Crisi politica a Sciacca, FdI chiede passo indietro a Termine: “Si evitino azioni estreme”

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La crisi politica che attraversa Sciacca è stata al centro della riunione del direttivo del circolo territoriale di Fratelli d’Italia, che si è svolta ieri sera alla presenza del coordinatore provinciale Adriano Barba. Un confronto acceso, dal quale è emersa – in modo unanime – la necessità di avviare un’azione concreta da condividere con l’intero gruppo di centrodestra rappresentato in consiglio comunale.

Secondo il direttivo, la città sarebbe oggi immersa in “una crisi amministrativa senza precedenti”, priva di una direzione chiara e di una programmazione a lungo termine.

L’ordinaria amministrazione – denunciano – sarebbe gestita “alla giornata” da un personale già ridotto all’osso, mentre l’attività dell’amministrazione comunale sarebbe segnata da continui contrasti interni alla coalizione di centrosinistra.

Nel mirino del partito anche l’operato del sindaco, accusato di non essere riuscito a costruire una leadership capace di tenere unita la maggioranza: “Solo divisioni e nessuna visione”, commentano dal direttivo, sottolineando come gli scontri politici interni sembrino ruotare attorno alla spartizione di ruoli in vista della conclusione del mandato.

“Non si può più attendere – afferma Fratelli d’Italia – serve una soluzione immediata nell’interesse della città”. Da qui la decisione, condivisa da Barba, di promuovere un confronto con gli alleati del centrodestra per definire un percorso comune e avviare un’azione risolutiva che consenta di affrontare le imminenti scadenze amministrative.

Il partito chiama in causa anche il sindaco, auspicando “un atto di responsabilità” che eviti alle forze di opposizione di dover ricorrere a “un’azione estrema” concordata con l’intera coalizione.

Anno record per il mercato del vino siciliano, Sammartino: “Un risultato senza precedenti”

Anno record per l’Organizzazione comune del mercato vitivinicolo sicilano: a chiusura dell’anno finanziario 2025, la spesa complessiva sulle 3 misure attive del Piano nazionale di sostegno vitivinicolo (investimenti, ristrutturazione, riconversione dei vigneti e promozione nei Paesi terzi) è stata pari a oltre 75 milioni e 183mila euro.

Un risultato notevole considerando che il plafond iniziale assegnato alla Regione Sicilia dal ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, ammontava a circa 52 milioni e 459mila euro.

«Un risultato che supera di gran lunga ogni anno finanziario precedente – ha detto l’assessore all’Agricoltura, Luca Sammartino – e che pone il dipartimento Agricoltura e la Regione Siciliana al vertice per capacità di spesa all’interno del Piano nazionale di sostegno vitivinicolo. Ciò è stato possibile grazie ad una oculata, quanto coraggiosa, gestione delle risorse Feaga operata dai funzionari direttivi della unità operativa S2.03-Viticoltura ed enologia, che ha permesso di ottenere e utilizzare in toto circa 23 milioni di euro di economie provenienti da altre regioni, a beneficio delle nostre aziende e di tutto il settore vitivinicolo siciliano. Sostenere le nostre aziende è la mission del governo Schifani per far conoscere il nostro prodotto e incentivare la competitività della nostra Regione».

Proprio nei giorni scorsi è stata pubblicata sulla pagina del dipartimento regionale dell’Agricoltura del sito istituzionale della Regione Siciliana la graduatoria definitiva delle aziende ammesse ai contributi del bando Ocm Vino, misura “Promozione dei vini sui mercati dei Paesi terzi” per la campagna 2025/2026.

Dodici i progetti ritenuti ammissibili con un’aliquota di contributo pubblico pari al 50%. Alle aziende vinicole siciliane coinvolte andranno oltre 4,3 milioni di euro.

Carta del Docente, attenzione agli acquisti: rischio sospensione senza stipendio. La nuova sentenza che fa scuola

Una nuova sentenza ribadisce un principio fondamentale: usare in modo improprio la Carta del Docente può costare caro, fino alla sospensione dal servizio senza retribuzione. È quanto stabilito dal Tribunale di Cosenza con la sentenza n. 1709 del 7 novembre 2025, che conferma la piena legittimità delle sanzioni disciplinari nei confronti degli insegnanti che utilizzano i 500 euro annui per finalità non consentite.

