Presentato questa sera nella sala conferenze dell’hotel Torre del Barone il film “Sciacca – Un sogno fatto in Sicilia” diretto da Michela Scolari.
Sciacca e la Sicilia protagonisti, il territorio che assume una notevole rilevanza nel film con Claudia Gerini.
Tutto il cast presente questa sera alla presentazione a Sciaccamare e Claudia Gerini ha avuto parole di grande apprezzamento per i compagni di lavoro, ma anche per la gente di Sciacca. E poi non ha mancato di sottolineare le bellezze del territorio.
Il film coinvolge una troupe di più di cinquanta elementi fra maestranze e professionisti e vede nel cast anche diversi attori del posto, selezionati attraverso un apposito casting. Main partner Mangia’s Group della famiglia Mangia.
L’Unitas Sciacca, nell’ambito delle iniziative atte a coinvolgere le realtà associative e istituzionali del territorio, ha programmato una collaborazione con le scuole superiori di Sciacca che prevede la presenza degli studenti sugli spalti durante le partite che si giocheranno al Gurrera.
Ad essere coinvolte saranno le classi quarte e quinte.
Con cadenza quindicinale, le scuole forniranno un elenco degli studenti che potranno accedere gratuitamente allo stadio “Gurrera”.
Si comincerà domenica 30 ottobre alle 14,30 in occasione della partita tra Unitas Sciacca e Parmonval, con ospiti gli studenti delle quinte classi dell’istituto Don Michele Arena di Sciacca e Menfi.
Sono ancora in corso le ricerche dei due piloti del Canadair CL415 dei Vigili del Fuoco precipitato nel pomeriggio di oggi su Monte Calcinera. Il velivolo, decollato dall’aeroporto di Lamezia Terme, stava svolgendo alcuni lanci d’acqua in quella che era una normalissima operazione di routine, sotto le direttive di un responsabile delle operazioni di spegnimento del Corpo Forestale della Regione Siciliana. Per motivi che saranno oggetto di indagine da parte delle autorità competenti (potrebbe essersi trattato anche di un improvviso guasto tecnico), il velivolo, nel corso di una manovra di rientro dopo un lancio di liquido sulle fiamme, avrebbe urtato un costone, precipitando e prendendo fuoco a causa dell’impatto con il suolo. Il Dirigente Generale del DRPC Sicilia, Salvo Cocina, sin dalla notizia dell’accaduto sta seguendo direttamente le operazioni di soccorso, recandosi sul luogo dell’incidente.
Un Canadair è precipitato dopo essersi schiantato alle pendici dell’Etna, nella zona di Linguaglossa, dove era in azione per contribuire allo spegnimento di un vasto incendio.
Non si hanno al momento notizie sull’equipaggio e sulle cause dell’incidente.
Sul posto sono presenti soccorritori, carabinieri e personale del 118.
Il Canadair dei Vigili del Fuoco aveva fatto da poco rifornimento in mare, nella zona davanti a Giarre, per poi riprendere l’operazione di spegnimento dell’incendio che si è sviluppato nella zona di monte Calcinera. Allo schianto, secondo alcuni testimoni presenti sul posto, ha fatto seguito un’esplosione, che ha causato un vasto rogo. Sul posto sono già presenti i vigili del fuoco, compresa una squadra degli esperti Speleo alpino fluviale (Saf). Presente anche un elicottero del corpo forestale della Regione Siciliana.
Il canadair sarebbe precipitato a causa “dell’urto della carena contro la costa della montagna”. E’ la prima ricostruzione dell’incidente avvenuto in Sicilia da parte del comando generale dei Vigili del Fuoco secondo il quale “al momento sono al lavoro nell’area le squadre di ricerca”. Il velivolo precipitato è il Canadair 28.
«Le criticità delle lunghe liste di attesa nell’erogazione delle prestazioni specialistiche in Sicilia segnalate dal Cimest sono all’attenzione e rappresentano una priorità del governo regionale».
È quanto il presidente della Regione, Renato Schifani, scrive in una nota diretta al responsabile del Coordinamento intersindacale della medicina specialistica del territorio, Salvatore Calvaruso, che nei giorni scorsi aveva chiesto di essere convocato urgentemente per discutere della problematica.
«In considerazione della particolare congiuntura di questo inizio di legislatura e dell’iter non ancora definito di formazione del Governo, dovuto al rispetto di nuove procedure introdotte dalla legge rergionale 26/2020 – conclude Shifani – le assicuro che quanto richiesto sarà oggetto di specifica trattazione e impegno dell’assessore alla Salute, al momento della sua nomina».
