Lo Sciacca sconfitto in casa 1-0 dal Don Carlo Misilmeri (Video)

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Ci si aspettava il bis dallo Sciacca, reduce dalla vittoria esterna a Bagheria, e, invece, è arrivata una sconfitta, la seconda casalinga in campionato per i verdenero, ad opera del Don Carlo Misilmeri che riesce ad espugnare il Gurrera.

Il primo tempo tutto cuore dello Sciacca lasciava ipotizzare un epilogo diverso della partita. La squadra di Brucculeri si faceva apprezzare, in particolare, per la costruzione del gioco, meno per l’efficacia sotto rete.

Di Garufo e Retucci le due conclusioni a rete per la squadra di Brucculeri. Poco o nulla per il Misilmeri dalle parti di Sabella. Nel secondo tempo ci si aspettava una pressione ancora maggiore dello Sciacca che però non è arrivata e al 73′, su azione di contropiede, Garrriga, presentandosi da solo in area, riusciva a realizzare portando in vantaggio la squadra ospite.

Una bella conclusione di Mangiaracina neutralizzata da Di Salvo, al 79′, l’azione più pericolosa dello Sciacca prima del forcing finale e della rete del pareggio annullata a Moser per fuorigioco.

La sconfitta fa perdere terreno allo Sciacca con la vetta della classifica che adesso è lontana sei lunghezze.

Bonus prima casa, via libera anche a chi possiede un immobile piccolo o inadeguato: nuova sentenza della Cassazione

Rivoluzione per i contribuenti: non serve più essere completamente senza casa per ottenere le agevolazioni fiscali. Se l’immobile è troppo piccolo o non idoneo, il bonus prima casa spetta comunque.

Una sentenza destinata a cambiare le regole per migliaia di italiani. Con l’ordinanza n. 29262 del 5 novembre 2025, la Corte di Cassazione ha stabilito che il bonus prima casa può essere riconosciuto anche a chi possiede già un altro immobile, se questo è troppo piccolo o inadeguato rispetto alle reali esigenze abitative del nucleo familiare.

Si tratta di una svolta epocale, perché fino a oggi il possesso di qualsiasi abitazione nel medesimo Comune — anche un piccolo monolocale o una casa inagibile — bastava per perdere automaticamente le agevolazioni sull’acquisto di una nuova abitazione.


⚖️ Cosa cambia con la nuova sentenza della Cassazione

La Suprema Corte ribalta il proprio precedente orientamento (sentenza n. 24478/2025) e introduce un principio di equità e buonsenso:

“Il diritto al bonus prima casa non può essere negato se l’immobile già posseduto è oggettivamente o soggettivamente inidoneo a soddisfare le esigenze abitative del contribuente o della sua famiglia.”

Questo significa che chi possiede un’abitazione formalmente registrata come casa ma in realtà inadatta all’uso abitativo (per dimensioni, stato di conservazione o mancanza di servizi essenziali) potrà ora ottenere regolarmente i benefici fiscali.


🏡 Il principio dell’idoneità abitativa: cosa vuol dire

Secondo la Cassazione, l’idoneità dell’immobile va valutata su due livelli:

🔹 Idoneità oggettiva

Riguarda le caratteristiche materiali e strutturali della casa.
Un immobile privo di impianti essenziali, inagibile o fatiscente non può essere considerato “abitazione” ai fini del divieto di accesso al bonus.

🔹 Idoneità soggettiva

Riguarda invece la compatibilità dell’immobile con la composizione del nucleo familiare.
Un monolocale di 25 metri quadrati può andare bene per una persona sola, ma non per una coppia con figli. In questi casi, anche se l’immobile è tecnicamente abitabile, non soddisfa le esigenze di vita del nucleo familiare e non può escludere l’accesso alle agevolazioni.


💰 Cosa comporta la nuova interpretazione

Il bonus prima casa consente di ottenere:

  • imposta di registro ridotta al 2% (anziché 9%),
  • IVA al 4% per gli acquisti dal costruttore,
  • imposte ipotecaria e catastale fisse (200 euro ciascuna).

La nuova interpretazione permette di estendere questi vantaggi anche a chi, fino a ieri, ne era ingiustamente escluso per il solo fatto di avere un piccolo immobile ereditato o inutilizzabile.

