dell’Asp hanno evidenziato che se non ci fossero gli atti di vandalismo certi problemi non esisterebbero. Giusto. Ma i tappeti di escrementi che imbrattano davanzali e finestre vanno puliti e resi decorosi, attraverso interventi di pulizia straordinaria. A meno che non si vogliano incolpare i piccioni di atti di vandalismo.

Lucca Sicula, per la detenzione illegale di una pistola il figlio assolto e il padre condannato anche in appello

Il figlio estraneo ai fatti ed assolto, il padre condannato anche in appello. A questa conclusione è pervenuta la Corte di Appello di Palermo nel processo a carico di Salvatore Pagano, di 41 anni, e di Antonio Pagano, di 60, di Lucca Sicula. Per il sessantenne è stata confermata la sentenza di primo grado e dunque la condanna a 3 anni e un mese di reclusione per detenzione illegale di una pistola, mentre per il figlio quarantunenne i giudici hanno annullato la sentenza di condanna a un anno e 10 mesi che era stata decisa, in abbreviato, dal Tribunale di Sciacca, disponendone l’assoluzione. La vicenda risale al 2006, quando, nel corso delle indagini del procedimento Scacco Matto, sono state intercettate conversazioni concernenti l’acquisto di una pistola 9 x 21 che da Palermo avrebbe dovuto essere consegnata a Burgio. L’arma non è stata mai trovata, ma l’accusa aveva ipotizzato l’acquisto da parte di Antonio Pagano per tutelare la sicurezza nella gestione di un locale pubblico in contrada San Giorgio, a Sciacca. La Corte d’Appello, accogliendo le richieste degli avvocati Vincenzo Castellano e Giovanni Vaccaro, ha assolto Salvatore Pagano. Confermata, invece, la sentenza di primo grado per il padre, Antonio,  e la difesa annuncia ricorso in Cassazione.

Pranzo del primo maggio con furto a Santa Margherita e scattano condanne anche a 5 anni di reclusione

Prima si sono fatti invitare a pranzo da un margheritese e poi gli hanno rubato 700 euro. E’ questa, in pillole, la ricostruzione dei fatti operata dall’accusa che ha portato alla condanna per uno degli imputati a cinque anni di reclusione ed a pene minori per gli altri, compresi saccensi. La scusa per ottenere l’invito sarebbe stata quella di aiutare il margheritese, anziano, a fare le pulizie di casa durante il primo maggio del 2014. Ivan Daniele Losi, di 43 anni, di Agrigento, colui che avrebbe materialmente prelevato il denaro da un marsupio dell’anziano, è stato condannato a 5 anni di reclusione e 800 euro di multa. Maria Vita Castellano, di 50 anni, e Antonella La Bella, di 38, entrambe di Sciacca,  che avrebbero fatto le pulizie, la prima a 3 anni, 2 mesi e 600 euro di multa e la seconda a 3 anni e 500 euro. C’è stata un’altra condanna, a carico di Salvatore Foresta, di 47 anni, di Sciacca, a 2 mesi di reclusione, perché avrebbe minacciato, al telefono, l’anziano, appreso che quest’ultimo avrebbe voluto rivolgersi alle forze dell’ordine. I difensori degli imputati avevano avanzato richiesta di assoluzione e tra questi l’avvocato Giuseppe Scorsone. Per Foresta ha discusso l’avvocato Giada Cavalca. Per l’anziano, che si è costituito parte civile, assistito dall’avvocato Francesco Di Giovanna, il giudice ha disposto un risarcimento di mille euro.

Mangia fa il tifo per la Valenti e il popolo di sinistra plaude all’imprenditore

Non era seduto tra le prime fila durante la convention, ma nessuno si sarebbe scomposto se ci fosse stato anche il patron di Aeroviaggi, Antonio Mangia a fare il tifo per Francesca Valenti che e’ salita sul palco stasera presentando ufficialmente la sua candidatura accompagnata dal marito e dai due figli. La candidata del centro sinistra ha incassato il sostegno del noto imprenditore che ha deciso perfino di scrivere una lettera indirizzata a tutti i suoi dipendenti invitandoli a sostenere il progetto della Valenti nell’interesse della stessa azienda. Una scelta quella del presidente di schierarsi nella campagna elettorale saccense che ha suscitato un acceso dibattito dividendo, come e’ normale, tra favorevoli e contrari, tra chi sostiene le ragioni dell’imprenditore che ha motivato la sua scelta per esser stato in questi anni ignorato dalle amministrazioni precedenti e chi invece, ha criticato l’intrusione del datore di lavoro nel cercare di influenzare i propri lavoratori. Intanto, i simpatizzanti di sinistra sembrano non avere dubbi e plaudono all’iniziativa dell’imprenditore turistico premiato per la sua schiettezza.