Una decisione destinata a fare giurisprudenza e che richiama migliaia di docenti alla massima attenzione: la Carta del Docente è uno strumento pubblico di aggiornamento professionale, non una carta acquisti generica.


Cos’è la Carta del Docente e cosa si può acquistare veramente

La Carta del Docente, istituita dalla Legge 107/2015 (Buona Scuola), mette a disposizione degli insegnanti 500 euro annui da utilizzare esclusivamente per attività di aggiornamento e formazione.

Sono acquistabili solo i seguenti beni e servizi:

  • libri, testi e riviste professionali, anche digitali
  • hardware e software utili alla didattica
  • corsi di formazione riconosciuti dal Ministero
  • corsi universitari, master e post lauream coerenti con il profilo professionale
  • biglietti per musei, eventi culturali, spettacoli teatrali e cinematografici
  • iniziative legate al PTOF o al Piano nazionale di formazione

📌 Non è possibile acquistare elettrodomestici, televisori, smartphone non destinati alla didattica o beni non riconducibili alla formazione professionale.


Il caso della Smart TV: cosa ha deciso il giudice

Il docente protagonista della vicenda aveva acquistato una Smart TV con i fondi della Carta del Docente. Poiché il bene non rientra tra le categorie ammesse, l’amministrazione scolastica – su segnalazione della Guardia di Finanza – ha applicato una sospensione di 4 giorni senza retribuzione.

Il docente ha presentato ricorso contestando:

  1. la tardività della contestazione disciplinare
  2. la prescrizione quinquennale prevista per le sanzioni amministrative

Il Tribunale ha però respinto ogni argomentazione, chiarendo due punti fondamentali:

1. I 30 giorni decorrono solo da quando l’Ufficio ha tutti gli elementi necessari

Richiamando la giurisprudenza della Cassazione (sent. 32491/2018, 21193/2018, 14896/2024), il giudice ha spiegato che l’amministrazione può contestare l’addebito solo quando dispone di documentazione completa e circostanziata.
Nel caso concreto, la GdF aveva trasmesso un fascicolo voluminoso su più docenti, rendendo necessarie verifiche approfondite.

2. La prescrizione quinquennale non si applica

La prescrizione della L. 689/1981 riguarda le sanzioni amministrative, non quelle disciplinari, che seguono invece il Codice civile (art. 2106) e il D.Lgs. 165/2001.


Sanzione confermata: l’uso improprio della Carta danneggia la funzione docente

Secondo il Tribunale, acquistare beni non consentiti:

  • lede i doveri connessi alla funzione docente,
  • mina la fiducia dell’amministrazione,
  • compromette l’immagine dell’intera categoria,
  • comporta un indebito utilizzo di risorse pubbliche.

Per questo la sospensione di quattro giorni è stata ritenuta proporzionata e legittima, ai sensi degli artt. 492 e 494 del D.Lgs. 297/1994.


Cosa rischia un docente che usa male la Carta del Docente

Chi effettua acquisti non consentiti può incorrere in:

  • recupero delle somme spese impropriamente
  • sospensione dal servizio senza stipendio
  • procedimenti disciplinari
  • in casi gravi, anche segnalazioni alla Guardia di Finanza

Conclusioni: serve massima attenzione

Questa sentenza mette in chiaro un principio importante:
👉 la Carta del Docente non è un benefit personale, ma uno strumento pubblico finalizzato alla formazione.

Usarla in modo scorretto può costare caro, sia economicamente che sul piano disciplinare.

Crisi del riciclo, tavolo tecnico alla Regione

La riunione convocata presso il Dipartimento regionale acqua e rifiuti mette in luce una situazione che non riguarda soltanto la Sicilia, ma l’intero Paese. L’emergenza legata al conferimento degli imballaggi in plastica e alla gestione dei rifiuti tessili si inserisce in un quadro più ampio: la crisi del riciclo, determinata dalla saturazione degli stoccaggi e dalla carenza di impianti di recupero a livello nazionale.

Una crisi non più episodica

Nel corso dell’incontro, coordinato dal dirigente generale Arturo Vallone con la presenza dell’assessore regionale Francesco Colianni, dei rappresentanti di Anci Sicilia, Corepla e delle Srr, è emerso che la crisi del riciclo non è un fenomeno locale o temporaneo. L’intasamento degli spazi di deposito e la limitata capacità degli impianti mettono a rischio la continuità della raccolta differenziata in numerosi territori, con possibili ripercussioni sulla gestione comunale e sul servizio ai cittadini.

