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Sfruttamento della prostituzione in danno di una tredicenne, i carabinieri di Sciacca arrestano un allevatore
Sono gravissime le accuse a carico di un allevatore sessantunenne di Gibellina, scovato dai carabinieri di Sciacca in piena notte alla guida della sua auto, con a bordo una ragazzina di appena tredici anni. L’uomo, P.C., avrebbe tentato di ingannare i militari paventando un inesistente rapporto di parentela tra lui e la minore. Tuttavia, la storia raccontata non ha convinto i carabinieri che, anche in relazione alla sfilza di precedenti penali a suo carico, hanno deciso di approfondire il controllo, portando alla luce una vicenda agghiacciante. In realtà, l’allevatore, avrebbe poco prima accompagnato la minorenne nel suo ovile per farla prostituire con altri soggetti di nazionalità romena. Sono in corso delicate e riservate indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Sciacca. Numerosi interrogatori sono andati avanti per tutto il fine settimana, allo scopo di delineare tutte le responsabilità del sessantunenne e di verificare l’eventuale coinvolgimento di altri soggetti nella vicenda. Al termine degli interrogatori l’allevatore è stato tratto in arresto dai carabinieri di Sciacca; la Procura di Sciacca ha chiesto la convalida e l’applicazione della custodia in carcere che è stata disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sciacca. La ragazzina è stata affidata ad una struttura di accoglienza ed è seguita da un team di specialisti.
Pd. Retroscena dall’Ars sui due partiti in uno. Catanzaro: “Continuo a non capire perché i franchi tiratori saremmo stati noi”
Lo sberleffo su Facebook del nipote di Messina Denaro alle forze dell’ordine: “Fiero di far parte della famiglia”
“Sono ancora freschi i segni di gomma lasciati sull’asfalto dalla maxi -operazione antimafia che ha visto spiegati più di duecento uomini delle forze dell’ordine – scrive Allegra su Facebook – ai quali si aggiungono 50 unità del corpo forestale, 6 articolisti, due volontari avis, 5 della caritas, sommozzatori, alpini, polizia locale, municipale, un metronotte ed un componente del Ceo di Ginevra ( dove fu scoperta la particella di Dio). E’ stata setacciata l’intera zona, dalle campagne alle officine, alla ricerca di possibili impronte “dell’innominato”. Le righe di questo post sono comparse qualche giorno fa sul profilo Facebook del nipote del super latitante Matteo Messina Denaro. Si tratta di Francesco Allegra, conosciuto a Castelvetrano con il soprannome di “Spaccalegna”, figlio di Rosalia Messina Denaro.
Lapalissiano il riferimento del giovane alla maxi-operazione di polizia compiuta qualche giorno fa da una task-force delle forze dell’ordine che ha setacciato le campagne, il territorio di Castelvetrano e compiuto perquisizioni nei confronti di soggetti ritenuti vicini al superlatitante.
Ma il nipote del boss sul social non si lascia andare soltanto allo sberleffo verso l’azione delle forze di polizia, ma anche verso i giornalisti lamentando troppa attenzione nei confronti dello zio. Inoltre, ci tiene a dissipare i dubbi circa alcune indiscrezioni sulle difficoltà economiche della famiglia Messina Denaro: “La famiglia dell’innominato – scrive- non è in crisi economica ma vive in silenzio la mancanza dei propri cari, gettati in buchi freddi ed angusti. Questa famiglia lotta da anni per la dignità, il rispetto e i valori che fanno fieri ogni singolo componente di aver avuto il miracolo divino di far parte della famiglia dell’innominato”.
Insomma, una chiara rivendicazione in chiave mafiosa del senso di appartenenza che ha immediatamente provocato la reazione di Elena Ferraro, l’imprenditrice antiracket che oggi vive sotto scorta per aver denunciato un tentativo di estorsione nel suo centro di diagnostica da parte di un fiancheggiatore del boss.
“Ritengo che – ha commentato Elena Ferraro – che non sia possibile accettare determinati sfoghi pubblici, seppur sui social, e ancor di più è grave il silenzio di coloro che essendone a conoscenza, per quieto vivere, preferiscono non prendere posizione e restare a guardare dietro la finestra. Sappiamo tutti, e la questura di Trapani lo ha dichiarato pubblicamente, che c’è una forte copertura della societàcivile nei confronti del criminale latitante Messina Denaro che tutto è tranne che l’Innominato. Chi conosce la storia dell’Innominato dei Promessi Sposi, a cui evidentemente si fa riferimento per traslitterazione, ricorderà il fatto che tale personaggio si è pentito invocando la Misericordia Divina ed è stato riabilitato, quindi è ricordato in un’ottica positiva. Matteo Messina Denaro invece è tutto il suo opposto, per cui nel nominarlo possiamo ricordargli che anch’egli può scegliere di essere l’Innominato”.