“Soldi da Morace? Una tangente non si paga con un bonifico”. Crocetta si difende, e affronta le conseguenze politiche

Forse ha ragione Rosario Crocetta: una tangente non la si paga certo attraverso un bonifico bancario. Soldi che, peraltro, il presidente ha già fatto sapere di intendere restituire. Tuttavia è indubitabile quei cinquemila euro finiti sul conto corrente del suo movimento politico RiparteSicilia pesino molto di più del loro valore reale. Sì, perché a versarli è stato lui: Ettore Morace, il re del trasporto marittimo, il capo della Liberty Lines, che secondo i magistrati avrebbe fatto pressioni (e costosi regali) a politici e funzionari pubblici per ottenere occhi di riguardo (e leggi, ed emendamenti, e perfino sentenze) nella gestione dei servizi. Va bene, non può definirsi tangente un pagamento via bonifico.  Vogliamo chiamarla, allora, una buccia di banana? Qualunque sia la verità, il procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi, l’aggiunto Dino Petralia  e i sostituti Luca Battinieri e Francesco Gualtieri vogliono vederci chiaro. Perché ritengono che Morace, la cui posizione ha fatto finire nei guai il candidato a sindaco di Trapani Girolamo Fazio e l’ormai ex sottosegretaria Simona Vicari, per troppo tempo ha fatto il bello e il cattivo tempo. Questa vicenda, che naturalmente dovrà seguire il suo corso, e che probabilmente condizionerà oggettivamente il prossimo risultato elettorale nel comune di Trapani (un altro candidato, Antonio D’Alì, ha subito il provvedimento del soggiorno obbligato per mafia), avrà anche delle inevitabili conseguenze politiche sul futuro di Rosario Crocetta. A novembre in Sicilia si torna a votare per le elezioni regionali. Il Governatore uscente sapeva già da prima di finire sotto inchiesta che avrebbe avuto delle difficoltà a ripresentarsi. E questo aldilà della discussione sulle Primarie, che a questo punto sembra farlo definitivamente fuori. A gongolare, in questo quadro, continua ad essere il Movimento 5 Stelle. Che ha chiesto le dimissioni di Crocetta come atto politicamente inevitabile, ma che ormai guarda alla prossima scadenza elettorale come punto di svolta della propria azione politica. I grillini puntano sul fatto che, insomma, non si salva nessuno.

Commenti. “Sciacca Città per parti”. 2: “Spazi di risulta” e “Aree residuali”. Possibilità di rigenerazione. A cura dell’arch. Paolo Ferrara

