Comune di Sciacca indebitato e a rischio dissesto. Eppure vanta 13 milioni di euro di crediti per tasse non riscosse

Il dissesto finanziario è una delle prospettive che più preoccupano per il futuro. Il Comune di Sciacca oggi è indebitato con con Unicredit per 9 milioni di euro (le celebri anticipazioni di cassa). Eppure vanta crediti per 13 milioni di euro. Si tratta di tributi comunali mai incassati nell’arco degli ultimi dieci anni. Tasse non pagate, dunque. Ma non da evasori. Al contrario: si tratta di contribuenti conosciuti al fisco comunale, con tanto di nomi e cognomi. Ma com’è possibile? Semplice, nessuno è mai andato a cercarli. Non l’ha fatto, soprattutto, la Serit, che fino al 2013 ha gestito il servizio di riscossione per conto del Comune. Con la conseguenza che l’iniquità fiscale sta diventando ormai una regola, dove chi paga lo fa anche per chi fa il furbo. Ma c’è il tempo per recuperare. La prescrizione per le tasse non pagate è decennale. Occorre intervenire in tempo per salvare il salvabile. Già, ma come si può fare? L’Ufficio tributi del Comune di Sciacca è a corto di personale. Il dirigente di ragioneria Filippo Carlino fa quel che può. La prospettiva è l’affidamento ad una società esterna che si occupi di rintracciare i contribuenti che non hanno mai pagato, col riconoscimento (naturalmente) di un aggio. Se non un’altra esperienza nel solco dell’Inpa (anni Novanta, sindaco in carica al tempo Ignazio Messina) poco ci manca. Qualcosa comunque va fatto, perché questi soldi vanno recuperati, non solo per fare tutto il possibile per scongiurare il rischio default, ma anche per rispetto di quegli onesti cittadini che pagano regolarmente, non tirandosi mai indietro. Poi occorre lavorare sulle tariffe applicate dal Comune, con verifiche ad hoc sull’utilizzo del suolo pubblico, per raschiare il più possibile il barile, tornando magari anche su questioni antiche finite nel dimenticatoio, tra cui l’applicazione della tassa sui passi carrabili. Insomma: il prossimo sindaco prima di dichiarare il dissesto finanziario dovrà dimostrare di aver fatto tutto il necessario per scongiurare questa sventura.

Commenti. Sciacca “Città per parti”. 1: Il Nucleo antico. A cura dell’architetto Paolo Ferrara

