“Rubavano olive a Caltabellotta”, due arresti dei carabinieri

Furto in oliveti e due arresti dei carabinieri a Caltabellotta. La qualità delle olive pregiate del centro montano aveva attratto, evidentemente, due romeni che sono stati bloccati dai carabinieri. I militari hanno recuperato tutta la refurtiva, circa 200 chili di olive, che si trovavano all’interno di sei sacchi.

Sarebbe stato il proprietario dell’oliveto ad accorgersi della presenza dei due mentre caricavano le olive su un mezzo e grazie all’intervento dei carabinieri i romeni, che risiedono a Ribera, sono stati bloccati.

Continuano, da parte delle forze dell’ordine, i servizi di controllo del territorio anche per stroncare i reati contro il patrimonio.

Da Milano alla Sicilia in un istante, arriva la nuova serie di Ficarra e Picone

Lavorare a Milano e dormire in Sicilia? Da questo Natale, almeno sul piccolo schermo, si può. Dal 5 dicembre approda su Netflix Sicilia Express, la nuova serie comedy in 5 episodi di Ficarra e Picone.

La storia prende spunto da un tema più che attuale: il caro voli che ogni anno complica i rientri in Sicilia di chi vive o lavora al Nord. Nella serie, Ficarra e Picone interpretano due infermieri siciliani emigrati a Milano che, a ridosso del Natale, cercano un modo per tornare a casa nonostante i pochi giorni a disposizione e i prezzi proibitivi. Il titolo richiama l’iniziativa reale della Regione Siciliana che, con il suo treno speciale, ha facilitato il rientro di studenti e lavoratori dall’Italia settentrionale.

Ma nella finzione televisiva, il viaggio prende una piega decisamente inaspettata. Come mostra il trailer, i due protagonisti si imbattono in un portale magico nascosto dentro un cassonetto. Una scorciatoia che promette di rivoluzionare le loro vite… ma forse non nel modo sperato. Il segreto, infatti, resiste poco: diventa presto un’occasione di business, attirando attenzioni indesiderate e scatenando una serie di situazioni complicate, tra equivoci e minacce. A peggiorare il tutto, la gelosia e i sospetti delle mogli, interpretate da Katia Follesa e Barbara Tabita.

Prodotta da Tramp Limited, Sicilia Express è scritta, diretta e interpretata dagli stessi Ficarra e Picone, affiancati alla sceneggiatura da Fabrizio Cestaro, Nicola Guaglianone e Fabrizio Testini.

Codice della Strada: musica alta in auto, scatta la multa e la sospensione della patente anche con i finestrini chiusi

La musica ad alto volume può costarti caro: fino a 1.000 euro di multa, 5 punti in meno e la sospensione della patente. Il Codice della Strada lo considera un pericolo per la sicurezza, anche se hai i finestrini chiusi.

Molti automobilisti pensano che ascoltare musica ad alto volume in auto sia un semplice “vizio” o una questione di gusto personale. In realtà, il Codice della Strada la considera una violazione potenzialmente grave, capace di compromettere la concentrazione e la sicurezza alla guida.
Secondo la normativa, infatti, il volume eccessivo dell’autoradio o di impianti potenziati può essere sanzionato anche con i finestrini chiusi, poiché ostacola la capacità del conducente di percepire i suoni esterni, come sirene, clacson o segnali di emergenza.


🎵 Quando la musica diventa pericolosa (e illegale)

L’articolo 350 del Regolamento di esecuzione del Codice della Strada stabilisce che i rumori prodotti durante la marcia non devono superare i 60 decibel (LAeq dB(A)), misurati vicino all’orecchio del conducente con il veicolo chiuso. Tuttavia, anche se il limite tecnico non è superato, la sanzione può comunque scattare se il volume della musica riduce l’attenzione o la capacità di reazione del guidatore.

Il principio è chiaro: chi è al volante deve restare pienamente consapevole di ciò che accade intorno al veicolo, percependo suoni, sirene e segnalazioni di emergenza.
In caso contrario, il comportamento rientra tra le condotte di guida pericolosa, soggetta a sanzione amministrativa e, nei casi più gravi, a sospensione della patente.


💰 Sanzioni: da 250 a 1.000 euro, più sospensione della patente

Le sanzioni per chi tiene la musica troppo alta in auto non sono affatto simboliche. Il Codice della Strada prevede:

  • multa da 250 a 1.000 euro;
  • decurtazione di 5 punti dalla patente;
  • sospensione della patente da 15 giorni a 2 mesi, già dalla prima violazione.

