Spari verso un ragazzo con una pistola a salve a Trabia

Momenti di tensione a Trabia, nel Palermitano, dove un giovane ha esploso alcuni colpi con una pistola a salve a Trabia, puntando l’arma verso un ragazzo in una zona affollata del centro abitato. L’episodio, avvenuto alla presenza di altre persone, ha generato paura e allarme tra i cittadini.

L’arma utilizzata, pur essendo a salve, era priva del tappo rosso, elemento che la rendeva esternamente indistinguibile da una pistola vera.

Pistola a salve a Trabia: l’intervento dei carabinieri

A segnalare l’accaduto è stato il padre del ragazzo verso cui sarebbero stati esplosi i colpi. L’uomo ha immediatamente contattato i carabinieri, consentendo un rapido intervento delle forze dell’ordine.

I militari dell’Arma hanno avviato gli accertamenti, riuscendo in breve tempo a identificare il giovane responsabile del gesto. Al termine delle verifiche, il ragazzo è stato denunciato per porto abusivo di armi, considerata la pericolosità del comportamento e il contesto in cui si è verificato l’episodio.

L’assenza del tappo rosso

Un aspetto centrale della vicenda riguarda proprio la pistola a salve utilizzata dal giovane. L’arma era infatti sprovvista del tappo rosso, dispositivo obbligatorio che consente di riconoscere immediatamente le pistole a salve da quelle vere.

La mancanza del tappo rosso ha contribuito ad aumentare il rischio e l’allarme, soprattutto perché l’episodio si è verificato in una zona frequentata del paese.

Le decisioni del Tribunale per i minorenniLa vicenda è stata trasmessa all’autorità giudiziaria competente. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i minorenni ha disposto l’affidamento del giovane alla madre convivente, misura adottata in considerazione dell’età e della situazione personale del ragazzo.

La decisione rientra nell’ambito dei provvedimenti di tutela e controllo previsti per i minori coinvolti in fatti di rilevanza penale.

Un gesto che poteva avere conseguenze gravi

L’episodio della pistola a salve a Trabia riaccende l’attenzione sull’uso improprio di armi, anche se non letali, e sui rischi connessi a comportamenti imprudenti in luoghi pubblici. Sparare, anche a salve, in un centro abitato può generare panico e provocare reazioni imprevedibili.

Sicurezza e prevenzione

Quanto accaduto a Trabia evidenzia ancora una volta l’importanza della prevenzione e del controllo sul possesso e sull’utilizzo di armi, comprese quelle a salve. Il tempestivo intervento dei carabinieri e la segnalazione del padre del ragazzo hanno evitato conseguenze più gravi.

La vicenda della pistola a salve a Trabia resta ora al vaglio dell’autorità giudiziaria, mentre proseguono le riflessioni sul tema della sicurezza nei centri urbani e sul ruolo della responsabilità individuale.

Violento scontro sulla Palermo–Sciacca, auto in fiamme e traffico paralizzato

Un grave incidente stradale si è verificato lungo la statale Palermo–Sciacca, nei pressi del cavalcavia di viale Regione Siciliana. Due vetture, per dinamiche che sono ancora al vaglio degli inquirenti, si sono scontrate frontalmente. Subito dopo l’impatto, uno dei mezzi ha preso fuoco, rendendo necessario l’intervento immediato dei soccorsi.

Dalle prime informazioni raccolte, sembra che uno dei conducenti abbia perso il controllo del veicolo, finendo per invadere la corsia opposta e colpire l’auto che procedeva in senso contrario. Nell’impatto una persona avrebbe riportato gravi traumi, con la frattura di entrambe le gambe. Altri tre occupanti sono rimasti feriti, ma le loro condizioni non desterebbero particolare preoccupazione.

Sul luogo dell’incidente sono arrivati gli agenti della Polizia Stradale per i rilievi e la gestione della viabilità, insieme ai vigili del fuoco, impegnati a domare le fiamme e a mettere in sicurezza i veicoli coinvolti e la sede stradale. Non sono state ancora diffuse informazioni ufficiali sullo stato di salute complessivo degli altri feriti.