Prosegue, sul nostro sito, l’analisi della situazione paesaggistica di Sciacca da parte dell’architetto Paolo Ferrara.  Nel primo intervento su Risoluto.it abbiamo definito Sciacca “città per parti”, formatesi nel corso del tempo a causa delle diverse antropizzazioni / espansioni susseguitesi. Le abbiamo definite “parti” poiché sono assolutamente slegate tra loro, situazione chiaramente visibile osservando la carta topografica o le foto satellitari, nelle quali è identificabile la soluzione di continuità tra i diversi tessuti edilizi che esse compongono. Sinteticamente, possiamo così individuarle: 1) Nucleo Antico Nucleo Marinaro + zona di espansione post bellica dell’area tra Via Kronio-Via Mazzini e Via Cappuccini-Rione F.lli Bandiera; 2) Perriera; 3) Isabella – Sant’Antonio; 4) espansione costiera di Via Lido-Tonnara-Foggia; 5) Ferraro; 6) espansione a macchia di leopardo delle zone CarboneSan Marco. Presentano tutte “residenza stanziale”, con il risultato che chi abita in quelle che non offrono i servizi quotidiani (su tutti: scuole, uffici, negozi) si riversa in altre ove trovarli, creando stati caotici sia nel traffico automobilistico sia nella possibilità di usufruire dei servizi stessi, soprattutto nel caso del “Nucleo Antico”, strutturalmente non consono a sostenere la congestione che subisce. Si tratta di “parti anchilosate di città” che, a esclusione del Nucleo Antico, sono frutto della mancata pianificazione degli specifici servizi primari e delle infrastrutture d’interconnessione tra esse, strumenti fondamentali per renderle “organi vitali del sistema-città”. A fare da elemento separatore (leggasi “soluzione di continuità”) tra le “parti” sono le “aree residuali”, così definite poiché, rimaste estranee alla crescita della città, sono state lasciate in stato di semi abbandono. Riassumendo: Sciacca è “città per parti”, ciascuna delle quali, causa le proprie carenze, assume lo status di “parte anchilosata” poiché non è autosufficiente e, di conseguenza, non può essere “organo vitale del sistema-città”, con il risultato di rendere quest’ultimo assolutamente mediocre. Iniziamo con il “Nucleo Antico”, che è la magna pars del “sistema-città Sciacca”, spesso denominata in modo inappropriato “Centro Storico”. In realtà, con quest’ultima locuzione si dovrebbe intendere non solo l’agglomerato architettonicamente pre-moderno, bensì tutta la città, anche quella che si è sviluppata con criteri cosiddetti “moderni”, e ciò poiché il concetto di “storico” non esclude a priori il “nuovo / moderno”.  Infatti, se ciò che è “moderno” (etimo derivante dal latino: “or ora”, “poco fa”) non può ovviamente essere “antico”, può però essere “storico”; ad esempio, coerentemente al concetto sopra espresso, parlando di “Centro Storico” di Sciacca dovremmo includervi anche il quartiere INA Casa, edificato sull’asse dell’attuale via Cappuccini/Rione Fratelli Bandiera nella prima metà degli anni ’50 del XX secolo. Progettato da Giuseppe Samonà, si tratta di esempio “storico” della progettazione architettonica del secondo dopoguerra, basata sul linguaggio che, secondo la ricerca del grande architetto siciliano, coniugava le istanze razionaliste con quelle organiche. Come sappiamo, la Via Cappuccini non è però comunemente considerata “Centro Storico”, e ciò fa capire quanto sia importante intendersi sul perché sia preferibile usare la locuzione “Nucleo Antico”. Il “Nucleo Antico” è la parte più consolidata nella storia di un qualsiasi insediamento urbano, reso “unico” dall’insieme dei valori che nel tempo ha ricevuto e -a sua volta- generato; valori di cui è documento, dal quale è possibile “leggere” le origini e la storia della città. Quello di Sciacca, nel corso della seconda metà del XX secolo, è stato depauperato di parte del suo valore, con azioni che hanno colpito il “tessuto edilizio minore”, inteso quale insieme dell’edificato i cui manufatti non presentano particolarità architettoniche, ma il cui valore sta proprio nel loro essere continuum volumetrico/spaziale (esempio  lo sono il tessuto edilizio del quartiere della Marina e quello tra la Chiazza e San Michele). Nel nostro “Nucleo Antico” abbiamo assistito non solo alla sostituzione del singolo edificio parte del tessuto edilizio (nuovo edificio costruito sul sedime del preesistente) ma anche al vero e proprio abbattimento parziale dello stesso tessuto per far posto a edifici a reddito (si vedano i palazzi di Piazzetta Inveges, Piazza Lombardo/Viale della Vittoria, Via San Paolo alla marina, Via Valverde, Via Incisa, Piazzetta Matteotti, Piazza A. Scandaliato/bar Scandaglia, etc.).  