ANTONIO MANGIA INVESTE ANCORA CON UN RESORT A POLLINA. VOLEVA TERME E GRAND HOTEL DI SCIACCA

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 E’ ufficiale, l’imprenditore Antonio Mangia, presidente di Aeroviaggi, ha portato a termine l’operazione di acquisizione del Pollina Resort, ex Valtur, villaggio vacanze a 70 chilometri da Palermo, a Pollina. Mangia ha comprato la struttura per nove milioni di euro ed è stata finanziata da Unicredit con un mutuo di durata decennale. Sono già stati previsti anche investimenti di ristrutturazione di 16,2 milioni di euro, con un finanziamento Invitalia. Il Pollina Resort avrà 690 posti letto grazie alle 346 camere previste su un’area complessiva di circa 330 mila metri quadrati.

La nuova struttura ricettiva turistica, aprirà già a giugno e secondo i piani dell’imprenditore che in Sicilia possiede già altri villaggi turistici, uno a Sciacca , uno a Brucoli,  l’altro a Selinunte, si continuerà a puntare sulla Sicilia.

In passato, Mangia aveva anche prospettato le sue intenzioni di voler rilevare l’ex hotel delle Terme di Sciacca, oggi struttura alberghiera chiusa così come le Terme di Sciacca. Era il primo aprile del 2015, le Terme di Sciacca erano state chiuse da poche settimane così come l’hotel e sui gionali Mangia aveva confermato quell’intenzione di voler partecipare al bando regionale per la gestione di parte di quel patrimonio termale. Non se ne fece nulla e l’intenzioni dell’imprenditore restarono tali. 

Il resort di Pollina garantirà l’occupazione di 459 lavoratori e sarà dotato di tre ristoranti, di una pizzeria, di una discoteca e di una beuty center . L’acquisizione rientra in una più ampia strategia del Gruppo, che prevede il rafforzamento in Sicilia e Sardegna, e Aeroviaggi stima un incremento del fatturato pari a circa 8 milioni di euro, inclusi trasporto, trasferimenti ed escursioni. 

Vittoria, armi e munizioni sequestrate: 3 arresti

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VITTORIA. La Polizia di Stato ha arrestato a Vittoria tre appartenenti della famiglia Piscopo, padre e due figli, tutti in passato denunciati anche per mafia. La Squadra Mobile di Ragusa durante una perquisizione ha trovato e sequestrato due pistole, una rubata e l’altra con matricola abrasa, un fucile e centinaia di munizioni. La Polizia Scientifica eseguirà accertamenti balistici sulle armi per verificare se siano state utilizzate per commettere reati. Nei giorni scorsi quattro persone sono state arrestate, nel quartiere San Leone, da agenti delle volanti della polizia di Stato di Catania per porto abusivo di armi comuni e da guerra di munizioni e ricettazione.
Sono Concetto Piterà, di 41 anni, Alfio Cristian Licciardello, di 25, Salvatore Bonaccorsi, di 40, e Antonino Guardo, di 29. Sono stati bloccati, dopo un inseguimento, dentro un edificio dove la polizia ha trovato due borsoni contenenti un piccolo arsenale. Sono stati sequestrati una mitraglietta mod. M&P 15 Tony Sistem Component, con matricola abrasa; un fucile cal.12 marca «Benelli» con matricola abrasa; un fucile doppietta cal.16 con canne e calcio tagliate tipo «canne mozze»; una pistola mitragliatrice cal.7,65 riportante la scritta «Salve Blanc»; una pistola marca «Bruni» mod.92 modificata; 6 caricatori e oltre 1000 cartucce. Trovati anche un giubbotto antiproiettile, una fondina e due telefoni cellulari. I quattro sono stati condotti in carcere. Gli arrestati – per detenzione illegale di armi da fuoco, munizioni e ricettazione – sono Francesco Piscopo, di 73 anni, e i figli Calogero, di 45, e Marco, di 35, parenti dei fratelli Piscopo condannati per la strage di ‘San Basilio’ del 1999 nata per alcuni contrasti all’interno dell’organizzazione mafiosa ‘stidda’. Gli agenti della squadra mobile di Ragusa, insieme ai colleghi dei commissariati di Comiso e Vittoria, hanno perquisito la loro casa e l’ovile anche in considerazione delle segnalazioni di colpi d’arma da fuoco provenienti dalla zona della loro abitazione e luogo di custodia dei loro greggi. I poliziotti al loro arrivo hanno chiesto ai Piscopo di consegnare le armi ma i tre Piscopo hanno detto loro che non c’era nulla da cercare. Dopo alcuni minuti gli agenti hanno trovato in casa alcune munizioni ed hanno cominciato a perquisire anche un caseggiato adibito a magazzino, dove è stato trovato il fucile, risultato rubato anni prima ad un vittoriese. Uno dei Piscopo a quel punto ha ammesso di tenere l’arma per difesa personale e per difendere le pecore dai cani che talvolta le azzannano. Gli agenti hanno poi trovato le due pistole, perfettamente funzionanti. Calogero e Mario Piscopo sono stati rinchiusi nel carcere di Ragusa. Il padre Francesco, considerata l’età, è stato posto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione.