La Cassazione, con questa decisione, riconosce che la legge deve tutelare la sostanza e non solo la forma, ponendo fine a una lunga serie di contestazioni e cartelle da parte dell’Agenzia delle Entrate.


📌 Una vittoria per il buonsenso (e per i contribuenti)

La decisione è destinata ad avere un impatto concreto su migliaia di famiglie, soprattutto su chi ha ereditato vecchi immobili o miniappartamenti e desidera acquistare una casa adeguata dove vivere.

Si tratta di una vera e propria rivoluzione giuridica e fiscale che corregge una disparità storica: possedere un immobile non sempre significa avere una “casa”.
Grazie alla nuova sentenza, il bonus prima casa potrà essere richiesto anche da chi è formalmente proprietario, ma sostanzialmente privo di un’abitazione idonea.

Un passo avanti verso un fisco più giusto, più umano e più vicino alle realtà quotidiane dei cittadini.

Parchi gioco comunali questi sconosciuti a Sciacca, difficile trovarne uno senza criticità

Non opere infrastrutturali milionarie o spazi d’avanguardia, stiamo parlando di semplici aree giochi per bambini. A Sciacca difficile trovarne uno a regola d’arte tra quelli pubblici. Sono pochi e quelli esistenti sono un autentico disastro. Partiamo da quello del giardino del Museo del Carnevale di contrada Perriera. Definirlo ancora un parco giochi e’ davvero esagerato. I giochi destinati ai più piccoli sono tutti rotti e pericolosi. Il Comune da tempo dovrebbe sostituirli, l’impegno di spesa per l’acquisto dei nuovi vi è stato, ma la sostituzione ancora no.

L’ex assessore Simone Di Paola aveva annunciato un bando per l’affidamento ai privati della custodia, vero problema del parco oggetto spesso di raid vandalici.

Ci spostiamo al borgo dello Stazzone. Non un parco verde, ma piccoli spazi della piazza centrale del Borgo da sempre ha visto la collocazione di giochi per i più piccoli. Anche qui pochissimi giochi e non tenuti in maniera ottimale.

Centro storico di Sciacca. Qui paradossalmente essere bambini ancora più complicato. Nel perimetro delle antiche mura non vi sono più aree per i più piccoli. Un tempo il parco delle Terme svolgeva tale funzione di “polmone verde” e di spazio per i piccini. Inutile ribadire che da tempo è chiuso. L’ultimo finanziamento da 500 mila euro ha previsto anche il rifacimento dell’area giochi, ma è stata vandalizzata come il resto del giardino rimasto poi chiuso. L’altro storico parco del centro è poi la villa comunale “Ignazio Scaturro”. Da sempre ha una parte dedicata ai più piccoli, ma nell’ultimo ventennio l’incuria e l’abbandono del giardino interessa anche quella zona. Sporcizia, abbandono e naturalmente giochi non perfettamente tenuti. Infine, concludiamo con il nuovo e ultimo parco giochi inaugurato in città: stiamo parlando di quello di via Brigadiere Nastasi. Realizzato con un progetto di “democrazia partecipata”, ha visto la luce nel 2024. A tagliare il nastro il sindaco Fabio Termine. Il più nuovo ma non tra i più pericolosi: incredibilmente le cinque attrazioni per i piccini: altalena, scivolo, due cavallucci e un percorso motorio sono circondate solo per pochi metri attorno del tappetino antitrauma. Poi il resto del parco, e’ un tappeto di pietrisco che spesso vede i piccoli correre e farsi male. Botole e spigoli di cemento si trovano poi ai lati del parco. Sebbene qui le condizioni dei giochi siano buone, non si capisce perché non si è proceduto a renderlo sicuro e si è scelta una pavimentazione di pietre. Tutti interrogativi che si uniscono al coro unisono della domanda generale: perché Sciacca non può essere neanche una città a misura di bambino?

A Sciacca anteprima nazionale per “Deep Coral”, il documentario sul corallo saccense (Video) 

L’ex chiesa della Raccomandata ha ospitato l’anteprima nazionale di “Deep Coral. L’incredibile epopea del corallo di Sciacca”, scritto e diretto da Gero Tedesco e prodotto dal Museo Nocito del Corallo in collaborazione con Fuoririga. L’appuntamento rientra nel dossier di Agrigento Capitale italiana della cultura 2025 e punta a raccontare la storia e il mito del corallo di Sciacca.