Alcuni edifici sono stati costruiti financo sulle Mura storiche o in luoghi di pregio, perpetrandone il vero e proprio sfregio (piazza Carmine, Porta San Calogero/chiesa del Giglio) se non, addirittura, la scomparsa (giardino preesistente di Palazzo San Giacomo Tagliavia). E seppure abbiano avuto diversa genesi (non speculativa, bensì popolare), le case a ridosso delle Mura che da Porta San Calogero scendono sino al Castello Luna, portano al medesimo risultato: la perdita di valore dell’elemento antico o anche storico/artistico preesistenteDovremmo qui approfondire il concetto dell’inserimento del nuovo nell’antico, ma considerata l’importanza culturale del tema, si affronterà compiutamente in un successivo intervento. Per adesso, limitiamoci a dire che -nella maggior parte dei casi- le nuove costruzioni a reddito nate -dagli anni ’60 del XX sec.- in sostituzione di parte del tessuto antico di Sciacca, non hanno alcuna valenza architettonica poiché non sono state progettate basandosi sulla riconnessione al tessuto preesistente nel quale, invero, sono state calate in modo a-contestuale (del significato di “contesto” abbiamo parlato nel primo intervento). E’ bene chiarire che per riconnessione non s’intende che gli edifici nuovi dovessero fare il verso all’antico (sarebbero stati feticci, così come lo sono gli arredi urbani in stilema fine XIX sec., disseminati per la città), bensì che, nella loro esplicazione “tridimensionale”, non si ponessero quali assolute cesure del tessuto preesistente, sottraendo valori al “Nucleo Antico” e alla sua “quadridimensionalità spaziale”. Ma quali sono questi “valori”?  Ne possiamo indicare tre principali che, generandone a loro volta altri, rendono specifico qualcosa: valore di antichità, valore di storicità, valore di artisticità. Esemplificando, possiamo prendere a prestito il tavolo della bisnonna recuperato in soffitta, che avrà in sé il valore di antichità poiché oggetto pensato e costruito in una determinata epoca e per una determinata funzione; non è però detto che sia anche portatrice del valore di storicità: se fosse oggetto uguale ad altre migliaia, non avrebbe nulla di storico di cui fregiarsi poiché sarebbe “documento” comunque reperibile anche se andasse distrutto.  Viceversa, sarebbe documento storico se, ad esempio, fosse l’unico di una specifica tecnica costruttiva (avrebbe il valore di unicità documentale); lo sarebbe anche se, pur essendo uguale ad altre migliaia, a essa si fosse seduto, appena dieci minuti fa, per firmare la sua ultima enciclica, Papa Francesco: il valore di storicità, infatti, non necessità di essere datato nel tempo. Ciò vale anche per il valore di artisticità: può averlo anche un’opera appena terminata (la Gioconda di Leonardo o Guernica di Picasso furono immediatamente “opere d’arte”). In sintesi, il valore di antichità non presuppone quello di storicità e, tantomeno, quello di artisticità. E’ solo nel valore di artisticità che, automaticamente, se ne trova un altro: quello di storicità. Torniamo al “Nucleo Antico” di Sciacca. Come leggerlo? Che valori racchiude? Indubbio: è portatore di valori di storicità poiché è “documento” delle diverse epoche temporali, marcate dal modus vivendi della società saccense, proprio di ciascuna di esse nelle diverse epoche, e dalle stratificazioni / addizioni che quel modus ha comportato. E’ certamente portatore anche di valori di artisticità. Un esempio per tutti è il