L’incidente ha avuto pesanti ripercussioni sulla circolazione: si sono formate lunghe code e rallentamenti in entrambe le direzioni di marcia, con traffico fortemente congestionato per diverso tempo. La situazione resta critica fino al completo ripristino della viabilità.

Lago Arancio, Catanzaro: “Protesta dei sindaci segnale di malessere. Riattivare l’impianto Basso Belice Carboj”

È un quadro di forte preoccupazione quello che emerge dal comprensorio agricolo del Lago Arancio. A denunciarlo è Michele Catanzaro, capogruppo del Partito Democratico all’Assemblea regionale siciliana, intervenendo sulla protesta che ha visto tre sindaci e un commissario straordinario regionale recarsi negli uffici della Regione per chiedere certezze sulla programmazione della stagione irrigua 2026.

Secondo Catanzaro, si tratta di un segnale chiaro di un disagio ormai diffuso. “La mobilitazione degli amministratori locali – afferma – evidenzia un malessere profondo che investe l’intero comprensorio agricolo. Il governo regionale continua a fare spallucce di fronte a contestazioni che solleviamo da tempo, dimenticando che dietro queste proteste ci sono migliaia di siciliani stanchi di provvedimenti improvvisati e di interventi tampone”.

A destare particolare allarme è la decisione della cabina di regia per l’emergenza idrica di trasferire acqua dal Lago Arancio alla diga Garcia, per far fronte alla crisi del Trapanese. Una scelta che, secondo il capogruppo del PD, rischia di aggravare la situazione in altri territori. “Affrontare l’emergenza idrica nel Trapanese è doveroso – sottolinea Catanzaro – ma farlo sottraendo risorse idriche a quattro Comuni agricoli, senza un piano alternativo, significa risolvere un problema aprendone un altro. È l’ennesima decisione non programmata e non concertata”.

Catanzaro richiama inoltre un impegno assunto prima dell’estate sulla riattivazione dell’impianto di sollevamento Basso Belice Carboj. “In Commissione Attività produttive e in Aula – ricorda – l’ex assessore Barbagallo aveva garantito un intervento capace di portare circa 10 milioni di metri cubi d’acqua dal fiume Belice al Lago Arancio, assicurando turni irrigui regolari. Oggi di quell’impegno non c’è più traccia. Spetta adesso all’assessore Luca Sammartino dare seguito a quanto promesso”.

Secondo il capogruppo del PD, la riattivazione dell’impianto rappresenterebbe una soluzione strategica per compensare il trasferimento di acqua verso la diga Garcia e per restituire serenità agli agricoltori del territorio.

“L’emergenza agricola – conclude Catanzaro – rischia di trasformarsi in una vera e propria crisi sociale che colpirà migliaia di famiglie. E il fatto che a chiedere risposte non sia solo l’opposizione, ma anche sindaci e un commissario straordinario nominato dalla stessa Regione, dimostra come l’improvvisazione a Palazzo d’Orléans sia ormai sotto gli occhi di tutti”.

Petardi illegali a Catania, maxi sequestro della Polizia di Stato

Nuova e delicata operazione della Polizia di Stato di Catania contro il fenomeno della detenzione illegale di materiale esplodente. Nell’ambito dei rafforzati servizi di controllo disposti dal Questore in vista delle imminenti festività natalizie, gli agenti hanno sequestrato oltre 200 chili di petardi illegali a Catania, denunciando due fratelli.

L’intervento rientra in una più ampia strategia di prevenzione finalizzata alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, soprattutto in un periodo dell’anno in cui aumenta il rischio legato alla circolazione di prodotti esplodenti non conformi.

Controlli rafforzati su licenze e spedizioni

I controlli sono condotti dai poliziotti della squadra artificieri dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, impegnati in verifiche mirate sia nei confronti dei soggetti titolari di licenza rilasciata dal Questore, sia presso hub di spedizione merci e trasportatori.