Nuovo appuntamento, sul nostro sito, con le interessanti analisi del territorio di Sciacca e del suo attuale fabbisogno urbanistico, a cura dell’architetto Paolo Ferrara. Questa volta vi proponiamo un esame della possibilità di recuperare quelli che si definiscono Spazi di risultaAree residuali. Prima parte. Spazi di risulta. Sono da intendersi quei luoghi formati dai “vuoti” risultanti tra una parte e l’altra della città edificata; spesso, non avendo alcuna funzione, fruizione e manutenzione, si presentano oggettivamente in stato di degrado. A Sciacca li possiamo identificarli in due specifiche aree, entrambe formatesi in conseguenza della nascita del quartiere Perriera: quella del Cansalamone (posta tra la Perriera e la città preesistente), e quella posta tra il versante sud della Perriera e la Via Lido/Tonnara. Sono il risultato della distorta pianificazione tipica degli anni ’70 del XX sec., dettata più dagli interessi privati (per quanto legalmente attuati) che non da quelli della collettività. A tale proposito, basti dire che in quegli anni, mentre in Italia calava drasticamente il consumo di cemento quale materia prima del settore edilizio, denotandone ciò il rallentamento, in Sicilia si registrava la tendenza opposta, la qualcosa è eloquente se consideriamo che, contestualmente, l’emigrazione era fenomeno costante. La Sicilia si svuotava ma, nel frattempo, si costruivano sempre più “nuove” abitazioni, fatto che comportò l’abbandono dei nuclei antichi e il conseguente decadimento del patrimonio edilizio degli stessi. Aree residuali. Sono aree urbanizzate e, in alcuni casi, storicamente consolidate, ma oggi ridotte in condizione di estraneazione dal “sistema-città” poiché il loro assetto e la loro funzione non rispondono alle esigenze che la contemporaneità richiede, restandone così assolutamente decontestualizzate. Sciacca è piena di entrambi gli elementi urbani (Spazi di risulta e Aree residuali); con questo intervento -diviso in due parti- si cercherà di analizzarne alcuni, con l’obiettivo di capire come potrebbero essere rigenerati e come -a loro volta- potrebbero rigenerare tutto il “sistema-città”. Diventerebbero così il parametro per un nuovo sentire estetico ed etico che, con interventi terapeutici, possa generare dinamiche che siano realmente organiche al “sistema-città”, al modus vivendi e operandi della società contemporanea, proiettata nel futuro. Fondamentale è considerarli elementi urbani da connettere l’uno con l’altro, immettendo in ciascuno di essi funzioni d’uso che siano realmente vissute, generando così la “riqualificazione attiva”, intesa quale sinergia tra la realtà fisica (risanamento architettonico) e la realtà produttiva (riscontro economico e sociale). “Connetterli”, dunque, perché solo la loro sinergia può realmente dare frutti a tutto il “sistema-citta”, sotto ogni punto di vista. Il Porto – Area residuale. Assodato che il mare è “territorio”, sostanziale è la differenza tra una città costiera e una dell’entroterra. Sciacca nasce sulla costa ed è, da sempre, “città cerniera”, cioè elemento di mediazione/connessione tra due territori. E’ una condizione che le permetterebbe di gestire al meglio la duplice possibilità di espansione della propria crescita economico/sociale: quella che si protrae nella terraferma, e quella che si protrae sul mare. Per tale motivo, il “sistema-città/territorio” di Sciacca lega anche al porto la propria storia evolutiva. L’importanza di questa infrastruttura è propria di tutte le antiche città costiere cinte da mura, ove il porto era posto fuori da esse poiché elemento non introspettivo, e non solo dal punto di vista prettamente fisico. Difatti, il porto rappresenta idealmente il prolungamento all’infinito del “sistema-città/territorio” ed è, perciò, l’organo vitale della città che, più degli altri, dovrebbe mutare con il mutare dei tempi, così da renderla pronta ad accogliere le nuove istanze della contemporaneità del momento, che dovranno poi trovare conseguenzialità anche nel resto del “sistema-città”. Purtroppo, Sciacca è rimasta assolutamente indietro rispetto le potenzialità che la sua condizione geografica le avrebbe consentito, non andando oltre la funzione di porto peschereccio, trascurando del tutto lo sviluppo che un porto commerciale e, soprattutto, turistico avrebbe consentito a suo beneficio economico. Ad oggi, il porto è un elemento urbano non rispondente alle nuove istanze della Sciacca proiettata nel XXI secolo che, proprio in virtù del suo duplice rapporto con il territorio, dovrebbe basare la propria economia anche sul turismo e sul commercio indotti per “via