DOPO TRE GIORNI, RIAPRE LA DISCARICA DI SICULIANA

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Dopo tre giorni di chiusura, ha ripreso la sua attività la discarica di Siculiana. La decisione è stata assunta dopo il confronto con i tecnici della Regione Sicilia con i quali sono stati valutati e approfonditi gli esiti degli autocontrolli relativi al trattamento dei rifiuti all’interno dell’impianto provvisorio di biostabilizzazione.

Una volta accertata la sussistenza di tutte le condizioni atte a garantire gli elevati standard dell’impianto ed i massimi livelli di sicurezza, è stato deciso di riprendere il conferimento dei rifiuti nella discarica.

Rientrato, dunque, l’allarme che aveva destato la notizia della chiusura con degli effetti negativi anche per la discarica Saraceno-Salinella di Sciacca, possibile destinataria dei rifiuti di quei comuni che conferiscono normalmente nell’altra discarica agrigentina. 

Palermo, incendio in casa di un’anziana per una coperta elettrica: un ferito

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PALERMO. Un incendio è divampato questa notte intorno alle 2 a Palermo all’undicesimo piano di via Dei Nebrodi 75. Le fiamme sono state innescate da una coperta elettrica. I pompieri sono arrivati in pochi minuti, ma l’appartamento è stato pesantemente danneggiato. L’anziana che vive nell’abitazione è stata soccorsa e salvata.
Nel rogo una persona è rimasta ferita: il vicino di casa che si è affacciato ed è stato colpito da calcinacci e dai vetri caduti dall’appartamento in fiamme.

Appartamento in fiamme a Palermo, le immagini da via dei Nebrodi al momento dell’incendio

Adesso i vigili del fuoco stanno verificando lo stato di agibilità dell’abitazione.

Reclutate con contratto a progetto lavoravano come subordinate tribunale da ragione a 6 operatrici call center

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Assunte con contratto a progetto, in realtà erano lavoratrici subordinate a tutti gli effetti. È questa la storia di 6 operatrici del call center della società Sicom Srl, che fino al 2014 ha operato in contrada Ferraro. Il Tribunale di Sciacca ha accolto il ricorso presentato dalle donne, disponendo il loro reintegro e il riconoscimento delle differenze retributive, somme oscillanti a occhio e croce tra i 13 e i 18 mila euro a testa.

Il contratto di lavoro a progetto è una tipologia che non esiste più, soppiantata nel 2015 al jobs act. Si trattava di “una forma di collaborazione coordinata e continuativa svolta in modo prevalentemente personale e senza vincolo di subordinazione per la realizzazione di uno o più progetti specifici determinati dal committente”. Formula utilizzata a suo tempo dalla Sicom Srl per reclutare i lavoratori. Le 6 ricorrenti, però, contestarono la legittimità di questo tipo di accordo, sostenendo in sede giurisdizionale la sussistenza di un rapporto subordinato. Lo hanno fatto riferendo “di aver percepito una retribuzione di 3 euro e 50 per ogni ora di lavoro, di aver svolto attività lavorativa sotto il potere direttivo e gerarchico della parte datoriale, di aver lavorato cinque ore al giorno per sei giorni la settimana, osservando gli ordini impartiti dai coach in assenza di qualsivoglia autonomia”.