Corepla: autorizzazioni più rapide

Corepla ha evidenziato l’urgenza di accelerare gli iter autorizzativi per ampliare gli spazi di stoccaggio, un passaggio fondamentale per evitare blocchi nella filiera. Senza nuovi volumi autorizzati, infatti, il rischio è quello di accumuli crescenti che potrebbero obbligare i Comuni a ridurre i conferimenti, compromettendo i risultati ottenuti negli ultimi anni.

L’assessore Colianni: confronto con il Ministero

L’assessore Colianni ha annunciato l’intenzione di aprire un confronto diretto con il Ministero dell’Ambiente per affrontare le questioni strutturali che alimentano la crisi del riciclo: costi energetici in aumento, fragilità del mercato del recupero e insufficienza degli impianti nazionali. Senza un coordinamento statale, il sistema rischia squilibri non più gestibili a livello regionale.

La posizione della Srr Agrigento Ovest

Presente al tavolo anche Vito Marsala, presidente della Srr Agrigento Ovest, che ha delineato una situazione per ora sotto controllo nel territorio agrigentino. Marsala ha però sottolineato che l’equilibrio potrebbe essere solo temporaneo, perché la crisi riguarda l’intera filiera e potrebbe ripercuotersi anche sulle province dove attualmente non si registrano criticità.

Marsala ha evidenziato che i cittadini stanno dimostrando senso civico e continuità nella raccolta differenziata, con dati in crescita, ma senza interventi tempestivi di Regione e Governo nazionale i progressi compiuti rischiano di essere vanificati. L’appello è a un’azione coordinata e rapida, capace di garantire stabilità al sistema e continuità del servizio pubblico.

Una strategia nazionale per stabilizzare il sistema

L’incontro si è concluso con un impegno condiviso: servono misure immediate e una strategia di lungo periodo che assicuri il corretto funzionamento della filiera del riciclo, tutelando Comuni e cittadini. La gestione degli imballaggi e dei rifiuti tessili, oggi sotto pressione, è uno dei pilastri della transizione ecologica e non può essere messa in discussione dalla carenza di impianti e dalle fluttuazioni del mercato.

L’evoluzione delle prossime settimane indicherà se gli interventi annunciati riusciranno a stabilizzare un settore sempre più centrale per la sostenibilità ambientale del territorio e del Paese.

Buccellati siciliani: il dolce che profuma di memoria. E che oggi puoi ricevere a casa (video della ricetta)

Ci sono dolci che non si limitano a essere buoni. Ci sono dolci che riportano indietro nel tempo, che aprono cassetti della memoria pieni di ricordi, mani in pasta, risate di famiglia, nonne e zie che insegnano a impastare guardandoci con pazienza e orgoglio.
In Sicilia, questi dolci hanno un nome: Buccellati. Oppure, come li chiamiamo in dialetto, Cucciddati.

Il Buccellato è un biscotto tipico delle festività, una piccola opera d’arte fatta di gesti antichi e ingredienti semplici che parlano di tradizione. Il ripieno è un piccolo scrigno di sapori: fichi secchi essiccati al sole, poi reidratati con cura per essere puliti, sterilizzati, controllati uno a uno. Una lavorazione lenta, manuale, che oggi pochissimi conservano così come si faceva un tempo.


Una volta pronti, i fichi vengono macinati e conditi con cioccolato fondente, cannella, frutta secca come le mandorle e bucce di agrumi che danno quel profumo inconfondibile.
È un aroma che, per tanti siciliani, significa casa.

Nel video che trovate in questo articolo si vede la fase più delicata: l’impasto. Sembra una pasta frolla, ma è più fragile, più elegante, e non può essere lavorata con macchinari. Si stende rigorosamente a mano, con pazienza, con la farina giusta per non farla attaccare al piano di lavoro. Solo così si ottiene lo spessore perfetto, quello che permette al ripieno di avvolgersi in un abbraccio di pasta dorata.


È a questo punto che nascono i classici rettangolini che poi vengono riempiti, chiusi e modellati. Ogni gesto è quello di sempre, tramandato di generazione in generazione.

A Sciacca c’è un posto dove questa tradizione non solo resiste, ma si rinnova ogni giorno con la stessa cura di un tempo. La Pasticceria Dolci Sapori di Alfonso Tulone, con la straordinaria collaborazione della moglie Daniela Sabella, è una delle poche realtà che custodisce il Buccellato esattamente com’era nelle cucine delle nonne.


