Licata, arresti per sfruttamento della prostituzione

I carabinieri della Compagnia di Licata, supportati dai militari di Catania Piazza Dante, hanno eseguito all’alba un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di quattro persone: tre uomini licatesi e una donna di origine domenicana.
I quattro sono indagati nell’ambito di un’inchiesta sul presunto sfruttamento della prostituzione ai danni di donne straniere. Il provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Agrigento su richiesta della locale procura della Repubblica.

L’indagine, avviata nell’ottobre 2024 e coordinata dalla procura di Agrigento, si è sviluppata fino al settembre 2025, delineando un presunto sistema articolato di sfruttamento della prostituzione. Secondo quanto emerso, gli indagati avrebbero operato in concorso tra loro mettendo a disposizione delle donne tre appartamenti, già sottoposti a sequestro preventivo il 22 ottobre scorso.

Le donne coinvolte, secondo la ricostruzione degli investigatori, avrebbero versato tra 50 e 60 euro al giorno per l’utilizzo degli immobili.

A queste cifre si sarebbero aggiunti ulteriori pagamenti compresi tra 10 e 40 euro per servizi supplementari come trasferimenti dalla fermata dell’autobus, accompagnamenti per l’acquisto di beni di prima necessità e assistenza per effettuare ricariche PostePay o Mooney Transfer necessarie alla pubblicazione degli annunci su siti specializzati.

Il presunto sistema organizzato

Il quadro che emerge dalle attività d’indagine suggerisce un’organizzazione strutturata, nella quale gli indagati avrebbero gestito gli appartamenti e fornito una serie di “servizi extra” che aumentavano ulteriormente il guadagno. Le donne straniere, secondo gli inquirenti, sarebbero state costrette a sostenere spese quotidiane rilevanti per poter continuare a esercitare nei locali messi a disposizione.

Le tecniche investigative impiegate

L’inchiesta è stata condotta attraverso intercettazioni telefoniche, sistemi di videosorveglianza, appostamenti, pedinamenti e consultazione di portali dedicati agli annunci d’incontro. Questi elementi avrebbero permesso di ricostruire il funzionamento del presunto sistema di sfruttamento della prostituzione e di identificare i ruoli dei singoli indagati.

Le misure cautelari

Per i tre uomini licatesi è stato disposto il regime degli arresti domiciliari. Per la donna domenicana, invece, il gip ha emesso il divieto di dimora nei territori dei Comuni di Licata, Palma di Montechiaro, Campobello di Licata, Ravanusa, Butera e Gela.

Consiglieri e assessori “dissidenti” convocano la stampa, non ci sarà l’onorevole Michele Catanzaro

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I consiglieri comunali della coalizione di centro-sinistra, Giuseppe Ruffo, Giuseppe Ambrogio, Gabriele Modica, Daniela campione e Alessandro Curreri e gli ex assessori, Simone Di Paola, Valeria Gulotta e lo stesso Alessandro Curreri hanno indetto conferenza stampa per sabato prossimo al pub “La Skalunata”. Un incontro con la stampa atteso da giorni fa quando i tre assessori sono stati revocati da Fabio Termine.

Sono quindici giorni che i tre hanno evitato il rilascio di dichiarazioni alla stampa osservando il silenzio rispetto le vicende che li vedono protagonisti nella crisi politica in atto.

La conferenza stampa sarà pochi giorni prima dell’altro atteso appuntamento: la convocazione del direttivo del PD saccense quando ci sarà il confronto tra le due anime del partito. Al tavolo dei vertici dei “dem” anche alla possibile mozione di sfiducia a Termine che i tre consiglieri comunali hanno più volte paventato. Vedi nostra intervista a Giuseppe Ambrogio di ieri.

Da annotare che all’incontro con i giornalisti non e’ prevista la presenza del parlamentare regionale Michele Catanzaro che dall’inizio della crisi politica a Sciacca, ha preferito non commentare e rilasciare dichiarazioni pubbliche rigettando l’ipotesi di una sua regia nella frattura in corso.

Assegno di Inclusione 2026, chi lavora in nero rischia grosso: revoca immediata e obbligo di restituzione delle somme

Stretta senza precedenti: sei punti in meno per i datori di lavoro e sanzioni automatiche per i beneficiari

Dal 1° gennaio 2026 entreranno in vigore nuove e severe regole contro il lavoro nero dei beneficiari dell’Assegno di Inclusione.
Con il Decreto Sicurezza sul lavoro (D.L. 159/2025), infatti, chi impiega o lavora irregolarmente rischia sanzioni immediate, revoca del beneficio e restituzione delle somme percepite.

