Vuole tornare ad Agrigento dal Veneto, nonna denuncia il nipote

Un giovane agrigentino avrebbe voluto fare ritorno dal Veneto in Sicilia, ad Agrigento in piena emergenza coronavirus. Quando la nonna lo ha saputo ha immediatamente allertato la polizia e ha sporto denuncia.

Non voleva restare in Veneto, in piena emergenza coronavirus, ma fare ritorno nella sua Sicilia e nella sua città, Agrigento. Questa sarebbe stata l’intenzione di un giovane, che avrebbe voluto lasciare subito il nord per rientrare a casa sua. Quando la nonna è venuta a conoscenza delle sue intenzioni, però, lo ha subito denunciato alla polizia data la grave situazione che tutta l’Italia, e dunque anche la Sicilia, sta vivendo a causa del diffondersi dell’epidemia covid-19. L’intero Paese, infatti, è in quarantena e per l’anziana signora non sarebbe stato prudente che il nipote tornasse dal Veneto che, tutt’ora, si trova in piena emergenza. La donna, inoltre, avrebbe anche chiamato il padre del ragazzo per chiedere spiegazioni, ma dalla telefonata, con quest’ultimo, sarebbe sorta una brutta lite che ha subito allertato i vicini di casa i quali, senza pensarci due volte, hanno chiamato la polizia segnalando la spiacevole situazione. La nonna del giovane avrebbe riferito agli agenti della volontà del nipote di tornare in Sicilia dal Veneto dicendo loro: ” il ragazzo non deve scendere perché potrebbe avere il coronavirus. Questo il motivo per cui mi sono arrabbiata“.

Il presidente di Aeroviaggi: “Noi vogliamo aprire a maggio il primo albergo a Sciacca” (Intervista)

L’obiettivo è di aprire a maggio il primo dei quattro alberghi di Sciaccamare e di allungare la stagione per cercare quanto possibile di recuperare i mesi di lavoro che si sono persi a causa del Coronavirus. Lo ha detto, in un’intervista a Risoluto.it, Marcello Mangia, presidente di Aeroviaggi.

Tutto questo, naturalmente, è condizionato alle disposizioni governative. Mangia nell’intervista parla anche degli stagionali che punta a confermare tutti anche se la parte iniziale della stagione è sfumata. Per la società è prevista una riduzione del 30 per cento del fatturato.

Coronavirus, i positivi in provincia di Agrigento sono 106

Questi i casi di coronavirus riscontrati nelle varie province dell’Isola, aggiornati alle ore 17 di oggi (lunedì 6 aprile), così come segnalati dalla Regione Siciliana all’Unità di crisi nazionale.

Questa la divisione degli attuali positivi nelle varie province: Agrigento, 106 (0 ricoverati, 2 guariti e 1 deceduto); Caltanissetta, 92 (22, 4, 8); Catania, 540 (159, 25, 49); Enna, 271 (168, 1, 15); Messina, 320 (139, 17, 25); Palermo, 260 (74, 29, 12); Ragusa, 47 (7, 4, 3); Siracusa, 79 (44, 25, 7); Trapani, 100 (24, 1, 3).

Il prossimo aggiornamento avverrà domani. Lo comunica la presidenza della Regione Siciliana.

Menfi aiuta Menfi, il sindaco ringrazia i cittadini per il sostegno a 200 famiglie

Una vasta attività messa in campo e coordinata dall’amministrazione comunale di Menfi che garantisce sostegno a circa 200 famiglie per quanto riguarda i generi alimentari. Arrivano oggi i pubblici ringraziamenti da parte del sindaco Marilena Mauceri che intervenendo con un video sulla pagina Facebook del Comune si ritiene soddisfatta di quanto fatto fino ad oggi nell’ambito di quest’iniziativa e ringrazia chi la sta rendendo possibile, dai volontari ai ristoratori coinvolti.
Intanto, il numero dei contagiati nella città belicina rimane costante e l’Asp conferma che tutti i cittadini rientrati a Menfi sottoposti a tampone ad oggi risultano negativi al Covid-19.

Ultimo aggiornamento regionale, 1815 contagiate e sette persone decedute nelle ultime 24 ore

Questo il quadro riepilogativo della situazione nell’Isola, aggiornato alle ore 17 di oggi (lunedì 6 aprile), in merito all’emergenza Coronavirus, così come comunicato dalla Regione Siciliana all’Unità di crisi nazionale.

Dall’inizio dei controlli, i tamponi effettuati sono stati 23.464 (+1.560 rispetto a ieri).
Di questi sono risultati positivi 2.046 (+52), mentre, attualmente, sono ancora contagiate 1.815 persone (+41), 108 sono guarite (+4) e 123 decedute (+7).