A rappresentare le operatrici è stato l’avvocato Luigi Licari, del foro di Sciacca. Il loro ricorso è stato accolto dal Giudice del lavoro Anna Guidone, che pur dichiarando formalmente legittimi i contratti stipulati tra le parti, ha eccepito i caratteri propri della subordinazione nelle modalità in cui questi contratti si sono esplicati. In tale direzione il giudice ha richiamato alcune sentenze della Suprema Corte. Verdetti che individuano la differenza tra il rapporto di lavoro subordinato e quello autonomo “nell’assoggettamento del lavoratore al potere direttivo, disciplinare e di controllo del datore di lavoro ed il conseguente inserimento del lavoratore in modo stabile ed esclusivo nell’organizzazione aziendale”.

Il Giudice, inoltre, ha valutato sia singolarmente, sia complessivamente, quelli che nel dispositivo della sentenza si definiscono “indici secondari sintomatici della subordinazione”, ossia: l’assenza del rischio d’impresa, la continuità della prestazione, l’obbligo di osservare un orario di lavoro, la cadenza e la forma della retribuzione, l’utilizzazione di strumenti di lavoro e lo svolgimento della prestazione in ambienti messi a disposizione dal datore di lavoro.

Nel procedimento giudiziario è emerso che i coach del call center indicavano i numeri dei contratti da concludere e le modalità con cui dovevano svolgersi le telefonate e che spesso, nel corso dell’orario di lavoro, le dipendenti venivano invitate a dare spiegazioni in merito alla scarsa produttività giornaliera.

Una vicenda che non può non richiamare alla memoria la trama del film “Tutta la vita davanti”, di Paolo Virzì, con Sabrina Ferilli. Un film che fa emergere proprio la fragilità dei diritti dei lavoratori di un immaginario call center.

Una vicenda che a suo tempo divise anche gli stessi operatori. Nel 2014, a margine della chiusura della sede saccense della Sicom Srl, un gruppo di loro prese posizione sostenendo con una lettera aperta che le condizioni contrattuali pattuite erano chiare sin dall’inizio, e che gli addetti si erano impegnati a rispettarle.

Mafia, nei Nebrodi tolti i pascoli a 17 imprese

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TROINA. Diciassette pascoli dei Nebrodi sottratti ad aziende oggetto di interdittiva antimafia. I contratti sono stati sciolti dall’Azienda speciale silvo pastorale di Troina. Erano stati stipulati con titolari di aziende agricole, ditte individuali e società, con sede a Siracusa e, nel Messinese, a San Teodoro, Cesarò, Tortorici e San’Agata di Militello. Lo si apprfende dalle carte dell’operazione Nebros, coordinata dalla Procura di Patti, che ha fatto luce su una tentata truffa ai danni dell’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura.
Le fiamme gialle di Enna, in questi giorni, hanno notificato l’avviso di conclusioni indagini a due ex affittuari dell’Azienda silvo pastorale, che gestisce 4.200 ettari di terreni del demanio di Troina, concessi a pascolo.

OMAGGIO A GIUSEPPE PALMINTERI, IL MAGGIORE DELL’ AERONAUTICA INNAMORATO DI SCIACCA

Si è svolta questa mattina a Sciacca, presso la villetta adiacente la chiesa di S.Domenico in piazza Angelo Scandaliato, la commemorazione in onore del Maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana, Giuseppe Palminteri, morto il 19 Agosto del 2014, nel corso di una esercitazione in volo, nei cieli di Ascoli, insieme ad altri 3 colleghi.
Pubblichiamo la lettera che l’associazione “L’Acquario”, presieduta da Ivana Dimino, in rappresentanza di tutti i suoi amici, ha voluto affidare alla nostra redazione per ricordare il Maggiore Giuseppe Palminteri, ma soprattutto l’uomo e l’amico. 