In caso di recidiva entro due anni, le sanzioni aumentano ulteriormente.
Inoltre, se il volume della musica è tale da disturbare un numero indefinito di persone — ad esempio durante la notte o in zone abitate — il caso può configurare il reato di disturbo della quiete pubblica (art. 659 del Codice Penale), punibile con ammenda o arresto fino a tre mesi.


🎧 Attenzione anche a cuffie e auricolari

L’articolo 173 del Codice della Strada vieta l’uso di cuffie che coprono entrambe le orecchie, perché riducono la percezione dei suoni esterni.
Sono invece consentiti:

  • dispositivi vivavoce integrati nell’auto;
  • un solo auricolare, a condizione che non isoli completamente l’udito.

Anche in questo caso, l’obiettivo è garantire che chi guida mantenga piena capacità uditiva bilaterale per reagire tempestivamente ai segnali di pericolo.


🚓 Come avvengono i controlli

Durante i controlli su strada, le forze dell’ordine possono:

  1. Misurare il volume della musica con strumenti fonometrici, verificando il superamento dei 60 decibel;
  2. Contestare la violazione anche senza misurazione, se il volume risulta tale da impedire al conducente di sentire segnali acustici o provoca evidente distrazione.

In presenza di disturbo alla quiete pubblica o condotta recidiva, la Polizia può inoltre ritirare la patente immediatamente e segnalare l’automobilista all’autorità giudiziaria.


🔇 Il consiglio degli esperti

Guidare con la musica a volume moderato non è solo una questione di rispetto per gli altri, ma anche di sicurezza personale.
Diversi studi dimostrano che la musica troppo alta allunga i tempi di reazione, altera la percezione della velocità e aumenta il rischio di errori di guida, soprattutto in città.

Per evitare sanzioni e pericoli:

assicurati di percepire sirene e clacson anche a finestrini chiusi.

mantieni un volume pari a una normale conversazione;

evita cuffie o auricolari su entrambe le orecchie;

Mozione di sfiducia, Michele Catanzaro impegnato su più fronti da Schifani a Termine

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Il weekend appena iniziato a Sciacca sarà nevralgico per capire quale sarà il destino dell’amministrazione targata Fabio Termine dove un ruolo decisivo lo gioca il parlamentare Michele Catanzaro e il suo gruppo politico.

Intanto, l’onorevole saccense, capogruppo del Pd all’Ars, rientrato da San Martino delle Scale dove ha riunito negli ultimi giorni, i membri del M5S, Pd e Controcorrente per un momento di confronto, sarà a Sciacca per il fine settimana ed è in programma una riunione del gruppo consiliare saccense e degli ex assessori. Punto centrale della discussione resta la mozione di sfiducia al primo cittadino che i tre consiglieri comunali hanno già anticipato di essere intenzionati a presentare.

Stamattina dal ritiro di San Martino delle Scale, le opposizioni hanno annunciano la presentazione di una mozione di sfiducia al presidente Schifani firmata da tutti e 23 i deputati dei gruppi di minoranza.

I tre gruppi si sono rivolti a tutti gli altri parlamentari regionali: «Mandiamo un messaggio chiaro: è il momento di mandare a casa il governo Schifani, che ha riportato in vita il cuffarismo come metodo di governo in tutta la macchina regionale, a partire dalla sanità ».

Il parlamentare saccense che ha rilanciato una chiama per i colleghi a Palermo ad un momento di responsabilità per la fine del governo regionale, potrebbe optare per la stessa possibilità anche per il futuro della sindacatura Termine.

Il Comune di Sciacca lancia campagna di sterilizzazioni gratuite, ma a Sambuca e resta chiuso l’ambulatorio veterinario

Sterilizzazioni gratuite di cani e gatti da parte del Comune di Sciacca, ma e’ possibile farlo al canile di Sambuca di Sicilia, struttura convenzionata con l’amministrazione comunale di Sciacca che ormai da mesi non dispone più di un ambulatorio veterinario, chiuso per problemi strutturali e che sarebbe dovuto essere oggetto di lavori di ristrutturazione e adeguamento mai partiti.

L’iniziativa comunale nasce dall’esigenza di contenere il randagismo e contrastare fenomeni di abbandono che continuano a verificarsi sul territorio. Nelle ultime ore, dei cuccioli sono stati lasciati morti in una scatola in contrada Muciare.