Degli attuali 1.815 positivi, 637 pazienti (+5) sono ricoverati – di cui 74 in terapia intensiva (-2) – mentre 1.178 (+36) sono in isolamento domiciliare.

Il prossimo aggiornamento regionale avverrà domani.
 

Punto Unico Soccorsi, il Comune di Sciacca chiede adesione associazioni ed enti no profit per garantire equa distribuzione

Comune di Sciacca ha attivato il Punto Unico dei Soccorsi. Ne dà comunicazione in sindaco Francesca Valenti con un avviso pubblico con cui  invita le associazioni, i gruppi di volontariato e gli enti no profit a manifestare la propria adesione al fine di garantire a tutti i cittadini in difficoltà l’omogeneità di trattamento e un’equa distribuzione degli alimenti e dei beni di prima necessità disponibili.

Le associazioni, i gruppi di volontariato e gli enti no profit, con l’adesione, si impegnano a mettere in rete le eventuali proprie risorse di beni alimentari e beni di prima necessità da destinare alla funzione assistenziale e sociale, per soddisfare i bisogni dei nuclei familiari già in carico e dei nuovi nuclei familiari in difficoltà a seguito della crisi economica determinata da Covid-19.

Gli interessati dovranno aderire compilando il modulo allegato all’avviso, da inviare entro le ore 14:00 dell’8 aprile 2020 

Coronavirus, i consigli della psicologa: “Gli ansiosi si facciano aiutare” (Intervista)

La gestione dello stress psicologico e’ uno dei problemi che emerge sempre più con il passare dei giorni in cui si e’ costretti a rimanere a casa. I servizi gia attivati, anche a Sciacca, sono importanti e lo rileva pure la psicologa Danielle Mancuso in un’intervista a Risoluto.it. La psicologa consiglia ai soggetti ansiosi di farsi aiutare e parla del rapporto, in questi giorni, con bambini e anziani, non mancando di ricordare che le donne che subiscono violenza, costrette a una convivenza ancora più difficile, devono rivolgersi alle strutture che possono aiutarle.

A Ribera funzionano le uscite da casa in ordine alfabetico, questa mattina nessuna sanzione della Polizia Municipale

Su 30 persone controllate questa mattina dalla Polizia municipale a Ribera tutte avevano come iniziali del cognome le lettere A e B. Funziona l’ordinanza del sindaco, Carmelo Pace, e la notizia sull’esito dei controlli arriva dal comandante della Polizia Municipale, Nino Novara. L’ordinanza non comprende, naturalmente, chi esce da casa per lavoro o per acquistare farmaci, ma tutte le dichiarazioni rese vengono sottoposte a verifica. Domani, martedì, potranno uscire coloro il cui cognome inizia con le lettere C e D.

Lettera dalla figlia del primo deceduto agrigentino:”Anche mia madre con febbre altissima, un altro calvario senza la giusta assistenza”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera indirizzata ai giornali da parte della figlia del primo signore deceduto nella provincia. Si tratta di un uomo di 87 di Ribera che e’ rimasto contagiato al Giovanni Paolo II di Sciacca e poi trasferito e spirato all’ Umberto I di Enna.

La figlia nella missiva che pubblichiamo nei suoi passaggi piu’ significativi, ripercorre la vicenda che ha interessato lei e in particolare anche la madre che in questi giorni ha avuto febbre alta e problemi respiratori e ancora in attesa di esito di un tampone.