“Il 5 Febbraio ricorre anche il 39esimo compleanno  del Maggiore Palminteri, e noi di Acquario siamo stati presenti per onorare la sua morte, ma soprattutto per onorare la sua vita, breve ma di grande ed indiscusso valore.
È un atto più che dovuto da parte della nostra città, perché Sciacca, anche se i saccensi non lo sanno, ha avuto da Giuseppe un rispetto, un attaccamento, un amore viscerale, intenso, forte e sicuro, mai messo in discussione, segno di appartenenza e di un legame tra un uomo ed una terra che sancisce un patto per la vita ed anche oltre la vita.
Vogliamo rendere onore al Maggiore Palminteri che aveva fatto della sua Patria e del difendere la sua Patria un istinto di vita. Ma ancor di più vogliamo raccontarvi di un uomo dal grande cuore, dagli occhi luminosi, di quella luce che solo le anime nobili possono avere.
Giuseppe amava Sciacca, ne amava il mare, l’aria calda d’estate che conservava dentro di se e che nelle sere d’estate riscaldava ogni sua parola…amava i tramonti sfumati visti dal mare, e che arricchivano di tenera malinconia il suo sguardo arguto.
La prendeva scherzosamente in giro la nostra, la Sua Sciacca! Lui che da Palermo aveva troppo presto “volato” il mondo, ma che a Sciacca sempre tornava per riprendersi un po’ di quell’area e di quel calore che aveva condiviso per trent’anni con i suoi più cari amici.
Amico leale e sincero fino a far male, sicuro delle sue ragioni, diretto e motivato a raggiungere e perseguire il giusto, sempre…
Sapeva chiedere e sapeva desiderare, ma più di tutto sapeva voler bene e sapeva amare, in tutte le forme ed i modi in cui è possibile amare.
Uomo di regole e rispetto, riconosceva il momento in cui occorreva scuotere gli animi, così come il momento di tacere ed il suo era un silenzio sempre efficace, che serviva a lasciare a lui e agli altri lo spazio per meditare, per fermarsi, riordinare e ricominciare.
Giuseppe era poi un uomo di Speranza, il valore più arduo da mantenere in se, quando la vita non ti ha ancora dato tutto ciò che ti spetta e che meriti.. la speranza che lui amava sfidare e a cui chiedeva di fargli compagnia, perché lui era così, un giovane uomo cresciuto con la fermezza, la certezza e la speranza che avrebbe raggiunto la vetta più alta.
Giuseppe l’ha raggiunta la sua vetta più alta, quella di essere storia nella vita di chi lo ha amato.
Vissuto non abbastanza per segnare altri cuori, ma così tanto da rendersi indimenticabile per noi che con lui abbiamo condiviso risate e pianti, sconforto e conforto, abbracci e calore.
Sciacca è stata e resterà il luogo delle gioie e dei legami per lui, ed anche qui, oltre che nei nostri cuori, a Sciacca, noi continueremo a sentire la sua presenza.
Il Maggiore Palminteri ha lasciato la terra per continuare a Volare con le sue ali, ma Il nostro Giuseppe non morirà mai, perché chi lascia un segno d’amore nella vita di qualcuno, si è conquistato il diritto di restare vivo per sempre”.


Minacce al sindaco di Valguarnera: in manette un disoccupato

VALGUARNERA. Pretende che il Comune gli paghi le bollette di acqua e luce. E quando la sindaca Francesca Draià gli spiega che non è possibile, perché c’è tanta gente bisognosa e per questo genere di aiuti bisogna seguire una procedura prevista dalla legge, va in escandescenze. Risponde che le incendierà la macchina, poi se la prende pure con i carabinieri, che alla fine riescono, non senza fatica, a bloccarlo. Per questo i militari della stazione valguarnerese, agli ordini del luogotenente Nicola Lo Moro, hanno tratto in arresto Giuseppe Sinistra, 45 anni, disoccupato già noto alle forze dell’ordine.
Le accuse sono minacce e resistenza a pubblico ufficiale. Secondo quanto ricostruito dai militari, il quarantacinquenne era andato al Comune proprio con l’intenzione di chiedere un aiuto per le bollette. A un certo punto, però, avrebbe preso a seguire l’amministratrice e a tallonarla dentro l’edificio, inveendo contro di lei. Solo l’intervento dei carabinieri ha evitato che la situazione potesse degenerare ulteriormente, nonostante Sinistra abbia reagito con violenza, e con minacce, pure contro di loro. DAL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA. PER LEGGERE TUTTO L’ARTICOLO ACQUISTA L’EDIZIONE DELLA SICILIA ORIENTALE DEL QUOTIDIANO O SCARICA LA VERSIONE DIGITALE