E’ stato versato lo stipendio di settembre ai lavoratori impegnati a Sciacca nella raccolta dei rifiuti. Le ditte che svolgono il servizio hanno proceduto al pagamento. Il sindacato Fiadel, intanto, con Luigi Costa, plaude alla proposta avanzata dal presidente della Srr, Vito Marsala, secondo la quale la società è pronta ad occuparsi del pagamento degli stipendi ricevendo poi le relative somme dal comune. I lavoratori appartengono alla Srr e sono in comando alle ditte. “Questa proposta – dice Costa – è stata avanzata da tempo dalla Srr e visto che consentirebbe il pagamento degli stipendi con puntualità ai lavoratori noi la sosteniamo”.
Sarà Menfi la Città Italiana del Vino 2023. Lo ha deciso la commissione giudicatrice che ha esaminato anche i dossier delle candidature dei Comuni di Montespertoli (Firenze) e Canelli (Asti) pervenuti alla segreteria dell’Associazione Nazionale.
La Commissione Giudicatrice di esperti dell’Associazione Nazionale città del Vino ha premiato il dossier di candidatura di “Menfi, nel cuore delle Terre Sicane”
Menfi succede a Duino Aurisina in provincia di Trieste, e il passaggio di consegne avverrà proprio presso il Comune giuliano nel corso dell’Assemblea nazionale che si terrà domenica 20 novembre a centro congresso di Sistiana nell’ambito della Convention d’Autunno delle Città del Vino che si svolgerà dal 17 al 20 novembre prossimi.
“Mi congratulo con la sindaca di Menfi Marilena Mauceri per il prestigioso riconoscimento – ha affermato il presidente nazionale dell’Associazione Angelo Radica – che per un anno accenderà i riflettori su di un territorio che oggi rappresenta una delle tante eccellenze del mondo del vino italiano”.
Il dossier di Menfi si è imposto sulle due altre candidature in quanto – ha motivato la Commissione – “propone iniziative che spaziano molto nei vari ambiti della cultura del vino con elementi di novità rispetto ai tradizionali appuntamenti che comunque sono organizzati nel territorio”.
“Sono felice ed onorata – ha commentato la sindaca Mauceri – che Menfi abbia ottenuto questo prestigioso riconoscimento, afferma il Sindaco di Menfi Marilena Mauceri. Voglio condividere questo risultato con i miei concittadini e ringraziare la Fondazione Inycon di Menfi che ha supportato la candidatura organizzando incontri preparatori, seminari e attività di condivisione e coinvolgimento dei territori. Questo riconoscimento, dopo un anno di lavoro, è l’esempio di una collaborazione territoriale possibile tra persone e territori, tracomuni ed imprese, tra appassionati ed esperti, tra professionisti e giovani universitari, tutti accomunati da tanto entusiasmo. L’obiettivo di Menfi a “Città Italiana del Vino, nel cuore delle terre sicane”, è quello di proporre attività, iniziative ed interventi che abbiano sostenibilità economica e temporale e possano negli anni consolidare il posizionamento della città di Menfi e dell’area delle Terre Sicane, come polo di studio e sperimentazione nel settore delle produzioni del vino”.
Dopo parecchi secoli dalla sua edificazione e diversilustri di abbandono, questo complesso architettonico situato nel centro storico della cittadina montana assumerà di nuovo un ruolo importante. Adesso però pacifico e tranquillo, e potrà essere visita senza alcuna costrizione in quanto diventerà Museo Civico.
In alcuni documenti è chiamato Palazzo Signorile; Lillo Pumilia ama definirlo Palazzo della Signoria, probabilmente a ragione, ma dalla maggior parte dei caltabellottesi è conosciuto come il Carcere Vecchio, a causa del suo penultimo tristissimo utilizzo.
Oggi però la cosa più importante è che si è ultimato il restauro architettonico e un duplice riuso funzionale: come Museo Civico e come Sede di Rappresentanza del comune.
Le nuove destinazioni d’uso, peraltro compatibili, serviranno sicuramente a dare lustro a entrambe le istituzioni avendo insite un chiaro indirizzo per la Caltabellotta del futuro.
Non più un paese esclusivamente agricolo, i cui prodotti finora hanno costituito reddito primario per una larga fascia della popolazione, ma a questi andranno aggiunti quelli derivanti da attività legate al turismo e all’agriturismo.