Da oltre trent’anni Dolci Sapori è un punto di riferimento per chi ama i dolci siciliani preparati secondo tradizione: Cucchitelle, dolci di mandorla, marzapani colorati, cassate artigianali. Un mondo di sapori antichi che profuma di Sicilia autentica.

Ed è proprio qui che nascono i Buccellati protagonisti di questo articolo.
Dolci Sapori li prepara solo con ingredienti genuini, con una lavorazione interamente artigianale e con quella sensibilità che appartiene solo a chi ha fatto della pasticceria un’eredità di famiglia.

Per chi ama questo dolce e non vive in Sicilia, c’è una novità: i Buccellati di Dolci Sapori possono essere spediti in tutta Italia. Basta inviare un messaggio WhatsApp al numero 340 249 8369 per richiedere informazioni e prenotare la propria confezione. (clicca sul pulsante per inviare direttamente il messaggio)

Un biscotto che racchiude ricordi, profumi e storie. Un sapore che appartiene alla Sicilia, ma che oggi può arrivare ovunque.
Perché certe tradizioni meritano di viaggiare lontano.


Questo articolo è un publiredazionale commissionato dalla Pasticceria Dolci Sapori. La redazione garantisce comunque accuratezza e qualità delle informazioni fornite.

Un chilometro di rame rubato a Santa Margherita Belice, danni per 30 mila euro


I carabinieri della stazione di Santa Margherita Belice indagano su un nuovo furto di rame messo a segno ai danni di un’azienda che opera nella zona. I malviventi hanno portato via poco meno di un chilometro di cavi in rame per un valore di circa 30 mila euro.

I responsabili quando si sono accorti del furto hanno subito avvisato i carabinieri. Sono scattate le indagini con la ricerca dei malviventi che, fino a questo momento, non hanno portato ad alcun risultato.

L’area Belicina anche nei mesi scorsi è stata pesantemente colpita pure con furti di rame ai danni di impianti pubblici, quelli per l’approvvigionamento idrico e anche per l’irrigazione delle campagne. A Sciacca nello scorso mese di ottobre la polizia è arrivata a un soffio dall’arresto di una banda di ladri di rame.

Avevano messo a segno un furto di rame del valore di 150 mila euro al depuratore del complesso alberghiero di Sciaccamare e impiegato il furgone che era stato rubato pochi giorni prima a Torre Makauda.

Alle Gallerie d’Italia la mostra “Donne nella Napoli spagnola. Un altro Seicento”