La novità principale riguarda i tempi di applicazione delle penalità: non sarà più necessario attendere sentenze o ricorsi.
Basterà il verbale unico di accertamento dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro per far scattare la sanzione, come previsto dal nuovo comma 7-bis dell’articolo 27 del D.Lgs. 81/2008.


⚠️ Sei punti in meno per ogni lavoratore irregolare

Il decreto introduce un meccanismo di penalità immediata per le imprese che impiegano beneficiari dell’Assegno di Inclusione in modo irregolare.
Per ogni lavoratore “in nero”, vengono decurtati sei punti dalla patente a crediti:

  • 5 punti per la violazione base legata al lavoro irregolare;
  • 1 punto aggiuntivo come aggravante specifica per l’impiego di percettori del sussidio.

Considerando che la patente a crediti parte da 30 punti e che sotto i 15 punti è vietato operare nei cantieri, bastano due lavoratori irregolari per compromettere l’attività dell’impresa.
Una misura pensata per colpire duramente le aziende che sfruttano manodopera non dichiarata e per dissuadere pratiche scorrette che danneggiano il mercato del lavoro regolare.


🧍‍♂️ Conseguenze anche per i beneficiari dell’Assegno

Chi percepisce l’Assegno di Inclusione e viene sorpreso a lavorare in nero subisce una revoca immediata del sussidio.
L’INPS disporrà anche l’obbligo di restituire tutte le somme ricevute indebitamente, che possono ammontare a migliaia di euro, se l’attività irregolare è durata nel tempo.

Nei casi più gravi, il beneficiario rischia la denuncia per truffa ai danni dello Stato, reato che comporta conseguenze penali pesanti.
Il messaggio è chiaro: chi riceve un aiuto pubblico non può contemporaneamente svolgere un’attività non dichiarata.


🧱 Un colpo durissimo per il lavoro sommerso

La nuova disciplina nasce da un obiettivo preciso: contrastare l’abuso dei sussidi pubblici e tutelare i lavoratori onesti.
Per anni, il Reddito di cittadinanza e l’attuale Assegno di Inclusione sono stati oggetto di polemiche per l’alto numero di beneficiari che, secondo le stime, continuavano a lavorare in nero, soprattutto nei settori dell’edilizia e dei servizi.

Dal 2026 non ci sarà più alcun margine di tolleranza: la tolleranza zero diventa legge.
Le imprese dovranno verificare con attenzione la posizione dei propri dipendenti e collaboratori, mentre i percettori del sussidio dovranno scegliere tra lavorare regolarmente o rinunciare al beneficio.


🏁 L’obiettivo: più equità e meno abusi

Il Governo punta così a ripulire il sistema di inclusione sociale, assicurando che gli aiuti economici arrivino solo a chi ne ha davvero bisogno.
Allo stesso tempo, la stretta mira a rafforzare la trasparenza nel mercato del lavoro e a ridurre la concorrenza sleale tra imprese oneste e chi impiega personale senza contratto.

Termine “come l’orchestra del Titanic”, ieri sera in consiglio comunale più inviti a dimettersi

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Tutti ieri sera hanno capito in aula che “il dialogo” al quale il primo cittadino continua a fare riferimento rispetto il Pd, ormai e’ compromesso e va in un’unica direzione. E’ stato lampante nel momento in cui si è aperta la fase di discussione generale sulla relazione annuale che poco prima il sindaco Fabio Termine aveva illustrato in venti minuti.

E’ stato il consigliere comunale del Pd, Gabriele Modica ad aprire gli interventi e il suo ha dato la misura del clima da “nave che imbarca acqua” che si è respirato per l’intera seduta.

“Assurdo” ha definito Modica l’atteggiamento del sindaco che ha parlato nella relazione di un grande lavoro portato avanti dall’amministrazione tranne poi revocare i tre assessori. “Assurdo, assurdo – ha continuato a ripetere – che lei non ha menzionato per i lavori pubblici l lavoro della Gulotta, per l’edilizia scolastica quella di Simone Di Paola che in soli sei mesi ha impresso grande qualità. Sindaco è assurdo così come e’ assurdo che lei li abbia revocati con una nota stampa, come è assurdo che il documento politico che abbiamo portato in aula sia stato letto come un affronto…Sindaco ma chi lo ha ricattato?”.