Il Palazzo della Signoria o Carcere Vecchio che dir si voglia sorge nel cuore del centro storico di Caltabellotta, su quella via Matrice che permette di raggiungere dalla piazza Umberto I la zona alta della cittadina montana chiamata Terra Vecchia, ricca di monumenti, di storia e di leggende.
Non sappiamo se la struttura sia stata adibita a carcere fin dalla sua fondazione. Probabilmente no. Sicuramente lo è stata dall’Unità d’Italia fino agli inizi del Novecento. L’istituzione di una struttura carceraria a Caltabellotta si può fare risalire con buona probabilità all’epoca della dominazione spagnola in Sicilia, quando le carceri avevano, per i dominatori, un’ estrema importanza. Sotto questo aspetto e al di là del notevole valore architettonico, il “carcere vecchio” ha un valore altamente simbolico in quanto ha rappresentato per secoli il segno del potere dell’oppressore prima e quello dello Stato autoritario dopo.
Per tutta la seconda metà dell’Ottocento e i primi del Novecento imperversò in Sicilia il triste fenomeno del banditismo e, purtroppo, Caltabellotta vi ebbe un ruolo di primo piano. Anche nei comuni circostanti operarono diversi famosi fuorilegge con bande numerose e sanguinarie; ma il caltabellottese Paolo Grisafi soprannominato “Marcuzzu” lo fu su tutti.
Fu l’epoca del Prefetto di ferro Cesare Mori che in due periodi diversi, nel biennio 1916/1917 e dopo il suo ritorno in Sicilia (nel decennio dal 1920 al 1930), realizzò diverse operazioni antibanditismo utilizzando sistemi sbrigativi e quasi coloniali.
Interi paesi vennero circondati da migliaia di carabinieri e furono effettuate retate gigantesche chiamate “associazioni”. Due di queste furono effettuate tra Caltabellotta e il suo hinterland e la struttura, di cui ci stiamo occupando, ebbe un ruolo di rilievo. La prima “associazione” avvenne nel 1916 e in una sola notte furono arrestate 366 persone. Preludio alla cattura del bandito “Marcuzzu” che doveva avvenire il successivo 22 gennaio 1917.
La retata più importante però fu attuata nel 1927, quando nelle due notti del 12 e del 13 dicembre furono arrestate nel circondario circa 700 persone, di cui 90 caltabellottesi. In verità pochi erano i colpevoli ma tutti rimasero in carcere lo stesso per parecchi anni fino allo svolgimento dei processi iniziati nel 1931, che non poterono essere celebrati nelle normali aule di Tribunali, dato il gran numero di detenuti.
Furono utilizzate allo scopo chiese sconsacrate e quella dello Spasimo di Sciacca divenne in quel periodo tristemente famosa. I maxi processi pertanto non sono una novità né per la mafia né per la Sicilia.
Lo storico Salvatore Massimo Ganci così scrive su quell’epoca: “…La lunga campagna di polizia giudiziaria ebbe il grave torto di non discernere talora i buoni dai tristi, di accomunare banditi a uomini della mafia e a costoro talvolta persone incensurate e perbene … i quali mai dimenticarono ne perdonarono. … dal 1930 sino al 1943, la tranquillità regnò nella campagna siciliana: per i ricchi, ma anche per i poveri. Di guisa che, se la parola libertà ha un significato concreto e non formale … paradossalmente si deve giungere alla sconcertante presa d’atto che questo tipo di libertà venne assicurato alle genti siciliane, proprio da una dittatura…”.
Ma questo è un altro discorso su cui c’è molto ancora da riflettere.
Cessatone l’uso carcerario, questo complesso architettonico è stato utilizzato come sede del Littorio. Da qui, infatti, partivano i giovani in divisa per recarsi alle sfilate paramilitari. Due lapidi marmoree ritrovate all’interno della struttura durante i lavori di restauro (ormai in via di completamento) ne ricordano tale uso. Dal dopoguerra ad oggi è stato utilizzato parzialmente come deposito comunale e, a causa di una mancata manutenzione ordinaria, era caduto nell’incuria e nell’abbandono.