NAPOLI (ITALPRESS) – Intesa Sanpaolo apre al pubblico alle Gallerie d’Italia – Napoli, dal 20 novembre 2025 al 22 marzo 2026, la mostra “Donne nella Napoli spagnola. Un altro Seicento” a cura di Antonio Ernesto Denunzio, Raffaella Morselli, Giuseppe Porzio ed Eve Straussman-Pflanzer, dedicata al ruolo delle donne nelle arti del Seicento a Napoli.
L’esposizione, realizzata con il patrocinio istituzionale dell’Ambasciata di Spagna in Italia, il patrocinio del Comune di Napoli e la partecipazione dell’Università di Napoli L’Orientale, presenta sessantanove opere tra dipinti, disegni, manoscritti, sculture e manifatture provenienti da importanti musei italiani e internazionali, tra cui il Museo del Prado di Madrid, le collezioni reali spagnole, la National Gallery di Washington e la Fundaciòn Casa Ducal de Medinaceli di Siviglia, con un grande capolavoro di Ribera che ritorna eccezionalmente a Napoli.
Nonostante il crescente interesse del pubblico per le questioni di genere nella storia moderna, la storiografia sull’arte napoletana del Seicento si è finora concentrata quasi esclusivamente sulla figura di Artemisia Gentileschi, la cui lunga stagione meridionale è stata recentemente approfondita dalla rassegna monografica delle Gallerie d’Italia di Napoli (2022-2023).
La nuova mostra amplia invece lo sguardo all’intero secolo, indagando il contributo femminile alla cultura artistica napoletana con l’obiettivo di riportare all’attenzione episodi e protagoniste rimasti finora confinati nella bibliografia specialistica.
Fondato su nuove ricerche d’archivio, recuperi conservativi e specifiche campagne fotografiche, il progetto intende costituire un solido punto di partenza per ogni futura indagine in un campo di studi ancora frammentario.
Il percorso espositivo prende le mosse dalle rare ma decisive presenze a Napoli di opere di artiste “forestiere” come Lavinia Fontana e Fede Galizia. Realizzati agli inizi del secolo, in suggestivo parallelo con le novità introdotte da Caravaggio, questi lavori – tra ritratti e pale d’altare – testimoniano le fitte trame commerciali, collezionistiche e sociali di cui la città fu crocevia.
Un momento cruciale della storia artistica del Seicento napoletano, e quindi del percorso della mostra, è rappresentato dal soggiorno dell’infanta Maria d’Austria, sorella di Filippo IV e regina d’Ungheria, tra l’agosto e il dicembre 1630: un evento di grande risonanza “mediatica”, dalle significative implicazioni per la storia dell’arte e per quella di genere. Vertici di questa congiuntura sono il ritratto dell’infanta eseguito da Diego Velàzquez (dal Museo del Prado) e quello, sconvolgente per forza realistica, di Maddalena Ventura, la celebre “donna barbuta” degli Abruzzi, realizzato da Jusepe de Ribera per il vicerè duca di Alcalà (prestito eccezionale della Fundaciòn Casa Ducal de Medinaceli).
In questo stesso fervido contesto si collocano sia l’arrivo di Artemisia Gentileschi – di cui si presentano importanti dipinti mai esposti in Italia, concessi da musei di Boston, Sarasota e Oslo – sia il breve e sfortunato passaggio in città di Giovanna Garzoni. Ampio spazio è dedicato alla figura di Diana Di Rosa, detta Annella di Massimo, vero e proprio corrispettivo napoletano di Artemisia, delle cui qualità artistiche la mostra del 2022-2023 aveva già offerto un eloquente saggio.
Una sezione speciale è riservata a due celebri dive napoletane del Seicento: Andreana Basile, la più grande cantante del suo tempo, contesa dalle corti italiane, e Giulia Di Caro, la cui straordinaria parabola – da meretrice a impresaria teatrale – costituisce un impressionante esempio di emancipazione femminile e di riscatto sociale.
Accanto a nomi affermati, la mostra valorizza anche personalità oggi meno note, come Teresa Del Po, attiva tra Roma e Napoli – «pittrice, diligentissima miniatrice ed accuratissima intagliatrice in acquaforte», secondo Leone Pascoli – e la ceroplasta Caterina De Julianis. Queste ultime due artiste illustrano il contributo femminile nell’ambito, solo apparentemente minore, delle arti applicate: la loro presentazione è arricchita dal confronto con opere prodotte nel loro stesso ambiente e, nel caso di De Julianis, da un ambizioso dialogo con la scultrice barocca andalusa Luisa Roldàn, esponente di quella comune cultura mediterranea di cui Napoli, centro di prim’ordine nel sistema imperiale spagnolo, era parte integrante.
Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e Direttore Generale delle Gallerie d’Italia, afferma: “Le Gallerie d’Italia concludono la programmazione dell’anno con una preziosa esposizione, un progetto di riscoperta di artiste e opere straordinarie, frutto di nuovi studi, supportato dai migliori curatori, accompagnato da ricerche negli archivi e da restauri, arricchito da prestiti eccezionali grazie al dialogo con importanti istituzioni del Paese e del mondo. Un altro Seicento è un’iniziativa di prestigio internazionale che prende avvio da un approfondimento su un capitolo significativo della storia artistica di Napoli, sottolineando ancora una volta il ruolo di riferimento delle Gallerie d’Italia nella promozione del patrimonio culturale italiano. Questa mostra, insieme al nostro meraviglioso Caravaggio e alle collezioni ospitate nel museo di via Toledo, credo sia un appuntamento imperdibile per quanti visiteranno Napoli durante le festività natalizie.”
Il catalogo della mostra è realizzato da Società Editrice Allemandi.
Il museo di Napoli, insieme a quelli di Milano, Torino e Vicenza, è parte del progetto museale Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, guidato da Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici della Banca e Direttore Generale delle Gallerie d’Italia.
-foto ufficio stampa Intesa Sanpaolo –
(ITALPRESS).