Le attività ispettive sono state estese anche a diversi quartieri del territorio cittadino dove, in passato, si sono già verificati episodi analoghi. Solo nelle scorse settimane, infatti, era stato effettuato un maxi sequestro di 1.500 ordigni rudimentali in un centro logistico catanese.

Garage trasformato in deposito di esplosivi

Nel corso dei controlli, i poliziotti hanno individuato due fratelli di 36 e 38 anni che custodivano in un garage tredici imballi contenenti 204,5 chilogrammi di materiale esplodente. Si trattava di artifizi pirotecnici detenuti senza alcuna autorizzazione e in violazione delle prescrizioni di legge.Il rinvenimento di petardi illegali a Catania ha fatto immediatamente scattare le procedure di sicurezza, vista l’elevata pericolosità del materiale e il rischio concreto per l’incolumità pubblica.

Denuncia e distruzione del materiale sequestratoAccertata la detenzione abusiva, entrambi i fratelli sono stati denunciati per il reato di detenzione illegale di sostanze esplodenti, ferma restando la presunzione di innocenza fino a eventuale condanna definitiva.

Gli artificieri della Polizia di Stato hanno recuperato in sicurezza tutti gli scatoloni, che sono stati posti sotto sequestro e, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, destinati alla distruzione.

Grazie all’intervento tempestivo, è stata scongiurata l’immissione sul mercato di petardi illegali a Catania, evitando gravi rischi per la sicurezza delle persone, in un periodo particolarmente delicato come quello delle festività natalizie.

Caos al pronto soccorso di Agrigento, momenti di tensione in ospedale

Momenti di forte tensione al pronto soccorso dell’ospedale “San Giovanni di Dio” di Agrigento, dove un uomo di 33 anni è stato arrestato dopo aver aggredito personale sanitario e forze dell’ordine. L’episodio, avvenuto nei giorni scorsi, ha provocato paura e disagi all’interno del reparto di emergenza.

Il caos al pronto soccorso di Agrigento si è sviluppato improvvisamente mentre medici e infermieri erano impegnati nelle normali attività assistenziali. Secondo una prima ricostruzione, l’uomo avrebbe perso il controllo, iniziando a minacciare e colpire il personale in servizio.

Aggressione a medici e infermieri

Nel corso dell’episodio, il 33enne, disoccupato e già noto alle forze dell’ordine, si sarebbe scagliato contro medici e infermieri, rendendo necessario l’intervento della guardia giurata in servizio. Anche quest’ultima è rimasta coinvolta nella colluttazione nel tentativo di contenere l’uomo.

Il caos al pronto soccorso di Agrigento ha rapidamente assunto contorni più gravi, con il rischio di compromettere l’ordinaria attività del reparto e la sicurezza di pazienti e operatori sanitari presenti.

Scontro con i carabinieri e feriti

Sul posto sono intervenuti i carabinieri, ma l’uomo avrebbe opposto una violenta resistenza, colpendo anche i militari dell’Arma. Nel corso delle operazioni sono rimasti feriti tre carabinieri, uno dei quali ha riportato un trauma al setto nasale, oltre alla guardia giurata.

Solo dopo una colluttazione particolarmente intensa l’uomo è stato immobilizzato. L’episodio si inserisce nel più ampio fenomeno delle aggressioni in ambito sanitario, che continua a destare forte preoccupazione.
Arresto e trasferimento in carcere

Al termine dell’intervento, il 33enne è stato arrestato con le accuse di resistenza e violenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, minacce e oltraggio. L’uomo è stato trasferito nel carcere di contrada Petrusa, dove resta in attesa dell’udienza di convalida.

Il caos al pronto soccorso di Agrigento riaccende il dibattito sulla necessità di rafforzare le misure di sicurezza all’interno delle strutture sanitarie, soprattutto nei reparti di emergenza, sempre più spesso teatro di episodi di violenza.