Ancor prima di Modica, Termine era stato pesantemente attaccato dai consiglieri di opposizione sui ritardi, le sanzioni e la mancata presentazione della relazione 2023-2024. Nella accesa contestazione con Calogero Bono e’ stato coinvolto anche il segretario generale Manlio Paglino. Termine ha dato le sue giustificazioni e poi ha provato ad attaccare: “E’ una legge folle – ha detto – la legge regionale che sanziona i sindaci dei piccoli comuni che hanno 1000 problemi ad amministrare e poi la stessa Regione non è solerte allo stesso modo per le 3000 inadempienze a suo carico”.

Nessuna apertura da quella parte del Pd che un tempo sosteneva il primo cittadino: Giuseppe Ruffo ha poi rincarato la dose del collega Modica rimarcando la necessità che il primo cittadino si dimetta prendendone atto. All’unisono ancora Daniela Campione. Duro poi l’intervento dell’ex assessore Alessandro Curreri che ha sottolineato che il suo posto resta vacante in giunta, ma lui continua a sedere in consiglio grazie alle centinaia di elettori mentre la collega Gulotta no.

Neanche a dirlo, le opposizioni in diversi interventi hanno rimarcato la fine del progetto politico Termine e la resa fallimentare del primo cittadino: Bono, Bivona, Maglienti, Cognata, Catanzaro, Bellanca.

“Sono contro i commissariamenti – ha detto Alberto Sabella al primo cittadino – ma se lei capisce che non ci sono i presupposti, stacchi la spina”.

L’unico consigliere rimasto tra le fila dell’amministrazione e’ Fabio Leonte che ha provato a smontare le accuse rimbalzate in aula: “Il mio avversario politico – ha detto – lo vedo tra i banchi dell’opposizione perché hanno idee politiche diverse dalle mie, ma non lo vedo tra i miei stessi banchi”. Poi ha dedicato parte del suo intervento a rimarcare “la gravita’ politica inaudita” del documento politico che ha aperto la crisi. “Questo – ha detto rivolgendosi a Modica- e’ stato l’inizio della fine”.

Termine nonostante la possibilità di replicare alla fine degli interventi, ha preferito non farlo.

Il relitto del Lombardo e la vera storia dei Mille con Mimmo Macaluso

Oggi, mercoledì 19 novembre, alle 16, l’auditorium Tusa di Villa Genuardi ad Agrigento ospiterà un convegno dedicato al relitto del Lombardo e alle nuove interpretazioni della spedizione dei Mille. Un appuntamento che riunirà studiosi, ricercatori e appassionati per fare il punto sulle ultime scoperte documentali e subacquee.

Il relitto del Lombardo e la spedizione dei Mille

Al centro del convegno ci sarà la storia del relitto del Lombardo, uno dei due piroscafi – insieme al Piemonte – che trasportarono i garibaldini da Quarto a Marsala il 10 maggio 1860. A raccontare la vicenda del ritrovamento sarà Mimmo Macaluso, il ricercatore che nel 1995 individuò il relitto nelle acque delle isole Tremiti, insieme alla sua squadra di subacquei.

Macaluso, medico, ispettore ai Beni culturali e ricercatore subacqueo, presenterà immagini, documenti e aggiornamenti sulle indagini scientifiche più recenti condotte nel Mediterraneo.

Il documentario prodotto per la Presidenza del Consiglio

Tra i momenti più attesi dell’incontro vi sarà la proiezione del cortometraggio realizzato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri da Mimmo Macaluso in collaborazione con il figlio Emanuele. Il film, oggi conservato tra gli ausili audiovisivi del Museo Garibaldino di Forte Arbuticci a Caprera, ricostruisce la storia del relitto del Lombardo attraverso riprese subacquee e un’accurata narrazione storica.

A moderare i lavori sarà Ettore Castorina, già coordinatore dei Poli territoriali decentrati dell’Università di Palermo. L’introduzione sarà affidata a Nenè Mangiacavallo, già sottosegretario di Stato.

Il libro “Mille? Quarantamila!” e le nuove ricerche

La seconda parte del convegno sarà dedicata alla presentazione del libro “Mille? Quarantamila!” di Salvatore Carreca, ingegnere aeronautico agrigentino. L’opera raccoglie anni di ricerca sullo sbarco garibaldino in Sicilia e documenta, attraverso un ricco repertorio di fonti e immagini, la crescita esponenziale delle forze garibaldine: dai mille iniziali a oltre quarantamila uomini arrivati in quattro mesi.