Eurizon, Merlin “EU Green Bond in crescita nel 2025, positivi per il 2026”

MILANO (ITALPRESS) – Nel solo 2024 le emissioni di bond GSS (Green, Social & Sustainability) sono cresciute fino a raggiungere la cifra record di un trilione di dollari, eguagliando il livello toccato nel 2021. Di questi il 58% (pari a circa 563 miliardi di dollari) è stato registrato soltanto nel primo trimestre 2024. Nel complesso le emissioni totali di bond GSS dal 2012 a oggi ammontano a oltre 5,5 trilioni di dollari.
A livello internazionale, l’Europa si conferma come leader nel mercato, rappresentando circa il 60% delle emissioni globali.
Un tema che è stato portato all’attenzione anche in occasione della decima edizione del Salone SRI, l’evento di riferimento per la filiera della finanza sulla frontiera ESG, alla Borsa di Milano.
Secondo Matteo Merlin, Responsabile Green and Sustainable Finance – Aggregate di Eurizon, “EU Green Bond Standard (EUGBS), ovvero la punta di diamante degli strumenti di finanza sostenibile, è uno strumento che è stato utilizzato in maniera crescente nel corso del 2025. Abbiamo visto il suo utilizzo sia per emissioni senior che non, ma anche l’emissione da parte di una società di uno strumento con un formato ibrido”.
“Si tratta di un’innovazione dal punto di vista dell’utilizzo di questo strumento che secondo noi può portare nel tempo a una crescita non solo dimensionale, ma anche dell’utilizzo degli EUGBS da parte di società nei settori che sono definiti hard-to-abate: ad esempio, quelli del cemento, chimico e siderurgico – ha spiegato -. Dal nostro punto di vista, questo è molto importante perchè l’utilizzo degli EUGBS deve permettere sia una crescita di qualità dello strumento che viene garantita dal formato che viene utilizzato sia aiutare e supportare una transizione inclusiva che non lasci nessuno indietro”.
Pur nascendo all’interno dell’Unione Europea, Merlin è convinto che gli EUGBS siano strumenti utilizzabili “anche al di fuori” del continente europeo “andando a formulare una potenziale crescita che non sia limitata solo all’Europa, ma anche ad altri stati fuori” dall’Unione.
Per quanto riguarda invece l’andamento dei green bond tradizionali, Merlin ha sottolineato che “l’anno 2025 si sta chiudendo con una quantità di emissioni che dimostra una crescita organica del mercato rispetto al 2024. Dal nostro punto di vista lo leggiamo in maniera positiva: l’Europa continua a essere la punta di diamante dal punto di vista della sostenibilità e di emissioni. Inoltre i livelli di emissioni di EUGBS dimostrano una buona domanda, ma anche una buona offerta da parte degli emittenti”.
“Ci aspettiamo che il 2026 continui con questo processo di crescita, sia dal lato dell’EUGBS che da parte degli emittenti di obbligazioni green. Abbiamo anche visto quest’anno la prima emissione governativa in formato EUGBS da parte del Regno della Danimarca, ha affermato Merlin sottolineando che il prossimo anno “potremmo avere novità dal lato dei settore industriali hard-to-abate, ma anche al di fuori dell’area europea”.

– foto xh7/Italpress –
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Welfare, da Fondazione Lottomatica il Secondo Rapporto sull’Agenda FAST