Acquedotto Favara di Burgio, Montalbano: “L’acqua è un bene comune”. La Vardera annuncia un intervento all’Ars

La vertenza sull’acquedotto Favara di Burgio continua ad alimentare il dibattito politico e istituzionale in Sicilia e in particolare a Ribera. Al centro della questione c’è il ruolo della Regione Siciliana, accusata di assumere una posizione più vicina agli interessi economici che a quelli delle comunità locali.

Ad intervenire è Gaetano Montalbano, che rilancia con forza il principio secondo cui l’acqua non può essere considerata una merce, ma un bene comune e un diritto fondamentale. Una posizione che si innesta nel solco tracciato da Aica, l’azienda idrica consortile interamente pubblica partecipata dai Comuni della provincia di Agrigento, guidata dalla presidente Danila Nobile.

Secondo Aica, la gestione dell’acquedotto Favara di Burgio rientra pienamente nell’ambito territoriale agrigentino e non può essere ricondotta a un impianto di sovrambito. Una tesi sostenuta da atti amministrativi, riferimenti normativi e anche da pronunce della Corte Costituzionale, richiamate dalla stessa Nobile e dal direttore generale Francesco Fiorino, per contestare le pretese di competenza avanzate da Siciliacque.

Sul fronte opposto, infatti, c’è Siciliacque, società a capitale privato con una partecipazione regionale del 26%, che fornisce acqua a costi tra i più elevati a livello nazionale. Una situazione che, secondo i critici, si riflette direttamente sulle bollette dei cittadini e che evidenzia un corto circuito istituzionale: la Regione, invece di svolgere un ruolo di garanzia dell’interesse pubblico, finirebbe per agire come socio d’impresa.

Nel quadro tracciato da Montalbano pesa anche l’assenza di un confronto politico ampio e trasparente sul territorio. Una mancanza che ha spinto l’autore dell’appello a chiamare in causa direttamente Ismaele La Vardera, deputato regionale di Controcorrente, affinché la vicenda venga portata con chiarezza all’interno dell’Assemblea regionale siciliana.

Appello che non è rimasto senza risposta. Attraverso un intervento sui social, La Vardera ha infatti annunciato che prenderà presto posizione sulla questione, assicurando un imminente coinvolgimento sul tema dell’acquedotto Favara di Burgio e più in generale sulla gestione dell’acqua in Sicilia.

Un segnale atteso da chi chiede che il dibattito esca dai tecnicismi e dalle stanze chiuse, per tornare al centro della discussione pubblica. Perché, come ribadito da Montalbano, la gestione dell’acqua non è solo una questione amministrativa o contrattuale, ma riguarda direttamente i diritti delle comunità e il futuro dei territori.

Incendio nella notte a Porto Empedocle, bruciano due auto e uno scooter

Un incendio ha distrutto nella notte due veicoli e un ciclomotore a Porto Empedocle. L’episodio si è verificato in via Giolitti, dove l’allarme è scattato per le fiamme che hanno interessato più mezzi in sosta.

Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del comando provinciale di Agrigento, impegnati nelle operazioni di spegnimento e messa in sicurezza dell’area. Nonostante l’intervento, il rogo ha provocato danni ingenti: è andata completamente bruciata una Nissan Qashqai intestata a una donna di 40 anni. Il calore e le fiamme hanno poi coinvolto un Piaggio Liberty di proprietà di una donna di 53 anni e una Fiat Punto intestata a un pensionato di 68 anni.

I carabinieri hanno avviato gli accertamenti per ricostruire l’origine dell’incendio. Al momento non viene esclusa alcuna pista: la causa che ha innescato il rogo resta da chiarire e l’attività investigativa è in corso.