Palazzo Steripinto. E’ tra i pochissimi “testi” che esprime la plasticità del bugnato a punta di diamante, tecnica non diffusissima che, oltre al valore di antichità, gli conferisce lo status di documento artistico poiché soggetto a lavorazione di finitura di grande pregio. Altresì, è documento storico fenomenale perché, seppure coevo del più noto Palazzo dei Diamanti di Ferrara, attraverso il proprio “linguaggio” lo Steripinto scrive una storia diversa: non ha alcuna finestra al piano basso-rialzato e presenta la merlatura in sommità; si tratta di elementi che ci dicono che fu pensato per trasmettere il messaggio di edificio introspettivo, quasi difensivo, tipico della società medievale. Di contro, “leggendo” il Palazzo dei Diamanti ci accorgiamo che esprime tutt’altro: le grandi finestre che si trovano già al piano rialzato e la presenza di un cornicione al posto della merlatura, rappresentano tipici elementi dei palazzi rinascimentali, ove lo scopo prettamente difensivo (inverato nell’introspezione) era oramai completamente sparito. Dunque, in entrambi i coevi antichi “testi” di architettura, il valore di storicità si coniuga con il valore di artisticità, dandoci la possibilità, attraverso la loro lettura, di conoscere quale fosse, nella stessa epoca, lo status socio-politico di due distinte, lontanissime, città. Innumerevoli sarebbero gli esempi a testimonianza dell’assoluto valore del “Nucleo Antico” di Sciacca quale “documento storico/artistico”, status che non gli è conferito solo grazie dai  “monumenti” ma anche dal  tessuto di edilizia minore, che è  il vero “organismo vitale” del “Nucleo Antico”, quello costituito dalle abitazioni civili e dalle attività produttive e commerciali susseguitesi nella storia. Ed è culturalmente entusiasmante l’impossibilità di uniformare a un solo linguaggio architettonico l’eterogeneità del rapporto tra “monumenti” e “tessuto edilizio minore”. Valga per tutti l’esempio del rapporto tra le chiese di San Nicolò la Latina e di Santa Caterina, che non parlano la stessa lingua architettonica (né, più banalmente, hanno caratteri tipologici/compositivi simili) ma che, essendo elementi in assoluta relazione e in sinergia con il tessuto di edilizia minore, sono indispensabili l’una all’altra per la chiara lettura del “contesto” e, dunque, per la comprensione dei valori del “testo Nucleo Antico”. Per capire velocemente: osservando la chiesa di Santa Caterina ponendosi nel verso della salita, sembra quasi che la mole verticale/simmetrica della sua facciata sia stata ruotata per lasciare continuità visiva verso la chiesa di San Nicolò la Latina, percettibile longitudinalmente (anche se deturpata nella sua tridimensionalità dall’edificio che le hanno addossato) partendo dall’abside, e sino al Castello Luna (di cui si vede la torre circolare), il tutto con la fondamentale presenza del tessuto di edilizia minore che è elemento fisico/spaziale di connessione tra i citati monumenti. Risulta chiaro che ciascuna delle emergenze architettoniche citate ha valore in sé non solo per le proprie fattezze storico/artistiche, ma soprattutto perché ciascuna è parte del “testo Nucleo Antico” che, se letto attentamente, ci racconta la storia della città.    La ricchezza del Nucleo Antico e la sua rigenerazione. Tutto quanto detto ci porta ad affermare che la vera ricchezza del nostro “Nucleo Antico” è la formidabile discontinuità spazio-temporale/dimensionale dei percorsi che in esso possiamo vivere. Sarebbero innumerevoli gli esempi di cui è impregnato, ma ne faremo uno molto semplice. Dalla Piazza Scandaliato, ponendoci verso Via Roma, è perfettamente visibile la chiesa di San Michele, la qualcosa invera così la continuità quadridimensionale del “Nucleo Antico”, fatta dalla mancanza di simmetrie castranti: partendo dalla Piazza potremo raggiungere la chiesa di San Michele tramite molteplici percorsi, ciascuno dei quali avrà la propria particolarità storico/artistica; poi, dalla chiesa di San Michele potremo fare altrettanto per raggiungere