Il documentario ripercorre la vicenda del corallo saccense dalle sue origini leggendarie legate all’Isola Ferdinandea fino alla grande corsa ottocentesca, che rese la città un punto di riferimento per pescatori e commercianti. Tra immagini subacquee, ricostruzioni digitali e materiali d’archivio, il film costruisce un percorso immersivo tra memoria e paesaggi marini. Coinvolti nel progetto studiosi e artigiani che da anni custodiscono questa tradizione, tra cui Maria Concetta Di Natale, Franco Andaloro, Peppino e Laura Di Giovanna e il direttore del museo, Mario Di Giovanna.

Per Gero Tedesco, portare sullo schermo questa storia è stato “un viaggio straordinario, lunghissimo, tanti mesi di elaborazione”. Il regista sottolinea come si sia trattato di “una storia che ha dell’incredibile e che molti non conoscono”, capace di appassionare il pubblico, rimasto “piacevolmente stupito da quello che abbiamo raccontato”. Tedesco evidenzia inoltre il valore culturale dell’opera: “È una storia che Sciacca merita di conoscere, perché il corallo è parte fondante dell’eredità, della storia, ma anche del futuro di Sciacca”.

Il lavoro, racconta ancora il regista, nasce da una convinta adesione al progetto: “Noi di Queririga abbiamo subito abbracciato questa idea che ci è stata proposta”. Le riprese e le lavorazioni hanno coinvolto diverse città: “Abbiamo lavorato in Sciacca, in Palermo, negligendo, con anche delle ricostruzioni 3D che sono state fatte da un vero e proprio ingegnere che si occupa di questo”, un impegno che ha permesso di arricchire il documentario “assieme all’aspetto delle immagini che sono presenti, a un gruppo delle interviste”. Un risultato che, secondo Tedesco, sembra aver colpito il pubblico: “Dalle reazioni che abbiamo avuto stasera credo ci siamo riusciti e siamo molto orgogliosi di questo”.

A sottolineare il valore identitario del progetto interviene anche Giuseppe Di Giovanna, presidente del Museo del Corallo Nocito: “Perché il corallo fa parte dell’identità di Sciacca”. Di Giovanna ricorda però come questa tradizione sia stata a lungo messa da parte: “Purtroppo vi era stato un processo di rimozione, dovuto forse al fatto che la corsa al corallo non finì molto bene”, con un epilogo drammatico per la città: “Finì male, perché finita la grande corsa cominciò l’emigrazione da Sciacca. Nel giro di pochi anni, dopo la prima guerra mondiale, Sciacca perse 6.000 abitanti”. A restare, aggiunge, era solo “la leggenda del poeta Licata”.

Il Belice piange il giovane Carlo Pendola, la preside del Fermi: “Siamo sconvolti”

Si chiamava Carlo Pendola, il ragazzo di appena sedici anni di Santa Margherita di Belìce che ha perso la vita in un incidente autonomo verificatosi nella tarda serata di ieri a Montevago. Si tratta della terza vittima della strada in pochissimi giorni nell’Agrigentino

L’incidente è avvenuto poco prima delle 23.30 in via Quindici Gennaio, non lontano da via Guglielmo Marconi. Il giovane indossava regolarmente il casco di protezione, ma le ferite riportate nella caduta non gli hanno lasciato scampo. È deceduto poco dopo il suo arrivo al pronto soccorso dell’ospedale Giovanni Paolo II di Sciacca.

Le comunità di Montevago e Santa Margherita di Belìce sono profondamente scosse. Il sindaco di Santa Margherita Belìce, Gaspare Viola, ha espresso il proprio cordoglio:
“Sono molto addolorato – ha detto – per quanto accaduto. Solo la fede può dare conforto per una tragedia così grande. Sono vicino alla famiglia e sarò presente ai funerali.”

Alla voce del territorio si unisce anche quella della scuola. Carlo frequentava il Liceo Scientifico “Enrico Fermi” di Sciacca.
“La scuola – afferma la dirigente, Maria Paola Raia – è sconvolta per quanto accaduto. Saremo presenti ai funerali e ci stringiamo forte alla famiglia”.