«Si tratta di atti intollerabili – sottolinea Agnese Sinagra, assessore comunale ai Diritti e tutela degli animali – che mostrano ignoranza, disprezzo per la vita animale e una totale mancanza di senso civico».

L’amministrazione invita i cittadini a sfruttare l’opportunità offerta e a contribuire responsabilmente alla tutela degli animali e della comunità.

Aica: “Oltre 55mila utenze idriche ‘fantasma’, la legalità non è negoziabile”

Aica rende pubblica una prima proiezione tecnica che fotografa un divario considerevole tra utenze idriche contrattualizzate e utenze reali presenti sul territorio provinciale. Un’anticipazione che, pur essendo definita dall’ente come “preliminare”, restituisce già la dimensione di un fenomeno strutturale di irregolarità e mancata contrattualizzazione.

L’analisi, fondata su un coefficiente prudenziale del +45% – parametro che l’azienda spiega essere coerente con i riscontri nei Comuni più critici – stima che, a fronte di 123.681 utenze domestiche attive, le utenze reali possano superare quota 179 mila. Il divario ammonterebbe dunque a circa 55.600 utenze domestiche mancanti o irregolari. La società segnala che si tratta di dati con “impatti economici, sociali e di equità” rilevanti, mentre prosegue la verifica incrociata con dati catastali, Tari, anagrafi, attività economiche e dati territoriali.

A rendere il quadro ancora più critico è il segmento delle utenze non domestiche. Aica contabilizza attualmente 7.225 utenze commerciali e per usi diversi, a fronte di una platea potenziale stimata di circa 30.000 attività economiche presenti nella provincia. L’azienda stima dunque che almeno 22 mila imprese, esercizi commerciali e studi professionali potrebbero non essere correttamente allacciati ai servizi idrici, di fognatura e depurazione.

“Questi numeri non lasciano spazio a interpretazioni – commentano la presidente del Cda, Danila Nobile, e il direttore generale, Francesco Fiorino -. Abbiamo davanti un’enorme area grigia fatta di irregolarità, evasione e utilizzo improprio della rete pubblica. È un danno per il servizio, per i bilanci dei Comuni e per i cittadini che pagano correttamente. E noi non ci fermeremo: ogni utenza deve essere in regola. Non è più tollerabile che migliaia di famiglie e decine di migliaia di attività economiche utilizzino la rete idrica senza essere regolarmente registrate. Parliamo di oltre 55.000 utenze fantasma e di una forbice enorme tra attività reali e attività contrattualizzate. La legalità non è negoziabile: andremo fino in fondo”.

Aica precisa che questa prima tabella rappresenta solo una “fotografia iniziale” e che l’analisi conclusiva comprenderà ulteriori verifiche: incrocio dei dati catastali, controlli Tari, mappatura completa delle attività economiche, sopralluoghi presso utenze non allacciate, individuazione di allacci abusivi e valutazione della congruità tra immobili, residenti e consumi idrici.

In chiusura, l’azienda ribadisce la linea di azione: “Legalità, trasparenza e ordine: questa è la direzione. La provincia non può più permettersi 55.000 utenze invisibili oltre a quelle commerciali/professionali. Non possiamo permettere che il peso del sistema ricada solo sui cittadini onesti. Questa azienda sta ristabilendo ordine, trasparenza e verità. E non arretreremo di un millimetro”.

Aica conferma così l’avvio di una delle più ampie operazioni di regolarizzazione del servizio idrico mai effettuate nel territorio agrigentino.

Pace respinge ogni accusa: “Mai ricevuto denaro”

L’onorevole Carmelo Pace ha risposto punto per punto alle domande del giudice Carmen Salustro nel corso dell’interrogatorio preventivo, al quale erano presenti anche i pubblici ministeri Andrea Zoppi e Claudio Camilleri. Il deputato della Democrazia Cristiana ha negato categoricamente qualsiasi ruolo all’interno del presunto “sistema Cuffaro”, finito al centro dell’inchiesta della Procura.

Secondo l’ipotesi accusatoria, Pace avrebbe fatto da tramite nella consegna di una tangente che l’imprenditore Alessandro Vetro avrebbe dovuto far arrivare a Giovanni Tomasino, direttore generale del Consorzio di Bonifica della Sicilia Occidentale. Una ricostruzione che il parlamentare ha definito infondata.