Prima di “Hotel Paradiso” di Scialò al Samona’, il regista Genuardi: “Questo teatro fondamentale per Sciacca” (Video)

E’ stata una prima volta al teatro Samona’ di Sciacca da ricordare per la compagnia teatrale “Scialò” che ha portato ieri sera in scena la nuova produzione “Hotel Paradiso”, un commedia che ha dentro tutti gli elementi vincenti dello stile Scialò: il teatro dialettale, la storia farsesca, personaggio caricaturali e ovviamente ritmo e risate.

Settecento spettatori con il teatro saccense gremito ha gratificato gli sforzi di questi anni della compagnia che a fine spettacolo ha annunciato una nuova data a gennaio per permettere a quanti non hanno potuto esserci per il tutto esaurito da giorni.

Tonino Genuardi, autore e regista di Scialo’, a fine spettacolo accompagnato da Maria Luisa Santangelo, attrice storica della compagnia, ha voluto ribadire l’importanza fondamentale del teatro Samona’ per le compagnie di Sciacca e del territorio.

A Burgio workshop sulla beccaccia: tutela ambientale e valorizzazione del territorio

Si è svolto presso l’ex casello ferroviario di Burgio il workshop dal titolo “La beccaccia in Europa, in Italia e in Sicilia”, un appuntamento di grande rilievo per il mondo faunistico-ambientale e per la promozione del territorio burgitano. L’iniziativa, moderata da Francesco Messana, ha visto la partecipazione di esperti, associazioni di settore e rappresentanti istituzionali, con l’obiettivo di approfondire le attività di monitoraggio, censimento e gestione sostenibile della specie, considerata un importante indicatore della qualità degli ecosistemi.

Tra gli interventi più attesi e apprezzati, quello di Paolo Pennacchini, figura di riferimento a livello nazionale per lo studio e la tutela della beccaccia. Pennacchini ha offerto una panoramica dettagliata sulla situazione della specie in Europa e in Italia, soffermandosi sull’importanza dei dati scientifici, dei censimenti accurati e della collaborazione tra territori per garantire una gestione responsabile e sostenibile. Il suo contributo ha evidenziato come iniziative locali, come quella ospitata a Burgio, rivestano un ruolo strategico all’interno di un quadro di tutela più ampio e coordinato.

L’evento ha rappresentato anche un momento di confronto tra associazioni, gruppi cinofili e operatori del settore, ribadendo il valore del dialogo tra tradizione, ricerca scientifica e rispetto dell’ambiente.

A sottolineare l’importanza dell’iniziativa per la comunità locale è stato il sindaco di Burgio, Vincenzo Galifi, che nel suo intervento ha dichiarato: «Siamo orgogliosi di ospitare iniziative che mettono al centro la conoscenza e la tutela del nostro paesaggio. La beccaccia, oltre a rappresentare una tradizione del territorio, è un indicatore della qualità dei nostri boschi e delle nostre campagne. Il nostro territorio è una risorsa preziosa che va difesa attraverso lo studio, il rispetto e una gestione consapevole. L’amministrazione comunale conferma il proprio impegno nel promuovere censimenti scientifici, buone pratiche di gestione del territorio e percorsi formativi che coinvolgano istituzioni, associazioni e cittadini. Investire oggi nella conservazione ambientale significa garantire sviluppo sostenibile, turismo di qualità e benessere per le future generazioni».

Il workshop si inserisce in un percorso di valorizzazione del patrimonio naturale di Burgio, confermando il Comune come punto di riferimento per iniziative che coniugano tutela ambientale, cultura del territorio e crescita responsabile.

Aiutare i genitori anziani è un obbligo di legge: quando i figli devono sostenerli economicamente e cosa prevede il Codice civile

Aiutare i genitori anziani non è solo un dovere morale, ma un obbligo giuridico

Negli ultimi mesi, anche in Europa, si è riacceso il dibattito sull’obbligo dei figli di sostenere economicamente i genitori anziani in difficoltà.
Un tema a lungo rimasto ai margini del confronto pubblico, complice l’idea diffusa che gli obblighi familiari si muovano solo dai genitori verso i figli.