” Ribera, 6 aprile 2020
Mi chiamo Francesca Liberto e ritengo doveroso rappresentare una gravissima situazione che ha riguardato i miei cari genitori:
Sin dal 19 marzo 2020, in seguito al risultato positivo al Covid-19 del tampone effettuato su mio padre il giorno prima presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Ribera, dove era stato portato a causa delle precarie condizioni di salute in data 17 marzo, e tristemente noto alle cronache come il primo deceduto con coronavirus a Ribera, dopo aver contratto il virus presso il Nosocomio di Sciacca dove era stato ricoverato dal 28 febbraio 2020 al 7 marzo presso il reparto di Medicina Generale, (ma di questo si parlerà in altra sede), noi familiari siamo stati posti in quarantena e costantemente in contatto con il medico di famiglia e con il medico responsabile, del Servizio Igiene Pubblica del Comune di Ribera;
Nei giorni del 21 e 22 e soprattutto dal 23 marzo mia madre ha avuto la febbre altissima (oltre 38,5 e con punte fino a 39,5) con tremori, brividi, astenia e difficoltà varie, mentre i farmaci prescritti (tachipirina) avevano un effetto molto blando;
Giorno 24 marzo ho comunicato al medico di famiglia ed al medico del Servizio di Igiene Pubblica che mia madre stava peggiorando, che la febbre era sempre molto alta e soprattutto aveva forti brividi che la scuotevano tutta e versava in uno stato di ingravescente malessere;
Su consiglio di entrambi i medici provvedevo pertanto di prima mattina a contattare il 118 essendo ormai chiaro che si trattava di infezione da Covid-19, ma l’operatore del 118 mi diceva che bisognava “parlare” al medico di famiglia e quest’ultimo, sempre più allarmato perché consapevole per la situazione di impasse, mi invitava a ricontattare il medico del Servizio di Igiene, perché anche lui si trovava in quarantena precauzionale dopo aver visitato a casa mio padre;
Contattavo quindi quest’ultimo medico, il quale si attivava per richiedere con urgenza il necessario ricovero e di lì a poco in effetti arrivava l’ambulanza del 118, che verso le ore 10,00 prelevava mia madre per portarla prima presso il nosocomio di Sciacca al fine di stabilizzarla e, conseguentemente, presso l’Ospedale di Marsala, per il successivo ricovero nel reparto dedicato ai pazienti Covid-19;
Sennonché verso le ore 11:30 ricevevo una telefonata direttamente da mia madre, con la quale la stessa mi comunicava che l’ambulanza la stava riportando a casa senza alcun tipo di cura, presidio o cautela medico-sanitaria;
Poco dopo venivo contattata del medico del Servizio di Igiene, il quale mi rappresentava che al pre-triage di Sciacca, ove mia madre era stata portata, le avevano soltanto controllato i parametri (temperatura e saturazione dell’ossigeno nel sangue) e che sulla base di essi era stato deciso di non ricoverarla in quanto la struttura sanitaria (presso la quale doveva essere ricoverata), aveva rifiutato il ricovero in assenza di un tampone faringeo positivo;
Gravissima risulta la circostanza che il medico di turno che aveva presa in carico mia mamma al pre-triage non aveva ritenuto necessario effettuare il tampone previsto in questi casi, né effettuare alcuna radiografia al torace né, per quanto a mia conoscenza, fare analizzare il sangue prelevato dal medico dell’ambulanza, il quale è stato l’unico ad avvicinarsi alla paziente nel tempo in cui la stessa è rimasta a bordo dell’ambulanza, senza nemmeno essere portata all’interno del Nosocomio saccense;
Incredibilmente quindi, contravvenendo ai protocolli sanitari, agli obblighi di legge, alle disposizioni emanate dagli Organi sanitari e financo al buon senso, mia madre veniva riportata presso la propria abitazione senza alcun presidio medico o sostegno terapeutico, per modo che la febbre continuava a salire, fino a toccare i 39,1 e oltre;
Il successivo 25 marzo la temperatura corporea era sempre molto alta, mia madre era sempre più in affanno, presentando tremori e forti brividi e addirittura nella notte fra il 25 e 26 marzo la febbre toccava la preoccupate punta di 39,7;
Benché a partire da tale momento e grazie alla mia assistenza continua ed all’antibiotico che di concerto il medico di famiglia ed il medico del Servizio Igiene avevano deciso di somministrare, anche a causa della discesa della saturazione al di sotto del range normale (che è di 90%), la situazione è andata leggermente migliorando;
Giorno 26 marzo finalmente veniva effettuato il tampone faringeo domiciliare, contestualmente a quello della sottoscritta che risultava negativo, come comunicatomi telefonicamente il lunedì successivo;
Contrariamente al risultato del tampone di mia madre, del quale ancora a tutt’oggi non sappiamo nulla ed in relazione al quale mi premuravo di inviare una richiesta a mezzo pec, in ultimo al Direttore Sanitario F.F. dell’ASP di Agrigento, per richiederne esiti e copia dei risultati, dal che deriva una inaccettabile incertezza in ordine alla fine della quarantena di mia madre, oltre che del conseguente mio rientro (in sicurezza) in seno alla mia famiglia, composta oltre che da me e mio marito, anche da due figli minori.
Oltre ad essere incredibile quanto capitato a mia madre, per non parlare di quanto successo a mio padre che si era recato presso l’Ospedale di Sciacca per essere curato e ne è uscito infetto e compromesso (dopo un primo tampone eseguito il 6 marzo con risultato negativo) tanto che poi spirava presso l’Ospedale di Enna privo della presenza e del conforto dei suoi cari, risulta inaccettabile che coloro che risultano preposti alla cura e alla tutela della salute dei cittadini abbiano posto in essere gravi condotte. È chiaro che sono addolorata in primo luogo per la perdita del mio caro padre e per la situazione che la mia famiglia ha vissuto e continua a vivere, così come sono preoccupata per le condizioni di salute di mia madre, tuttavia sono parimenti angosciata per quello che malauguratamente potrebbe succedere se la situazione sanitaria precipitasse nel pericolo di una espansione dell’epidemia nei confronti della collettività, degli anziani come dei più giovani, con le strutture e taluni preposti che ci ritroviamo.
Ecco perché mi riservo di tutelare le ragioni e i diritti di mia madre e di mio padre avanti alle sedi competenti, sia per evitare che in futuro possa capitare ad altri quanto successo a noi, sia per fare ascrivere le correlative responsabilità agli gnorri o incapaci di turno.
Grazie per l’ospitalità.
Francesca Liberto”

