In pagamento gli onorari per i componenti dei seggi elettorali delle ultime elezioni
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Ricettazione da 100 mila euro a Ribera, uno dei romeni arrestati resta in carcere, mentre due vanno ai domiciliari
La festa di San Giuseppe rilanciata a Caltabellotta con la collaborazione dell’istituto Alberghiero di Sciacca
La festa di San Giuseppe è una delle feste più antiche e sentite nel meridione, in Sicilia viene venerato in tutti i paesi e città, viene portato in processione in un centinaio di paesi, in alcuni e anche il patrono e il protettore. La caratteristica comune di queste manifestazioni sono le tavole o altari di San Giuseppe, dove l’elemento comune e il pane. Negli altari che si allestiscono, che anticamente avevano un duplice scopo, quella di catechizzare i fedeli e di sfamare i bisognosi, visto che San Giuseppe è considerato il Padre della Provvidenza, otre al pane si mette ogni sorta di bene dalle verdure ai dolci, dalle erbe amare alla frutta, dal pesce alla frutta secca, l’unica cosa che non si deve mettere sono i piatti a base di carne. Secondo alcuni si debbono mettere 101 pietanze diverse. Anche Caltabellotta non sfugge a questo fascino legato alla festa di San Giuseppe. Negli ultimi decenni la festa per cause diverse vuoi per una modernità che avanza, vuoi per un depauperamento demografica, aveva subito una restrizione che se non si interveniva poteva portare alla sua fine. Da circa sei anni il comitato dei rettori, supportato dal circolo Anspi, dalla Fic dall’ Istituto Alberghiero e Agrario Amato Vetrano, con la partecipazione del professore Giovanni Montemaggiore e di altri docenti e chef, e degli alunni dello stesso istituto, e dell’ istituto Roncalli, e delle confraternite di Caltabellotta, ha rilanciato la festa riportando alla antica gloria la festa. Quest’anno oltre all’ altare Principale dei Rettori le confraternite e la la sezione di Caltabellotta dell’ Istituto Comprensivo Roncalli di Burgio, hanno allestito altri sette altari con tema “Le sette Gioie e dolori di San Giuseppe”.
“Deposito non autorizzato di rifiuti speciali”, assolti due imprenditori edili di Sciacca
Comitato Pro Villa Comunale di Sciacca: “Anche per la nuova amministrazione equivale ad una discarica”
E’ durissimo lo sfogo lanciato dal profilo Facebook del Comitato Pro Villa Comunale di Sciacca che attacca l’amministrazione sullo stato e le condizioni in cui lo storico giardino comunale ancora si trova. Il Comitato, nato spontaneamente dall’unione di associazioni cittadine unitesi qualche anno fa, per denunciare lo stato di degrado nel quale l’unico spazio verde del centro era stato confinato e allo stesso tempo per salvaguardare l’area da alcuni progetti privati.
“La villa comunale – si legge – per questa nuova amministrazione equivale ad un deposito di roba inutilizzata se non addirittura ad una discarica!!!! Peggio di andar di notte!”. Il Comitato che ammette di esser stato in silenzio nell’ultimo periodo per permettere l’insediamento della nuova amministrazione, denuncia adesso che sono trascorsi nove mesi che la situazione non è in alcun modo cambiata, ma anzi con l’avanzare dell’inverno si è assistito ad un peggioramento generale delle condizioni del luogo tra cani e gatti che lì hanno trovato rifugio, un giardino divenuto terra di nessuno. Nel post il Comitato, fa ancora una volta cenno al lungo contenzioso tra il Comune di Sciacca e il privato che aveva ottenuto l’autorizzazione per l’apertura di un ristorante all’interno del giardino pubblico. “Perchè gestire quel piccolo giardino pubblico – si chiede cinicamente il Comitato – rappresenta da anni la cosa più difficoltosa che possa essersi mai parata dinnanzi ad un governo locale. Robe da striscia la notizia!”. Secondo il gruppo pro villa l’unica cosa degna di nota registrata all’interno negli ultimi mesi è “la stessa pratica di cui si era servita l’amministrazione precedente, ossia quella di riutilizzare alcuni arredi urbani che è stata addirittura portata alle estreme conseguenze, ossia oggi addirittura la villa comunale è considerata una specie di discarica di arredi non più utilizzabili”. Infatti, fanno notare come anni fa, alcuni arredi urbani non collocati per il progetto al quale erano destinati, ossia quello di riqualificazione del borgo marinaro dello Stazzone, sono stati “riciclati” per sostituire le panchine e i pali dell’illuminazione fatiscenti. “Almeno – commenta il Comitato – le panchine in similmarmo, anche se fuori contesto, avevano sostituito quelle esistenti in ferro che si trovavano in pessime condizioni, e i pali elettrici, anche se illuminavano solo parzialmente il giardino, (per dirla tutta illuminavano solo la parte interessata a quella specie di baita in legno che soffoca completamente la vista sul mare dell’ingresso est della villa), ma comunque assolvevano in parte alla loro funzione.Questo rientra sempre nell’essere sciacchitani purosangue, ossia adattarci a tutte le brutture dell’esistente! E ora – conclude cosi il post – cominciamo a rassegnarci pure a questo: le orripilanti fioriere di cemento circolari che si trovavano nel marciapiede della piazzetta di fronte, sono li’ buttate sparse nella parte del belvedere…..forse perchè l’assessore all’arredo urbano ha voluto far “pandan” con la piattaforma di cemento?”