Documenti, sbarchi e battaglie

Carreca mette a confronto resoconti borbonici, piemontesi e garibaldini, ricostruendo tutte le spedizioni di uomini e armi dirette verso la Sicilia. Nel volume vengono mappati gli sbarchi, gli spostamenti delle truppe e i fronti delle battaglie di Calatafimi, Milazzo e Palermo. Ampio spazio è dedicato anche alle uniformi, alle bandiere e alle decorazioni borboniche, oltre al ruolo di mercenari magiari, britannici e francesi che affiancarono l’impresa garibaldina.

Oggi i lavori per sostituire 6 metri di rete idrica in via Ritacco a Sciacca

La pioggia ha frenato ieri l’inizio dei lavori per sostituire 6 metri di rete idrica in via Ritacco, a Sciacca. Aica ha fatto sapere che l’intervento verrà completato in una giornata e oggi, pertanto, condizioni meteo permettendo, non ci sarà più la strada allagata in una zona ad altissima densità di traffico.

In via Ritacco la condotta è scoppiata per la seconda volta in poche settimane, ma in zone diverse.

Nonostante una serie di interventi effettuati negli ultimi mesi da Aica a Sciacca la situazione rimane critica soprattutto in strade ad alta densità di traffico come la via Giotto e la via Catusi dove si trovano alcuni istituti scolastici e dunque molto frequentate anche da studenti in moto. In via Giotto sono state collocate le transenne al centro della strada.

Il sindaco, Fabio Termine, ha annunciato che dopo via Ritacco si interverrà in via Giotto e in via Giuseppe Licata.

Processo per droga e armi a Ribera, il pm chiede 11 condanne e 8 assoluzioni


Ci sono fatti di droga e altri di armi con posizioni ben distinte in un processo che si concluderà il 14 gennaio 2026 al Tribunale di Sciacca. Il pubblico ministero, Michele Marrone, ha chiesto la condanna di undici imputati e l’assoluzione di otto, anche per prescrizione.

L’inchiesta è particolarmente datata, si riferisce a fatti compresi tra il 2014 e il 2015, soprattutto a Ribera, e focalizza, definendo ruoli, attività e singoli episodi, l’arrivo di hashish e cocaina. Alcune posizioni erano state definite, in passato, con il giudizio abbreviato.

La gran parte degli imputati, però, vengono giudicati con il rito ordinario dal Tribunale di Sciacca in composizione collegiale.

Per Vito Corrao, di 70 anni, di Burgio, il pm ha chiesto 4 anni e 6 mesi di reclusione; per Salvatore Cannella, di 51, di Villafranca Sicula, 4 anni e 3 mesi; per Giangregory Volpe, di 42, di Ribera, 4 anni e 2 mesi; per Luigi Porroni, di 63, di Ribera, 4 anni e un mese; per Simone Garufo, di 48 anni, di Belmonte Mezzagno, 4 anni e 3 mesi; per Agostino Giocondo, di 55 anni, di Belmonte Mezzagno, 4 anni e 2 mesi; per Antonino Caronia, di 58 anni, di Ribera, 4 anni e un mese; per Antonino Adelfio, di 58 anni, di Palermo, 4 anni e 2 mesi; Giuseppe Adelfio, di 47 anni, di Palermo, 4 anni e 2 mesi; per Giovanni Mazzara, di 56 anni, di Palermo, 4 anni; per Elena David Ecaterina, di 40 anni, romena, residente a Ribera, 4 anni.

Per Giuseppe Di Giorgi, di 48 anni, di Ribera, Gaetano Adelfio, di 34 anni, di Palermo, e Nejib Ben Kahala, di 37 anni, tunisino, residente a Ribera, il pm ha chiesto la riqualificazione del reato e l’assoluzione per prescrizione. Per Luigi Montana, di 61 anni, di Caltabellotta. l’assoluzione.

A giudizio, ma non per fatti di droga, Giuseppe Triassi, di 42 anni, e Francesco Cavalcante, di 45, entrambi di Ribera, accusati di avere detenuto illegalmente una pistola calibro 22 che avrebbero ceduto per 400 euro. Per loro il pm ha chiesto l’assoluzione per prescrizione.

Assoluzione perché il fatto non sussiste chiesta, invece, per Steve Giovinco, di 35 anni, di Ribera, accusato di detenzione illegale di un fucile.