Terme di Sciacca insorgono le associazioni: “Perche’ la Regione ha i soldi per le Terme di Acireale e non per quelle di Sciacca?”

L’Associazione “SCIACCA TERME RISORGE” e l’Associazione “#ORABASTA!”, da tempo ed in modo concreto sono impegnate per la riapertura delle Terme, struttura produttiva strategica essenziale sia per la valorizzazione dell’attività turistica che per il conseguente rilancio occupazionale insorgono oggi contro il Governo regionale per l’adozione di due pesi e due misure tra le Terme di Sciacca e quelle di Acireale.
“In questi giorni – scrivono – in piena emergenza coronavirus, e quindi con l’attenzione generale, ovviamente, rivolta al rischio persanitario, si è appreso che il Governo della Regione Siciliana ha acquistato il patrimonio delle Terme di Acireale, confluito, come per le Terme di Sciacca, nel capitale sociale di quell’Azienda. Roba da non credere!
Prima che scoppiasse l’emergenza, nel corso di numerosi incontri, ci era stato detto da autorevoli rappresentanti del Governo che la Regione non aveva soldi per comprare dalla liquidazione delle Società Terme di Sciacca il restante patrimonio che inevitabilmente sarebbe stato venduto all’asta (per l’ex motel AGIP le prime aste si sono già svolte!).
Ora invece, magicamente, il Governo Regionale ha trovato i soldi per comprare l’intero patrimonio delle terme di Acireale”.
Le associazioni dicono adesso “di pretendere una spiegazione sul perché la Regione trova i sodi per Acireale e vende/svende le terme di Sciacca. Ci chiediamo perché “due pesi e due misure”?
Non vorremmo che quando i “gatti” sono distratti, purtroppo, dalla drammatica emergenza sanitaria, i “topi” ne approfittano e “ballano”!
Infatti, non si comprende quali siano le ragioni di una palese disparità di trattamento tra Sciacca ed Acireale, dato che l’impegno finanziario per le Terme di Acireale è stato quasi il triplo rispetto a quello messo in campo per le Terme di Sciacca e che proprio per Sciacca sono rimasti fuori dall’acquisto il Piccolo Albergo Monte Kronio ed il Centro Direzionale (ex Motel Agip) ed altri beni.

ORABASTA! e SCIACCA TERME RISORGE pretendono anche di sapere chi e che cosa ha impedito di ricomprendere tutti i beni delle Terme di Sciacca nel bando già pubblicato, dato che ne mancano diversi ed importanti.

Le Associazioni avevano già preso una posizione precisa e decisa rispetto a questa disparità, senza che nessuno abbia però raccolto questa sollecitazione, come peraltro già accaduto con la vicenda del bando.
“Nel ribadire – aggiungono – la posizione assunta dalle due Associazioni, coerentemente rappresentata al Governo regionale nel corso degli incontri programmati e considerato che l’art. 1 dell’Avviso prevede la possibilità di revocare o sospendere lo stesso, si invitano tutti i soggetti che hanno responsabilità politiche, in primis l’amministrazione comunale e i deputati regionali saccensi, ad attivarsi perché il Governo Regionale:

  • revochi l’avviso;
  • riacquisti i beni che sono stati lasciati incredibilmente fuori dall’offerta, operazione per la quale serve un impegno finanziario di gran lunga inferiore a quello già adottato per Acireale;
  • riadotti un nuovo avviso per una gestione da parte di privati più lunga rispetto a quella già fissata che ricomprenda tutti i beni.
    Siamo ben consapevoli del fatto che oggi l’emergenza sanitaria è prioritaria ma continuiamo a vigilare, anche in questo drammatico momento, per evitare che qualcuno ne approfitti e qualche altro non veda o faccia finta di non vedere, giocando sulla nostro futuro con il rischio che quando torneremo alla normalità sarà, ormai, troppo tardi”.