Porta Palermo, la Villa Comunale, il Nucleo Marinaro, etc., vivendo storia, arte e scorci paesaggistici diversi. Non crediamo di sbagliare affermando che il vero cuore del “Nucleo Antico” sia individuabile nel tessuto urbano che sta tra la Chiazza – Santa Caterina – Castello Luna – San Michele; basti dire che, del suo sviluppo complessivo, circa un 1/3 è formato da essa, nata e sviluppatasi non certamente a misura d’automobile, ma formando un perfetto continuum del tessuto edificato che, quale risultante, ha lasciato  a cielo aperto le sole aree funzionali al raggiungimento delle abitazioni: strade,  vicoli, piccoli slarghi, scalinate, cortili, che sono tutte “volumetrie spaziali” assolutamente organiche a quelle dell’edificato. Insomma, abbiamo un vero gioiello. Stabilito che il “Nucleo Antico” di Sciacca è di grandissimo valore storico/artistico, sarebbe però un grave errore considerarlo “parte” da conservare sottovuoto, da mummificare. Piuttosto, si deve cercare di capire quali possano essere gli obiettivi da perseguire per rigenerarlo, e la condizione fondamentale per fare ciò è considerarlo in termini “contemporanei”: solo così la sua tutela potrà essere “attiva”, arrivando a trasformare l’attuale crisi in valoreCrisi che è la conseguenza del fatto che il “Nucleo Antico” è vissuto solo parzialmente sia dai saccensi sia dai turisti che restringono il campo della loro visita principalmente nell’area della città antica che si struttura sugli assi di Via Licata e di Via Vittorio Emanuele, confluenti a Porta Palermo e alla Villa Comunale. Va da sé che la trasformazione di questa “crisi” in “valore” si avrà solo quando si prenderà atto che la “tutela attiva” non ha nulla a che vedere con il noioso mantra “riqualificare”, che, tra l’altro, non significa ripavimentare, inserire opere in ceramica fini a sé stesse, installare lampioni “in stile” XIX sec., bensì “attivare” le potenzialità di tutto il tessuto del “Nucleo Antico”, tramite attività consone allo stesso, funzionali a soddisfare le istanze della contemporaneità, soprattutto quelle legate alle potenzialità turistiche (la “Chiazza” è esempio calzante: non è stata solo “riqualificata”,  bensì “tutelata attivamente”). Lo abbiamo detto: la grande potenzialità del “Nucleo Antico” di Sciacca sta nella possibilità di potere percorrere tutto il suo ambito tramite innumerevoli direzioni, con percorsi eterogenei e non statici, non obbligati. Bisogna partire da qui. Il primo obiettivo deve essere quello di rendere attivi questi percorsi tramite la loro fruibilità, intesa quale possibilità di vivere esperienze assolutamente diverse sia dal punto di vista storico/culturale (conoscenza dei luoghi e della loro storia) che da quello sensoriale (bellezza dei luoghi, degli scorci prospettici, etc.). Si pensi, ad esempio, a creare un percorso didattico che racconti il “Caso di Sciacca”, attraverso le architetture a esso inerenti; un altro che riguardi la sequenza di nascita degli edifici religiosi, così da ricostruire attraverso essa la storia della città e, contemporaneamente, conoscere i singoli edifici nella loro specificità architettonica, ciascuna propria della sua epoca. E ancora: un percorso che racconti la cinta delle antiche mura; un altro ancora che, invece, attraverso la conoscenza dei palazzi nobiliari, racconti la vita della classe dirigente/governante nel corso dei secoli; un altro che racconti la quotidianità della vita secondo l’unità di vicinato che si svolgeva nei cortili e che ha improntato gran parte della storia della società di Sciacca (ciò è tanto vero che Samonà la considerò il vero humus della storia sociale di Sciacca, riprendendone i significati nel già citato quartiere INA casa); Ovviamente, accanto a tutto ciò ci deve essere il supporto di attività commerciali/artigianali che siano fisiologiche al funzionamento del sistema. Il “Nucleo Antico” è pieno di edifici semi abbandonati che potrebbero ospitare attività commerciali e culturali. Si dovrebbe procedere al loro censimento, per