territorio-mare”. Il porto è “area residuale” poiché “residuo” di un “sistema-città” del passato, oramai anacronistico, rimasto con la medesima destinazione d’uso originaria, quella peschereccia. Anche questa funzione non ha però avuto la possibilità di svilupparsi in modo adeguato perché, pur essendo il porto cresciuto fisicamente (i suoi bracci) e nella flotta peschereccia, non è mai stato rinnovato il sistema infrastrutturale a suo supporto. Allo stato di fatto, l’accesso ai moli è estraneo a qualsiasi criterio di modernità, incapace di essere adeguato al sistema commerciale che è indotto dalla funzione peschereccia. Il suo tessuto urbano, caratteristico e storicamente consolidato, diviene involontario ostacolo alla funzionalità del porto stesso, che non deve più sopportare il traffico di carretti, asini e cavalli ma quello di automobili e camion. Non essendo concepibile qualsivoglia idea d’intervento demolitorio del nucleo edilizio della marina, ci si deve adoperare affinché la modernizzazione del porto s’inveri sul territorio mare. Ciò è quanto sembra possa realizzarsi se il porto sarà realmente ridefinito come da PRG, che prevede: la nascita del “molo turistico” per navi e di una “banchina commerciale” in corrispondenza della prima parte del Borgo dello Stazzone; il “bacino peschereccio”, in corrispondenza dell’attuale attracco delle imbarcazioni da diporto; lo spostamento di queste ultime nel “bacino turistico”, in corrispondenza dell’attuale porto peschereccio, adiacente al nucleo edificato.  Analizzando la specifica tavola del PRG è facile verificare come l’attuazione di queste previsioni produrrà una serie di dinamiche particolarmente importanti, che dovranno però essere gestite con lungimiranza, andando oltre le indicazioni del PRG stesso e innescando un processo di rigenerazione complessiva su quelle aree urbane che, seppure indirettamente, avranno a che fare con il nuovo porto. Ad esempio, sarà ineludibile il rapporto diretto tra il nuovo sistema-porto con l’ “area residuale” qual è il Borgo dello Stazzone e con lo “spazio di risulta” dell’area del Cansalamone, che ne diverranno parte integrante e certamente fisiologica, ad evidenziare che il “sistema-città” è inscindibile  e che un’azione fatta su di un’area si riverbera su altre, ma negativamente se non gestita al meglio. Il Borgo dello Stazzone – Area residuale. Era storicamente il borgo da raggiungere a piedi, arrivandovi passando dalla marina e da Gaie di Garaffe.  Lo Stazzone era anche il punto d’arrivo alla spiaggia, inizio del litorale che arrivava a Capo San Marco. Nell’inverarsi del duplice rapporto di Sciacca con il territorio, se Porta San Calogero e Porta Palermo erano il punto cardine di quello con “il territorio entroterra”, il Borgo lo era nel rapporto con il “territorio mare”. Il Borgo si è però, man mano, trasformato in “area residuale”, che vive solo di se stessa, senza alcun percorso pedonale (che tale si possa definire) che consenta di connetterlo, senza soluzione di continuità, al nucleo antico. Anacronistica è la scalinata che da Piazza Scandaliato scende sino alla curva di Via Stazione poiché non si connette con altro percorso pedonale che si direzioni verso il Borgo. Inesistente è qualsiasi altro percorso che dal nucleo antico ci permetta di arrivare comodamente al Borgo, così come lo è anche la possibilità di continuare dal Borgo verso il litorale ovest causa gli edifici costruiti sulla spiaggia, mentre tortuosa- e tra la sporcizia- è quella che lo collega al porto. E’ un elemento urbano raggiungibile esclusivamente in automobile/moto, virtualmente diviso in due: l’area dei residenti e quella delle attività commerciali e ludiche, posizionate nel casermone che nacque nel sedime del Molino Cuore, più degne di un centro commerciale che non di un borgo. Il PRG adottato pone il Borgo quale centro del sistema che il nuovo porto, se realizzato, andrà a conformare; infatti, è proprio in corrispondenza della prima parte del Borgo che nasceranno la banchina turistica (per le navi) e quella commerciale (precisamente, tra l’Ufficio Circondariale Marittimo e il grande piazzale del Borgo, recentemente realizzato ex novo). Tali, nuove, destinazioni d’uso sottintendono anche la possibilità di un grande flusso pedonale di turisti che, una volta sbarcati, si dirigerà verso il nucleo antico e verso il porto. E’ però assolutamente importante che possano “vivere” anche il Borgo, così che esso ne ricavi giovamento e non nocumento: insomma, il Borgo sarà un altro “ingresso” alla città, tanto quanto lo sarà il nucleo edificato dell’attuale porto, i cui adiacenti bacini (attualmente pescherecci) saranno adibiti all’attracco delle imbarcazioni da diporto.  