Incidente stradale a Montevago, muore un ragazzo di 16 anni

Ancora un incidente stradale nell’Agrigentino e questa volta è morto un giovanissimo, un ragazzo di appena 16 anni. E’ accaduto a Montevago dove il giovane, che indossava regolarmente il casco, guidava una moto.

Si è trattato di un incidente autonomo, nessun altro mezzo coinvolto. Il giovane è trasferito al Pronto soccorso del Giovanni Paolo II di Sciacca dove, però, non c’è stato niente da fare per strapparlo alla morte.

Purtroppo, è salito a tre morti il bilancio dei morti in incidenti stradali negli ultimi tre giorni nell’Agrigentino. Un trentanovenne e un quarantottenne sono deceduti in due distinti incidenti nel Riberese e adesso un ragazzo di appena 16 anni a Montevago.

Tentata estorsione, condannati anche in appello menfitani e margheritesi


Per alcuni imputati piccole modiche della sentenza che, nella sostanza, è stata confermata in appello. E’ il processo a carico di menfitani e margheritesi per tentata estorsione scaturito dall’indagine Opuntia. La sentenza è stata emessa dalla quarta sezione della Corte di Appello di Palermo, presidente Vittorio Anania.

Il collaboratore di giustizia Vito Bucceri, di 53 anni, di Menfi, si è visto ridurre in appello la pena da un anno e 4 mesi a 8 mesi di reclusione. E’ questa la novità più significativa.

Per l’accusa avrebbero compiuto atti idonei a costringere un uomo di Castelvetrano a presentare le dimissioni da una società che operava nel settore dei carburanti rinunciando al pagamento degli stipendi arretrati e delle altre spettanze economiche derivanti dal suo rapporto di lavoro.

Per Pietro Campo, di 73 anni, di Santa Margherita Belice, confermati 2 anni e 6 mesi del giudizio di primo grado ed è elisa la pena pecuniaria.

Per Tommaso Gulotta, di 60 anni, di Menfi, confermata la pena di un anno e 4 mesi disposta in primo grado, ma con la sospensione condizionale della stessa.

Infine, per Giuseppe Alesi, di 55 anni, di Menfi, confermati un anno, 9 mesi e 10 giorni con pena sospesa che erano già stati disposti nel giudizio di primo grado.

L’avvocato Carmelo Carrara è il difensore di Pietro Campo, mentre Vito Bucceri è assistito dall’avvocato Monica Genovese. Gli avvocati Giovanni Rizzuti e Accursio Gagliano difendono Tommaso Gulotta e l’avvocato Luigi La Placa assiste Giuseppe Alesi.

Operazione “Calypso”, oltre 5.500 kg di pesce sequestrato in Sicilia

Si è conclusa la maxi-operazione di controllo della filiera ittica denominata “Calypso”, coordinata dal 12° Centro di Controllo Area Pesca della Direzione Marittima di Palermo. L’attività, che ha interessato l’intero tratto costiero da Gela a Cefalù, comprese le isole di Lampedusa, Linosa, Pantelleria, Egadi e Ustica, ha portato a una vasta serie di verifiche sia a terra che in mare.

Nel complesso, tra il 20 ottobre e il 12 novembre 2025, la Guardia Costiera ha effettuato oltre 990 controlli in mercati ittici, ristoranti, centri di distribuzione, piattaforme logistiche, su vettori stradali e unità da pesca. L’attività ispettiva ha permesso di accertare 70 illeciti amministrativi, con sanzioni per 87 mila euro, il sequestro di 26 attrezzi da pesca irregolari, la sospensione di un’attività commerciale e il deferimento all’autorità giudiziaria di un cittadino extracomunitario sorpreso a pescare illegalmente nelle acque territoriali italiane.

Il bilancio complessivo dei sequestri è imponente: 5.550 chilogrammi di prodotto ittico giudicato non idoneo al consumo umano dai medici dell’Asp e successivamente distrutto.

Tra gli interventi più rilevanti si segnalano quelli effettuati nella Città Metropolitana di Palermo, dove i controlli in mercati e ristoranti hanno portato al sequestro di 1.200 kg di pesce e alla chiusura immediata di una pescheria, a causa di gravi carenze igienico-sanitarie accertate dal personale dell’Asp.