poi pianificare iniziative di finanziamento atte a consentire ai proprietari di rimetterli in sesto così da rigenerarli tramite l’immissione delle attività suddette, incentivandole attraverso agevolazioni economiche ai proprietari o con la concessione a terzi della proprietà senza il versamento di canone per un determinato arco temporale, ma con l’obbligo di risanare l’immobile. Si toccano qui argomenti certamente complessi ma che possono certamente essere gestiti con il coinvolgendo (da parte degli amministratori comunali) di professionalità (commercialisti, economisti, imprenditori) che abbiano le capacità e le credenziali per redigere i piani finanziari, atti a verificare la fattibilità dell’iniziativa. Altro tipo di professionalità, quali gli architetti e i tecnici della materia, dovrebbero essere coinvolte per verificare la possibilità del risanamento degli edifici, da attuare, però, non solo tecnicamente ma anche con i giusti criteri architettonici (siano essi di “restauro conservativo che di “ex novo in termini contemporanei”). Ciò permetterebbe di evitare il proliferare del “fai da te” che, sulla scorta della credenza che “classico” significhi “elegante”, crea feticci camuffati da falso “richiamo” alla tradizione, feticci di cui il nostro “Nucleo Antico” è zeppo. Dunque, è necessario renderlo attivo senza escludere a priori l’immissione di architettura contemporanea di alto livello, certamente più consona al significato di “innovazione della storia” di quanto non lo siano i vari palazzetti assolutamente anonimi che, posti nello stesso sedime, hanno sostituito la preesistenza  con risultati disastrosi. Sono, infatti, sorte banali volumetrie, connotate dal trionfo di rivestimenti in pietra o in granito del basamento (fa elegante…), tapparelle, serramenti in alluminio in finto legno (se non, addirittura, anodizzato), tettoie in prefabbricato, chiusura di balconi con “strutture precarie”, mobiletti per caldaia e, dulcis in fundo, gli immancabili tubi di scarico dei bagni posti in facciata, quest’ultima a volte mai completata e lasciata con l’intonaco a vista. E’ una situazione di cui, oltre al “Nucleo Antico”, è vittima anche il “Nucleo Marinaro”, la qualcosa deve far prendere coscienza che non basta immortalare Sciacca in immagini suggestive, finalizzate a corredare i depliants, perché poi, una volta sul posto, si vivranno quei luoghi in tutte le negatività tipiche del degrado e della trascuratezza. Ovviamente, la rigenerazione del Nucleo Antico non può prescindere dall’utenza che ne usufruirà e che, altrettanto ovviamente, dovrà potervi arrivare. Entra qui in gioco l’argomento della mancanza dei parcheggi, chiamato sempre in causa allorquando si parla di vivibilità del “Nucleo Antico”. Crediamo però che ci sia una cecità di fondo rispetto a questa tematica, alla quale ci si ostina a legare  la “crisi” del “nucleo Antico”: non nascono (o non si sviluppano) attività commerciali perché non si sa dove parcheggiare. La realtà è più semplice di quanto si pensi:  basterebbe prenderne atto il “Nucleo Antico” non ha alcuna possibilità di sopportare/supportare i grandi flussi di traffico motorizzato e che potrà ospitare parcheggi (adeguati per capienza) usufruendo di quelle aree oramai dismesse o di quelle residuali, che sono praticamente ai suoi margini. E’ dunque necessario un approccio “contemporaneo” al problema, il che significa prendere atto che le infrastrutture moderne di parcheggio (multipiano, interrati o fuori terra) sono fisiologiche per rendere, nuovamente, il “Nucleo Antico”  “organo vitale del sistema città”; Vanno assolutamente inserite ove possibile farlo, ovviamente previo approfondito studio che verifichi che la nuova infrastruttura non sia dannosa, bensì apporti valore e renda “attiva” la tutela del “Nucleo Antico”, entro cui può -senza alcun dubbio- ottimamente inserirsi “architettura contemporanea”, attraverso innesti che siano di supporto allo stesso, rigenerandolo nella sua essenza: essere organo vitale del “sistema-città”.  