A riportare la questione al centro dell’attenzione è stato un caso avvenuto in Portogallo, dove una figlia è stata condannata a versare gli alimenti alla madre priva di risorse sufficienti persino per i bisogni primari. Una decisione che ha avuto un forte impatto mediatico, mettendo in luce una realtà sempre più diffusa: pensioni insufficienti e popolazione anziana in crescita.

Uno scenario che potrebbe ripetersi anche in Italia, considerando il basso tasso di natalità e l’invecchiamento progressivo della popolazione.


Cosa dice la legge italiana sull’obbligo di aiutare i genitori

Nel nostro ordinamento l’assistenza ai familiari in difficoltà non è una scelta facoltativa.
Il Codice civile riconosce l’obbligo degli alimenti come uno dei pilastri della tutela delle persone fragili.

Quando un genitore si trova in stato di bisogno e non è in grado di provvedere autonomamente al proprio sostentamento, la legge impone ai familiari più prossimi di intervenire economicamente.


Alimenti e mantenimento: due concetti diversi

Nel linguaggio comune “alimenti” e “mantenimento” vengono spesso confusi, ma giuridicamente sono istituti molto diversi.

  • Assegno di mantenimento: riguarda i rapporti tra coniugi (separazione o divorzio) ed è finalizzato a riequilibrare le condizioni economiche.
  • Alimenti: spettano a chi versa in stato di bisogno e servono a garantire i bisogni vitali essenziali.

Il diritto agli alimenti è:

  • personale;
  • inalienabile;
  • non trasferibile;
  • non compensabile con altri crediti o debiti.

Chi è obbligato a versare gli alimenti: l’ordine stabilito dalla legge

L’articolo 433 del Codice civile stabilisce una precisa gerarchia dei soggetti obbligati:

  1. il coniuge;
  2. i figli;
  3. gli altri discendenti (nipoti);
  4. i genitori e gli ascendenti;
  5. generi e nuore;
  6. suoceri;
  7. fratelli e sorelle.

Se non esiste un coniuge o un donatario in grado di intervenire, sono i figli i primi chiamati a sostenere il genitore anziano.


Quando scatta l’obbligo per i figli

L’obbligo nasce solo in presenza di un bisogno reale e documentato, cioè quando il genitore:

  • non ha redditi sufficienti;
  • non riesce a far fronte ai bisogni primari (vitto, alloggio, cure mediche);
  • non può contare su altre forme di sostegno.

Il contributo richiesto ai figli non deve essere eccessivo o sproporzionato.
Il giudice, nel determinare l’importo, tiene conto:

  • delle esigenze dell’anziano;
  • della reale capacità economica del figlio.

Cosa succede se i figli non aiutano il genitore

Se manca un sostegno volontario, il genitore in difficoltà può:

  • rivolgersi al tribunale;
  • ottenere un provvedimento che impone ai figli di contribuire economicamente.

Chi non adempie senza giustificato motivo può incorrere anche in responsabilità penali, in particolare nei reati previsti dagli articoli 570 e 591 del Codice penale.

In caso di difficoltà, l’anziano può accedere al gratuito patrocinio o rivolgersi ad associazioni di tutela.


Non solo denaro: l’aiuto può essere anche materiale

Nei casi di convivenza o di difficoltà parziale, l’obbligo di assistenza può tradursi anche in:

  • aiuto nella gestione della casa;
  • acquisto di beni di prima necessità;
  • accompagnamento a visite mediche;
  • ospitalità temporanea.

Il sostegno non è quindi solo economico, ma può assumere forme diverse, purché idonee a garantire una vita dignitosa al genitore.


Conclusione

In Italia aiutare i genitori anziani in difficoltà non è una scelta, ma un obbligo previsto dalla legge.
Un dovere che riflette l’equilibrio tra solidarietà familiare e tutela delle persone fragili, sempre più centrale in una società che invecchia e in cui le pensioni, spesso, non bastano più.