ROMA (ITALPRESS) – E’ stato presentato, presso la sede di Fondazione Lottomatica a Roma, il report “Servizi per la prima infanzia e capitale sociale: un circolo virtuoso per costruire comunità”, secondo Rapporto sull’Agenda FAST per rilanciare la natalità in Italia, curato da Percorsi di secondo welfare e Università degli studi di Milano per Fondazione Lottomatica.
Nel 2024, Fondazione Lottomatica ha lanciato la cosiddetta “Agenda FAST”: un acronimo che individua quattro direttrici sulle quali è necessario intervenire per modernizzare il nostro welfare e rispondere al tempo stesso alla sfida della denatalità: F come famiglia, storicamente poco sostenuta dal welfare state; A come asili, soprattutto nidi; S come servizi capaci di alleggerire i carichi di cura e favorire il bilanciamento tra vita professionale e vita personale; T come tempi flessibili per favorire la conciliazione e la gestione della vita quotidiana. Il termine “fast” indica anche, non a caso, l’esigenza di intervenire in modo rapido attraverso misure strategiche e sintonizzate sulla condizione presente.
Per questa ragione, a distanza di un anno dal primo Rapporto FAST, “Fondazione Lottomatica ritiene che il sostegno alla ricerca sociale, finalizzata all’approfondimento delle tematiche che riguardano le scelte che le istituzioni devono fare per favorire lo sviluppo della natalità, sia essenziale per consentire di creare le condizioni a contorno perchè il sistema garantisca delle opportunità concrete alle giovani famiglie”, afferma il presidente di Fondazione Lottomatica Riccardo Capecchi. In un lavoro del 2006, la studiosa canadese Jane Jenson coniò il modello “Lego”. Un modello orientato verso la società nel suo complesso, con al centro gli individui, in particolare donne e bambini. Il modello Lego è quindi basato su tre elementi: l’orientamento verso i bambini e dunque la centralità dei servizi di cura e di educazione; il ruolo fondamentale dell’apprendimento in tutte le fasi della vita, come strumento di sviluppo e di sicurezza; il nesso fra il pieno sviluppo delle capacità individuali e il benessere collettivo. “Il simbolo Lego sta ad indicare l’approccio all’asilo nido come un luogo di apprendimento e crescita. Il modello Lego è volto a tutelare i diritti dei bambini e a contrastare lo svantaggio sociale, a conciliare il diritto al lavoro, rassicurando i genitori sulla qualità del servizio ricevuto, e a creare occupazione espandendo queste strutture”, spiega Maurizio Ferrara, professore di Scienza Politica dell’Università degli Studi di Milano e Scientific Supervisor del Laboratorio Percorsi di secondo welfare. Uno dei pilastri portanti del modello Lego è costituito dai servizi per l’infanzia. Le ricerche mostrano che i servizi per la prima infanzia sono fondamentali per promuovere e sostenere l’occupazione femminile, le pari opportunità, i bisogni delle famiglie a doppio reddito. I servizi per l’infanzia sono anche strumenti fondamentali per stimolare capacità e talenti e per offrire eguaglianza di opportunità nella società. Per diffondere il capitale sociale e delle buone pratiche nei territori più fragili diventa quindi essenziale un mix di strategie che combini governance collaborativa, investimenti nelle infrastrutture sociali, partecipazione civica, innovazione, finanziamenti sostenibili e diffusione delle pratiche di successo. Attraverso una forte sinergia tra attori locali e con l’utilizzo intelligente delle risorse disponibili, è possibile generare processi virtuosi di inclusione e sviluppo sociale. “Credo che la prima strategia sia quella di fare una svolta culturale. L’idea di avere una famiglia con dei figli deve essere nella prospettiva delle giovani coppie. Il Governo ha fatto delle misure volte alla diminuzione di alcune aliquote, ma l’obiettivo è quello di entrare in un’ottica strutturale con queste misure. L’altro ragionamento è quello di consentire accessi a servizi di scuole e sanità in modo repentino e meno oneroso, il tema è centrale perchè la denatalità provoca degli scompensi importanti per il nostro Paese”, l’intervento di Marco Osnato, presidente VI Commissione Finanze.
-foto ufficio stampa Fondazione Lottomatica –
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Schillaci “Nel 2026 Fondo sanitario nazionale a quota 142,9 miliardi”

ROMA (ITALPRESS) – “Il Fondo sanitario nazionale finanzia esclusivamente il fabbisogno standard per i Livelli essenziali di assistenza: la spesa sanitaria del documento programmatico include invece anche altri enti extra Lea. Nel 2022 il Fondo era di 125 miliardi, nel 2026 raggiungerà 142,9 miliardi: è comodo parlare di tagli, ma i dati dicono il contrario. La spesa sanitaria oscilla in funzione del Pil: nel 2026 il rapporto Fondo-Pil aumenterà proprio grazie alle risorse stanziate da questo governo, mentre la previsione di spesa sanitaria resterà al 6,5%”. Così il ministro della Salute, Orazio Schillaci, durante il question time a Montecitorio.

“Il nostro obiettivo è e resta sostenere un Servizio sanitario nazionale efficiente, in cui ognuno svolga il proprio compito e osservi le norme”, ha aggiunto. “Dal suo insediamento questo governo ha riservato un crescente impegno a favore della sanità pubblica, come testimoniano i dati relativi all’incremento del Fondo sanitario nazionale: tuttavia la qualità dei servizi sanitari non dipende solo dall’ammontare delle riforme finanziarie, ma anche dalla gestione, dalla programmazione e dalla capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini sul territorio”, ha concluso Schillaci.

(ITALPRESS).
-Foto: Ipa Agency-