Riaperto il Museo del Carnevale dopo dieci mesi dalla sua inaugurazione

I custodi del museo Scaglione trasferiti al museo del Carnevale di Sciacca dopo l’affidamento temporaneo alla Cooperativa Agorà. Unità comunali a disposizione che hanno permesso la riapertura da questa mattina del Museo del Carnevale di contrada Perriera, spazio espositivo dedicato alla festa saccense chiuso dal 1 luglio scorso dopo che il trenta giugno del 2016, il Museo era stato inaugurato dopo un intervento di riqualificazione dei suoi allestimento. Grazie al personale a disposizione, l’assessorato ai beni culturali del Comune di Sciacca ha inoltre, predisposto un orario per l’apertura e la pubblica fruizione.  

Il vento spezza albero in via Incisa che finisce su una vettura in sosta

Si e’ spezzato il tronco di uno degli alberi della via Incisa finendo su una vettura in sosta. L’arbusto probabilmente a causa delle raffiche di vento che da questa mattina soffiano sulla citta’ si e’ letteralmente spezzato. La parte superiore dell’albero e’ ricaduta su una vettura che si trovava in sosta nelle vicinanze. Per fortuna, nessun grave danno. Anche se le conseguenze potevano essere diverse se si fosse trovato qualcuno a passare nel momento della caduta dell’arbusto.

Giornata Mondiale Unesco del jazz: concerto a Menfi con il “Toscanini” di Ribera

Nella splendida cornice di Villa Ravidà, a Menfi, domenica trenta aprile, si svolgerà la Giornata Mondiale UNESCO del Jazz, un’iniziativa nata in collaborazione con l’Istituto Superiore di Studi Musicali “Toscanini” e con il patrocinio del Comune di Menfi che organizzerà un grande concerto coinvolgendo quattordici elementi fra docenti e studenti del Dipartimento di Jazz dell’Istituto. Durante il concerto saranno eseguite Musiche di G. Mulligan, S.T. Cavaquinho, C. Porter, D. Ellington, G.Wood, V. Duke, J. Cox, T- Jobim, J. Green, P. Mayfield, The Beatles, J. S. Bach, T. Walker. Gli arrangiamenti sono del maestro Collura e l’ingresso sarà gratuito.

Primarie del Pd per la segreteria, gazebo in via Roma a Sciacca

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Primarie del Pd per la scelta del segretario di partito. Emiliano, Orlando e Renzi si sfideranno per la guida dei democratici. Anche a Sciacca si celebreranno dunque le consultazioni primarie per la scelta del nuovo leader DEM, i cittadini potranno votare liberamente, scegliendo fra le tre proposte. Il gazebo a Sciacca sarà allestito in piazza Matteotti, in via Roma. Dalle otto e trenta del mattino e fino alle venti di domani sarà possibile espletare le operazioni di voto.

“Auspichiamo – scrive in una  nota il circolo del Pd locale –  la più ampia partecipazione possibile così da consegnare ancora una volta al resto del Paese una città libera aperta e democratica.

Propaganda elettorale su Risoluto.it: codice di autoregolamentazione

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La Blue Owl srl unipersonale, con sede a Sciacca via Mazzini n. 66, editrice del sito online “www.risoluto.it”, (autorizzazione del Tribunale di Sciacca n. 2/2016) ai sensi e per gli effetti dell’art. 7 della L. 22/2/2000 n. 28 così come modificata dalla L.6/11/2003 n. 313, del D.M. 8/4/04 e della delibera n. 80/11/CSP del 29/03/2011 dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, comunica che in occasione delle prossime elezioni per il sindaco di Sciacca e per il Consiglio comunale dell’11 giugno 2017, intende diffondere, nel predetto sito internet, messaggi politici. A tal proposito, rende pubblico il codice di autoregolamentazione. Le inserzioni di propaganda elettorale dovranno essere relative ad annunci, dibattiti, tavole rotonde oppure conferenze e discorsi o pubblicazioni destinate alla presentazione dei programmi, delle liste, dei gruppi di candidati e dei candidati, oppure pubblicazioni di confronto tra i candidati. Le inserzioni dovranno recare la dicitura “Propaganda elettorale” e anche la dicitura “Committente responsabile signor «nome e cognome»”. La richiesta di inserzione elettorale dovrà essere rivolta alla Blue Owl S.r.l. via Mazzini n. 66 P.IVA 02820480842, telefono 0925/1980000, mail redazione@risoluto.it Le richieste per le inserzioni, complete dei dettagli quali la data di pubblicazione, eventuali posizioni di rigore, materiale utile alla composizione grafica, dovranno pervenire almeno tre giorni prima della data di pubblicazione. Gli spazi per le inserzioni verranno concessi secondo la disponibilità del momento e dando priorità alle richieste più vecchie. Sono ammessi soltanto i messaggi politici nelle forme indicate dall’articolo 7, comma 2, della L. 22/2/2000 n. 28. Il tariffario è pubblico e può essere visionato telefonando in redazione. Il corrispettivo deve essere saldato contestualmente alla commissione dello spazio pubblicitario. L’IVA per la propaganda elettorale è agevolata al 4 per cento.