Per vivere la sua “riqualificazione attiva” dovrà essere un luogo d’accoglienza, una sorta di “Borgo concierge” della città, un luogo assolutamente decoroso, affascinante e con attività ad esso consone. Soprattutto, è da evitare che diventi il margine delle banchine portuali, solitamente connotato dal degrado, lasciando che la parte privilegiata diventi quella delle aree destinate dal PRG a “(D 1.5)  insediamenti commerciali a servizio della città e dell’area portuale misti a residenza”, nello specifico identificate  con tutta l’area dell’ex stazione e  dell’ex mobilificio. Purtroppo, questa impostazione del PRG ha creato il serio pericolo che il Borgo sia relegato non a luogo di sosta attiva, bensì di transito passivo verso il nucleo antico, a tutto vantaggio della citata area di Piano D1.5, la cui “rendita di posizione” si è così elevata esponenzialmente. Nell’ottica di una città turistica sarebbe stato indubbiamente più logico destinarla ad “area verde pubblico”, creando un altro piccolo parco che fosse a servizio del Borgo e della zona residenziale di Via Lido, prevedendo -al contempo- per il Borgo dello Stazzone una serie di funzioni atte all’accoglienza e permanenza dei turisti, tenendo conto che molti di loro, oltre al giro turistico per il nucleo antico,  non disdegnerebbero un bagno a mare, piacere che potrebbero soddisfare dirigendosi verso il litorale (Lido), dovendo così attraversare e “vivere” l’intero Borgo. L’area del Cansalamone – Spazio di risulta. Anche questo elemento urbano sarà pienamente coinvolto dalla realizzazione del nuovo porto. E’ sufficiente osservare la tavola del PRG per cogliere che la principale strada d’accesso a esso sarà quella che insiste nell’area del Cansalamone: autobus, camion commerciali, automobili provenienti da fuori città passeranno solo da lì e accederanno al nuovo porto direttamente dall’attuale ingresso al Borgo dello Stazzone (rotonda del ponte ex ferrovia). Allo stato attuale, si tratta di un elemento urbano da annoverare tra quegli “spazi di risulta” che possiamo definire derelitti poiché, nonostante sia elemento fisicamente rilevante del “sistema-città”, è totalmente abbandonato a se stesso. L’adottato PRG destina la zona in “(E.2) agricola non edificabile”, non dimostrandosi lungimirante rispetto le vere esigenze della città. Infatti, si tratta di un’area che si presterebbe ottimamente a divenire anch’essa un parco urbano, con prati e pinete, in cui inserire aree di sosta e sportive, percorsi di passeggio e di running (molto meglio correre tra gli alberi che non in Via Allende o in Via Lido). Sciacca non ha alcun vero “parco urbano”, elemento che, oltre ad essere importante dal punto di vista della salubrità e da quello della bellezza paesaggistica, potrebbe includere funzioni diversificate, compresa quella culturale (ad esempio, facendone luogo di mostre permanenti/museo a “cielo aperto” dell’arte ceramista). Per essere turisticamente e salubremente vivibile, è indubbio che la città dovrebbe offrire molteplici percorsi pedonali anche al di fuori del nucleo antico; a questo scopo, la rigenerazione di questo vallone sarebbe strategica perché diventerebbe l’elemento di interconnessione tra più “parti” della città; una riconnessione pedonale che coinvolgerebbe la città esistente (ingressi dalle adiacenti Via Meli, Via Modigliani, Via Campanella/piazza Sturzo), la Perriera, l’area del Borgo dello Stazzone, l’imbocco di Via Lido e l’area del porto. Va da sé che una tale destinazione d’uso trasformerebbe il vallone da “spazio di risulta” in area organica al “sistema-città”.  Sarebbe strategico inserirvi anche un “parcheggio multipiano” (di massimo tre elevazioni), posto all’altezza dell’intersezione tra la strada del Cansalamone e il ponte della Perriera; darebbe modo di parcheggiare comodamente (oltre che ai saccensi, soprattutto a chi proviene dai versanti di Palermo e Trapani), per poi raggiungere a piedi -oltre allo stesso parco urbano– il nucleo antico, il porto, il borgo dello Stazzone. Inoltre, la sua costruzione servirebbe a rivisitare in termini propositivi l’orrendo e deturpante impatto paesaggistico creato dal ponte della Perriera, visibile soprattutto quando si percorre la strada del Cansalamone. Per ovvie ragioni, del ponte non si può fare a meno e, dunque, si deve lavorare per eliminare la triste scena paesaggistica che crea, ma che potrebbe essere annullata proprio da un’altra infrastruttura, non da giustapporre al luogo quale semplice scatolone/contenitore, bensì architettonicamente ben concepita. Si pensi a un parcheggio