Dal punto di vista architettonico la semplicità della sua facciata principale evidenzia le connotazioni cinque/seicentesche, anche se alcuni brani di muratura del piano terra lasciano trasparire la presenza di strutture murarie precedenti. Quattro grosse paraste in pietra locale scandiscono con ritmo severo, l’alternanza dei pieni e dei vuoti, fra elementi portanti e bucature. Il piano terra è formato da un vano d’ingresso voltato, inframmezzato ad altri due vani laterali con accesso autonomo sempre dalla via Matrice, e che immette in un atrio scoperto da cui si diparte una scala in pietra a tre rampe avente funzione di disimpegno per le varie parti del fabbricato.
Il primo piano è composto da altrettanti vani prospicienti sulla via Matrice, mentre la restante parte del piano si allarga verso nord (sui vani terrani ex interrati) con ambienti ampi e spaziosi, a cui si può accedere da un secondo ingresso posteriore attraverso l’apertura di una vecchia strada di accesso laterale occultata da mezzo secolo e che ha fatto riemergere, data l’orografia dei luoghi, tutto il piano terra della struttura, migliorandone la visibilità dall’esterno.
Questo permetterà un più facile utilizzo dei locali nel prossimo futuro, quando a seguito del restauro in itinere diventerà, per come già detto, Museo Civico, struttura mancante a Caltabellotta specie per una comunità che vuole avere un futuro turistico. Per quello che ci è dato di sapere il sindaco si starebbe per attivare al fine di mettere su la struttura organizzativa necessaria che dovrebbe portare alla realizzazione del museo.
Questa realizzazione non poteva capitare in un momento migliore in quanto sta avvenendo in concomitanza con la campagna di scavi archeologici nella zona di S. Benedetto.
Durante i lavori di restauro dell’ex carcere sono venute fuori delle sorprese. Si ha ragione di credere che alcune parti basamentali della struttura potrebbero essere state brani residui di una cinta muraria medioevale incorporati, al tempo del primo impianto, nell’abitazione che si è andata a realizzare. Inoltre quello che sembrava essere un muro di sostegno nascondeva invece altri due vani piuttosto ampi, che sono stati riportati alla luce, aumentando notevolmente gli spazi utilizzabili.
Oltre a ciò quando si decise di farla diventare struttura carceraria ne sono stati ingrossati i muri perimetrali e le aperture esterne del primo piano sono diventate finestre dotate di solide sbarre.
Ora dopo diversi lustri di abbandono, questo complesso architettonico tornerà ad assumere per Caltabellotta un ruolo molto importante, adesso però pacifico e tranquillo e potrà essere visitato, ove lo si desideri, … senza alcuna costrizione.
La creazione di un Museo Civico, infatti, può costituire per la Città della Pace un utile volano per un suo auspicabile decollo turistico di un centro che con la sua storia millenaria, con le sue emergenze architettoniche, con le sue bellezze paesaggistiche, ambientali e naturalistiche ha tutte le carte in regola per poterlo ottenere.
E’ stato disposto il dissequestro di quanto era stato collocato durante la scorsa estate da parte di esercizi pubblici della località balneare di Seccagrande e che aveva portato a decreti di sequestro preventivo, emessi dal gip del Tribunale di Sciacca su richiesta della Procura della Repubblica.
Lo ha deciso la procura nell’ambito delle indagini, svolte dai carabinieri, riguardanti la repressione di reati inerenti l’occupazione abusiva di aree demaniali marittime e la conseguente restituzione alla fruibilità collettiva di parti sensibili del territorio costiero.
Adesso, conclusa la stagione estiva, tutto questo non veniva più impiegato ed è stato dissequestrato.
Si tratta di chioschi, gazebo, tavoli, sedie, ombrelloni, frigoriferi e persino 12 “calciobalilla” e 2 “tirapugni”.
Il Tribunale del Riesame aveva rigettato istanze di annullamento del provvedimento per qualche esercizio commerciale.
Il sequestro di 147 dosi di crack e due arresti è il bilancio di un servizio di controllo effettuato sulla statale 115, in località Bordea, dai carabinieri della compagnia di Sciacca.
I militari hanno sequestrato poco meno di 40 grammi della sostanza stupefacente e altri 16 sempre di crack oltre a una modica quantità di eroina.
Prima ai domiciliari e poi sottoposti all’obbligo di dimora dal gip del Tribunale di Sciacca il nigeriano Austine Oyeka Udu, di 44 anni, difeso dall’avvocato Fabio Di Paola, e il gambiano, Jaithe Ibrahima, di 26, assistito dall’avvocato Tiziana Favoroso. Per il primo a Campobello di Mazara e per il secondo a Ribera.