Il pm ha chiesto l’assoluzione per prescrizione dall’accusa di favoreggiamento per Maria Lo Bianco, di 45 anni, di Belmonte Mezzagno.

Nella foto, il pm Michele Marrone

Giuseppe Sanfilippo scelto come tedoforo di Milano Cortina 2026

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Una lettera, ricevuta nelle scorse ore, conferma che Giuseppe Sanfilippo, dei Leoni Sicani, sarà tra i 10.001 tedofori del Viaggio della fiamma olimpica di Milano Cortina 2026. Il messaggio, firmato dal comitato organizzatore, lo invita a “entrare nella storia dei Giochi” e a prendere parte a “un racconto collettivo fatto di emozioni, condivisione e orgoglio italiano”.

Il margheritese ha commentato la notizia in un lungo post su Facebook, raccontando la portata personale di questo traguardo. “Lo sport come dico sempre mi ha cambiato la vita e a 20 anni, da quando tutto è iniziato, il destino, il buon Dio, mi ha regalato l’onore incredibile di essere fra i tedofori che porteranno la fiamma olimpica di Milano Cortina 2026”, ha scritto spiegando di star realizzando “solo in queste ore cosa significa, un’opportunità che pochi al mondo hanno avuto”.

Guardando ai vent’anni di attività sportiva che lo hanno portato fin qui, Sanfilippo ha ricordato: “20 anni di gioie, delusioni, pianti, sacrifici, sogni… lo sport mi ha aiutato a crescere sotto tutti i punti di vista… Ho imparato che la dignità personale vale più di qualunque premio”. E la lettera ricevuta – racconta – “mi ripaga delle delusioni, dei pugni in faccia, che quotidianamente ho preso in questi anni senza mai mollare o abbassare la testa”.

Il 16 dicembre ad Agrigento porterà la fiamma olimpica rappresentando, come scrive, “la mia terra, la mia squadra, lo sport che ho avuto il privilegio di praticare, promuovere e raccontare”.

Restauro Santuario Montevago, finanziati 250 mila euro

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Il progetto di restauro Santuario Montevago diventa concreto grazie allo stanziamento di 250mila euro da parte della Regione Siciliana. L’assessorato regionale alle Infrastrutture ha infatti emanato il decreto che autorizza finanziamento, impegno di spesa e liquidazione delle somme destinate al recupero del Santuario Madonna delle Grazie, uno dei siti religiosi più rappresentativi del territorio.
A comunicarlo è il sindaco di Montevago, Margherita La Rocca Ruvolo, che ha espresso soddisfazione per un intervento atteso da tempo dalla cittadinanza. I lavori riguarderanno la manutenzione e il restauro dei prospetti esterni e il ripristino delle aree deteriorate, con l’obiettivo di garantire sicurezza, decoro e valorizzazione architettonica.

Un investimento strategico per il restauro Santuario Montevago

Il finanziamento, inserito nella finanziaria regionale, rientra tra gli interventi di riqualificazione urbana e valorizzazione del patrimonio storico e religioso della Sicilia. In questo contesto, il restauro Santuario Montevago assume un ruolo particolarmente significativo, poiché permette di preservare un luogo identitario e profondamente radicato nella storia della comunità.
La Regione continua così a sostenere opere che contribuiscono alla rigenerazione del territorio, alla tutela degli edifici pubblici e alla valorizzazione dei beni culturali, favorendo interventi strutturali che migliorano la qualità della vita nei piccoli centri.

Le prossime fasi operative del progetto

Il Comune di Montevago si prepara ora ad avviare le procedure di gara, necessarie per l’aggiudicazione e la successiva consegna dei lavori. L’obiettivo è procedere in tempi quanto più rapidi possibile, compatibilmente con gli adempimenti tecnici e amministrativi richiesti dalla normativa.

Un’opera che valorizza storia e comunità

Come sottolineato dal sindaco La Rocca Ruvolo, il restauro rappresenta un intervento fondamentale non solo per preservare un edificio simbolo della devozione locale, ma anche per tutelare il patrimonio architettonico che caratterizza Montevago.
Il Santuario Madonna delle Grazie è infatti un punto di riferimento per la vita religiosa e culturale del paese e la sua riqualificazione contribuirà a migliorare l’offerta territoriale e la fruizione di un luogo caro a residenti e visitatori.
Il progetto di restauro Santuario Montevago si configura dunque come un investimento che unisce identità, tradizione e sviluppo, con ricadute positive sulla comunità e sul patrimonio culturale locale.