Castelvetrano, si è dimesso il sindaco Errante: “Ho commesso qualche errore, ma in buonafede”

L’avvocato Felice Errante ha scelto di dimettersi dalla carica di sindaco di Castelvetrano, si vociferava già da qualche giorno della possibilità di dimissioni anticipate, ma ieri le dimissioni sono state formalizzate nelle mani del segretario generale, Livio Elia Maggio, e con un video messaggio ed una lettera indirizzata alla cittadinanza.Con grande dignità e fermezza – ha sottolineato Errante – sono rimasto al mio posto, nel corso di un quinquennio tra i più tribolati della storia cittadina. Abbiamo amministrato rinunciando a trenta milioni di euro nel quinquennio ma nonostante tutto siamo riusciti tra tagli e debiti di passate amministrazioni a garantire una quasi normalità”. A seguito della formalizzazione delle dimissioni da parte del primo cittadino i poteri, per un periodo di 20 giorni, rimarranno in capo al Vice Sindaco Enzo Chiofalo che, insieme alla Giunta, guiderà la macchina amministrativa fino alla naturale scadenza. Nei cinque anni – ha ammesso l’ex primo cittadino nel video – ho certamente commesso errori che ho sempre compiuto in buona fede.E senza mai perseguire interessi personali. Auspico che si possa celebrare una campagna elettorale propositiva e positiva che coinvolga cittadini di buona volontà nella gestione della cosa pubblica ed emargini gli sfascisti, i politicanti di professione e i soloni ad orologeria” Diverse le ipotesi sui reali motivi che hanno portato Errante a lasciare la carica che in queste ore circolano a Castelvetrano. Dopo venti giorni, la Regione nominerà un commissario ad acta per guidare la città fino alle amministrative del prossimo undici giugno, salvo che nel frattempo non arrivi un pronunciamento da parte dei Commissari ministeriali che stanno analizzando numerose delibere del passato al fine di accertare se ci siano state o meno delle infiltrazioni mafiose. In quest’ultima ipotesi, la Città sarebbe commissariata per due anni e salterebbero le elezioni del nuovo Sindaco.

Rafforzate le misure di sicurezza a Taormina durante il G7

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Dispositivi di sicurezza rafforzati per lo svolgimento del vertice tra i sette maggiori Paesi industrializzati che si terrà a Taormina il 26 e il 27 maggio prossimi. Lo ha stabilito il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Paolo Gentiloni e del Ministro dell’interno Marco Minniti, che ha approvato un decreto legge per l’incremento, per il mese di maggio 2017, del contingente di personale delle Forze armate, già destinato alle esigenze di prevenzione e contrasto della criminalità e del terrorismo, di 2.900 unità. Per assicurare la sicurezza durante il vertice, il contingente passerà quindi dalle originarie 7.050 a 9.950 unità.

Operazione “Argante”, pena definitiva anche per Beniamini che chiede l’affidamento ai servizi sociali

C’è un’altra sentenza di condanna definitiva nell’ambito dell’operazione “Argante”, svolta dai carabinieri, che ha portato in carcere Benedetto Bondì, di 28 anni. Riguarda Giuseppe Beniamini, di 57 anni, che deve scontare meno di due 2 anni e per questo il suo difensore, l’avvocato Pietro Scalici, ha avanzato al Tribunale di Sorveglianza richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali. Si attende la decisione dei giudici. Beniamini è stato condannato per circonvenzione di incapace, mentre Bondì per estorsione. Il cinquantasettenne si sarebbe spacciato per un medico e pure con problemi di salute. La vicenda è del 2012 quando vennero estorte somme di denaro a una commerciante di Sciacca. L’indagine venne denominata “Argante”, nome che evoca il protagonista del “Malato Immaginario” di Molière,  proprio perché si sarebbe simulato il grave stato di  infermità del “medico” per avanzare richieste di denaro alla commerciante.