A Mazara del Vallo, durante l’ispezione di uno stabilimento ittico, i militari hanno individuato un carico di 2.200 kg di gambero rosso e viola, per un valore commerciale di circa 120 mila euro, pescato in una zona non consentita dalle norme comunitarie.

A Lampedusa, invece, la motovedetta CP 285 ha intercettato un motopeschereccio tunisino intento in attività di pesca illegale nelle acque italiane. L’equipaggio, nel tentativo di eludere i controlli, ha tagliato la rete facendo ricadere il pescato in mare. Il comandante è stato denunciato e sono stati sequestrati 900 metri di rete da pesca.

Matteo Ruvolo verso Forza Italia, il sindaco di Ribera si muove con assessori e consiglieri

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Matteo Ruvolo verso Forza Italia e una probabile ricandidatura a sindaco di Ribera. Ruvolo, che poche settimane fa ha lasciato Fratelli d’Italia, dopo una permanenza di tre anni, non ha ancora ufficializzato il passaggio ai forzisti che, però, sembra probabile. Porterebbe con gli azzurri anche due assessori e un numero di consiglieri comunali che potrebbe arrivare fino a sei.

“C’è un’interlocuzione in con Forza Italia – dice Ruvolo – e stiamo discutendo di tutto. Io sto riflettendo anche su un’eventuale candidatura a sindaco, ma non ci sono ancora certezze”.

Matteo Ruvolo ha lasciato Fratelli d’Italia assieme a due assessori, Giovanni Di Caro e Rosalia Miceli, e due consiglieri comunali, Aurora Liberto e Maria Quartararo. Tutti loro ed altri transiterebbero con gli azzurri.

A Ribera sono iniziate le grandi manovre in vista delle elezioni amministrative del 2026 e Ruvolo potrebbe scendere ancora in campo come candidato sindaco, ma non in rappresentanza della coalizione di centrodestra.

Un ampio schieramento di centrodestra, infatti, con Democrazia Cristiana, Fratelli d’Italia e Lega, insieme al movimento Sud chiama Nord, ha sottoscritto un accordo. Hanno ufficializzato la nascita di un fronte comune alternativo all’attuale amministrazione.

Morte di Larimar a Enna, la sorella: “Nessuna comunicazione ufficiale sulla chiusura delle indagini”

Al dolore per la perdita della giovane Larimar Annaloro, la quindicenne trovata morta il 5 novembre 2024 nel giardino della sua abitazione a Piazza Armerina, si aggiunge l’indignazione della famiglia. A denunciarlo è la sorella maggiore, Dioslary Annaloro, che lamenta la mancanza di informazioni ufficiali sull’andamento dell’inchiesta.

Secondo la ricostruzione iniziale, la ragazza – rientrata a casa dopo un alterco con una compagna di scuola e approfittando dell’assenza dei genitori – si sarebbe tolta la vita impiccandosi a un albero. Una perizia disposta dalla Procura per i minorenni di Caltanissetta ha concluso che la morte è riconducibile a suicidio, una tesi alla quale però i familiari non credono, ritenendo invece plausibile l’ipotesi di omicidio.

«Se l’autopsia porta al suicidio – afferma Dioslary Annaloro – qualcuno deve spiegarci perché nella relazione tecnica di genetica, firmata dal biologo della polizia, si legge che sulla corda sono presenti tracce di due Dna maschili, non riconducibili a nessuno dei nostri familiari». La sorella di Larimar chiede inoltre chiarimenti sulla denuncia per omicidio presentata alla Procura di Enna: «È passato un anno. La nostra famiglia ha il diritto di sapere come stanno le cose».

Sulla vicenda è intervenuto anche il procuratore per i minorenni di Caltanissetta, Rocco Cosentino, che al Giornale di Sicilia ha spiegato: «Le indagini sono già state prorogate di sei mesi e dovrebbero concludersi entro la fine dell’anno, salvo ulteriori proroghe. Stiamo ancora svolgendo attività scientifiche e nessuna ipotesi è esclusa». Il magistrato ha ricordato come, al momento dei fatti, «i dati oggettivi facessero propendere per il suicidio», ma ha ribadito che ogni elemento verrà valutato fino al termine delle verifiche.

La famiglia attende risposte, mentre l’inchiesta prosegue per far luce su una vicenda che, a un anno di distanza, continua a sollevare dubbi e interrogativi.