Assegno familiare, la Cassazione dà ragione ai nonni: spetta anche a chi mantiene il nipote

Sentenza storica: l’INPS viene smentito, riconosciuto il diritto all’assegno anche in caso di mantenimento da parte dei nonni

L’assegno per il nucleo familiare spetta anche ai nonni che mantengono i nipoti, se questi vivono stabilmente con loro e sono economicamente a loro carico.
Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 28627 del 29 ottobre 2025, segnando un importante punto a favore delle famiglie italiane e smentendo l’interpretazione restrittiva finora adottata dall’INPS.


🔹 Il caso: il nipote mantenuto solo dalla nonna

La vicenda nasce dal ricorso dell’INPS contro una decisione della Corte d’Appello di Lecce, che aveva riconosciuto a una pensionata il diritto a percepire l’assegno familiare per il nipote convivente.
Il minore, privo del sostegno dei genitori, viveva stabilmente con la nonna, unica figura in grado di provvedere al suo mantenimento economico e materiale.

L’Istituto aveva contestato la decisione, sostenendo che la normativa non prevedesse il diritto all’assegno per chi non è genitore o tutore legale del minore.
La Cassazione, invece, ha ribaltato la prospettiva, affermando che ciò che conta non è il titolo formale, ma la realtà dei fatti: chi mantiene un minore in modo continuativo e prevalente, anche se non genitore, può avere diritto all’assegno familiare.


🔹 Cosa si intende per “vivenza a carico”

Secondo la Suprema Corte, il requisito della vivenza a carico non si identifica con la semplice convivenza né con una dipendenza economica totale.
Significa, piuttosto, che il minore riceve un sostegno costante, prevalente e continuativo da parte del richiedente.

La prova di questa condizione può essere fornita anche attraverso presunzioni, purché il giudice possa trarre un quadro coerente e univoco della situazione familiare.

Nel caso specifico, la Cassazione ha evidenziato che:

  • il nipote viveva stabilmente con la nonna;
  • la nonna, titolare di pensione, garantiva un mantenimento continuo e regolare;
  • la madre era priva di reddito, affetta da grave patologia e percettrice di assegno di accompagnamento;
  • il padre non contribuiva economicamente, né aveva mai chiesto di percepire l’assegno.

Da questi elementi emergeva in modo evidente che la nonna fosse l’unica figura di riferimento economico e affettivo per il minore.


🔹 Cosa cambia dopo la sentenza

La decisione della Cassazione rappresenta una svolta giuridica e sociale.
Per la prima volta viene riconosciuto che il diritto all’assegno familiare può spettare anche a chi, pur non essendo genitore, si fa carico concretamente della crescita e del sostentamento di un minore.

Questo principio potrebbe ora essere applicato anche ad altri casi simili, aprendo la strada a nuovi riconoscimenti per i nonni e altri parenti che svolgono un ruolo di fatto genitoriale.

Secondo gli esperti di diritto del lavoro e previdenza, la sentenza contribuisce a colmare un vuoto normativo e a riconoscere la realtà delle famiglie italiane, dove spesso i nonni rappresentano il principale punto di riferimento economico e affettivo per i nipoti.


🔹 Le parole della Cassazione

La Suprema Corte ha spiegato chiaramente che:

“Il requisito della vivenza a carico si realizza quando il richiedente provvede in modo continuativo e prevalente al mantenimento del minore, anche se non vi è un rapporto diretto di filiazione.”

Il principio stabilisce dunque che il diritto all’assegno non può essere negato solo per questioni formali, come la mancanza della potestà genitoriale, se esiste una prova concreta del mantenimento.


🧭 Cosa devono fare i nonni in situazioni simili

I nonni o altri familiari che si trovano in una condizione analoga possono:

  1. Verificare i requisiti di convivenza e mantenimento continuativo del minore;
  2. Presentare domanda all’INPS allegando documenti che attestino la situazione economica e familiare;
  3. In caso di rifiuto, ricorrere al giudice del lavoro o alla Corte tributaria, richiamando la sentenza n. 28627/2025 come precedente giurisprudenziale.

👵 Una vittoria per le famiglie italiane

Questa decisione della Cassazione rappresenta un passo avanti nel riconoscimento del ruolo dei nonni nella società italiana, sempre più spesso chiamati a sostenere figli e nipoti in difficoltà.
Una sentenza che unisce diritto e giustizia sociale, restituendo valore al principio di solidarietà familiare.