Soldi trasferiti illegalmente da Catania alla Cina: 212 milioni

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CATANIA. Militari della Guardia di finanza di Catania hanno sottoposto a sequestro preventivo disponibilità finanziarie per oltre 5,7 milioni di euro e le apparecchiature informatiche di un ‘Money Transfer’ appartenenti a due coniugi cinesi residenti a Catania, che dal 2010 al 2014 avrebbero movimentato verso la Cina circa 212 milioni di euro provenienti da cittadini di nazionalità cinese in violazione della normativa antiriciclaggio ed esercitando abusivamente l’attività di agente finanziario. L’operazione è stata denominata ‘Chine Money’. Le transazioni, previa riscossione di una provvigione pari al 2,7% (circa 5,8 milioni di euro) da parte di Lin Yuqin e Zhang Jiantong, avvenivano con il cosiddetto metodo dello «smurfing», cioè frazionando l’importo che occorreva trasferire in singole operazioni inferiori alla soglia consentita per legge in modo tale da aggirare gli obblighi imposti dalla normativa antiriciclaggio. Ai due coniugi sono stati sequestrati 18 rapporti bancari tra conti correnti, conti deposito e cassette di sicurezza.
I militari hanno eseguito un decreto emesso dal Gip del Tribunale di Catania su richiesta della Procura etnea. Il decreto di sequestro colpisce il profitto del reato di esercizio professionale abusivo nei confronti del pubblico dell’attività di agente finanziario, uno dei delitti per i quali i coniugi Lin Yuqin e Zhang Jiantong sono indagati. Gli indagati sono in tutto 60. Ventisette sono indagati a vario titolo per associazione a delinquere a carattere trasnazionale finalizzata al riciclaggio e alle violazioni agli obblighi antiriciclaggio e per esercizio di attività abusiva di agente in attività finanziaria. Tra di essi i due coniugi cinesi ed intermediari finanziari che hanno operato il trasferimento in banche cinesi, responsabili e impiegati delle agenzie di «Money Transfer» che hanno curato la raccolta di denaro nella comunità cinese e frazionato gli importi e alterato i dati identificativi dei mittenti prima dell’inserimento telematico. Altre 33 persone, tutte cinesi, ono indagate per infedele o omessa dichiarazione dei redditi. Il reato si realizzava attraverso sette agenzie di «Money Transfer» di Catania, due intestate formalmente ai due coniugi e cinque intestate a prestanome sia italiani che cinesi, che dalle indagini sono risultati rispondere alle volontà di Lin Yuqin e Zhang Jiantong. Le indagini sono nate da un iniziale approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette che mettevano in luce gli anomali trasferimenti di enormi flussi finanziari da Catania verso la Cina. Le indagini sono state rese difficili dall’interpretazione di conversazioni avvenute in differenti dialetti cinesi. La maggior parte dei mittenti delle somme di denaro risultava inesistente per effetto delle alterazioni di codici fiscali e di documenti di riconoscimento, mentre alcuni di coloro che venivano identificati risultavano imputati per contrabbando, ricettazione o contraffazione. Tra di loro due titolari di attività commerciali che hanno dichiarato al Fisco volumi d’affari anche nettamente inferiori rispetto al denaro inviato in Cina.

Centristi per l’Italia, a Caltanissetta per decidere le mosse future

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CALTANISSETTA. I centristi di Giampiero D’Alia si riuniranno a fine mese a Caltanissetta per decidere il loro futuro. È quanto si apprende da fonti interne al neonato movimento dei Centristi per l’Italia di Pierferdinando Casini, che sabato a Roma terrà la prima assemblea nazionale. Dopo Roma, anche nell’Isola gli esponenti del neonato movimento si riorganizzeranno e l’assise nissena che dovrebbe tenersi nell’ultimo scorcio di febbraio servirà a decidere non solo l’assetto regionale e ad analizzare la situazione politica in Sicilia, ma soprattutto a a valutare l’opportunità di continuare a sostenere l’esperienza dell’esecutivo guidato da Rosario Crocetta, che nella giunta regionale conta due assessori in quota centristi.