multipiano che abbia sulla sua copertura un giardino panoramico verso il mare (parallelo alla sommità del ponte e, dunque, area pedonale per percorrerlo da un punto all’altro). “Osservare il mare” è, infatti, un elemento paesaggistico pregnante di Sciacca; il parcheggio multipiano non deve essere inteso quale oggetto funzionalmente amorfo bensì quale elemento paesaggistico di continuità dello stesso parco urbano, proiettandolo virtualmente in contatto con il mare. Coniugando la funzione parco urbano con la funzione parcheggio si rigenererebbe anche l’ingresso carrabile alla città che, secondo le previsioni PRG, condurrà alla nuova area portuale, percorso che, a oggi, è assolutamente derelitto (edifici non completati, sterpaglie, strada dissestata, etc.). Litorale di Via Lido/Tonnara – Spazio di risulta. Dicevamo che “osservare il mare” è un elemento paesaggistico pregnante di Sciacca. Il limite sta, purtroppo, nel poterne usufruire direttamente poiché la nostra è una “città di mare” ove per andarci, al mare, è necessario farlo con un mezzo di trasporto su gomma; prenderne atto significa essere consapevoli di quanto fallimentare sia stata l’azione politica nella gestione e nel controllo del territorio. Dagli anni ’70 del XX sec., la costa ovest (ma poi anche la est: Lumia/Timpi Russi/San Giorgio)  è stata preda delle costruzioni poste in prossimità della spiaggia, in un processo di cementificazione che ha precluso la possibilità di creare un lungomare attrezzato nonostante, seppure in nuce, ci fosse già negli anni ‘50 e ’60 (ricordiamo lo stabilimento del Lido, attrezzato di docce, cabine e servizi). Il litorale in oggetto è, oggi, uno “spazio di risulta” connotato da grovigli di sterpaglie, da accessi al mare precari risultanti nello spazio tra i muri di cinta delle villette, corredati da rigagnoli fognari. Con interventi mirati e coraggiosi potrebbe diventare area di valore funzionale ed estetico, oltre che per la spiaggia, anche per le stesse abitazioni, ridando valore al litorale nel suo insieme. La possibilità di creare continuità pedonale tra le diverse componenti urbane deve essere obiettivo centrale per ribaltare il consolidato stato di Sciacca quale città fruita prevalentemente su gomma. Ciò è ancora più urgente se si considera che non vi è alcuna possibilità di usufruire delle spiagge del litorale potendovi arrivare, dalla città, attraverso percorsi pedonali (che tali siano), il che è certamente un limite anche per quei turisti che  soggiornano nelle strutture del nucleo antico. Comunque sia, nonostante la situazione del litorale invaso da abitazioni civili sia certamente “paesaggisticamente” precaria, non è comunque folle credere nella possibilità di creare un percorso “lungomare”, che prenda corpo dal lato ovest del Borgo dello Stazzone e arrivi sino a Capo San Marco. Non si deve ovviamente pensare a una strada carrabile bensì a un percorso pedonale posto tra la spiaggia e gli edifici, con una quinta di vegetazione che li separi e con l’immissione di servizi alla balneazione. Un percorso che potrebbe certamente coniugarsi con quello della “greenway” per la quale molti si sono encomiabilmente spesi e per la quale, dopo il blocco della vendita della tratta ferroviaria, non si deve assolutamente perdere l’occasione di attuazione. Osservando la foto satellitare si evince che la “rigenerazione” è ancora possibile, ma a condizione che chi amministrerà abbia la lungimiranza (e il coraggio) di pianificare l’ex novo secondo i criteri della progettualità contemporanea, che si basa sulle tecniche di costruzione più avanzate (intendendo anche l’aspetto dell’impatto ambientale) e sull’espressività linguistico/architettonica di spessore. In fin dei conti, l’aggressione al litorale è stata così massiccia e disordinata che, allo stato delle cose, non avrebbe alcun senso schermirsi dietro fumose volontà di preservazione e tutela di qualcosa che non c’è più. Piuttosto, è il caso di non darsi per vinti ma studiare tutte le possibili modalità per il rilancio di un litorale che, dal Borgo dello Stazzone alla Foggia, si sviluppa per circa due chilometri, che è una dimensione certamente gestibile. Fine prima parte N.B. L’ipotesi di progetto sul Cansalamone riportata nelle immagini (così come tutte le altre ipotesi che seguiranno nei successivi articoli riguardanti altre parti della città) deve essere intesa quale mera esemplificazione. L’auspicio è che l’amministrazione comunale possa programmare l’affidamento dello studio delle criticità della città a professionisti riuniti in gruppo, in prima battuta certamente a titolo gratuito quale contributo alla città.