Anche i suoi legali, Lillo Fiorello e Rosaria Giocomazza – quest’ultima zia del deputato – contestano la versione degli inquirenti, soffermandosi in particolare sull’interpretazione di una delle intercettazioni. Secondo la difesa, così come sostenuto anche dagli avvocati di Totò Cuffaro e dello stesso Tomasino, nell’audio non emergerebbe la parola ritenuta decisiva, ossia “soldi”.

Pace ha inoltre precisato di non essere stato presente all’inizio della conversazione captata dagli investigatori. Tale circostanza, affermano i suoi avvocati, troverebbe riscontro in un passaggio dell’intercettazione in cui Cuffaro inviterebbe Vetro a “salutare Pace”, segno che il deputato si trovava in un altro ambiente.

Il parlamentare sarebbe intervenuto solo successivamente, quando – sostiene la difesa – il dialogo si era spostato su temi strettamente politici. Il Consorzio di bonifica sarebbe stato menzionato unicamente perché, proprio quel giorno, era in programma una seduta della commissione Agricoltura dell’Ars, in un clima reso teso dalle proteste di diversi sindaci per alcuni interventi ritenuti urgenti. Da qui la presenza di Tomasino a Palazzo dei Normanni.

Pace, nel ribadire la sua estraneità ai fatti, ha affermato di non avere mai ricevuto somme di denaro da chicchessia.

Cuffaro e Pace oggi davanti al Gip di Palermo, l’ex governatore si avvale della facoltà di non rispondere

Totò Cuffaro comparirà davanti al Giudice per le indagini preliminari di Palermo, ma ha già fatto sapere che non risponderà alle domande, limitandosi a una dichiarazione spontanea. Stamattina e’ arrivato al Tribunale di Palermo accompagnato da una ressa di cronisti ai quali ha detto di essere fiducioso “nel corretto funzionamento della giustizia”. Poco prima era arrivato anche il capogruppo all’Ars della DC, Carmelo Pace, anche lui indagato nell’inchiesta e interrogato stamane dal Gip.

L’ex presidente della Regione Sicilia è sotto inchiesta per corruzione, turbativa d’asta e associazione per delinquere nell’ambito di un’indagine che ipotizza l’esistenza di un comitato d’affari capace di orientare importanti appalti pubblici.
Il gip dovrà ora decidere se accogliere la richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla Procura. Prima di entrare negli uffici giudiziari, Cuffaro ha detto ai cronisti di confidare “nel corretto funzionamento della giustizia”.

Nel fascicolo dell’accusa è confluita una relazione del Ros che riporta ciò che l’ex governatore avrebbe riferito ai militari il giorno delle perquisizioni, durante le quali furono trovati 80 mila euro in contanti nelle sue abitazioni. Cuffaro avrebbe ammesso di essersi attivato per favorire Mauro Marchese, all’epoca rappresentante della Dussmann srl, nella gara per l’appalto bandito dall’Asp di Siracusa. Secondo la sua versione, Marchese sosteneva di essere penalizzato da contrasti avuti in passato con l’ex direttore generale dell’ente e gli aveva chiesto un sostegno.

Per questo – ha spiegato ai carabinieri – si sarebbe rivolto al dirigente generale Alessandro Maria Caltagirone, che però non avrebbe dato seguito alle sue sollecitazioni. A suo dire, Caltagirone era vicino a Forza Italia. L’ex presidente ha poi sostenuto che la procedura sarebbe realmente accelerata solo dopo l’intervento del deputato Romano. Sempre tramite Romano, Cuffaro avrebbe inoltre inoltrato a Marchese la richiesta di aumentare le ore lavorative di due dipendenti in difficoltà economiche. Per tutti e tre – Marchese, Caltagirone e Romano – la Procura ha chiesto i domiciliari.

Sul secondo filone investigativo, relativo al presunto pilotaggio del concorso per 15 operatori sanitari alla Villa Sofia di Palermo, Cuffaro avrebbe detto agli investigatori di aver commesso “una sciocchezza” spinto soltanto dal desiderio di favorire una giovane candidata.

Riguardo invece alla pressione esercitata per la nomina di Roberto Colletti ai vertici dell’Asp, l’ex governatore ha spiegato di essersi mosso perché Colletti era un amico di vecchia data con seri problemi di salute.

Infine, sulla presunta fuga di notizie che riguarda il colonnello Stefano Palminteri, Cuffaro avrebbe dichiarato che il militare lo avrebbe cercato sostenendo – a suo dire senza fondamento – di essere a conoscenza di accertamenti su di lui, chiedendo in cambio un sostegno per ottenere la direzione generale della Gesap, la società che gestisce l’aeroporto di Palermo.