Week-end elettorale a Sciacca: appuntamenti, confronti e comizi

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Dopo la presentazione delle liste lo scorso mercoledì, l’esercito di candidati, circa 300 al consiglio comunale più i cinque candidati a sindaco, hanno iniziato il tradizionale periodo di vera  e propria campagna elettorale che si protrarrà fino alla mezzanotte di venerdì nove giugno. Poi scatterà il silenzio imposto dalla legge e domenica undici inizieranno le consultazioni. Ecco una piccola agendina con tutti gli appuntamenti in programma: Alle 18.30 al complesso San Francesco Francesca Valenti del centrosinistra presenterà gli assessori designati e i candidati al consiglio comunale. Stasera alle ore 19.30 Fabio Termine farà un incontro con la città all’interno del locale Murphys. “Conoscersi per un nuovo inizio” il tema dato all’incontro. Domani, alle 10, confronto pubblico tra tutti i candidati a sindaco, al Cine Campidoglio di Sciacca, organizzato dall’associazione Acquario. Saranno tutti presenti tranne Domenico Mistretta, impegnato in un incontro con la città nel piazzale delle Terme. In programma allo stesso orario. Mentre Stefano Scaduto per il progetto “Servire Sciacca” terrà  un comizio in piazza Angelo Scandaliato, domani sera alle ore 21.

Salvatore Vella questa mattina al concorso nazionale Accursio Miraglia: “Ognuno di noi deve compiere azioni di coraggio”

Il sostituto procuratore della Repubblica di Agrigento, Salvatore Vella, è intervenuto questa mattina al convegno conclusivo della prima edizione del concorso nazionale intitolato ad Accursio Miraglia. Vella nel suo intervento ha esortato i giovani ad avere coraggio e portato alcuni esempi di come anche gesti semplici possono contribuire ad aiutare la giustizia. Durante la manifestazione sono stati premiati gli studenti che si sono distinti con i loro elaborati preparati per il concorso. Nico Miraglia, presidente della Fondazione che porta il nome del padre Accursio, ha annunciato che presto lascerà la guida per favorire la conduzione da parte di giovani.

L’inchiesta sui contributi della Regione a Girgenti Acque, la replica del gestore idrico

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Dopo la notizia di ieri, per l’avvenuta notifica del provvedimento di conclusione delle indagini preliminari per truffa aggravata e continuata a carico di quattro fra i vertici di Girgenti Acque. L’indagine interesserebbe i contributi indebiti percepiti  dal Gestore  previsti dalla legge regionale siciliana numero 9/2004 finalizzato al consentire l’equilibrio economico-gestionale del piano d’ambito nonché, applicando un indice di inflazione diverso da quello previsto, la quota parte di incremento della tariffa, quest’ultima corrispettivo del servizio idrico integrato, con aggravio dei costi a carico della stessa utenza. Oggi il gestore idrico, con una nota comunica che: “l’azienda ha già dato mandato ad un tecnico per la redazione di una relazione tecnica che dimostri nel merito l’infondatezza delle accuse”.

“Poiché abbiamo certezza – ribadisce Girgenti Acque – che le contestazioni mosse dalla procura sono totalmente errate, vorremmo presentare una relazione qualificata entro i venti giorni dalla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini per tentare di evitare l’avvio di un procedimento penale”.