L’ex presidente avrebbe anche espresso apprezzamento ai carabinieri per come è stata condotta l’indagine, definita “attenta e indipendente”, sottolineando come a suo avviso ciò non fosse accaduto nella vicenda che anni fa lo portò in carcere.

La Procura, che ha depositato la relazione del Ros, ritiene che le affermazioni rese da Cuffaro possano essere utilizzate nel procedimento.

Contrasto alla combustione illecita rifiuti in Sicilia, denunce e arresti

Una vasta operazione dei militari del Centro Anticrimine Natura di Agrigento, sostenuta dal Comando Provinciale dei carabinieri e coordinata dalla Procura della Repubblica, ha portato alla denuncia di 47 persone per abbandono, gestione illecita, traffico, ricettazione e combustione illecita rifiuti.
L’attività investigativa ha preso avvio da un controllo mirato del territorio, intensificato per contrastare un fenomeno ormai radicato e dannoso per l’ambiente e la salute pubblica.

Monitoraggi aerei e telecamere nascoste

Un primo screening dell’area è stato effettuato con il supporto del 9° Nucleo Aeromobili di Palermo. Grazie all’elicottero sono state individuate e georeferenziate diverse zone sospette, poi poste sotto sorveglianza tramite telecamere su disposizione della Procura.
Le immagini hanno documentato episodi di ogni tipo: dal classico abbandono di sacchetti domestici agli scarichi abusivi tramite mezzi pesanti contenenti materiali da demolizione, che avrebbero dovuto essere conferiti in discarica.

Smaltimento illecito e materiali pericolosi

Il monitoraggio ha inoltre rivelato l’abbandono di rifiuti speciali e pericolosi, come cassoni e onduline in eternit, depositati in violazione del testo unico ambientale. In alcuni casi i militari hanno registrato le fasi di scarico e successiva combustione illecita rifiuti, sequestrando tra le ceneri numerosi faldoni contenenti documentazione fiscale e sanitaria.

Incendi per recuperare ferro e rame

Altri episodi hanno riguardato incendi di materiali plastici per estrarre metalli come ferro e rame, poi rivenduti illegalmente. La pratica, oltre a costituire un reato, genera gravi emissioni di diossina, con impatti diretti su ambiente e popolazione.

Provvedimenti: denunce e sequestri

Gli autori dei reati sono stati identificati grazie alle telecamere e deferiti alla Procura. Su richiesta della stessa, il GIP ha disposto il sequestro preventivo di due automezzi.
Le misure rientrano nelle novità introdotte dal D.L. 116/2025, che prevede anche la sospensione della patente da uno a quattro mesi.

Arresti a Trapani per combustione illecita rifiuti

Parallelamente, i carabinieri del Nucleo Radiomobile di Trapani hanno arrestato due uomini stranieri, sorpresi in un’area agricola di Paceco mentre bruciavano rifiuti, alcuni dei quali classificati come pericolosi. Dopo l’intervento dei vigili del fuoco, gli incendiari sono stati posti ai domiciliari. L’arresto è stato convalidato senza ulteriori misure cautelari.

Cinque cuccioli morti e ritrovati a Muciare, le carcasse all’Istituto Zooprofilattico

La polizia municipale di Sciacca è intervenuta in contrada Muciare dopo il ritrovamento di cinque cuccioli senza vita, abbandonati all’interno di una scatola. La scoperta è avvenuta in seguito a una segnalazione di alcuni residenti della zona.

Secondo una prima valutazione del veterinario intervenuto sul posto, i piccoli presentavano evidenti segni riconducibili a una grave patologia intestinale. La sommaria ispezione delle carcasse ha infatti rivelato chiari sintomi compatibili con una gastroenterite acuta, condizione che potrebbe aver provocato la morte degli animali nel giro di poche ore.

Per accertare con precisione le cause del decesso, alcune carcasse sono state inviate all’Istituto Zooprofilattico di Palermo, che effettuerà gli esami diagnostici necessari.

Gli agenti della municipale hanno avviato accertamenti per individuare eventuali responsabilità. Nonostante siano stati raccolti alcuni elementi sui possibili sospetti, al momento non è emerso alcun riscontro concreto. È probabile – secondo quanto ipotizzato dalle forze dell’ordine – che i cuccioli siano stati abbandonati già morti o in condizioni critiche da chi li deteneva.

Le indagini proseguono per fare luce sulla vicenda e accertare eventuali reati legati al maltrattamento e all’abbandono di animali.